Roque Dalton (1935 – 1975)

QUANDO SAPRAI CHE SONO MORTO

Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbero
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lacrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio.

Roque Dalton
(1935 – 1975)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

7 commenti su “Roque Dalton (1935 – 1975)”

    1. Ciao Rosaria, ritengo “Che” Guevara un grande uomo in tutto ciò che ha fatto nella vita (medico, volontario nei lebbrosari, inseguire il sogno degli “Stati Uniti America Latina”, ideali, motociclista provetto, poeta e amore. Consiglio la lettura di “Senza perdere la tenerezza” di Paco Ignazio Taibo II. Grazie a te e un caro saluto

  1. Chiedo di capire perché tutti spacciate questa poesia come opera di Chè Guevara? In realtà la poesia è opera di Roque Dalton, poeta e combattente salvadoregno morto assassinato nel 1975.
    Alta hora de la noche

    Roque Dalton
    (1935 – 1975)

    Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre
    Porque se detendría la muerte y el reposo
    Tu voz que es la campana de los cinco sentidos
    Sería el tenue faro buscado por mi niebla
    Cuando sepas que he muerto di sílabas extrañas
    Pronuncia flor, abeja, lágrima, pan, tormenta
    No dejes que tus labios lleven mis once letras
    Tengo sueño, he amado, he ganado el silencio
    No pronuncies mi nombre cuando sepas que he muerto
    Desde la oscura tierra vendría por tu voz
    No pronuncies mi nombre
    No pronuncies mi nombre
    Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre

    1. 1975, anno della morte del grande Pier Paolo Pasolini. Verificherò ed eventualmente modificherò il riferimento, grazie dello’informazione, capita di essere indotti in errore di attribuzione, anche se non credo di essere proprio “tutti”. Buona serata.
      mg

      1. Complimenti. Vedo ora dopo molto tempo la sua correzione e mi congratulo con lei, con la sua onestà: Verissimo ciò che dice: capita a tutti di sbagliare e di essere tratti in inganno. In realtà questa volta lei ha poche colpe, poichè non era (parliamo del 2018) difficile ritrovare questa poesia attribuita appunto, al Ernesto Guevara. Proprio per questo il mio intervento qui parlava di “tutti spacciate”, forse un po’ troppo agitato. Le faccio quindi i miei più vivi complimenti per l’onestà e la correttezza che l’hanno portata a correggere (quanti l’avrebbero fatto?) l’involontario errore. Complimenti di nuovo.

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