LA GRANDE BELLEZZA DELL’INTERVISTA (giornalisti, pennivendoli e Mr. Signorsì)

LA GRANDE BELLEZZA DELL’INTERVISTA
(giornalisti, pennivendoli e Mr. Signorsì)

In una scena del film “La grande bellezza” lo scrittore giornalista Jep Gambardella (Toni Servillo) intervista Talia Concept (Anita Kravos) dopo che la body-artista ha eseguito la sua performance ossia aver terminato, nuda ma con la testa avvolta da bende, la sua lunga rincorsa dando una craniata pazzesca nel pilastro dell’antico acquedotto romano. Eccola:
– “Cosa legge lei?”
– “Non ho bisogno di leggere, vivo di vibrazioni, spesso di natura extrasensoriale.”
– “Abbandonando per un attimo l’extrasensoriale, cosa intende per vibrazioni?”
– “Come si fa a spiegare con la volgarità della parola la poesia della vibrazione?”
– “Non saprei. Ci provi.”
– “Io sono un’artista. Non ho bisogno di spiegare un cazzo.”
– “Bene allora scrivo che sostiene di vivere di vibrazioni ma non sa cosa siano.”
– “Un momento, cazzo, io non ho detto che non so cosa siano.”
– “Bene, allora cosa è la vibrazione?”
– “Comincia a non piacermi questa intervista. Percepisco da parte sua una conflittualità.”
– “La conflittualità come vibrazione?”
– “La conflittualità come rottura di coglioni. Perché non si calma e si sintonizza sulla mia frequenza poetica?”
– “Ha ragione.”
– “Bravo.”
– “Grazie.”
– “Parliamo dei maltrattamenti che ho subito dal fidanzato di mia madre.”
– “No. Prima voglio sapere cosa è una vibrazione.”
– “È il mio radar per intercettare il mondo.”
– “Vale a dire?”
– “Lei mi ha rotto i coglioni. È un provocatore.”
– “La provocatrice non sopporta il provocatore. Si chiama fascismo.”
– “Io fascista? Vaffanculo. Senta, siamo partiti male. Talia Concept ci tiene all’intervista con il suo giornale. Ha tanti lettori. Ma lei è prevenuto. Perché non la lascia parlare del suo fidanzato con il quale fa l’amore undici volte al giorno e che è un’artista concettuale mica da poco? Rielabora palloni da basket con i coriandoli, un’idea sensazionale.”
– “Senta Talia Concept dice cose di cui ignora il significato. Io di lei, finora, ho solo fuffa non pubblicabile. Se pensa che io mi lasci abbindolare da cose tipo: «Sono un’artista e non ho bisogno di spiegare» è fuori strada. Il nostro giornale ha uno zoccolo duro di pubblico colto che non vuole essere preso in giro. Io lavoro per lo zoccolo.”
– “Ma allora mi lasci parlare del mio accidentato, sofferto, ma indispensabile percorso d’artista.”
– “Indispensabile a chi? Santo cielo, signora, cosa è una vibrazione?”
E Talia scoppia in lacrime e urla:
– “Non lo so cazzo! Non lo so cosa è una vibrazione. Sei un ossessivo del cazzo, Gambardella. Parlerò con la tua direttrice e le dirò di mandarmi un altro cazzo di giornalista, di statura più elevata della tua.”
– “Una preghiera. Quando parlerà con la direttrice, abbia tatto con il concetto di statura. Sa, la direttrice è nana. Ha tanto sofferto per questa caratteristica.”
Per quanto mi risulta l’unico giornalista di questo Paese che durante un’intervista abbia posto una domanda al nostro Primo Ministro Renzi Matteo sugli stratosferici, ignobili e vergognosi stipendi dei politici, sia stato l’inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo.
Infatti intorno alle ore 23 e 30 circa del 13 marzo 2014, durante la trasmissione “Porta a Porta”, al suono del campanello, da sempre simbolo, oltre i plastici, del talk show di Bruno Vespa, entrò Aldo Cazzullo, che sparò al Matteo nazionale tre domande in merito alle quali chiese altrettante precise risposte. Con voce flebile, quasi inudibile, espressione timorosa come quella di un bambino che sta per affrontare il suo primo esame, il Cazzullo formulò i suoi quesiti.
Ecco come si sviluppò l’incontro con il nostro Presidente del Consiglio:
– “Io vorrei farle tre domande su altrettanti argomenti.”
– “Dica pure.”
– “Se potesse riferirci qualcosa sulle prossime nomine ai vertici delle cinque grandi aziende di Stato, quale è la sua opinione circa l’ipotesi di riduzione degli stipendi dei parlamentari e infine come intende proporsi con l’Europa e la Merkel alla luce dei nuovi obiettivi da lei appena elencati.”
– “Benissimo! Vengo subito a quest’ultima che è la più complicata.”
In un susseguirsi di acrobazie verbali, celie, convivialità, sorrisi, ammiccamenti, circa i futuri rapporti con la UE ebbi il piacere di scoprire che siamo i più importanti del vecchio continente. Proseguendo sulle nomine di Enel, Poste, RAI, ENI e Finmeccanica constatai come in concreto la nostra Guida scout non avesse esposto alcunché e così concludendo scese un silenzio tombale rotto dal cronista che a fil di voce, timidamente, gli ricordò di non essersi ancora pronunciato su un terzo argomento. A questo punto, con un colpo di reni eccezionale, effettuando una piroetta mentale davvero stupefacente il Capo del Governo così ebbe a pontificare:
– “Circa gli stipendi dei parlamentari non è importante quanto guadagnano ma quello che fanno.”
Seguì un brevissimo momento di confusione, partecipe attivo il conduttore, nel corso del quale al saltimbanco venne predisposta la via di fuga, da lui imboccata alla maniera di Arsenio Lupin inseguito dall’ispettore Zenigata. perciò si lanciò a spiegare cosa avrebbero dovuto fare questi fenomeni che gestiscono la “Cosa Pubblica”. Tutto qui. Non ricordo se il Cazzullo venne ancora inquadrato, forse per pochi secondi che misero in evidenza il suo viso sudato e lo sguardo soddisfatto di chi prende coscienza esser riuscito a superare un test.
Io lavoro molto di fantasia, forse perché cerco di rifiutare la triste realtà che stiamo vivendo da decenni con certa gente al potere, ma voglio provare ad immaginarmi se l’intervista avvenisse oggi e al posto del Cazzullo ci fosse un Jep Gambardella:
– “Come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani, che sono i più alti del Mondo e i secondi in graduatoria guadagnano la metà di voi?”
– “Circa gli stipendi dei parlamentari non è importante quanto guadagnano ma quello che fanno.”
– “Abbandonando per un attimo ciò che voi state facendo, come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani cosa, tra l’altro, che lei aveva messo sul tappeto durante la campagna elettorale per le primarie?”
– “Come si fa a spiegare in poche parole la soluzione di un problema che si trascina da molti lustri?”
– “Non saprei. Ci provi, con quello che guadagna non dovrebbe avere difficoltà ad esprimersi in tal senso. È stato così loquace tutta la sera.”
– “Io sono il Capo del Governo. Non ho bisogno di spiegare un cazzo.”
– “Bene, allora scriverò in prima pagina che lei, dipendente dello Stato e rappresentante dei cittadini, sostiene di non sentire il bisogno di spiegare alcunché a chicchessia.”
– “Un momento, cazzo, io non ho detto proprio questo.”
– “A me è parso di sì. Comunque bene, allora come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani?”
– “Comincia a non piacermi questa intervista. Percepisco da parte sua una certa conflittualità e non capisco perché il conduttore non intervenga a porre fine a questo strazio. Parliamo delle riforme che abbiamo in programma, dell’ottima squadra che ho messo in campo per risolvere le tante anomalie di questa nostra Italia.”
– “No. Prima voglio sapere come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani. Mi pare che questa sia la prima delle anomalie cui lei si riferisce.”
– “Lo stipendio è una gratificazione che dà gli stimoli necessari ad intercettare i problemi non solo italiani ma anche Europei e mondiali.”
– “Vale a dire?”
– “Lei mi ha rotto i coglioni. È un gufo.”
– “Il Capo del Governo non sopporta le domande scomode. Si chiama fascismo.”
– “Io fascista? Vaffanculo. Senta, siamo partiti male. Renzi Matteo ci tiene a mantenere buoni rapporti con il suo giornale, ha tanti lettori. Ma lei è prevenuto. Perché non lo lascia parlare della sua infanzia, l’esperienza nell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, la sua partecipazione al programma televisivo «La ruota della fortuna», vincendo ben 48 milioni di lire, la scuola, i primi approcci con il mondo della politica, i suoi trascorsi come segretario provinciale nel Partito Popolare Italiano, poi ne La Margherita, ancora Presidente della Provincia di Firenze infine Sindaco di Firenze. Una carriera sensazionale.”
– “Ascolti Renzi Matteo, dice cose che tutti conoscono. Io di lei, finora, ho solo fuffa non pubblicabile. Se pensa che io mi lasci abbindolare da frasi tipo: «Sono un politico geniale e non ho bisogno di spiegare» è fuori strada. Il nostro giornale ha uno zoccolo duro di pubblico colto che non vuole essere preso in giro. Io lavoro per lo zoccolo.”
– “Ma allora mi lasci parlare del fatto che sono il Capo di Governo più giovane della storia d’Italia, della mia indispensabile corsa al potere.”
– “Indispensabile a chi? Santo cielo, come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani?”
E Matteo ha un moto di stizza, guarda Vespa ma questi ha le antenne basse, allora alza la voce:
– “Non lo so cazzo! Non so cosa risponderle, il problema è delicatissimo. Lei Gambardella è un ossessivo del cazzo. Parlerò con il suo direttore e gli dirò di mandarmi un altro cazzo di giornalista, di apertura mentale più ampia della sua.”
– “Un’informazione e una preghiera. Tenga presente che il nuovo direttore della mia testata è Luciano Fontana subentrato a Ferruccio De Bortoli. Quando gli parlerà abbia tatto con il concetto di apertura mentale. Come lei ben saprà questi capovolgimenti alla dirigenza di un quotidiano così importante hanno diversi risvolti non ultimo la carenza di apertura mentale di alcuni collaboratori, come nel vostro mondo, quindi la necessità di rinnovarsi. Sta già tanto soffrendo per risolvere questo primo problema, purtroppo il mercato dell’informazione è diventato quello che è.”
A questo punto mi è venuto in mente un bellissimo film del 1970, “L’impossibilità di essere normale” diretto e prodotto da Richard Rush e appartenente al filone delle opere sulla contestazione studentesca. È contemporaneo del più celebre “Fragole e sangue” di Stuart Hagmann, pellicole che non passano mai sui nostri teleschermi. Vi si narra del trentenne Harry Bailey (Elliott Gould) che dopo essersi dedicato con passione e per alcuni anni all’impegno politico, ormai piuttosto disilluso si allontana dal movimento studentesco e torna a studiare all’università per diventare insegnante, l’unico modo di entrare a far parte del sistema senza venir meno alle proprie convinzioni e trasmettere, se non la verità, almeno il desiderio di ricercarla.
La grande bellezza degli ideali è finita da un bel pezzo. Ritornerà?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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