Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)


Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)

Post del 10 maggio 2016


Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)


Genova (italia) Palazzo Ducale, mostra degli impressionisti cui vennero abbinati “lavori” di inglesi e americani indubbiamente per l’esiguo numero di “pezzi” forniti in prestito dai musei del mondo. La Superba non si fa rispettare come una volta ma il modo di dare una lezione ai direttori dei vari Santuari dove sono custoditi i dipinti di Van Gogh (post impressionista), Renoir, Monet, ecc. ci sarebbe stato ovvero accostarli ai nostri “grandi”, i liguri dei primi ‘900 della statura di Rubaldo Merello, Cesare Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri… e tanti altri che nulla hanno da invidiare a molti dei classici così detti “francesi”. Lo rimarcai al responsabile dell’organizzazione, rimase turbato nel constatare che una pecora potesse uscire dal “percorso” stabilito.
In tale circostanza ebbi comunque la sorpresa di ammirare dal vivo opere di notevole spessore fra le quali ne spiccava una, di Joseph Mallord William Turner, il cui “potente” magnetismo mi attirò a tal punto da soffermarmi a lungo a studiarlo pur trattandosi di un soggetto diciamo “paesaggistico”. Fu difficile staccarsi dalla sua luce generata in una dimensione a me sconosciuta. Raffigurava un vascello che lottava strenuamente contro gli elementi della natura vincolati da un patto infernale che li induceva tutti a scatenarsi sulla tela.
Non era il dipinto in questione, o forse sì, potrei dire una fesseria in quanto il mio interesse era così concentrato nel cercare di interpretare i vari toni… che il “tema” passò in secondo piano; al limite avrebbero pure potuto non esserci i complementi che davano il titolo al quadro tanta era l’ampia varietà cromatica i cui riverberi, avvicinandomi per capire il criterio adottato dall’artista, denotavano una particolare e suggestiva tecnica di stesura del colore di rado rilevata. In poche parole rimasi stupefatto e provai una punta di orgoglio quando successivamente, nel raccogliere informazioni su questo genio, ebbi modo di leggere: «…Secondo quanto scritto da David Piper nella sua The Illustrated History of Art, i suoi ultimi lavori venivano definiti come “fantastici enigmi” e il celebre critico d’arte inglese John Ruskin lo definì colui più di ogni altro capace di “rappresentare gli umori della natura” in modo emozionante e sincero».
Flutti implacabili, raffiche di vento accanite, riflessi di luce ora intensi ora appena riverberati, turbinio di nubi sfilacciate come le residue vele dell’imbarcazione il tutto in una commistione diabolicamente perfetta. Potrei anche suggerire di definirlo l’artista delle “calamità naturali” o “potenza degli elementi” ma non va ancora bene, ci deve essere una definizione che renda giustizia a William Turner.
Noterete di certo come in questo spettacolo passino in secondo piano le braccia degli uomini che fuoriescono dai flutti cercando di aggrinfiare l’aria per liberarsi dai marosi che, avviluppandoli ancor più saldamente delle catene, li accompagneranno al loro infausto destino, schiavi gettati in mare insieme ad ogni suppellettile allo scopo di alleggerire il natante. Poche pennellate maestose per raffigurarli, così come il vascello che viene “integrato” nella catastrofe, quasi una macchia, bestia ferita a morte in cerca di scampo.
Ecco! Questa rappresentazione riconduce all’Apocalisse. Ad un attento osservatore non possono infatti sfuggire gli unici esseri viventi in perfetto equilibrio con il contesto, guardinghi gabbiani volteggianti come bianche colombe sul tutto prestabilito, sordi alle miserie umane.
@Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com


Salve Mauro, come versi ? Grazie infinite per il bellissimo regalo che mi porgi come un prezioso diamante sul rifrangente adamantino cristallo della mia scrivania di lavoro dove spendo la mia Mente e mi provo sempre di far partecipe il mio Spirito nella sua dimensione più pura ed elevata. Che gioia leggere di sorprendenti colori, di nervose pennellate e di stoccate ora brune ora chiare che reinventano la Luce ! La grandezza di Turner è tutta qui, amico mio. Nessuno meglio di lui colse quella inusuale necessità: aprire come un drappo che svela il proscenio i sentimenti, le passioni, le emozioni al mondo intero e farne partecipe tutti, umili e nobili, in un’unica Estatica Collettiva Visione. Una vera Rivoluzione pacifica ! Ma come fare a rapire il fiacco ed ozioso sguardo dei mondani nobili e ricchi sulla tragica vicenda umana dei vinti degli oppressi dei semplici e degli umili ? Ecco che l’Eccelso ricorre alla Luce. Ma ad una luce nuova, talmente abbagliante e meravigliosa che anche il Principe non potè più divincolare gli occhi ! Oh caro, riesci a cogliere l’audacia divina del Nostro che costruisce la Luce senza mai usare il bianco ? La sua luce è fatta da una magica complessità di rosa di arancio di giallo e di verde ! Meraviglia del creato ! Come non rabbrividire al pensiero che un uomo inventa una Luce più grandiosa del sole ? E poi mio caro, osserva attentamente la geometria che segue quella inumana luce che non cade dal cielo ma che dal centro della tela si irradia verso la periferia ! Non è dunque una luce che emana da Dio ? No mio caro, la luce proviene dalle spalle della scena rappresentata ! Perciò noi ne siamo abbagliati. Perché, inspiegabile magia del Genio umano, quella luce illumina anche noi come statue di gesso immobili e silenti al cospetto di una Creazione così sublime che sovverte le Leggi della Fisica e che ispira l’Intelletto a nuove equazioni che spieghino in qualche modo quella nuova, inedita, inconosciuta Natura parallela al mondo euclideo che abbiamo imparato sui banchi di scuola. Ora osserva quello che in apparenza dovrebbe logicamente essere il mare. Ma è un cupo e triste pennellar di verdi e marroni ! Dov’è l’azzurro del mare ? Non sperare di trovarlo, Mauro caro, perché la metà del quadro è la incredibile rappresentazione di un Cimitero ! Dove i 132 schiavi neri realmente morti in quella spaventosa vicenda, che vide accanirsi senza pietà alcuna l’uomo contro l’uomo, rappresentano figure spettrali di morti che chiedono preci e memoria allo sprovveduto osservatore. E poi cosa dire di quel magnifico grumo di sangue al centro della scena che colora di morte la Luce al centro del disegno ? Ti chiederai, se Turner ci lascia avviliti sconfitti a senza speranza ? Quesito assolutamente intelligente e lecito assai. Una speranza di sopravvivenza a quella nave di disperati e dunque una speranza all’umanità il Nostro ce la concede: guarda in alto a destra sull’angolo retto che chiude il dipinto, timida scorgerai una piccola macchia azzurra quasi celeste: è il cielo ! E’ quello il segno che una fioca speranza c’é per quei disgraziati ed anche per noi ammutoliti osservatori. Non mi attarderò a spiegare altro che pertiene Tecnica pittorica ed altre specifiche similari. Spero solo vivamente di averti comunicato le ragioni artistiche ed emotive perchè quando cerco deliberato goccialar di solitaria felicità mi attardo nel fissare anche le Opere meravigliose di Turner. Partendo proprio da The Slave Ship che per me è la più grandiosa opera di Turner ed uno dei massimi capolavori di tutti i tempi. Mauro caro, quando smetterò di elevare il mio Stupore sulle cose del mondo e sulla meraviglia che costituisce ai miei occhi l’essere umano chiederò a gran voce a chi ne avrà bisogno di prendere la mia Vita senza indugi né remore. La Vita non si lascia vivere quando ingombri il suo dipanarsi nei giorni con le ore morte del cuore insensibile agli eventi da cui se ne ingenera il Senso. Te sai che nulla, eccetto le Scienze Matematiche ed il sommo ardire di Progettare per l’umanità, accende il mio cuore più delle Belle Magnifiche Arti con le quali nei lunghi silenzi della mia intima contemplazione della Bellezza sparsa ovunque nel mondo conquisto me stesso a mete sempre più elevate, eteree e sublimi. Ritornando al tuo eccellente lavoro, lo trovo sommamente interessante come al solito. La tua scrittura scivola via come lo sguardo sull’incipiente tramonto: pochi battiti di ciglia e tutto si compie mentre hai ancora gli ultimi dorati raggi del sole impressi negli occhi; ma è già notte ! Così il tuo scandire il tempo con la parola che più si accumula e più si autogenera miracolosamente diventando autonoma da te e dal tuo originario proposito. Eppure sempre intringe di Senso cio’ che incontra senza saltare un sola mera locuzione ! Bravo ! Ti prendo le mani, le tue sagge ed esperte mani di Uomo di Cultura e di Natura che tanto hanno visto e vissuto e le stringo forte con le mie delicate ed ossute di Eterno Studente sempre pronto ad imparare per trasmetterti attraverso la mia affettuosa presa il mio orgoglio la mia stima e la mia alta considerazione di Uomo di Cultura e di Scienza senza pudore alcuno della tua bella persona. Carissimo amico mio, hai poi pubblicato la nostra meravigliosa corrispondenza ? Presto replicherò alla tua ultima missiva ed eventualmente mi diffonderò ancora sulla tua bella review. Come hai potuto facilmente osservare, qui mi son dovuto dare un limite. Non tutti son pronti e vogliosi di leggere tanto testo che, quantunque ricco di suggestioni ed iperboli, può stancare l’utente medio dei social che è oramai aduso all’immediatezza dei file video o grafici. Anche nella scrittura lirica sento forte la necessità di far di sintesi la prima virtù da servire al lettore distratto da mille fonti luminose brillanti urlanti ed accattivanti. Ad ogni modo, ti rassicuro sul fatto che chi vorrà leggerti lo farà con il massimo rispetto e la massima considerazione, quel che te meriti ed anche di più. Perché i miei amici qui sono tutti assolutamente meravigliosi e gentili, mai nessuno rabbuiò il mio umore con fare svelto o addirittura rude. Mi sovviene d’improvviso, mai dimentico delle parole che ci siamo scambiati, di chiederti a che punto ritieni sei giunto nella tanto agognata conquista dell’ Età Adulta per pronunciare ”le parole più difficili”. Che io invece frequento da sempre senza curarmi più di tanto delle convenzioni e del conformismo che ci dettano un canone così austero e rigido. Io lo dico a fil di labbra senza che questo mandi in frantumi il mio buon nome di maschio assolutamente innamorato di tutto quel che è donna, femmina e femminile in tutti i sensi possibili. Caro amico mio, ti voglio bene !
Carissimi Saluti
@Dario Rossi Speranza
Milano/NewYork


Ciao Dario, ho letto d’un fiato quanto hai scritto e ammetto volentieri di essere solo un istintivo al tuo confronto, con un certo spirito d’osservazione, amore per l’arte e tutto ciò che è bello, compreso il corpo, l’odore, finanche i difetti tipici delle donne, una certa facilità nella scrittura che mi porto dietro, per fortuna, dai primi approcci con la scuola. Inoltre fantasia da vendere, sogni, speranza e spiccato senso dell’umorismo che fanno sorgere in me impensabili metafore. Tutto qui. Tu sei ad un livello… professionista non è il termine giusto poiché si avverte che sgorga dal cuore il tuo saperti esprimere in modo più che eccellente con ogni mezzo, tutta verità, nulla di artificioso. Potrei definirti un istintivo più attrezzato? In ogni caso è bellissimo ciò che hai illustrato in modo forbito sebbene comprensibile pure a un bambino, il periodo scorre piacevolmente perché ciò che segue ha attinenza e si ricollega compiutamente a quanto precede, si giunge alla fine in discesa, soddisfatti, al punto di volerti dire, cosa mai successa in vita mia, con disinvoltura poi, e forse il motivo è che non resta altro, un semplice saluto è insufficiente, inadeguato ad esprimere la stima e l’affetto che nutro nei tuoi riguardi. Ti voglio bene amico mio, ho molto da imparare da te e questa prima lezione l’ho assimilata subito. Un abbraccio.
Mauro Giovanelli – Genova

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