Infinito
(Il suo bacino)
Hai puntato sull’imperscrutabilità
ingannando gli amanti di lunghe notti
trascorse sotto ogni cielo,
quanti si sono prostrati all’ignoto
delle tue innumerevoli pupille,
ciascuna di natura e intervallo diversi,
a volte velate dall’incostanza
dei portentosi riverberi lunari.
Non pochi sono impazziti
senza penetrare il tuo mistero,
tanti vi hanno dedicato l’esistenza,
i più si sono dati semplici risposte
al fine di imporre il loro potere,
incapaci di abbracciare la tua grandezza
decisero di sostituirti con un dio,
se vogliamo più debole e mortale
di ciò che siamo tu ed io.
Carezzando la spessa tela,
il vento mi ha parlato,
ascoltavo disteso a fianco, sulla duna,
e osservavo la tua natura,
sapevo esserti vicinissimo,
la contrazione della distanza
non era più solo tuo prodigio,
ti ho sentito a meno di un ennesimo,
poi accanto, ci siamo toccati,
infine ho preso coscienza d’esser te
e questo vale per tutto quanto t’appartiene.
Mai più lancerò sogni
nelle tue sinuose curvature,
adesso sei me e ogni altra lunghezza,
in qualsivoglia direzione, non esiste,
siamo qui, insieme, nell’indefinito,
appostati fra gli incalcolabili
punti di riferimento che poi,
alla fine, anche al principio,
ciascuno è pure nostro centro
della percezione di spazio e tempo
da cui origina il vuoto e tutto quanto.
Il tuo limite è la luce, costante,
così nelle mani ho una verità assoluta
che diventa la tua debolezza,
mi hai mostrato il fianco
e son ora tua misura di riferimento.
Null’altro potrebbe sussistere
nell’infinitamente grande
e nell’immensamente piccolo
senza rapportarsi alla mia massa,
dunque la creazione è in noi.
Questo ho pensato nell’ammirare la sua figura,
camminava serena, gioiosa veniva verso di me,
i piedi affondavano la finissima, tiepida sabbia
così in pochi secondi mi era vicino,
e in quel preciso momento ho compreso:
La primigenia fonte sono dimensioni e forma del suo bacino.
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale poesia III Millennio”, l’amore da qui all’eternità – Terza edizione