GIOVANNINO MONTANARI ARTISTA UMBRO – (sogno o son desto?)

GIOVANNINO MONTANARI ARTISTA UMBRO
(sogno o son desto?)

Cinque mesi ho tenuto sulla scrivania, dinanzi a me a lato della tastiera, il catalogo del pittore Giovannino Montanari ricevuto l’anno scorso da una comune, preziosa amica. Settembre 2016 il timbro sulla busta. Solo ora mi appresto a scrivere poche righe in merito all’artista. Un ritardo così feroce non è solo attribuibile al sottoscritto per cui contesto ogni vostro pensare. È il tempo che decide, siamo aggrinfiati al suo fluttuante mantello, mutevole, discontinuo, imprevedibile e inaffidabile. Giovannino lo sa. Crediamo di misurarlo, non facciamo altro che contare, numerare, prevedere… Vi prego! Gettiamo via orologi, pendole, calendari ed ogni congegno elettronico che con il suo scandire ci imprigiona in una farsa, la grande recita del nulla. È un di più, neppure tanto, aggiungere che “Le cupole d’oro”, sottotitolo “La nuova Roma, da Costantinopoli ad Istanbul”(1), mi narrano, attraverso l’arte sublime dell’artista, di una città che ho avuto modo di vivere per constatare che ivi il tempo si dissolve per cui è come se l’ispirazione mi fosse giunta il giorno dopo, l’attimo appena trascorso. Proprio così… Istanbul, storicamente conosciuta come Bisanzio dal 330, data che segna il declino dell’impero romano (cinque anni prima del famigerato Concilio di Nicea del 325), fino al 395; Costantinopoli o Nuova Roma sino al 1453, secoli cavalcati dal predominio bizantino e latino per arrivare al 1922 sotto l’egemonia degli Ottomani. Oggi è centro industriale e culturale della Turchia ed essendo divisa dal Bosforo si estende sia in Europa (Tracia) sia in Asia (Anatolia) risultando l’unica metropoli al mondo appartenente a due continenti. Quale punto mediano fra oriente ed occidente qui tutto si ferma quasi fosse l’asse intorno al quale ruota l’intero Pianeta, gira ma non si sposta, per noi mortali ovviamente, incapaci di avvertire le innumerevoli traslazioni nello spazio.
Le “cupole d’oro”, percorso del 2013, tecnica mista e acrilico su tela sono l’improbo tentativo di concentrare sulla base stratificazioni di varia storia, architettura, cultura e arte che forse nessun luogo del Pianeta potrebbe vantare essendovi riverberati scienza e sapere di due mondi. I colori, impressi con la stessa rabbia che travolse Michelangelo nell’inferire sul suo Mosè incitandolo a parlare, raccontano di mercanti, preziosi e tessuti, gemme, pietre dure, lapislazzuli, oro e argento, sublime artigianato, veli, il baluginare delle lame, elmi e armature nelle cruenti battaglie, distruzione di templi da parte dei cristiani e occultamento di simboli cristiani nelle chiese trasformate in moschee dai mussulmani, alba di grandi imperatori e tramonti di reami che potrebbero uscire solo dalla penna di eccelsi e fantasiosi narratori. Nelle opere dell’amico Montanari vedo mescolanza di simboli, decadenza e rinascita nel gocciolare adirato dei materici gialli e verdi, speranza e rassegnazione nell’indefinibile e predominante amalgama di ocra, marrone e oro. Vedo fantasmi, oggetti, luci, parole dette e trattenute, urla come fossero stati composti da legami visibili e invisibili. Vedo monumenti implacabili, odori intensi, voci, profumi, i visi bellissimi delle donne, il loro portamento regale, gli occhi sconvolgenti, mausolei, il cielo cobalto e il mare serpeggiante, templi, sguardi dolcissimi. Avverto ricerca della coerenza nell’ossìmoro per eccellenza, splendidi contrasti, equazioni dalle mille incognite. Non voglio parlare della Basilica di Santa Sofia (Divina Sapienza), le fatiscenti dimore in legno delle facoltose famiglie, il Corno d’Oro, la Punta del Serraglio, Torre di Leandro, la Moschea Ortaköy, il Ponte di Galata e relativa cittadella che fu una colonia della Repubblica di Genova dal 1273 al 1453, la Moschea di Dolmabahçe… No! Impossibile. Anche se i dipinti me li fanno odorare non mi fermerei più di descrivere meraviglie che potrete percepire pure voi inoltrandovi nel messaggio che Giovannino Montanari vi offre.
Aggiungo solo… la sera che stavo seduto su una panchina nei giardini adiacenti “Sultan Ahmet Camii”, detta Moschea Blu, fatta edificare dal sultano Ahmet I quarant’anni dopo quella di Solimano… ebbene ero incantato da ciò che avevo visto all’interno, guardavo nel vuoto inebetito, godevo della brezza, le luci che illuminano la cupola e i sei minareti quando… avvertii rumore lieve di passi e mi parve di veder passare Ponzio Pilato, sguardo al suolo, affranto, disperato, andatura strascicata, avvolto nel mantello bianco foderato di rosso, il suo fedele cane Banga al guinzaglio. Ebbene! Con la necessaria concentrazione, che dovrebbe sorgere spontanea in voi, doveste osservare attentamente le tele di questo grande artista, vi garantisco che potrete scorgere il quinto procuratore della Giudea mentre sta per affrontare l’alba del quindici di Nisan.
Per me, piacevolmente frastornato, era ancora il 14…

(1) Istituto storico italiano per il medio evo – Progetto editoriale Salvatore Sansone – Progetto grafico Ariane Zoppante – Finito di stampare nel mese di gennaio 2016

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2017 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: Opera dell’artista Giovannino Montanari

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