LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

Fulvio… questo splendido lavoro richiama alla mente troppe cose, non puoi giocare con l’arte, liberare senza alcun freno la tua stizza, innanzi tutto è improduttivo, già capiscono poco quando ti mantieni sul normalmente anormale figurati nel momento in cui sconfini, e ti capita spesso perché nella tua natura, poi è rischioso, gli specchi sono porte che conducono ad altre dimensioni, sipari dell’inconoscibilità, discontinuità del tempo e dello spazio, ciò che riflettono non è il mondo di qua ma l’altro, tutti lo evochiamo e temiamo ma neppure possiamo immaginarlo… tu non sei solo un artista ma esploratore dell’inconscio, il tuo soprattutto, che ti spinge alla continua ricerca della verità che alcuni dicono essere sotto i nostri occhi, altri sostengono l’impossibilità di poterci arrivare ma di tanti discorsi alla fin fine te ne strafotti, continui imperterrito per la tua strada e non vendi un cazzo anche se un tuo quadro è esposto in una importante pinacoteca, ma chi vuoi che si metta in casa un pezzo del genere? Inseriscono tanti “mi piace”, commenti scontati, bello, bellino, pacche sulle spalle, bravo, forte e via di questo passo ma in concreto non ci hanno capito una benedetta sega e potrai a mala pena accettare questo mio commento per il semplice fatto che pure io non scherzo nella masturbazione neuronale attraverso le tese sinapsi. In quest’opera quello che ad un osservatore disattento potrebbe sembrare avvallamento, la curvatura della base per chissà quale attrazione gravitazionale altro non è che la testa, il cervello imploso della donna che tenta di osservare se medesima, il resto appena accennato indica la sua propria inconsistenza e l’altra realtà che lei percepisce. Al di qua siamo tutti noi, donne e uomini, potremmo pure essere la Regina Ravenna: “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e lui di rimando «“Mia regina, in questo giorno ha raggiunto la maggiore età una fanciulla più bella persino di te. È lei la ragione per la quale svaniscono i tuoi poteri” – “Chi è?” – “Biancaneve!” – “Biancaneve? È lei la mia rovina? Avrei dovuto ucciderla quando era fanciulla” – “Ti avverto, la sua innocenza e purezza possono distruggerti. Ma lei è anche la tua salvezza, o regina. Prendi il suo cuore con la tua mano e non dovrai mai più consumare giovani vite. Mai più sarai debole o vecchia”». Regina Ravenna… “Immortalità… immortalità in eterno…” (1) Capito Fulvio? Sappiamo tutti come termina la fiaba perché l’immortalità è difficile da raggiungere, non impossibile ma arduo, e il percorso giusto è quello che hai intrapreso, sei nato per questo, mettere in bella mostra la caducità del corpo, il contenitore che trasporta chissà quale sostanza che ci permette di confrontarci, pensare, sognare, patire. Cerchi la dimensione dove potresti finalmente essere compreso dai tuoi simili. “Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa; ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?” (2) Qui sì che troveresti i veri estimatori delle tue opere meravigliose (ed i miei se permetti caro amico) “Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta” ribatté il Gatto alle parole di Alice. “E da cosa giudichi che io sia matta?” ­ “Devi esserlo, perché altrimenti non saresti qui”. Mi sto spiegando? Tali interrogativi non sono ovviamente rivolti a te caro amico ma a coloro che ammirano… ehm! “Osservano” inebetiti il tuo dipinto e quanti avranno la bontà di leggermi. Del resto la spiegazione di tutto non è nella delicatezza, quasi trasparenza con cui tratteggi la femmina, le sue parti essenziali, seni e il triangolo misterioso di cui noi maschi non teniamo memoria ed è perciò che ci ritorniamo continuamente sopra, per rammentare, ma la risposta sta nei segni impressi alla base, la minuta ringhiera in ferro della mensolina, che non sono demotico, aramaico, greco antico, copto, tardo latino o chissà quale altro idioma bensì la lingua con cui cerchi di esprimere i tuoi lavori, che io recepisco e traduco ma… gli altri? Noi (concedimi questo plurale) viviamo nel Paese delle Meraviglie, luogo in cui ognuno lo percepisce a modo suo, dove il Cappellaio Matto possiede un orologio che segna solamente i giorni del mese e quando Alice gli domanda stupita perché non segni le ore, come tutti gli orologi “normali”, quello risponde indispettito “E perché dovrebbe segnarle? Il tuo orologio, per caso, segna gli anni?” – “Naturalmente no!” rispose pronta Alice così come farebbero tutti quelli intorno a noi a scrutare le tue eccelse opere. Che poi, in buona sostanza, nella sua apparente assurdità, la domanda è indubbia: “Chi avrebbe deciso che un orologio debba per forza segnare le ore?” Qui, su questa Terra tutti pensano solo al tempo che “perdono”. Capito Fulvio? Il resto non interessa. Infatti noterai quanto ogni mattina sono indaffarati gli agenti di borsa appiccicati ai video dei loro computer, in quegli stanzoni pieni di luci intermittenti come tanti alberi di Natale, a volte disperati per le dichiarazioni di Trump piuttosto che i passatempi di Lapo (non Gianni), altre esultanti perché i veri “stanziati”, coloro che gestiscono tutto, i Titani, sono i “mercati” da cui ogni cosa discende. “Se tu conoscessi il Tempo come me, non parleresti di perderlo! Scommetto che non hai mai parlato con lui” – “Non mi pare…” rispose Alice prudentemente – “…ma so che quando studio musica debbo batterlo” – “Adesso capisco!” replica il Cappellaio – “Ma lo sai, almeno, che lui non sopporta le bastonate? Se tu riuscissi a restare in buon accordo con lui, ti farebbe tutto quello che desideri tu!”.
Fulvio, colui che sta dall’altra parte dello specchio ed ha un metro in mano più lungo o corto per la deformazione rifrattiva e l’osservatore ha il medesimo metro, lungo proprio un metro per questa porzione di mondo, potrà eccepire all’immagine che quello che tiene in mano è più corto o lungo del suo ma ella (l’immagine) sosterrà il contrario poiché la sua intera dimensione è uniformata alla misura di riferimento in cui vive. Einstein ci era arrivato…
Fulvio, complimenti, grazie di esistere, non fermarti e continua la tua ricerca… vedrai che arriveremo alla meta.
Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

(1) DAL FILM “Biancaneve e il cacciatore film del 2012 diretto da Rupert Sanders e interpretato da Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Sam Claflin e Bob Hoskins nella sua ultima apparizione.

(2) Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland) è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll.

(2) Sir John Tenniel (Londra, 28 febbraio 1820 – Londra, 25 febbraio 1914) è stato un pittore e illustratore inglese. Per quasi tutta la carriera disegnò vignette satiriche e caricature per la rivista Punch, ma viene ricordato soprattutto per le sue illustrazioni per i due romanzi di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie e Dietro lo specchio. L’influenza dell’opera di Tenniel nella storia dell’illustrazione si può osservare per esempio nei disegni di artisti gotici come Edward Gorey, Mark Ryden e Dame Darcy.

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “Specchio 2016” – Tecnica mista su tela – Dimensioni cm 28 x 43

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PERCHÉ IL TITOLO: “BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…”

PERCHÉ IL TITOLO:
“BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…”

L’affondamento del transatlantico britannico Titanic per collisione con un iceberg, precisamente il “RMS Titanic” della classe Olympic, avvenne la notte tra il 14 ed il 15 aprile del 1912 e il conseguente drammatico naufragio nelle prime ore del 15 aprile.
Era il periodo di transizione fra la navigazione a vela, nella quale l’ordine “barra a sinistra” significa timone a destra al fine di virare appunto a destra, similmente “barra a dritta” per deviare a sinistra, e quella meccanica il cui comando “timone a dritta” significa virare a destra viceversa “timone a sinistra”. Sembrerebbe che all’avvistamento dell’iceberg il primo ufficiale William Murdoch avesse impartito “timone tutto a dritta” e “macchine indietro tutta” con l’intento di spostare la poppa a sinistra permettendo l’accostamento della nave a destra così da allontanare dal pericolo la fiancata destra dello scafo e lasciar sfilare la montagna di ghiaccio a dritta del natante. Sembrerebbe che il timoniere Robert Hitchens eseguì in un primo momento la manovra secondo la scuola della vela ossia mise il timone (“barra”) a destra provocando un’evoluzione contraria dopodiché modificò la rotta. Ovviamente la verità “vera” non si saprà mai, forse…
È tutto chiaro? Ne siete certi? Beh! Ho la sgradevole sensazione che la nostra Penisola sia alla deriva, in un mare stracolmo di strani oggetti fluttuanti di qua e di là ma non ghiaccio, hanno colore mutevole che passa dal marrone scuro al nero e paiono informi monoliti ancora più minacciosi, incombenti, oppressivi. Gli indigeni o abitanti sono piuttosto disturbati e confusi, dal “timoniere” all’ultimo cittadino.
Per questo a conclusione della trilogia iniziata con “DESTRA E… MANCA” seguito da “A DESTRA DI NESSUNA SINISTRA” ho deciso di intitolare “BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…” il libro che sto per dare alla stampa. In quest’ultimo ho imbarcato poesie, brani, citazioni, articoli, appunti di viaggio, in definitiva i miei bagagli proprio in previsione di un eventuale e drastico dirottamento.
Avete notato come alla fin fine venga sempre tirato in ballo il “timoniere”? Anche nel “caso Costa Concordia” lo Schettino cercò di scaricare sul marinaio ogni colpa (a parte quella di essersela data a gambe levate).
Mi domando e concludo. È mai possibile che in questo Paese non ci siano persone della statura del Comandante Gregorio De Falco che ingiungano ai nostri politici “Scendete da bordo, cazzo!”. Scusate! Ho dimenticato che costoro vengono resi “inoffensivi” trasferendoli da Livorno a Napoli per collocarli dietro una scrivania… il giorno stesso in cui vengono presentate le motivazioni circa la condanna in appello degli Schettino che, al contrario salgono in cattedra.
E se dicessimo “NO”?

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SE SÌ… È D’OBBLIGO VOTARE “NO”

SE SÌ… È D’OBBLIGO VOTARE “NO”
(cercando di sgombrare il campo circa l’equivoco sulla posizione di Renzi Matteo quale Presidente del Consiglio)

Ecco come Jean Paul Sartre, nel 1952, sintetizzava dal punto di vista esistenziale la condizione di squilibrio tra la feroce dittatura di Stalin (non dimentichiamo che costui rese il termine “comunista” una parola impronunciabile) che nel 1940 riuscì finalmente a far assassinare il suo peggior rivale Lev Trockij facendo crollare definitivamente il sogno di Marx ed Engels su un affrancamento dell’umanità dal “bisogno” e il conseguimento del “socialismo reale”:
I comunisti sono colpevoli perché hanno torto nella loro maniera d’aver ragione, e ci rendono colpevoli, perché hanno ragione nella loro maniera d’aver torto”.
La citazione potrebbe non dire alcunché su quanto segue al contrario qualcuno, chissà, magari sarebbe in grado di trovarla attinente. Andiamo al nocciolo della questione e mettiamola così:
“E’ corretto dire che secondo la Costituzione Titolo III articoli 92 e seguenti il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio, ecc. ecc.” Questo è vero.
Se sì…
– Posso affermare che è altrettanto corretto dire che dopo l’ultimo Presidente del Consiglio nominato dal Presidente della Repubblica a seguito di regolari elezioni (Berlusconi, dimissionario dal 2011) i tre successivi (Letta, Monti, Renzi) sono stati scelti dal medesimo Presidente della Repubblica senza disporre di alcuna indicazione di voto?
Qui mi devo soffermare per una’importante precisazione che a prima vista potrebbe sembrare attenuante invece, osservandola al microscopio polarizzato, a me pare un’aggravante non da poco.
È vero che dopo il catastrofico Monti (voluto da chi? La scusa si conosce: “per salvare l’Italia”. Da che cosa?) ci furono le elezioni del 2013 “vinte” dal PD di Bersani per un pelo di acaro avendo il M5S, rivelatasi seconda forza politica nazionale, scompigliato equilibri risalenti al Triassico Medio. Venne comunque conferito al buon Pier Luigi l’incarico di formare il Governo (diciamolo pure, non è un fulmine di guerra, omologato come tanti altri, e la sua campagna elettorale affidata interamente alla tintoria sotto casa per “smacchiare” il giaguaro fu disastrosa, e pure leggermente patetica, come quella della “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria). Il filosofo uscito dalla Università di Bologna Alma mater non riuscì a far capire a Beppe Grillo la “critica della ragion pura” di Immanuel Kant quindi dovette ritirarsi con “summo gaudio” di tutti i suoi colleghi di Partito (valli a capire questi). E cosa fa il capo dello Stato? Si inventa Letta (nipote), mica l’ultimo arrivato, uno sveglio al punto che, stranamente, riesce a fare il miracolo (sarà l’ultimo): formare il Governo. In tutto il suo mandato tre sono state le invenzioni di Enrico: “Non sono Babbo natale”, “Non ho la bacchetta magica” e, micidiale, “Mica ci ho scritto ‘Jo Condor’ in fronte”. Un inciso: In Spagna (Repubblica unitaria, Monarchia costituzionale, Sistema parlamentare) nella attuale situazione post recenti elezioni è stato dato tempo ai partiti di trovare un accordo di governo entro il prossimo 2 maggio. Se per tale data non ci sarà un Presidente, saranno convocate nuove elezioni già fissate per il 26 giugno. Perché Napolitano non ha fatto altrettanto? Già dopo Berlusconi, ma pure con il fallimento Bersani, e anche dopo il soporifero Letta (nipote).
Se sì…
– Posso asserire che, essendo la nostra una Repubblica Parlamentare e non Presidenziale, dopo il primo evidente errore di valutazione da parte di Napolitano sulla scelta effettuata (voluto o no?) con Monti, ed il secondo sbaglio con Enrico Letta, alla terza “distrazione” con Renzi Matteo l’Italia è da cinque anni nelle mani delle (dubbie?) decisioni del Capo dello Stato a parte le elezioni del 2013?
Se sì...
– È giusto porsi la domanda del perché, almeno dopo Letta, egli non abbia sciolto le Camere e chiamati i cittadini alle urne?
Se sì…
È esatto dichiarare che in questo lustro il Popolo Italiano non ha più avuto modo di decidere da quale partito o coalizione di maggioranza relativa statuita a seguito di regolari elezioni Napolitano avrebbe dovuto “estrarre” il nome cui assegnare l’incarico di formare il Governo? In questo caso il suffragio del 2013 non ha peso.
Se sì…
È esatto dire che Renzi Matteo è al Governo per decisione del Capo dello Stato (cui gli è consentito farlo) ma non su indicazione della volontà dei cittadini?
Se sì…
E tenendo conto che mai nella storia della Repubblica si è verificata una situazione così palesemente contraria ai princìpi di una Repubblica Parlamentare…
È regolare dire che Renzi Matteo governa legalmente ma non legittimamente? Ossia svolge quell’incarico senza che gli sia stato assegnato dal Popolo sovrano?
Se sì…
Ho finito, grazie. Anzi no, neppure si potrebbe parafrasare Jean Paul Sartre che sarebbe un po’ come dare un colpo al cerchio e uno alla botte per il semplice fatto che abbiamo una legge elettorale dichiarata incostituzionale da tempo per cui “Renzi (e Napolitano) sono colpevoli. Punto.”

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ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di Mauro Giovanelli – SANTA MERETRICE

ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di Mauro Giovanelli
SANTA MERETRICE

[…]
La donna si passa un batuffolo di cotone lungo le spalle, sul petto, nella parte lasciata scoperta dalla camicetta leggera appena sostenuta dai seni perfetti, giovani. Una spallina è abbandonata lascivamente lungo il braccio a dichiarare l’appartenenza all’uomo. La carnagione creola è liscia e profumata, il viso di una Madonna delle Ande tanto la dolcezza ha aderito a quell’ovale perfetto. Gli occhi grandi, neri e profondi esprimono soddisfazione femminile per aver dato godimento all’uomo, essere piaciuta e desiderata, compagna e consolatrice. Osserva con languore l’amante che si sta rivestendo nella speranza di attirare ancora la sua attenzione e cogliere in lui l’appagamento dei sensi. Bella, bellissima, fronte proporzionata, liscia, naso meticcio, regolare, muliebre, le orecchie precise, i capelli nerissimi, lucidi, con riflessi della notte, anche per la leggera patina del sudore di un rapporto appena consumato. È seduta accanto a un robusto tavolo in noce e mentre con calma e serenità immerge il tampone nella piccola coppa per raccogliere altra essenza profumata, non stacca lo sguardo dal viso del compagno, e quello sguardo è ammiccante, generoso, dice che è pronta ancora ad offrirsi, non fosse bastato. Lui la osserva malinconico, studiandola come fosse l’ultima volta e volesse imprimere quell’immagine nella sua mente. Fatica ad infilarsi il secondo stivale poi, con uno strattone, ecco fatto. Si alza, abbottona distrattamente la camicia, pensieroso, pure i polsini, continua a guardare la femmina, un’opera d’arte definitiva, creatura perfetta. C’è calore in quell’istante, più profondo e intenso di qualunque altro vissuto, e rimpianto. Come un fulmine il ricordo della donna amata rischiara i suoi occhi. Dopo aver allacciato i pantaloni controlla il revolver traguardando il tamburo, i colpi ci sono tutti, con determinazione ripone l’arma nel fodero. Raccoglie l’automatica, fa scorrere il carrello per mettere la pallottola in canna, poi dedica molta cura nel riporla dietro la schiena, sotto la cintura. Nell’istante in cui si infila il gilè viene interrotto da un vagito, scosta il lenzuolo steso a fare da divisorio, un bimbo si agita nella culla, vuole la sua parte. Ora verifica ogni tasca, ritrova le sue cose, l’astuccio del tabacco, cartine, fiammiferi, e quello che sapeva doveva esserci, un sacchetto in pelle con monete d’oro. Ne raccoglie alcune, le conta facendole saltellare nella mano, ci ripensa, torna in sé e le depone tutte sul letto. I due si guardano e il loro discreto, impercettibile sorriso è la storia del mondo. Questa volta il rumore che ode improvviso non proviene dalla culla, egli va alla finestra, solleva cautamente la tendina, e lungo il corso in direzione contraria a quella da lui presa non più tardi di due giorni fa, una folla immensa procede lentamente intonando laudi e preghiere. A guidare questo corteo, al centro, un’accozzaglia di pezzenti, alcuni in abito bianco, altri vestiti di sacco, a piedi nudi, in processione di penitenza, propiziano il Signore, volto coperto, corona di spine in capo, piedi nudi, flagelli in mano. In questa lunga sfilata nobili e plebei, vecchi e giovani, a due a due, preceduti da gonfaloni e da cappellani con la croce, piangono mentre si fustigano a sangue le spalle, il torace. Cento, mille, avanzano lenti, cadenzati invitando tutti a pentirsi dei loro peccati. A un segnale il corteo si ferma, i frati aspergono incenso a simboleggiare l’essenza divina del Cristo. Uno degli incappucciati dirige la litania:
– O Dio, creatore e custode di ogni cosa, concedici di essere ministri della tua carità secondo lo spirito del Tuo Verbo.
– Per questo ti preghiamo – risponde in coro la folla.
– O Padre, concedici di giungere alla perfezione della carità evangelica.
– Per questo ti preghiamo.
– O Padre, santifica con il tuo Santo Spirito i nostri corpi infetti.
– Per questo ti preghiamo
– Signore Gesù, benedici le nostre carni martoriate.
– Per questo ti preghiamo.
I flagelli con cui si percuotono sono composti da una specie di bastone dal quale, sul davanti, pendono tre robuste corde con grossi nodi a loro volta attraversati da spine di ferro incrociate, molto appuntite, che li passano da parte a parte sporgendo dal nodo stesso per la lunghezza di un chicco di riso o anche più. Con questi strumenti i disgraziati si battono il busto nudo, così che si gonfia, assume una colorazione bluastra, si deforma, mentre il sangue scorre in ogni direzione imbrattando il selciato.
– Signore, donaci la forza di portare insieme ogni pena che incontriamo sul nostro cammino.
– Per questo ti preghiamo.
– Signore, accompagnaci nella missione della vita terrena per ritrovarci uniti per sempre nella gioia del tuo Regno.
– Per questo ti preghiamo.
– Signore, nostro Padre e nostro Dio, per la rinuncia alle tentazioni di questa vita terrena voglia tu accogliere le nostre speranze per il mondo che verrà.
– Per questo ti preghiamo – fa eco quella congrega di fanatici.
Alcuni si configgono spine di ferro in profondità nella carne, nelle cosce, al punto che per toglierle devono fare ripetuti tentativi, poi ricominciare. Le donne si tirano i capelli, a volte ne rimangono ciuffi nelle mani, stramazzano a terra e urlano, indemoniate, si strappano le vesti, tutto un contorno di isteria collettiva.
– E aiutaci a preparare l’avvento del regno dello spirito, donaci la salvezza eterna.
– AMEN! – Risponde all’unisono la moltitudine, ed è un segnale.
La processione riprende. L’uomo osserva questa macabra rappresentazione, la mortificazione della carne, spettacolo osceno. La sua convinzione si fa sempre più forte. Ormai la risposta l’ha avuta, ora si tratta di apporre il sigillo.
– È per placare l’ira divina – dice ingenuamente la donna che lo richiama alla realtà, tanto per dire.
Lui si volta di scatto, vede la purezza fatta persona che con un cenno del capo lo invita a restare, gli occhi languidi, profondi, incantevoli, lo reclamano. L’uomo getta un rapido sguardo al bambino, ritorna alla donna, abbassa la testa per vestire il cappellaccio nero, un vecchio Stetson a tesa larga e calotta schiacciata, apre la porta, la chiude dietro sé.
È l’oste che lo blocca sulla veranda.
– Mi sembri più rilassato, quasi un’altra persona, anche se non hai perso l’aspetto di uno che sembra aver fatto molto cammino, più ti quanto la tua età potrebbe far supporre. Mi sbaglio?
– Così sembrerebbe. No, non sbagli.
– Ne valeva la pena?
– E chi lo sa! Per la carne, forse. Solo per quello.
– Carne? Che stai dicendo?
[…]

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2015 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: disegni dell’artista toscano Fulvio Leoncini – dimensioni cm 21×30 ciascuno – cod. 789-2015 la figura femminile – cod. 783-2015 la figura maschile

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ATTENZIONE!

ATTENZIONE!

RICORDO A TUTTI CHE PER L’IMMINENTE REFERENDUM:

1) CHI VOLESSE VOTARE “NO” DEVE FARE UNA CROCE SUL SIMBOLO NO.

2) CHI VOLESSE VOTARE “SÌ” DEVE CANCELLARE IL SIMBOLO “NO” CON UNA CROCE.

FACILE! NON CI SI PUÒ SBAGLIARE.

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: FACSIMILE SCHEDA PER REFERENDUM 4 dicembre 2016

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TI(N)TO HA RITINTO I TETTI (versione aggiornata)

TI(N)TO HA RITINTO I TETTI
(versione aggiornata)

Il regista Tinto Brass che, contrariamente al pensare comune e bigotto, ha girato anche dei film degni di nota sostiene:

Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna e non è una maschera ipocrita.”

Dal punto di vista dell’antropologia umana è incontestabile, a mio avviso naturalmente, e ritengo che Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, sarebbe d’accordo con Tinto. Invece non saprei cosa ne potrebbe pensare Renzi Matteo. “Ti(n)to, tu t’ha ritinto il tetto, ma tu ‘un t’intendi tanto di tetti ritinti!!”(1). Più o meno sempre questo il senso dei suoi interventi, dalla Confcommercio al salotto di Bruno Vespa, comparsate TV, rarissimi confronti, viaggi diplomatici (memorabile quello in Argentina spacciando la perifrasi per una poesia di Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo) fino al ricevimento di fine mandato di Obama con cui, nell’abbraccio, si sono vicendevolmente sussurrati “We can!!”… mettendoci entrambi la faccia.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Scioglilingua toscano

Immagini in evidenza: Al centro disegno del grande artista toscano FULVIO LEONCINI – Ai lati ricavate dal web

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GRAZIE DARIO ROSSI SPERANZA – PROFILO DI MAURO GIOVANELLI – DUE RIGHE O POCO PIÙ SU ME MEDESIMO

GRAZIE DARIO ROSSI SPERANZA
(in italiano, inglese e spagnolo – in italian, english and spanish – en italiano, inglés y español)

DARIO ROSSI SPERANZA, amico da sempre, che mi ha dato il coraggio di salutarlo con disinvoltura proferendo le parole più difficili da dire, “ti voglio bene”, tanto più ad un uomo considerando la mia indiscussa virilità e attrazione verso tutto ciò che ha consistenza femminea.
Le parole che seguono, puntualmente riportate così come mi sono pervenute dopo neanche un mese di conoscenza, tra l’altro “virtuale”, desidero condividerle con tutti voi poiché nel leggerle ho provato la sensazione di guardarmi in uno specchio molto particolare, difficilmente reperibile in quanto possiede la peculiarità di riflettere l’immagine senza invertirne gli opposti, la sinistra rimane tale e viceversa. Quindi ritratto perfetto che Dario ha voluto regalarmi. Lascio pure l’appellativo “Prof.” d’esordio, di cui ho titolo sebbene abbia sempre prediletto essere “Mauro”, quale sono e fui. In futuro mi permetterò con orgoglio di inserire questo “profilo” nei miei modesti lavori letterari unitamente alla “biografia” riportata in calce che da sempre li accompagnano.

PROFILO DI MAURO GIOVANELLI di Dario Rossi Speranza

PROF. sei proprio una cara persona, ricca di risorse e di sorprese, come non volerti bene! Il tuo magma intellettuale si auto produce senza pause in gran profusione e così accade che la tua copiosa messe venga giù come un fiume carsico che filtra in ogni dove e che non conosce ostacoli. In questo tuo precipuo tratto ti vedo, se me lo concedi, molto somigliante nell’impeto nel volume nel massivo impatto e nella “follia” al geniale padre di Zarathustra, novello Nietzsche postmoderno, anche alquanto nichilista ed esistenziale, con il quale condividi la gran Virtù di scrivere argomentare e produrre Senso anche “senza pensare” come confessava alla sua rigorosa Coscienza il gran pensatore di Röcken. Ma non sarò di certo io a censurarti nella tua iperattività caro amico mio, perché noi siamo involontari complici nell’aggressione totale ai Saperi ed alla Conoscenza! Siamo troppo simili per non sostenerci a vicenda sino all’ultima strenua parola immagine o pensiero! Anche se il Filosofo asseriva che NESSUNO E’ PERFEZIONE, noi tendiamo sovente a quella, la lambiamo pericolosamente e siamo costantemente molestati dal suo pensiero. Ma non per nutrire scioccamente i nostri rispettivi Ego, giammai potremmo essere vanagloriosi o peggio narcisi, ma solo per rendere più fruibile ed allettante la nostra produzione e per sopravvivere a noi stessi provando a vincere la Caducità dell’Essere, del Vivere e delle Cose tutte attraverso la Ricerca senza tregua della Bellezza, della Verità e della Conoscenza Universale, che da Forma incolore senza consistenza quale oggi noi siamo si traduca in Essenza primigenia di ogni inizio, a dispetto di quel Dio troppo assente nella drammatica Vicenda Umana…
DARIO ROSSI SPERANZA
DUE RIGHE O POCO PIÙ SU ME MEDESIMO

Ciò che ho sempre scritto e tutt’ora compongo, di qualsiasi genere, derivazione e argomento, potrebbe definirsi un insieme di riflessioni, tesi, componimenti, favole, articoli, romanzi “ad libitum”. Comunque la necessità di elaborare manoscritti scaturisce da una esigenza che risale all’infanzia e mi risulta difficile spiegarne la ragione. Però tre cause ritengo di individuarle, quanto basta immagino: Esigenza di esprimere ciò che penso, amore per la letteratura e memoria eccellente solo per ciò che trovo interessante. Lo strumento sono i grandi autori, miei fedeli amici che da sempre mi accompagnano ovunque. Il merito è di sicuro l’educazione ricevuta da mamma, papà e la sorella maggiore. Quindi da “Pinocchio”, “Un capitano di quindici anni” o “Il corsaro nero” piuttosto che “Il barone di Munchausen” e “Il tesoro della Sierra Madre” sono precocemente saltato, usando i punti di appoggio dei Cronin, Vicki Baum e l’indimenticabile “Il villaggio sepolto nell’oblio” di Theodor Kròger, ai Melville, Cervantes, “La saga dei Forsyte” poi ancora “L’amante di lady Chatterley” e tanti altri della famosa superba collana Omnibus Mondadori. Quanto ero attratto dalle illustrazioni delle copertine! Approdare poi, in breve tempo, ai Calvino, Cassola, Moravia, Pratolini, Fenoglio, Pavese e… Pasolini… seguire le tracce di Hemingway e Caldwell per passare ai “maledetti americani” del calibro dei Ginsberg, Burroughs e Kerouac è stato facile perché inevitabile. I dissociati da questi ultimi, o “seconda generazione”, quelli del tipo Bukovski, Henry Miller, John Fante tanto per intenderci, hanno avuto un particolare irresistibile fascino, la mia personalità ne è stata influenzata non poco. Sbarcare sui classici russi, i francesi Camus, Malraux e Sartre, i tedeschi tipo Gunter Grass, il portoghese Fernando Pessoa, i latino-americani della statura di Márquez, Borges, gli ebrei americani alla Philip Roth, i Cormac McCarthy, e… continuo? È stato utile per sfociare infine nella filosofia alla ricerca di risposte impossibili. Per quelli della mia generazione Marcuse è stata una tappa obbligata. Se aggiungo che il 27 febbraio 1945 sono nato a Genova dove risiedo, sposato, due figlie, due splendide nipotine. Che nel mio percorso mi sono stati affidati diversi lavori “importanti” che ho ottimamente concluso con afflizione mentale (a me parevano inutili) e nel frattempo scrivevo, leggevo… Mi sono stati assegnati incarichi e mansioni di responsabilità che non avrei voluto avere, ho viaggiato molto e, a parte una certa predisposizione per “L’apparato umano” femminile (ho adottato il titolo dell’unico libro edito da Jep Gambardella ne “La grande Bellezza”) che non è il caso di approfondire… intanto leggevo, scrivevo, scrivo… Ecco completata la mia biografia.
M. G.
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THANK YOU TO DARIO ROSSI SPERANZA

DARIO ROSSI SPERANZA friend always, that gave me the courage to say hi with ease mouthing the words harder to say, “I want to well”, the more a man considering my unquestioned virility and attraction towards anything that has feminine texture.
The following words, invariably described as i received after a month of knowledge, including “virtual”, i would like to share them with you all because in reading them i tried the feeling of looking in a mirror, very special, difficult to find because it has the peculiarity to reflect the image without reversing the opposites, the left remains so and vice versa. So perfect portrait that Dario wanted to give me. I leave as well as “Prof.” debut, i always favoured title although he be “Mauro”, which it was. In the future i’m proudly to enter this “profile” in my modest literary works together with “biography” appearing at that always accompany them.

PROFILE FOR MAURO GIOVANELLI by Dario Rossi Speranza

PROF. you are such a dear person, rich in resources and surprises, how not to love! Your intellectual magma auto manufactures no pauses in great profusion and so it happens that your abundant harvest is down like a Karst River which filters every where and that knows no barriers. In this your principal stretch i see you, i grant, very similar in the heat in massive volume impact and “madness” to the genius father of Zarathustra, Nietzsche also somewhat nihilistic and existential, postmodern novel, with whom share great Virtues of writing to argue and produce sense “without thinking” as confessed to her strict Conscience the great thinker of Röcken. But i won’t be the one to censurarti in your overactive dear friend my involuntary accomplices in aggression, because we’re total knowledge and knowledge! We are too similar not to support each other to the last strong word picture or thought! Although the philosopher asserted that nobody is perfect, we tend often to that, we lap dangerously and we are constantly harassed by his thought. But not to feed foolishly our respective Ego, never boastful or worse might be daffodils, but just to make it more usable and attractive our production and to survive ourselves trying to win the transience of being, of living and of things all through research without respite of beauty, truth and universal knowledge, which Form colorless without consistency which we will translate into primeval Essence every beginning in spite of that God too absent in the dramatic human history…
DARIO ROSSI SPERANZA

TWO LINES OR SO FOR MYSELF

What i have always written and still compose, of any kind, and topic, could be called a set of reflections, thesis, essays, stories, articles, novels “ad libitum”. However, the need to develop manuscripts arises from a need that goes back to childhood and i find it hard to explain the reason. However three causes i locate them, enough i guess: the need to express what I think, love of literature and excellent memory only for what i find interesting. The tool are great authors, my loyal friends that always accompany me everywhere. The credit is for sure the education received from mom, dad and older sister. Then from “Pinocchio”, “A captain of fifteen” or “Il corsaro nero” rather than “Baron Munchausen” and “the treasure of the Sierra Madre” are precociously jumped, using the support points of Cronin, Vicki Baum and the unforgettable “Buried into obscurity” from Theodor Kròger, Melville, Cervantes, “The Forsyte saga” then “Lady Chatterley’s lover” and many other famous superb necklace Omnibus Mondadori. How i was attracted by the illustrations of the covers! Come then, in short order, to Calvino, Cassola, Moravia, Pratolini, Fenoglio, bunting and… Pasolini… follow in the footsteps of Hemingway and Caldwell to switch to “damn Americans” such as Ginsberg, Burroughs and Kerouac was easy as inevitable. The dissociated by them, or “second generation”, those of the type Bukovski, Henry Miller, John Fante just to be clear, they have had a particularly irresistible charm, my personality was affected greatly. Disembark on Russian classics, the French Camus, Malraux and Sartre, the Germans type Gunter Grass, the Portuguese Fernando Pessoa, Latin American of the stature of Márquez, Borges, American Jews to Philip Roth, Cormac McCarthy, and keep? Was useful to lead finally in philosophy in search of answers. For those of my generation Marcuse was a must see. If i add that the February 27, 1945 i was born in Genoa, where i reside, married, two daughters, two beautiful granddaughters. That in my career i have been entrusted with several “important” i well concluded with mental distress (to me seemed unnecessary) and in the meantime i wrote, i read… I have been assigned responsibilities and tasks of responsibility that i wouldn’t have wanted to have, i have traveled extensively and, apart from a certain predisposition for human female “apparatus” (I adopted the title of the only book published by Jep Gambardella “The great beauty”) that don’t deepen… Meanwhile i read, i wrote, i write… Here is my complete biography.
M. G.
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GRACIAS DARIO ROSSI SPERANZA

DARIO ROSSI SPERANZA siempre, me dio el coraje de decir hola con facilidad pronunciando las palabras más difíciles de decir, “Te quieres buena”, más un hombre teniendo en cuenta mi virilidad indiscutible y atracción hacia todo lo que tiene textura femenino.
Las siguientes palabras, invariablemente descritas como he recibido después de un mes del conocimiento, incluyendo “virtual”, me gustaría compartirlas con todos vosotros porque en leerlos que he probado la sensación de mirar en un espejo, muy especial, difícil de encontrar porque tiene la particularidad de reflejar la imagen sin inversión de los opuestos, la izquierda sigue tan y viceversa. Tan perfecto retrato que Darío quería darme. Dejo así como el debut de “Profesor”, siempre favoreció a título aunque sea “Mauro”, que era. En el futuro en que yo soy orgullosamente entrar este “perfil” en mi modesta obra literaria junto con la “biografía” que aparece en el siempre les acompaña.

PERFIL DE MAURO GIOVANELLI por Dario Rossi Speranza

PROF. eres una querida persona, rica en recursos y sorpresas, no a amar! No fabrica de su auto de magma intelectual pausas en gran profusión y así sucede que su abundante cosecha es abajo como un río de Karst que no filtra todas y sabe barreras. En este su tramo principal que le veo, concedo, muy similar al calor en el volumen masivo impacto y “locura” con el padre de genio de Zarathustra, Nietzsche también algo nihilista y novela existencial, postmoderna, con quien compartir grandes virtudes de la escritura para argumentar y producir sentido “sin pensar” como le confesó a su estricta conciencia el gran pensador de Röcken. Pero no será el que censurarti en su hiperactivo amigo mis cómplices involuntarios en la agresión, porque tenemos total conocimiento y conocimiento! Somos demasiado similares no para apoyarse mutuamente en la última foto fuerte palabra o pensamiento! Aunque el filósofo afirmó que nadie es perfecto, tendemos a menudo a que, estamos de vuelta peligroso y nosotros estamos constantemente acosados por su pensamiento. Pero no para alimentar tontamente nuestro Ego respectivo, nunca jactancioso o peor podrían ser narcisos, pero para hacerlo más usable y atractiva nuestra producción y sobrevivir nosotros mismos tratando de ganar la transitoriedad del ser, de vivir y de las cosas a lo largo de la investigación sin descanso de belleza, conocimiento de la verdad y la universal, que forma descolorido sin consistencia que se traducirá en esencia primitiva cada principio a pesar de que Dios también ausente en la dramática historia de la humanidad…
DARIO ROSSI SPERANZA

DOS LÍNEAS MÁS O MENOS PARA MÍ

Lo he escrito siempre y todavía componer, de cualquier tipo y tema, que podríamos denominar un conjunto de reflexiones, tesis, ensayos, cuentos, artículos, novelas “ad libitum”. Sin embargo, la necesidad de desarrollar manuscritos surge de una necesidad que se remonta a la infancia y me resulta difícil explicar la razón. Sin embargo tres causas localizarlas, suficiente supongo: la necesidad de expresar lo que pienso, amor de literatura y excelente memoria para lo que me parece interesante. La herramienta son grandes autores, mis leales amigos que siempre me acompañan en todas partes. El crédito es seguro que la educación que recibió de mamá, papá y hermana mayor. Luego de “Pinocchio”, “Un capitán de quince años” o “Il corsaro nero” en lugar de “Barón de Munchausen” y “El tesoro de Sierra Madre” precozmente se saltaban, usando los puntos de apoyo de Cronin, Vicki Baum y el inolvidable “Enterrados en la oscuridad” de Theodor Kròger, Melville, Cervantes, “La saga de Forsyte” entonces “La amante de lady de Chatterley” y muchos otros famosos magnífico collar de ómnibus Mondadori. Cómo me sentí atraído por las ilustraciones de las portadas! Vienen a continuación, en poco tiempo, Calvino, Moravia, Cassola, Pratolini, Fenoglio, empavesado y… Pasolini… seguir los pasos de Hemingway y de Caldwell para cambiar a “malditos a americanos”, como Ginsberg, Burroughs y Kerouac fue fácil como inevitable. Disociado, o “segunda generación”, los de tipo Bukovski, Henry Miller, John Fante para estar claro, han tenido un encanto particularmente irresistible, mi personalidad fue afectado grandemente. Desembarcar en clásicos rusos, el francés Camus, Malraux y Sartre, los alemanes Gunter Grass, el portugués Fernando Pessoa, los de América Latina de la talla de Márquez, Borges, los judíos americanos a Philip Roth, Cormac McCarthy y… ¿mantener el tipo? Fue útil para dirigir finalmente en filosofía en busca de respuestas. Para aquellos de mi generación, Marcuse era imprescindible ver. Si añado que el 27 de febrero de 1945 nací en Génova, donde resido, casado, dos hijas, dos hermosas nietas. Que en mi carrera que he sido confiado con varios “importante” bien concluí con señal de socorro mental (que me parecía innecesario) y mientras tanto que escribí, leí… He sido asignado responsabilidades y tareas de responsabilidad que no hubiera querido tener, he viajado extensivamente y, aparte de una cierta predisposición humana femenina “aparatos” (adoptó el título del único libro publicado por Jep Gambardella de la película “La gran belleza”) que no profundizar… mientras tanto leí, escribí, escribo… Aquí está mi biografía completa.
M. G.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Dario Rossi Speranza (sx) e Mauro Giovanelli (dx)

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È MORTO Fidel Alejandro Castro Ruz “HASTA LA VICTORIA SIEMPRE”

È MORTO Fidel Alejandro Castro Ruz
“HASTA LA VICTORIA SIEMPRE”
(VENTO IDIOTA “Idiot wind” – SENZA PERDERE LA TENEREZZA)

Non ho mai condiviso la locuzione “I morti sono tutti uguali”, anzi mi ha sempre particolarmente disturbato, infastidito poiché pregna di tutte le ipocrisie dei rimasti vivi i quali si arrogano il diritto di spogliare il defunto della sua personalità, appiattirlo, ovvero superare finanche la natura che già gli fa assumere temporanea posizione orizzontale prima che se lo porti il vento. Per sovrapprezzo annullare quindi ciò che egli è stato e voluto essere. Una canaglia che trapassa vuole rimanere canaglia, così il benpensante, l’illuminato, il moralista… invece gli tocca subire il torto di diventare, nel ricordo, qualcos’altro che lo accomuna, unifica ai nuovi compagni di chi sa quale misterioso viaggio. La nostra unicità perdura anche dopo esser saliti sull’autobus infernale che ci condurrà al mistero ultimo e il ricordo lasciato dipenderà dall’impronta impressa in coloro che si succedono alla fermata aspettando il prossimo mezzo, l’inevitabile sensazione di “mancanza” che assale ciascuno di noi durante l’attesa. Sto scrivendo queste poche righe in quanto ho appena saputo che è morto il sig. Fidel Alejandro Castro Ruz, “Lider Maximo” che andò al potere vincendo una rivoluzione e successivamente da primo ministro sfidò, sconfiggendoli, gli Stati Uniti D’America rapidi a riconoscere il nuovo Governo ma molto celeri nel cercare di ostacolarlo con ogni mezzo quando Alejandro cominciò (a mio avviso giustamente) ad espropriare le proprietà delle principali compagnie statunitensi. Quelli che stanno esultando non sanno molte cose, non solo la storia del grande personaggio ma molto altro ancora, proprio non afferrano l’intimo significato dell’esistenza in ogni sua espressione, persone vuote, involucri organici pieni del nulla di cui inspiegabilmente gioiscono. Ignorano della vita leggendaria di questo “Uomo”, la resistenza contro una carogna di nome Fulgencio Batista, chi e quanti si imbarcarono sullo storico battello che li portò alla vittoria, il “Granma”, vecchio yacht di 19 metri teoricamente progettato per venti persone (fra passeggeri ed equipaggio) ma vi si stiparono 82 intrepidi rivoluzionari tra i quali Fidel stesso e l’amico di sempre Ernesto “Che” Guevara, cosa successe alla “Baia dei porci”, perché in seguito Guevara decise di andare ad aiutare i ribelli in Bolivia… dove trovò la morte… e tanti altri interrogativi ignoti ai “poveri di spirito”. Adotto questa locuzione in quanto lo stesso Papa Francesco, non credo per diplomazia o “dovere”, oggi dice: “Una triste notizia”. Considerato ciò concludo limitandomi a riportare il seguente articolo del 2015 “VENTO IDIOTA (Idiot Wind) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA” che gli dedico con l’intento di assimilare il “Lider Maximo” fra alcuni “grandi”. Per chi volesse leggerlo.
R.I.P.
Mauro
VENTO IDIOTA (IDIOT WIND)
SENZA PERDERE LA TENEREZZA

Il Pontefice ha lasciato Cuba esortando il popolo, i governanti, e la Nazione tutta alla “rivoluzione della tenerezza”. Bella persona papa Francesco, da agnostico quale sono è la prima volta che provo emozione di fronte al capo della Chiesa Cattolica, e massimo rispetto: la borsa che si porta appresso un po’ logora, modesta, gonfia, la gestualità dell’uomo semplice, le scarpe nere “comode”, pianta larga e suola robusta, la papalina sempre in equilibrio precario che non sopporta. È una persona che “cade”, non teme di mostrare la sua vulnerabilità. Quando ha incespicato mentre saliva la scaletta dell’aereo mi ha strappato dalla mente la considerazione che in quell’istante non c’era alcun Simone di Cirene a raccogliere la croce, neppure una Veronica a detergergli con un panno di lino il volto sporco di sudore e sangue, che ha dentro di sé, nella sua solitudine. Lo vedo un uomo isolato nella battaglia che conduce per cercare di cambiare l’umanità. Si è alzato da solo, senza aiuto alcuno, con orgoglio, naturalezza e volontà incredibili. Soprattutto mi colpisce il suo sguardo sincero, aperto, con un’ombra di malinconia, sconforto, che ti dilania, penetra i tuoi dubbi, vorresti abbracciarlo, sento che ha necessità di aiuto, avverto che vive la sua fede con profonda convinzione, ma ho l’impressione che allo stesso tempo si renda conto quanto potrebbero essere vani l’impegno e la dedizione che profonde nella missione che gli è stata assegnata.
Il Vicario di Cristo si è poi recato negli USA presentandosi dinanzi al Congresso e successivamente al Palazzo dell’ONU, immagino portando alla Nazione più potente della Terra e a tutti i “governanti” lo stesso messaggio, il richiamo alla rivolta dell’amore.
Tenerezza! Deve essere una parola magica. Ha subito indirizzato il mio pensiero a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, appassionato lettore che passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirasse di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. Fu anche un provetto motociclista tanto che con la sua Norton, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di ampio respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”. Nell’itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni. Quanti sono i legami che ci uniscono tutti! E lavoriamo solo per scioglierli. Basta una semplice parola, un gesto onorevole, per fare collegamenti impensabili, intessere una tela di bei gesti tutti mirati al bene comune, la fratellanza e la solidarietà… e l’amore. Almeno così capita a me. San Francesco! Che nel 1203/4, dopo la sua conversione maturata nel 1154 a seguito dell’esperienza della guerra fra Perugia guelfa e Assisi ghibellina, quest’ultima soccombente dopo la sconfitta nel 1202, e la conseguente prigionia, rimase sconvolto a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Da lì iniziò un cammino di mutamento che col tempo lo portò “a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore”. Ciononostante pensò di partecipare alla Crociata, quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a questa missione era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d’Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. La malattia potrebbe essere stato un “segno” per far sì che non fossimo privati di questo santo? Il fatto è che Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare ed in lui germogliò un crescente senso di compassione, che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati che si sarebbe trasformato poi in una vera e propria “febbre d’amore” verso il prossimo. In questo senso, e non solo, uno degli uomini più “illuminati” della nostra epoca, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, un genio della erudizione mondiale, che mai viene citato dai mass media o dalla TV ed è tenuto pure ai margini della cultura ufficiale, come non fosse esistito, diceva: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sta di fatto che Francesco, amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso il lebbrosario di Gubbio, intitolato a “san Lazzaro di Betania”, restando con i lebbrosi e servendoli con estrema cura. Dunque il “Che” nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, san Francesco 750 anni prima a prestare la stessa opera in Toscana, Pasolini a percorrere negli anni ‘60 le polverose periferie di Roma nell’estenuante ricerca di un perché alle ingiustizie di questo Mondo. Ciascuno spinto dalla necessità di tenerezza.
A volte penso che sia tutto inutile e vengo assalito da una profonda afflizione. Mi domando se quanto viene detto negli incontri fra Capi di stato, dai “politicanti”, sui quotidiani o nei dibattiti televisivi, nelle omelie pronunciate nei funerali dei morti ammazzati per i motivi più abietti, seguiti da applausi al passaggio dei feretri, insomma questa marea di bla, bla, bla in fondo non siano altro che parole al vento, un vento idiota, “Idiot wind” come cantava Bob Dylan negli anni ’70, che lasciano il tempo che trovano. L’ultima strofa di questa poesia/canzone dice “…vento idiota che soffia tra i bottoni dei nostri cappotti, che soffia tra le lettere che abbiamo scritto, vento idiota che soffia tra la polvere sui nostri scaffali, siamo degli idioti, bambino, è un miracolo persino che riusciamo a nutrirci da soli”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre conosca la vita e le opere del grande talento italiano che trovò la morte nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975, ucciso in maniera brutale, percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma, “crocifisso” da un balordo, uno dei tanti “ragazzi di vita” che voleva salvare. Credo che apprezzi anche il menestrello del Minnesota, il poeta del country e del rock, mica il Vicario di Cristo è uno che porta calzature di vernice rossa griffate Prada. Neppure ho dubbi che il papa non abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive: “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “VENTO IDIOTA (IDIOT WIND – SENZA PERDERE LA TENEREZZA” è stato pubblicato il 5 luglio 2015 da “Memoria Condivisa” sito www.memoriacondivisa.it e inviato a Papa Francesco il 1° ottobre 2015 da cui ho avuto il piacere di ricevere Suo riscontro

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ALTRI TIPI DI VIOLENZA ALLE DONNE (e ai grilli)

ALTRI TIPI DI VIOLENZA ALLE DONNE
(e ai grilli)

Avevo un vicino di casa, certo Musso, del tutto identico al ministro Poletti. La mattina di ogni sabato e domenica si alzava alle 4 e 30, puntuale come un cronografo svizzero co-assiale, per andare a pescare sulla diga foranea del porto. Calzoni alla “zuava”, calzettoni di lana con decori a rombo, scarponcini, berretto tipo “coppola” con paraorecchie risvoltati in su dove collezionava ami a go go, “panciotto” in pelle straricco di tasche di ogni dimensione su camicia di flanella a quadri, canna in resta, cesta in vimini a tracolla per le “prede”. Alle cinque usciva fischiettando (da qui la precisa cognizione degli orari) e lo si vedeva rientrare pari pari metà pomeriggio. La sera, dopo cena, bardato allo stesso modo ma con un ferro terminante a gancio al posto della canna ed altri strani aggeggi idonei a produrre fumo si inerpicava sulle colline che circondano Genova per catturare “grilli” ma non quelli del tipo che normalmente osservo in montagna, smilzi e verde chiaro, no, i suoi erano larghi e piatti, scuri, quasi neri, discrete dimensioni, i “canterini” disse una volta e credo fu l’unica che lo sentii parlare. Una delle finestre del suo appartamento era stracolma, appese ovunque, di gabbiette eseguite da lui stesso a regola d’arte dove pasceva gli ortotteri catturati. Al piano di sopra abitava un certo Maressi insofferente al canto di questi simpatici insetti mentre il sig. Scovazzi del piano di sotto aveva già il suo bel da fare con la moglie ninfomane. Un bel giorno il Maressi decise di far fuori quelle bestiole con DDT e apposito stantuffo in uso all’epoca… Lo osservavo divertito sporgersi fin quasi a rischiare di precipitare dal sesto piano ma ogni intento falliva miseramente poiché il para-diclorodifeniltricloroetano tende a salire (più leggero dell’aria) e per quanto le sue pompate fossero cattive, violente e decise, l’unico a rischiare di rimanere intossicato era proprio il killer. La storia finì nell’accordo storico che il Maressi raggiunse con lo Scovazzi il quale gli permise di trincerarsi in casa sua (tanto lui andava a controllare la moglie che si recava nella vicina caserma) fino a completo sterminio delle prede del buon Musso.
Ritornò la normalità. I grilli non furono più sostituiti. Terminarono le urla della moglie di Scovazzi (voleva uscire ad ogni costo tutte le sere) poiché fu ospitata in clinica specializzata. Da parte del Musso neppure c’era la necessità di togliere il saluto ai “sospetti” abituato come era alla compagnia di sé stesso e dei suoi figli, miei amici di infanzia, di cui nulla più seppi dopo che tutti i maschi si trasferirono in altra città causa l’urgente ricovero in manicomio della povera moglie e mamma.
Tutto qui.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “Elettroshock” – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 70 x 170

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