LA BUONA SCUOLA – LETTERA APERTA AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

LETTERA APERTA
Ministero della Pubblica Istruzione
Gent.ma Ministro Stefania Giannini,

OGGETTO: LA “BUONA SCUOLA”

L’associazione “Memoria Condivisa” nata nel 2006 grazie alla tenacia e perseveranza del sig. Mario Arpaia, attuale Presidente della medesima, persegue quale primo e fondamentale obiettivo la conservazione, appunto, della nostra “Memoria” ossia mantenere vivo in tutti noi il ricordo di ogni avvenimento che nel corso degli anni abbia investito lo sviluppo dei rapporti sociali e influenzato l’evolversi della civiltà in cui viviamo.
“La guerra è una lezione della storia che i popoli non imparano mai abbastanza”, è il principio che campeggia sui frontali di molti edifici delle nostre città. In un mondo che ha ormai raggiunto alti livelli di globalizzazione, interessato da intense e continue migrazioni di varie etnie, da un Paese all’altro, alla ricerca di migliori condizioni di vita e raccogliere sogni, speranze, questo motto è quanto mai attuale soprattutto per le masse che non hanno beneficiato del progresso ma contribuito nel tempo, molte volte obtorto collo, a realizzare.
Nel perseguimento della nostra missione non esistono confini geografici. Oggi più che mai è necessario alimentare e mantenere vive le radici che trasmettono in alto, ai giovani arbusti, il messaggio che indichi loro i punti di partenza, le varie fasi che li hanno portati ad essere ciò che sono, sapere da dove vengono, perché e come. Poco tempo fa è mancato uno degli ultimi e ormai rarissimi testimoni oculari di ciò che è avvenuto nel corso del secondo conflitto mondiale, preceduto dall’avvento al potere di Benito Mussolini in Italia e Adolf Hitler in Germania che, con il loro aiuto fattivo a Franco nel corso della guerra civile Spagnola consentì al generalissimo di prevalere sui Repubblicani. Dunque si alzarono in Europa freddi venti di guerra sotto i neri vessilli di un rafforzamento delle destre mai avvenuto in precedenza. Gli effetti diretti e collaterali li conosciamo tutti.
Non ho certo la pretesa di dare lezioni su certi argomenti a chi ne sa di sicuro più del sottoscritto e, facendo affidamento proprio a questo, desidero evidenziarLe un fatto, anzi una serie di circostanze che nella fattispecie ci hanno lasciati abbastanza perplessi. Fra i tanti compiti che ci siamo dati come Associazione abbiamo sempre messo in preventivo di programmare nei diversi Istituti Scolastici convegni ad “hoc” su vari argomenti, alla presenza di relatori competenti del settore specifico. Nel corso degli anni abbiamo contribuito a far conoscere ai nostri giovani il teatro civile, musica, fotografia, cinema, letteratura e poesia analizzando la vita dei grandi autori, poi ancora arti in generale e, naturalmente, storia moderna. Il tutto a costo zero per la scuola e a totale carico di “Memoria Condivisa”. Ovviamente nel cercare di portare conoscenza ci siamo pure aggiornati ai tempi. Capiamo benissimo che oggi gli strumenti a disposizione per “l’apprendimento” sono molteplici: computer, tablet, play station, ecc. rapidi nel procurare un’arida informazione, che però rimane fine a se stessa, un semplice dato, nozione priva dell’elemento indispensabile che si chiama contatto umano, il solo a dare quel valore aggiunto che nessuna macchina potrebbe mai fornire. La differenza è la stessa fra coloro che vogliono cultura, la quale si apprende dai libri, leggendo, e a sua volta porta alla preparazione completa e pure alla passione in ciò che si vuol perseguire, e il nozionismo che rischierebbe di produrre solo degli automi al comando di segnali elettronici e sottoposti al vaglio di apposite strumentazioni. Le prove INVALSI ne sono un esempio concreto, griglie dove si tratta di apporre crocette a fianco di un elenco di domande i cui risultati saranno sottoposti a verifica da parte della stessa macchina che li ha predisposti.
Ieri, in senso metaforico, i docenti erano impegnati nel pomeriggio alle attività extra che abbracciavano diverse discipline, invogliavano gli studenti a socializzare, parlare, confrontarsi. Oggi ciò non accade più. Anche l’apporto esterno che potrebbe aggiungersi viene rifiutato, addirittura non si è accolti dai Dirigenti scolastici al fine di relazionare circa i programmi che potremmo proporre, è diventato inattuabile perfino avere dai medesimi una risposta via mail, ogni tentativo di presentazione cade nel vuoto, impossibile assicurarsi un contatto, un appuntamento, come se i centri dove si coltivano le menti del domani fossero blindati.
A Bologna il Presidente dell’Associazione ha provato con cinque Istituti ottenendo quale risultato un nulla di fatto.
Per concludere ed al fine di non abusare oltre della Sua estrema cortesia sono a chiederLe, a nome dell’Associazione, di esaminare questa missiva e, qualora ne condividesse i contenuti indicarci se fosse possibile, perdoni l’insistenza, adottare quegli strumenti che consentano agli Istituti scolastici di aprirsi pure al mondo esterno, quello reale, in modo di poter dotare gli studenti dello strabismo concettuale che permetta loro di guardare giustamente al futuro ma, allo stesso tempo, considerare i fatti che li hanno portati fino a qui. Solo così, riteniamo, si potrebbe costruire la “buona scuola” che formi la classe dirigente di domani.
Ringraziandola ancora per l’attenzione che vorrà dare a questa mia e in attesa di un Suo gentilissimo riscontro a “Memoria Condivisa” Con stima ed ossequio.
Distinti saluti.

Mauro Giovanelli – Genova
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La lettera aperta avente per oggetto “La buona scuola” rivolta al Ministro della Pubblica Istruzione è stata pubblicata il 19 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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ALLA FIN FINE… PERCHÉ ?

ALLA FIN FINE… PERCHÉ ?

Di solito scrivo di tutto ciò che mi impone domande su aspetti importanti del nostro vivere quotidiano, e non riesco a decifrare, non per ignoranza bensì per avversione alle contraddittorie risposte ottenute sia dai libri consultati, sia dalle persone che in materia dovrebbero essere luminari. Provo perciò la sgradevole sensazione di essere l’unico ad avere certi dubbi, mi sorge il sospetto che gli altri siano a conoscenza di qualcosa che ignoro. In merito a quanto segue sono pertanto disponibile a qualsiasi osservazione che finalmente mi illumini. Preciso che questo “pezzo” lo sto redigendo più per me che per l’ipotetico lettore che avesse la pazienza di arrivare fino in fondo ed in esso eviterò di parlare del “trascendente”, ma di “fatti” storici ad esso intimamente legati e loro conseguenze.
La data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a partire dai Vangeli, non sono sufficienti, anche perché spesso stilate con intento più teologico che storico. I tre evangelisti sinottici concordano nel dire che Egli morì di venerdì, durante le festività collegate alla Pasqua ebraica (il 15 di Nisan), mentre il Vangelo secondo Giovanni (canonico ma non sinottico) ne colloca la dipartita al giorno precedente, quello di preparazione alla Pasqua (14 di Nisan). Inoltre tutti e quattro non specificano l’anno. Le date comunemente accettate sono il 7 aprile del 30, il 27 aprile 31, o il 3 aprile 33. In particolare, se si accettano le indicazioni di Giovanni, tra queste sembra doversi scegliere la prima.
Vi siete mai chiesti quali distinzioni ci sono e perché tra tutte le Chiese cristiane non cattoliche? In cosa credono? Quali le loro liturgie? Come sono nate? Per fermarci a queste, senza parlare di Ebraismo e Islam (comunque anch’esse “abramitiche”) se non per inserirle nella cronologia, la “religiosità” nel suo complesso ha avuto tanta parte nella storia dell’umanità, sta all’origine dei fatti salienti che l’hanno contraddistinta, pure quelli attuali, odierni, e ancora saremo investiti dai suoi riverberi negli anni, se non secoli, a venire.
L’Ebraismo esiste dalla notte dei tempi. Secondo il Vecchio Testamento gli ebrei sono il popolo eletto sa Dio.
La Chiesa cattolica (Apostolica Romana) è quella cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell’apostolo Pietro sulla cattedra di Roma. Il nome richiama alla sua universalità, è stata fondata a partire dalla predicazione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, ed è costituita dalla “stirpe di Dio” a sua volta formata da “tutte le nazioni della terra”.
Nel 325 d. C. l’imperatore Costantino, assillato dai problemi della gestione del suo regno, convoca il Concilio di Nicea per eliminare almeno le diatribe interne sorte fra le varie correnti del cristianesimo. Già si rende necessario fare un inciso: «coniugare i termini “correnti” e “cristianesimo” è un ossimoro, sono incompatibili tra loro». Il motivo è semplice «In verità, in verità io vi dico che il Figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente» [Giovanni, 5 17, 19]. Il Salvatore predicava uguaglianza, fraternità, tolleranza, solidarietà quindi, se non sto dicendo una sciocchezza, pochi anni dopo la Sua scomparsa la Parola venne tradita e disattesa dagli uomini. Per il Cristo esisteva una sola concezione di vita e le fonti erano le Tavole della Legge e la Sua Predicazione. Ovunque Egli sia, mineralizzato per atei e agnostici, o alla destra del Padre per i credenti, immagino che ciò non gli abbia fatto piacere. I principi stabiliti a Nicea non impedivano che la Pasqua cadesse il 14 di nisan (bastava che il giorno fosse una domenica) né che potesse coincidere con la data ebraica della Pasqua. La regola che la pasqua cristiana fosse sempre successiva al 14 di nisan ebraico fu stabilito solo secoli dopo per l’accumulo di errori nel calendario solare Giuliano e in quello lunare ebraico. L’autorevolezza ebraica sulla data della Pasqua era consolidata dalla tradizione e per scardinarla Costantino non esitò ad utilizzare argomentazioni apertamente antisemite. Eusebio di Cesarea scrive che Costantino si espresse con queste parole: «…sembrava una cosa indegna che nella celebrazione di questa santissima festa si dovesse seguire la pratica dei Giudei, che hanno insozzato le loro mani con un peccato enorme, e sono stati giustamente puniti con la cecità delle loro anime… è bene non avere alcunché in comune con la detestabile cricca dei Giudei in quanto abbiamo ricevuto dal Salvatore una parte diversa.» Anche Teodoreto di Cirro pronunciò frasi analoghe: «…fu prima di tutto dichiarato improprio seguire i costumi dei Giudei nella celebrazione della santa Pasqua perché, a causa del fatto che le loro mani erano state macchiate dal crimine, le menti di questi uomini maledetti erano necessariamente accecate… non abbiamo nulla in comune con i Giudei, che sono i nostri avversari… evitando ogni contatto con quella parte malvagia… le cui menti, dopo avere tramato la morte del Signore, fuori di sé, non sono guidate da una sana ragione, ma sono spinte da una passione irrefrenabile ovunque la loro follia innata le porti… un popolo così completamente depravato… quindi, questa irregolarità va corretta, in modo da non avere nulla in comune con quei parricidi e con gli assassini del nostro Signore… neanche un solo punto in comune con quegli spergiuri dei Giudei…». Personalmente ritengo la questione della data di santificazione della Pasqua un problema minimale, non ci vedo alcunché di “spirituale” nella sua soluzione, un conflitto tra cavillosi signori abituati a fare la manicure alle formiche piuttosto che gustarsi il panorama che li circonda.
In ogni caso, per farla breve, i successivi problemi ai principi stabiliti a Nicea furono di grande portata, la soppressione dell’eresia di Melezio, scismatico già dall’anno 304 o 305, la dichiarazione di eretici per gli Ariani che portò all’unione delle due fazioni causando dissensi ancora più gravi, il battesimo degli eretici, la persecuzione di Licinio e altre infinite diatribe. Infine il Concilio promulgò venti nuove leggi ecclesiastiche, chiamate canoni (sebbene il numero esatto sia oggetto di dibattito) che sono elencati nella Patristica relativa a Nicene.
Sta di fatto che da allora il Cattolicesimo divenne in pratica religione di Stato dando inizio al cosiddetto cesaropapismo, cioè un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai nostri giorni ad essere oggetto di controversia.
Nel 622, lungo la Penisola araba, precisamente nella cittadina higiazena de La Mecca, si manifestò l’Islam ad opera di Maometto (Arabo محمد Muḥammad), considerato dai musulmani l’ultimo profeta inviato da Dio (Arabo الل Allāh), una religione monoteista il cui compito era quello di ribadire definitivamente la Rivelazione, annunciata per la prima volta ad Adamo (آدم Ādam).
Nel 1054 avvenne la prima frattura dell’unica Chiesa, ossia lo “Scisma d’Oriente” da cui si originarono la Chiesa Cattolica, che fa capo al papa di Roma, e la Chiesa Ortodossa, che fa capo al Patriarca di Costantinopoli.
Nell’anno 1517 Martin Lutero condannò la vendita delle indulgenze, ossia la cancellazione delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale) del penitente che avesse confessato, inoltre respinse alcune dissoluzioni della Chiesa Cattolica alle quali la medesima non rinunciò. Così si ebbe lo “Scisma d’Occidente” da cui nacque la Chiesa Protestante. Se le diatribe interne sorte tra i primi cristiani sono un ossimoro per il messaggio lasciato nei Vangeli figuriamoci questi sommovimenti dal sapore più politico e di conquista del potere terreno che di predicazione e salvezza dell’anima.
In ogni caso ambedue gli scismi ebbero come effetto il disconoscimento del potere assoluto del papa.
La Chiesa Ortodossa d’Oriente non riconosce il papa e la sua pretesa giurisdizione per le Chiese orientali (motivo dello scisma, che è rimasto inalterato). Professa comunque la medesima fede e gli stessi dogmi della Chiesa cattolica: Dio, Trinità, divinità di Gesù, maternità divina di Maria, culto di Maria e dei santi. L’unica differenza nei confronti della Chiesa cattolica è che i pastori ortodossi possono sposarsi e ammettono anche un solo divorzio per i loro fedeli. Sarebbero propensi ad una riconciliazione con Roma e a riconoscere il primato del papa a patto che il papa stesso non pretenda che il suo monarchianismo assoluto si estenda anche alla Chiesa d’oriente. Roma invece pretende non solo il primato riguardo alla fede e alla morale ma pure la supremazia giurisdizionale del papa. Riguardo ai sacramenti sono in tutto simili alla Chiesa Cattolica, per cui Roma riconosce il battesimo operato dagli Ortodossi. Non possono celebrare insieme l’eucaristia (la messa) non essendo in comunione con il papa di Roma. Ma… tutto ciò non vi fa pensare? Considerando che Gesù lasciò la sua eredità spirituale a Simone, detto Pietro, uno dei dodici apostoli riconosciuto come il primo papa della Chiesa cattolica e, come abbiamo potuto vedere, i suoi successori si dimostrarono indegni di riceverne a loro volta l’insegnamento evangelico passando la loro esistenza in continui conflitti… di cosa stiamo parlando oggi? E con chi?
Il protenstantéṡimo comprende due Chiese più grandi:
Quella Luterana, frutto dello Scisma d’Occidente del 1517 che estromise dalla sua dottrina, oltre il primato del papa alla stregua degli ortodossi come abbiamo visto, anche tutta la tradizione della Chiesa Cattolica dagli inizi fino al 1517, disconoscendo ogni Concilio collocato in questo arco di tempo e mantenendo solo la Scrittura come deposito della fede. Non riconoscono Maria come madre di Dio quindi ne vietano il culto, così come vietano il culto dei santi e delle reliquie. Hanno una loro celebrazione eucaristica ma è valida solo al momento della celebrazione e non al di fuori di essa come fanno invece i cattolici con la sua adorazione. Inoltre riconoscono il sacerdozio e la celebrazione della messa. Riguardo ai sacramenti, oltre alla confessione che è un atto a sé stante, affermano il battesimo e l’eucaristia stessa.
La Chiesa Anglicana che ha origine nel XVI secolo (1534) e riguarda l’Inghilterra, fa riferimento alla Regina che ne è il capo assoluto. Riguardo alla fede, le Chiese protestanti hanno mantenuto come fondamento solo la Scrittura e scartato la tradizione a cui la Chiesa Cattolica dà ampio risalto. Nella Chiesa Anglicana esiste un sacerdozio esteso anche alle donne così come l’episcopato. Gli anglicani, come i Luterani, celebrano la messa e amministrano i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia.
Nel tempo, poi, si sono formate altre confessioni legate alla dottrina Protestante, ossia la Chiesa Valdese, Battista, Avventista, Episcopale, Presbiteriana, Evangelica, Pentecostale ed altre professioni di fede che hanno una propria identità, distaccata pure dalla Chiesa originaria, per cui è difficile dare, di queste piccole comunità di credenti, una connotazione ben specifica delle loro convinzioni. Per grandi linee i Battisti pongono l’accento sul Battesimo degli adulti che scelgono spontaneamente di appartenere alla comunità cristiana, gli Avventisti aspettano il ritorno di Gesù, gli Episcopali promuovono il Vangelo sociale, fra i Presbiteriani non ci sono vescovi ma una organizzazione degli anziani, gli Evangelici animano la predicazione evangelica esclusivamente laica e i Pentecostali pongono l’accento sulla diffusione dello Spirito Santo che anima la comunità cristiana. La cosa che più risalta in tutte queste religioni è la mancanza di un sacerdote e l’esaltazione della laicità per cui tutti possono predicare il Vangelo.
La più importante di queste Chiese, venuta fuori dalla Riforma Protestante, è quella Valdese che ha una sua struttura di fede che si richiama alla Scrittura, non riconosce i sacramenti né una morale da rispettare ma lascia liberi i suoi fedeli di autodeterminare la propria vita secondo coscienza. Non esistono sacerdoti di culto ma solo Pastori predicatori. La sua teologia è molto all’avanguardia rispetto al cattolicesimo e anche rispetto alle altre confessioni protestanti. Ritengo sia la Chiesa che, più di altre, è vicina al messaggio evangelico di Gesù, in quanto esalta la laicità dell’uomo e delle istituzioni.
In questo lungo percorso, costellato di guerre, occupazione di territori, violenza intervenne pure l’Inquisizione, istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare e punire, mediante un apposito tribunale, i sostenitori di teorie considerate contrarie all’ortodossia cattolica (eresie). Nella sola Spagna ed in Portogallo (e relative colonie), dal XVI secolo tale collegio giudicante fu sotto il controllo del re, quindi univa al contrasto dell’eresia o della stregoneria anche la persecuzione degli avversari politici. Il resto è storia recente.
Da tutto quanto precede, che ho cercato di riassumere ad uso e consumo mio ma pure degli indifferenti, pigri, menefreghisti nella speranza di stimolarli alla conoscenza, ultima speranza, a mio modo di vedere, per cercare di cambiare il modo di intendere la vita in società, credo di percepire cosa abbia fatto muovere il mondo e in che modo e quanto tuttora questo coacervo di differenze, incomprensioni, sottigliezze, mancanza di volontà a superarle e strumentalizzazione, ad uso e consumo dell’ignoranza del popolo, condizioni la nostra esistenza. Ecco il punto: l’inettitudine delle masse e la fatica a pensare. Quindi mi congedo lasciando la parola a un grande filosofo che in poche righe ha fatto un estratto della storia:
«Ed ecco una controversia incomprensibile, che ha tenuto in esercizio per più di sedici secoli la curiosità, la sottigliezza dialettica, lo spirito di intrigo, la bramosia di potere, il furore di persecuzione, il fanatismo cieco e sanguinario, la credulità barbarica, e che ha provocato sulla terra più orrori che non l’ambizione dei principi, la quale ne ha pur provocati moltissimi: Gesù è egli Verbo? E se egli è Verbo, è emanato da Dio nei tempi o prima dei tempi? E se è emanato da Dio, è coetaneo e consustanziale con lui o è invece di una sostanza simile? È distinto da lui o no? È creato o generato? E può generare a sua volta? Ha la paternità, o la virtù produttiva senza la paternità? E lo Spirito Santo è creato o generato, prodotto o procedente dal Padre, o procedente dal Figlio, o procedente da tutti e due? E può generare, o può produrre? E la sua ipostasi è consustanziale con l’ipostasi del Padre e del Figlio? E in quale modo, avendo essa precisamente la stessa natura, la medesima essenza del Padre e del Figlio, non può fare le stesse cose di quelle due persone, che sono lui stesso? Io non ci ho capito niente. Nessuno ci ha mai capito niente. E per questo ci si è scannati a volontà». [Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, (Parigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 maggio 1778)]

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “ALLA FIN FINE.. PERCHÉ?” è stato pubblicato il 12 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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A QUESTO PUNTO È SOLO QUESTIONE DI DISGUSTO (commento a “L’amaca” di Michele Serra del 10/10/2015)

A QUESTO PUNTO È SOLO QUESTIONE DI DISGUSTO
(commento a “L’amaca” di Michele Serra del 10/10/2015)

Non capisco proprio dove Serra voglia arrivare nella sua “L’amaca” del 10/10/2015. Colpa mia intendiamoci ma per il poco che mi pare di aver recepito, mi corregga se sbaglio, con il suo messaggio quasi inviterebbe gli italiani ad accontentarsi del “meno peggio” considerando l’impunità di altri, tanti e per questioni gravi (equazione pericolosissima) e che, come minimo, Ignazio Marino sia uno sciocco. “Goffo” lui lo definisce, anche se nel suo essere impacciato e insicuro, non si sbaglia pagando pranzi di lavoro di tasca propria bensì facendo l’esatto contrario. Un po’ come la favola dei cleptomani ricchi e i ladri poveri.
Insomma a gestire “la grande bellezza”, non solo nostra, del mondo intero, va bene ci sia un “rozzo”, tanto per essere benevoli. Tra l’altro è comprovato che sia bugiardo, del tipo peggiore, patetico… e infantile come un bimbo dell’asilo con il moccio al naso che, per nasconderlo, se lo strofina con la manica lasciando su questa una scia, come quelle delle lumache. A proposito di grossolanità, mi “puzza” il fatto che il sindaco uscente di Roma si impegni a pagare di tasca propria tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune. “In questi due anni” – ha detto – “ho speso meno di 20 mila €uro per rappresentanza e nell’interesse della città”. E per chi o cosa avrebbe dovuto erogarli? “È di questo che mi si accusa?” – Ha aggiunto – “Bene! Ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma e di non avere più una carta di credito civica a mio nome”. A parte il fatto che nessuno gli concederà più tale benefit, ma… se ha deciso di fare beneficienza alla collettività capitolina donando 20 mila €uro, intanto significa che può permetterselo, beato lui, e poi perché tale decisione? La domanda non è così banale come potrebbe sembrare accertato che, di quei quattrini, ci sono pure alcune spese personali, quanto meno quelle dei pranzi con la sua signora.
Stendo un pietoso velo sulla telefonata dell’anno scorso in Vaticano per lasciar detto al segretario del papa di riferirgli che avrebbe convalidati 16 matrimoni gay formalizzati all’estero ed evito di ritornare al sorprendente viaggio negli USA, in concomitanza con quello del Santo Padre, costellato di panzane, smentite, ulteriori frottole e successive ritrattazioni. Nel frattempo la città eterna “galleggiava” in serie difficoltà causa il maltempo.
Sono partecipe dell’avvilimento di Serra nel vedere la suburra fascista che esulta, un po’ meno, anzi per niente, circa i grillini, ma… chiedo a lui: il PD della guida capo scout Renzi Matteo che roba è? Non ne parla mai? Della di lui moglie, insegnante, che “casualmente” prende la cattedra nello stesso paesino in cui abita quando centinaia di altri professori sono stati sbattuti a Canicattì? Che idea si è fatto del “patto del Nazareno”? E dell’alleanza con Verdini? E i voli di Stato? Cosa ne pensa Michele Serra dell’ipotesi di acquisto del nuovo aereo “presidenziale” da 75 milioni di €uro? E del signor Luigi Boschi, vicepresidente della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, padre del braccio destro del Presidente del Consiglio, il ministro Elena Boschi, che per caso è piccolo azionista del medesimo mentre uno dei direttori generali è, sempre fortuitamente, il di lei fratello? E come lo traguarda il fatto che tale Istituto di Credito sembrerebbe ricevere favori dal Governo? In ultimo, solo per non dilungarmi troppo, come interpreta Michele Serra i roboanti annunci di Renzi circa l’eliminazione di IMU e TASI per tutti? È giusto secondo lui? È qualcosa di sinistra o di sinistro? Cerco di “stringere” affermando che avvertire oggi i sintomi dell’ennesimo tramonto della politica mi fa trasecolare, se tale sensazionale scoperta viene fatta da un noto redattore.
Tutto questo fradiciume, e concludo, non sarà anche colpa di una stampa benevola e tollerante con il “cerchio magico” (definizione di Eugenio Scalfari) di questo Governo inqualificabile? Del resto non sono io a dirlo, ma è di Carlo Freccero la dichiarazione rivolta ai professionisti dell’informazione italiani: “Avete il numero di telefono di Renzi e vi scambiate gli sms. I giornalisti devono essere i guardiani e non i complici dei politici”. Sì? O No?

Mauro Giovanelli – Genova
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LA GRANDE BELLEZZA DELLA VERITÀ (Una persona che fa il teologo)

LA GRANDE BELLEZZA DELLA VERITÀ
(Una persona che fa il teologo)

A seguito di un mio articolo “UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO” inerente la decisione presa da Monsignor Krzystof Charamsa, ricevo un onesto commento cui desidero replicare nella speranza, salvo errori ed omissioni, di agevolare il mio amico a considerare da altra angolazione la strada che sta imboccando. In tale forma redigo questo scritto. Intanto il mio trafiletto era più incentrato sui tanti “pennivendoli” che, in sintonia con i nostri politici, sono diventati il simbolo della mediocrità. Di conseguenza è il loro modo di esprimersi che contesto come, ad esempio, quando danno notizia di un investimento sulle strisce pedonali, non usano il termine “persona”, “donna” o “uomo”, ecc. ma nei casi di anziani e/o pensionati e/o “barboni” e molti altri e/o, fanno discriminazione indicando la posizione sociale e anagrafica. Fateci caso. “Un pensionato è stato travolto da…”, “Un ottantenne è stato colto da malore…”, ecc. Via via che l’età aumenta vieni allontanato sempre più dal consorzio umano. Infatti per i morti usano spesso e volentieri il termine “cadavere” anziché “corpo”.
Ciò detto passiamo alla dottrina. Delle tre religioni abramitiche, cattolici, musulmani, ebrei, l’unica a richiamarsi al Vangelo (Nuovo Testamento) è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che divenne religione di stato sotto Costantino nel concilio di Nicea del 325 d.C. per i motivi che ben conoscerete. Quando incominciarono le scissioni all’interno di essa, prima con lo Scisma d’oriente (1054), definito dagli Ortodossi “Scisma dei Latini” o “Scisma d’occidente”, poi la Riforma protestante avvenuta nel XVI secolo portando alla nascita del “Cristianesimo evangelico” del frate agostiniano Martin Lutero e Giovanni Calvino, il secondo comandamento del Vecchio Testamento, nella sua diffusione, venne modificato.
Infatti da “Non ti farai alcuna scultura né immagine qualsiasi di tutto quanto esiste in cielo al di sopra o in terra al di sotto o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare loro e non adorarli poiché Io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che Mi odiano.E che uso bontà fino alla millesima generazione per coloro che Mi amano e che osservano i Miei precetti.” [Esodo 20,2-17 e Deuteronomio 5,6-21] divenne un semplice “Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio.” E così viene insegnato tuttora.
Questa variazione fu lo strumento che consentì alla Chiesa di Roma di eliminare un lacciuolo e dare inizio ad una propaganda senza eguali delle sue ragioni. Intanto passando dalle basiliche romaniche, piccole, basse, tetre e a dimensione uomo, alle imponenti cattedrali gotiche e successivamente al barocco, con vetrate decoratissime che filtravano la luce divina e altezze vertiginose, addobbandole di immagini sacre in ogni dove. Il tutto allo scopo di richiamare a loro gli “eretici” incutendo al popolo, dinanzi a tanto sfarzo e magnificenza, il timore di Dio. Così venne anche istituito il Santo Uffizio che attraverso i tribunali dell’inquisizione perpetrò le peggiori nefandezze pari solo a quello che fecero i nazifascisti nella 2° guerra mondiale. Vittime illustri Giordano Bruno, Giovanna d’Arco, Francesco Pucci e tanti altri accompagnati dalla famigerata “Caccia alle streghe”.
Quindi, dato che ciò che pensa Dio oggi non lo sappiamo se non attraverso coloro che si professano Suoi “intermediari”, sebbene Lui sia a conoscenza da sempre di quel che sta avvenendo e accadrà, rimane la Parola di Gesù Cristo nei Vangeli che vengono richiamati e, leggendoli attentamente, non solo i canonici che già basterebbero, Egli afferma “Io vi dico in verità: I pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno di Dio.” [Matteo, 21, 21-31]
Personalmente non ho dubbi che un Monsignor Krzystof Charamsa sarebbe stato accolto a braccia aperte dal Redentore, anzi non è bestemmia affermare che fra gli Apostoli ci potessero essere anche omosessuali in nome della parità e non della misericordia (termine che puzza di “ghettizzazione”) e della verità.
Riferendomi all’ultimo capoverso del citato commento affermo che non sono una “scelta” le decisioni che nella loro sfera privata prendono le persone omosessuali, ma la natura di cui Dio li ha dotati. Mi permetto di dire che è grave errore esprimersi in questo modo, più che alla fratellanza porta alla “tolleranza” cosa incompatibile con la Parola di Cristo.
Senza voler apparire saccente mi preme concludere affermando che nell’epoca in cui viviamo, in particolare l’attuale momento storico, solo la cultura e la conoscenza ci possono salvare, tutto il resto è aria fritta.

Mauro Giovanelli – Genova
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UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO

UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO

 

In merito al “caso” Monsignor Krzystof Charamsa che, se vivessimo in una società non oso dire civile ma cristiana non costituirebbe un fatto di cui parlare, tutti i quotidiani e notiziari si pronunciano, più o meno, nel seguente modo:
«Così si esprime il TEOLOGO GAY “Sono fuori dell’armadio e sono felice”, a proposito del suo coming out durante la conferenza stampa a Roma con il fidanzato Aduard Benvegnù Guaitoli»
A tutti i giornalisti, pennivendoli, cronisti da gossip, ricercatori di scandali, mestatori di false notizie, maneggioni del sensazionalismo, mercenari dell’informazione che, se non fossero a stipendio anche grazie ai finanziamenti pubblici, neppure gli farebbero stilare la recensione di una recita scolastica, comunico:
“Questo signore dal viso pulito, onesto, sincero, perfino bello per quanto me ne possa intendere di uomini, che neppure lontanamente ricorda il grugno di Brunetta, il broncio “cubista” di Giovanardi, l’ovale metafisico di Scilipoti, il muso da clown di Razzi, il falso sorriso della Boldrini, l’espressione del tipo “ma qui che ci sto a fare?” di Grasso, la grinta di Salvini, le smorfie da capo guida scout di Renzi, e via di questo passo… appunto dico loro che costui è una PERSONA CHE È ANCHE TEOLOGO non un teologo gay. Sono stato chiaro? O no?
E dovrebbe continuare a fare il Monsignore. Cazzo!

Mauro Giovanelli – Genova
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I CUSTODI DELLA MEMORIA

I CUSTODI DELLA MEMORIA

In Messico, qualche anno fa, ho visto cose meravigliose. La “casa blu”, a Coyoacan, periferia della capitale, dove all’interno campeggia la scritta “Frida y Diego vivieron en esta casa 1929-1954” dove trovarono rifugio i repubblicani scampati alla guerra civile spagnola, intellettuali, scrittori, poeti, pittori, attivisti politici; Chichén Itzá nello Yucatan, con il suo sito archeologico Maya risalente al 6° e 11° secolo, e la celebre piramide di Kukulkan (nota come El Castillo); le imponenti piramidi azteche della Luna e del Sole, attraversate dal “Viale dei Morti” a Teotihuacan, il più grande e popoloso centro abitato del Nuovo Mondo, fondata intorno al 100 a.C. a circa 40 chilometri dall’odierna Città del Messico. Sulla sommità di esse Lev Trotsky e sua moglie, accompagnati da Rivera e consorte che li ospitarono per diverso tempo, sostarono a lungo a meditare, osservare il panorama splendido che si perde a vista d’occhio, il trionfo dei colori e della natura. Il Pato, così era soprannominato l’ex comandante dell’Armata Rossa che sconfisse l’esercito degli zaristi mettendo la parola fine alla rivoluzione d’ottobre, ha probabilmente avvertito alcune delle sensazioni che ho provato io. Quando sei lì ti accovacci al suolo, raccogli a te le gambe cingendole con le braccia, poggi il mento sulle ginocchia e ascolti il vento secco che passa tra i capelli e ti porta l’eco dei conflitti che si sono combattuti sotto quei maestosi monumenti, i sacrifici e le manifestazioni che vi si organizzavano fra un tripudio di folla. E gli inganni, i morti, migliaia di morti, ti sembra pure di vedere la maestosità delle processioni e i raduni che vi si tenevano prima che arrivasse la “civiltà”.
Di certo l’esule russo meditava all’esilio forzato cui era costretto per sfuggire alla collera del suo acerrimo nemico Iosif Vissarionovič Džugašvili e, più che alla contrapposizione che li divideva, si macerava all’idea che alla morte di Lenin avvenuta nel 1924, dilagò l’ambizione di colui che fu soprannominato Stalin, ossia “Acciaio”, il quale riuscì ad arrivare al vertice del potere essendosi liberato in maniera ignobile di ogni nemico o presunto tale. E fra questi lui, che sognava la “rivoluzione permanente”, fu il più odiato dal propugnatore del “socialismo in un solo Paese”. Chissà se quel posto incantato gli fece dimenticare, anche per soli pochi minuti, a come poteva riorganizzare all’estero il Partito, interrompere i suoi pensieri diretti a soppesare uno ad uno i fedelissimi rimastigli ripetendo fra sé quelle che di lì a poco sarebbero state le sue ultime parole: “La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza, se si produrrà l’esplosione sociale che spero e la rivoluzione socialista trionferà in diversi Paesi, quegli stessi lavoratori avranno la missione di aiutare i loro compagni sovietici a liberarsi dai gangster della burocrazia stalinista… vedo la verde striscia d’erba oltre la finestra e il cielo limpido azzurro al di là del muro, la luce del sole dappertutto. La vita è bella, i sensi celebrano la loro festa. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione, violenza e goderla in tutto il suo splendore.”
In Messico ho visto uno degli esseri viventi che è testimone oculare di tutto quanto avvenne da prima della venuta di Cristo ad oggi, lavorando indefessamente a produrre ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana mentre assisteva imperturbabile alle azioni degli uomini, i feroci combattimenti che si svolgevano alla sua base, prima tra Maya e Aztechi, con la supremazia di questi ultimi, e successivamente al genocidio da parte dei “Conquistadores”. Chissà quanto sangue hanno assorbito le sue radici mentre intorno si sviluppava il “progresso” passando attraverso rivoluzioni, conquiste, tradimenti. Il vento gli avrà pure portato gli echi della conquista del west, la guerra civile americana, l’attentato alle due torri. E ancora ci sta guardando. Questo gigantesco albero bimillenario, chiamato Sabino, che abita a Hierve el Agua nei dintorni di Monte Alban, provincia di Oaxaca, detto anche “albero del Tule” per l’omonimo villaggio di Santa Maria che lo ospita, la cui altezza raggiunge i 40 metri e pesa 509 tonnellate, è una conifera della famiglia delle cupressacee, il cipresso di Montezuma. Dal 2001 è stata avanzata la proposta di inserire questa straordinaria creatura nell’elenco dei beni più antichi al mondo, sotto tutela dell’UNESCO, mozione tuttora pendente.
Ma Sabino non è il solo ad osservarci da così tanto tempo. Anzi uno dei suoi fratelli, che alloggia da più di duemila anni nella terra magica del Salento, a poco meno di 3 km dal capoluogo comunale e circa 53 da Lecce, nella splendida regione delle Puglie, è certo che abbia visto svilupparsi il centro urbano di Felline dal primo nucleo di umani sorto probabilmente nel III secolo a. C., territorio comunque popolato fin dalla preistoria come testimoniato dalla presenza di alcuni menhir.
È un ulivo di 2000 anni, detto “il gigante di Felline” ma non ha un nome, neppure è stata presentata la richiesta di inserire quest’altro eccezionale essere nel novero dei beni da proteggere. Pensare che ha visto le grandi battaglie per la conquista di imperi sempre più vasti, Giovanni il profeta, il battesimo di Gesù, udito la sua Parola. Ha conosciuto il procuratore della Giudea Ponzio Pilato, Giuda di Kiriat, il sacerdote del Tempio Kayafa, detto Caifa. Poi il regno di Diocleziano e l’imperatore Costantino, il concilio di Arles e quello di Nicea dove il cristianesimo divenne religione di stato. Ha presenziato alle scissioni, luterani e ortodossi, e sentite le urla strazianti delle vittime dell’inquisizione. Ha conosciuto Giordano Bruno ma ancor prima ha visto Cristoforo Colombo partire alla scoperta del Nuovo Mondo dove ad attenderlo c’era Sabino. Ha osservato il passaggio dei crociati diretti in Terra santa, promessa secondo gli ebrei, per i musulmani il luogo in cui Maometto giunse al termine di un miracoloso viaggio notturno che mosse dalla Mecca. Tramite la corrente del Golfo e quella nord-atlantica dell’emisfero boreale che nasce proprio nel golfo del Messico, i cicloni e gli anticicloni, gli alisei, che propagano semi, pollini e quant’altro, sicuramente le due piante comunicavano tra loro sensazioni e paure, anche con gli altri undici confratelli sparsi nel mondo: Sicilia, Madagascar, Germania, Thailandia, Inghilterra, quattro in California, Australia, Cisgiordania. Così il gigante di Felline, Sabino e gli altri seppero pure dello sterminio dei nativi americani, l’olocausto degli ebrei, le bombe su Hiroshima e Nagasaki, le due guerre mondiali. Hanno conosciuto Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Mandela e inteso dei grandi domínî sorti e crollati, il più esteso quello di Temujin conosciuto come Gengis Khan. Tutto sanno di questi duemila anni e oltre.
Con infinita pazienza hanno ora appreso dell’uccisione di 13 ragazzi in fuga dall’Eritrea, sette donne e sei uomini di età compresa tra i 13 e i 20 anni; l’ennesima carneficina nel nordest della Nigeria con oltre cento morti; la sparatoria in un college dell’Oregon ad opera di un giovane di ventisei anni che ha provocato dieci vittime. Avvertono le tensioni fra Usa e Russia, il disagio dei giovani, le ingiustizie sociali… hanno visto nascere te e me e tutti quelli che in questo preciso istante vivono, sognano, fanno l’amore, sperano in un futuro migliore.
Questi alberi non sono vegetali ma persone.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “I CUSTODI DELLA MEMORIA” è stato pubblicato il 2 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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I MISTERI DELLA CIVILTÀ SOMMERSA (da Schettino a Marino e viceversa)

I MISTERI DELLA CIVILTÀ SOMMERSA
(da Schettino a Marino e viceversa)

La conclusione dell’incipit che sto per fare, al di là dei matrimoni gay, i rapporti fra Stato e Chiesa, unioni legittime o meno, ecc. è che alla fin fine Ignazio Marino è, come minimo, sciocco. L’anno scorso aveva telefonato in Vaticano per parlare con il Santo Padre allo scopo di annunciargli che stava per riconoscere matrimoni di persone dello stesso sesso registrati all’estero. Rispose il segretario del Papa spiegandogli che sarebbe stato impossibile proferire con Francesco poiché impegnato a discutere di problemi legati alla famiglia. A questa parola gli si accese una lampadina nella testa, quindi replicò all’istante che proprio su questo argomento desiderava informare il Papa della sua iniziativa. La “pensata ecclesiale” del primo cittadino della capitale si esaurì a quel punto.
Conclusa la conversazione, Monsignor Vincenzo Paglia informò il Pontefice e questi, raccontando l’episodio ai vescovi del Sinodo che aveva di fronte, fece capire che considerava l’episodio una sorta di presa in giro. E ne aveva ben donde! Aggiungo io. Per completare l’opera il 19 ottobre 2014 Marino, con cerimonia pubblica in Campidoglio, avrebbe poi registrato i sedici matrimoni omosessuali celebrati all’estero, anche se la legge italiana non lo permette.
Non desidero tediarvi sul recente viaggio di Ignazio negli USA in concomitanza con quello del Vicario di Cristo dove, da un coacervo di bugie del sindaco, ahimè, di Roma, mezze verità, tre quarti di smentite, contro smentite, presunto invito del suo collega di Philadelphia, Michael Nutter, che a sua volta lo contraddice, il primo cittadino della nostra capitale se ne esce con “Sono stufo di queste polemiche che vengono create ad arte per danneggiare l’immagine di Roma”. E qui siamo alla follia pura. La “grande bellezza”, malata grave, nelle mani di un chirurgo dicotomico!
Per rendere utile questo ammasso di corbellerie che quasi potrebbero fare il paio con le esternazioni di Schettino e il suo libro “Le verità sommerse”, vorrei chiudere con una considerazione:
I nostri privilegiati “onorevoli” non dovrebbero porre fine ai continui viaggi all’estero a spese dei cittadini? Forse non lo sanno ma viviamo nell’era informatizzata, siamo andati a fotografare Plutone da 12 mila Km di distanza, la Luna è ormai periferia della Terra, una nostra sonda è “atterrata” su una cometa. Questo per dire che esistono le videoconferenze, skype. Cento o più Capi di Stato potrebbero parlarsi stando comodamente seduti sulle loro dorate poltrone come fossero intorno al tavolo rotondo dell’ONU. Qualcuno le ha dette queste cose alla guida capo scout Renzi Matteo & C. del PD? E ai soloni europei? Forse penserete che sto esagerando, devo abbassare i toni, evitare l’uso di termini schietti, sfrontati. A me non pare ma potrebbe essere che mi sbagli.
Secondo me da diminuire e di impudente, in Italia, ci sarebbero solo gli stipendi dei parlamentari, i più alti del Pianeta USA E Russia comprese, e i secondi in graduatoria, gli austriaci, percepiscono quasi la metà. Nel contempo ridurre assolutamente l’enorme quantità di professionisti della politica (della qualità parleremo un’altra volta) che solo a Palazzo Chigi, Palazzo Madama e Quirinale ne stazionano il doppio che negli Stati Uniti. Indi eliminare i privilegi di cui godono questa armata di incompetenti, concessioni e benefici che farebbero invidia ad uno sceicco. Da ridimensionare in modo drastico, nella forma e nella sostanza, resterebbero i dipendenti delle tre soprannominate “dimore” i quali sono un numero esorbitante a cominciare dall’ultimo fattorino, a seguire elettricisti, tecnici, commessi, idraulici, dirigenti, impiegati, medici di ogni specializzazione, barbieri da 136 mila €uro all’anno, calzolai, fino agli addetti alla ricarica degli orologi a pendolo. Tutti con stipendi che forse neppure percepiscono i ricercatori della NASA. Stendiamo un pietoso velo sulla pagliacciata del nostro leader circa la vendita tramite e-Bay delle auto blu e il “taglio” delle guardie del corpo.
Ma cosa farebbero poi tutte queste persone? Semplice! Scriverebbero un libro: “I misteri della civiltà sommersa”.

Mauro Giovanelli – Genova
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IL BRUTTO E IL BELLO (ARRESTATO ANTONIO MASTRAPASQUA)

IL BRUTTO E IL BELLO
(ARRESTATO ANTONIO MASTRAPASQUA)

Adesso voglio dire una cosa e spero di riuscire ad esprimermi compiutamente, non ho alcuna intenzione di passare per il tipo che possa coltivare una qualche forma di discriminazione o preclusione nei riguardi di chicchessia, tantomeno verso i brutti anche se, in tutta franchezza e per rispetto verso me stesso, devo ammettere con grande ironia e altrettanta onestà intellettuale che guardo abbastanza all’estetica, insomma non faccio parte di quella categoria di persone che affermano: “Ogni sposa è incantevole”, frase solitamente in bocca alle madri delle racchie, oppure: “I bambini sono tutti deliziosi”. Eh, no! A mio avviso ce ne sono pure di goffi, a volte anche antipatici. Del resto, come si usa dire, il mondo è stupendo perché vario e a pensarci bene come distingueresti il male se non ci fosse il bene? O viceversa. Potresti apprezzare ciò che è attraente senza poterlo confrontare con qualcosa di ripugnante? E così all’infinito: negativo e positivo, alto e basso, intelligente e sciocco, colto e ignorante, ecc.
Ma… ho iniziato questo discorso per una banalità, voi non ci crederete ma a tanto mi ha spinto la notizia dell’arresto di Antonio Mastrapasqua. Il fatto in sé mi ha lasciato del tutto indifferente, a questo punto mi sento completamente immunizzato al peggio, pure per il successivo e immediato scandalo ANAS. Ormai incasso tali notizie come fossero spot pubblicitari, continui e ripetitivi vista la serie infinita di precedenti indecenze verificatesi nelle alte sfere, quelle che Renzi Matteo afferma aver lubrificato in modo tale da farle girare e scorrere in maniera così fluida e unidirezionale che alla fine ci ritroveremo tutti, belli e brutti, in una sorta di Eden.
Perché proprio Mastrapasqua? Semplice! Ora lo vedo veramente brutto. Prima, ogni volta che compariva in Tv per le solite interviste in merito ai sempre insufficienti tagli alle pensioni INPS, mi rendevo conto di quanto fosse brutto, repulsivo, senza avverbi che precedessero l’aggettivo, ma mi davo una spiegazione, dicevo fra me e me che senza dubbio possedesse doti insostituibili di capacità manageriale e strategia aziendale, di umanità, pregi questi che abbelliscono. Avete inteso la differenza? Guardando la foto che ho posto in evidenza, normalissima, adesso lo vedo, ripeto, seriamente e irrimediabilmente brutto, ma brutto brutto, un brutto integrale.
Egli potrebbe pure essere estraneo a quanto gli viene oggi addebitato ma con tutto quello che sta emergendo dal “teatro” della politica, l’accadimento mi fa riflettere, pensare… un individuo che ricopre o ha ricoperto in contemporanea decine di incarichi prestigiosi all’interno di importanti Enti e Società, mi pare più di una ventina, significa che non è un genio bensì l’uomo giusto nei posti giusti per operare nel modo giusto in favore delle “persone giuste” allo scopo di conseguire fini ingiusti. Infatti l’arresto lo vede oggi coinvolto nella qualifica di ex direttore generale della casa di cura privata “Ospedale Specializzato Israelitico” di Roma. Chissà se andassero a rovistare sotto le tante poltrone che ha scaldato (o refrigerato).
Tanto per completare il ragionamento al solo scopo di evitare fraintendimenti e concludere, prendiamo ad esempio l’attore Danny De Vito. È basso, tarchiato, malfatto, gambe a ics, mezzo pelato eppure… è bello! Grande divo, marito esemplare, a parte qualche veniale scappatella poiché, e le capisco, è uno che piace alle donne, mai un divorzio, intelligente, spiritoso, padre irreprensibile, prezioso protagonista di bellissimi film (pare che nella vita sia esattamente come nelle parti che ha interpretato), insomma un uomo, di quelli con la “U” maiuscola, onesto moralmente e intellettualmente, piacevole, sarei onorato potessi conoscerlo di persona.
Al contrario nel nostro Paese i “personaggi importanti” con analoghe caratteristiche “geometriche” di Danny, e non, sono scostanti, ingrugniti, aggressivi, sulla difensiva, maligni. Poi abbiamo anche i belli che alla fin fine risultano brutti, pure alcune donne dell’Esecutivo, avvenenti esteticamente ma in tutta franchezza mi dicono nulla, anzi…
Bah! Questione di gusti. Però Mastrapasqua è irrimediabilmente brutto, mai neppure mezzo sorriso, un cenno di brio, qualche scheggia di allegria, buonumore.
Almeno si chiamasse Mastro Pasqua.

Mauro Giovanelli – Genova
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SINGER SWEET AND DEMANDING – WORK OF ART FULVIO LEONCINI ITALY

SINGER SWEET AND DEMANDING – WORK OF ART FULVIO LEONCINI ITALY

Come già vi avevo detto, in un angolo del mio personalissimo studio c’è una vecchia macchina da cucire, una delle prime, perfettamente funzionante, provvista di ogni accessorio. Capita l’occasione che la metta in uso per effettuare riparazioni a clienti affezionate. La finestrella di fronte all’attrezzo, che vi invito ad osservare con attenzione, mi permette la visuale dello spogliatoio durante l’esecuzione in modo che io possa realizzare l’operazione con la massima diligenza.
Le clienti sembrano molto soddisfatte della mia abilità e precisione, a sera ritornano a casa garrule, e questo mi gratifica.
Però nell’ultima riparazione qualcosa è andata storta forse perché ho la mente altrove, anche se non ho riscontrato difetto alcuno.
Ho quindi dovuto consultare manuale e libretto d’istruzioni della mia Singer nr. 66 del 1906, come potrete notare nella foto, scappellare il mio prezioso strumento, e riprendere il lavoro. Voi non mi vedete nell’immagine poiché sono nella stanza attigua a riprendere con grande cura le misure alla signora che, mi preme aggiungere per amore della verità, è una delle più esigenti.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: macchina da cucire mod. SINGER No. 66 del 1930 – Fotomontaggio, con relative istruzioni per l’uso e catalogo illustrato, eseguito dall’Autore.

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I SOLITI INGENUI ? (o i soliti sciocchi, o…)

I SOLITI INGENUI ?
(o i soliti sciocchi, o…)

La colpa di Ignazio Marino è quella di essere, come minimo, ingenuo. Usando altro termine l’avevo scritto dieci giorni nel mio articolo “I misteri della civiltà sommersa”, prima del “caso” che l’ha portato oggi a rassegnare le dimissioni. Tra l’altro aggiungo ora che ha pure la faccia da ingenuo, e questo l’ho sempre pensato, ovvero di persona che, per semplicità d’animo e soprattutto per inesperienza degli uomini e del mondo, conserva l’innocenza dei bambini. È probabile, ripeto probabile, che nel suo animo pensasse che in definitiva la cena con la moglie a carico del Comune gli fosse dovuta e, da ingenuo quale credo che sia, invece di dire la verità ha raccontato una sciocca bugia. Immagino faccia parte dell’esaltazione che il potere instilli agli uomini, onesti o disonesti, sentirsi al di sopra di ogni sospetto, perfino immuni da verifiche nonostante i nemici da cui sono assediati. Ma altre ingenuità sono state commesse dal Sindaco de “La grande Bellezza”.
La telefonata in Vaticano dell’anno scorso per comunicare al Vicario di Cristo che avrebbe convalidati 16 matrimoni gay fatti all’estero (cosa non prevista dalla legge italiana). E questo sarebbe il meno se non fosse che, quando gli venne detto che il papa era in sinodo con i vescovi per discutere dei problemi della famiglia, incaricò il segretario che gli ebbe risposto di riferire lui stesso la sua decisione al Santo Padre. Cosa, questa, da non fare in alcun modo, in quel mondo è obbligatorio “saper vivere”. Nel momento che Francesco lo venne a sapere (subito), diede un’occhiata ai prelati che aveva intorno dalla quale si capì, senza equivoci, che si sentiva preso per i fondelli e, onestamente, con “santa” ragione.
La pessima figura del suo viaggio a New York costellata di mezze bugie, tre quarti di smentite e contro smentite intere. Ancora adesso rimane il mistero di questa sua “sortita” in un momento, tra l’altro, che Roma si trovava in gravi difficoltà e disagi per il maltempo.
Il pranzo “di lavoro” con la moglie pagato con la carta di credito del Comune, di cui abbiamo già parlato, è epica nella sua microscopica dimensione, ma è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso stracolmo di imperizia, grossolanità. La sua prima giustificazione è stata del tipo bambino dell’asilo con il moccio al naso che, per nasconderlo, se lo strofina con la manica lasciando su questa una scia, come quelle delle lumache. Poi ha cercato di metterci una pezza che è stata peggio del buco.
Sono “abbastanza” convinto (virgolettato perché non mi fido più di alcuno) che Marino abbia fatto cose buone ma, come tutti gli ingenui, si è fatto incastrare per un piatto di lenticchie. Al suo confronto la banda di rapinatori de “I soliti ignoti”, capolavoro di Mario Monicelli, che devastano un appartamento per una pentolata di pasta e fagioli, erano dei luminari.
Si dice che la sinistra non abbia uomini di spessore. A mio avviso, come già detto, il punto è che non c’è più sinistra, non esiste proprio.
“Mala tempora currunt”.

Mauro Giovanelli – Genova
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