I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas (per raccontare un po’ di me)

I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas
(per raccontare un po’ di me)

Nella vita mi è accaduto, e succede tutt’ora come certamente capiterà a ciascuno di voi, di incontrare individui, anche virtualmente, che disturbano, emettono riverberi negativi, lo si avverte subito, all’istante poiché, come le onde gravitazionali appena rilevate, attraversano il tuo “essere” lasciando segni negativi nel cuore, incidono sull’educazione ricevuta, ti domandi il motivo per cui tale e tanta ignoranza, incapacità di riflettere, pensare, ragionare si possa concentrare in una sola persona.
Tra l’altro nel tentativo di ferirti, essendo questo il loro unico obiettivo e scopo di vita per trascinarti nell’alveo melmoso in cui si riproducono, gli appartenenti a questa tribù ti apostrofano (considerandoli epiteti) con “PROFESSORE” o “INTELLETTUALE”, evidenziati così, in maiuscolo, che sta a significare lo scritto urlato.
Io sono professore, ho insegnato alcuni anni alle medie superiori, sono un intellettuale poiché fa parte di me, ho svolto pure incarichi di prestigio e comando nelle aziende e nell’esercito e, a causa di ciò, ho avuto accesi confronti con sindacati che abusavano del loro potere, li avevo avvertiti di questo, non mi hanno ascoltato ed ora contano meno di zero.
Mi relaziono anche con scrittori e giornalisti, artisti, ecc. Adesso i mediocri diranno: “Ma va! Chi è costui?” Senza ovviamente sapere chi fosse Carneade. Rispondo subito:
Per diversi anni trascorsi lunghi periodi estivi in villa, nell’entroterra genovese. Avevo incaricato un contadino, viveva solo in una baracca poco distante, di gestire giardino, terreno e quant’altro durante la mia assenza. Aveva la terza elementare e spesso lo invitavo la sera a bere qualcosa con me, di fronte al caminetto acceso si chiacchierava di ogni cosa, era un vero piacere ascoltarlo, la sua vita, esperienze, i segreti del bosco, come riconoscere una pianta, il canto degli uccelli, il rumore del vento, viceversa lui stava a sentire le mie iperboli, con interesse non comune, e capiva, rimaneva affascinato, mi poneva domande, argute, intelligenti; facevamo le ore piccole a conversare. Costui era un intellettuale e filosofo a sua insaputa. Io sono così e ho cercato di condividere questo caro ricordo per illustrare il metro che adotto nel valutare i miei simili. Lo stesso criterio ho applicato in giro per il mondo, da est a ovest, nord e sud, ancora adesso, sempre affascinato dagli ultimi, come l’inarrivabile Pasolini che, è vero, aveva l’accento friulano, come tanti nostri politici il loro, solo che… lui era Pasolini.
Adesso mi è capitato di incrociare (solo via etere per mia fortuna) una “signora”, non ricordo il nome, ma dal suo modo di porsi si evince l’ignoranza, mancanza di intelligenza, cultura ai minimi termini, maleducazione, volgarità assoluta, priva di un solo barlume di stile, in poche parole una che, senza alcun senso, lancia fendenti a vanvera, a destra e manca, come se si confrontasse in duello a fianco dei tre moschettieri che solo lei vede (da qui il titolo del mio pezzo) come eroi, personaggi certo (immaginari) ma comunque al servizio del Potere. Penserà di essere una d’Artagnan della conoscenza.
Personalmente mi accosto più a Don Chisciotte, scrivo cose sul Potere che altrove non vedo così “dirette” e sono orgoglioso di essere stato definito “Bukowskiano”, preceduto da apprezzamenti che mi hanno compiaciuto, da un eccellente scrittore e uomo di levatura morale non comune. Il suo libro “Un commissario”, autore Ennio Di Francesco, Castelvecchi Editore, dovrebbe essere adottato nelle scuole e obbligatoriamente fatto leggere da chi si mette a gestire la “Res publica” (Bersani compreso).
Però non sono ancora arrivato a mandare direttamente “affanculo”, tipico del grande Henry Charles, “Hank” per gli amici, ci sono vicino se non altro per guadagnare tempo.
Stavo dicendo di questa persona che ha avuto l’onore di sfiorarmi appena nell’etereo che la circonda, secondo lei in singolar tenzone, nel senso che parla da sola, permettendosi pure di “colloquiare” con terzi sul mio post. Ciò è prova della sua scorrettezza, “qualità” che va nel sacco insieme a tutto il resto, basterebbe che alzasse lo sguardo per rendersi conto che il suo ring ideale potrebbe essere la stalla poco avanti a destra o il recinto dei somari a sinistra.
Che tempi stiamo vivendo! Neppure credo si sia arrivati al fondo. Ringrazio tutti dell’attenzione e, per coloro arrivati fin qui, un abbraccio affettuoso (escluso alcuni, quelli che sanno di non meritarlo).

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas (per raccontare un po’ di me)” è stato pubblicato il 16 MARZO 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it:

Immagine in evidenza: a sinistra “Don Chisciotte” di Pablo Picasso – a destra “i tre moschettieri” ricavata dal web

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Un commento su “I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas (per raccontare un po’ di me)”

  1. I miei nipoti , i miei alunni chi mi vuol bene mi abbraccia tanto anche se io so che non sempre me lo merito!!!!
    Bella la storia! Ma l’immagine del signorotto in campagna con il contadino in baracca…..
    Il caminetto acceso in estate …solo a Genova…..
    Non confonderei filosofia e cultura contadina, alla quale va tutto il mio rispetto: amo le persone con i piedi ” sulla terra” Gli ultimi sono un’altra cosa ,ognuno di noi per il proprio vissuto ha la propria idea…….. c’e chi ha vissuto nello stagno e chi ha vissuto nell’oceano! Continuerò a leggerti perché mi stimola……..e “mi piace”!!!!!!

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