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HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI:

HANNO SCRITTO PER Mauro Giovanelli:
“LE MUSE”, bimestrale di arte e cultura
ANNO XIX, febbraio 2019
Direttrice/Presidente Maria Teresa Liuzzo
Articolo a cura di Teresa Laterza (pagg. 22÷27)

NOTE BIOGRAFICHE

Mauro Giovanelli nasce a Genova il 27 febbraio del 1945. Si laurea in Scienze Geologiche, presso l’università di Genova e s’interessa di filosofia. Autore dalla personalità poliedrica, amante della lettura e della scrittura, ma anche della pittura e del disegno, ha dato vita a tantissime opere poetiche, di saggistica e narrativa ed ha partecipato e presieduto a diversi eventi artistici culturali di rilievo. Tra i suoi lavori (1):

  • “Il leggio a nove posizioni” Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “Il leggio a nove posizioni” Ediz. Icodicidimauro – GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “A destra di nessuna sinistra” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Destra e manca” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Barra a manca, timone a dritta, tutto a destra” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Forse è Poesia” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Scrivo a Pasolini” Ediz. Icodicidimauro (saggio) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Cinema & Arte” Ediz. Icodicidimauro (critica d’arte) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Sintonia Immaginifica” Ediz. Icodicidimauro (critica d’arte) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Viscerale” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” 2a edizione Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio – l’amore da qui all’eternità” 2a edizione Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa) – Ediz. Icodicidimauro GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro
  • “Le tessere del pàmpano” Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Ecco perché Juanita” (3) Ediz. Icodicidimauro (arabesco letterario) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Tracce nel deserto” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia, critica varia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Sensoriale poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Viscerale poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Settantanove scritti o giù di lì – Seventy-nine writings or thereabouts” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia – italiano e inglese) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Dalla risacca” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, aforismi) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Affinché morte non ci separi” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesie).

(1) Elenco aggiornato al 9 marzo 2024.
(2) Ediz. Icodicidimauro GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro, è self publishing.

Le sue opere sono reperibili su Amazon, IBS.it, lafeltrinelli.it e nelle Librerie Feltrinelli. Di prossima pubblicazione “Asso alla quinta” e, in fase di rielaborazione, “Ecco perché Juanita”(3).

È stato ufficiale di complemento, dirigente d’azienda, insegnante, immobiliarista, imprenditore. Si definisce un ricercatore dell’ignoto, scrittore per indole e predestinazione, indagatore della natura umana ed esploratore del mondo. Molti sono i posti da lui visitati: India, Uzbekistan, Russia, Turchia, Europa, Libia, Messico, Perù, Egitto, Sahara che hanno sicuramente contribuito alla formazione di una mente attenta, ricettiva, sensibile e dalle tante sfumature. Per la sua crescita, educazione e formazione lavorativa e professionale importante è stata la famiglia, ma anche i professori che l’hanno seguito nel corso dei suoi studi così come l’incontro con le letture di Pavese, Fenoglio, Caldwell. Così Mauro Giovanelli sintetizza la sua biografia breve in quarta di copertina di ogni testo: “Nato a Genova, asilo, elementari, medie, università, percorso netto, lineare, sempre regolato da lettura e scrittura anche nel tempo susseguente. Ufficiale di complemento per bizzarra circostanza, dirigente d’azienda per necessità, insegnante per passione, disegnatore per vocazione, imprenditore per presunzione, immobiliarista per occorrenza, ricercatore, visionario e altro ancora che all’istante non ricordo. Esploratore del mondo e indagatore della natura umana. Scrittore. (Quod scripsi, scripsi) Giovanni: 19, 22 – Born in Genoa, a clear, glitch-free journey through nursery, primary, high school and university – forever characterized by reading and writing, these latter to extend well beyond aforementioned journey. Reserve officer due to weird circumstances, company executive out of necessity, teacher out of passion, illustrator out of vocation, entrepreneur out of presumption, estate agent out of need, researcher, visionary and many more that elude me at this moment in time. Explorer of the world and enquirer into human nature. Writer. (Quod scripsi, scripsi) Ioannes: 19 : 22”.

Suoi contributi personali (rari) sono apparsi su “Il Secolo XIX”, “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”. Attualmente fa parte della redazione de “Il segno di Rocca di Papa” e ha stilato diversi articoli apparsi in seconda di copertina “Attualità”; brani vari di poesia, satira e sociale sono apparsi su “Memoria Condivisa” (fondazione che si occupa di mantenere viva la memoria di ogni avvenimento che riguarda le nostre radici). Un suo pezzo “Politica proverbiale” è stato scelto da Barbara Marchand (ex conduttrice di Radio Montecarlo, poi in RAI) per declamarlo nel suo canale personale youtube. Diversi sono i premi e i riconoscimenti conferitigli:

«Atlantide Edizioni “Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore – Premio alla carriera conferito il 07/2017”»; «Atlantide Edizioni “Premio speciale Accademia mondiale della poesia” per la lirica “Primavera”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore e Menzione Prima Rassegna Nazionale Apri il cuore alla poesia con la lirica “Spaventapasseri”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio, terzo Classificato, sezione video poesia con la lirica “Fossi Specchio”»; «Atlantide Edizioni “Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio” Premio Speciale della critica sezione lingua italiana con la lirica “Fémina Danae”»; «Atlantide Edizioni Secondo premio Nazionale di poesia, Menzione d’onore sezione video poesia con la lirica “I divini cavalli di Achille”»; «Atlantide Edizioni “Secondo premio Nazionale di poesia” Perdersi nell’amore sezione lingua italiana con la lirica “A meno 1/12 dall’autunno”»; «Atlantide Edizioni Seconda Rassegna Nazionale Apri il cuore alla Poesia, menzione speciale per la lirica “Come niente fosse”»; «Atlantide Edizioni Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore menzione e recensione della lirica “Logorìo della memoria”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “Donna”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “La risposta”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione” per l’opera “Orizzonti”».

L’autore è inoltre presente in varie antologie: Prima rassegna nazionale “Apri il cuore alla poesia” (Atlantide Edizioni); Antologia di autori italiani – primo premio nazionale di poesia “Perdersi nell’amore” (Atlantide Edizioni); Autori vari – Il federiciano 2018 (Aletti Editore).
Con l’incarico di Conduttore e critico di mostre d’arte ha presieduto: Anteprima mondiale mostra “CINEMA & ARTE” dipinti di Carlo Rambaldi – Lamezia Terme RC, Teatro Grandinetti, 5/6 agosto 2017; VIII Edizione Mostra d’arte contemporanea “SINTONIA IMMAGINIFICA”, La Morra CN, Chiesa dei Confratelli di San Rocco, 21 ottobre 2017. Come giurato ha presieduto la prima edizione del Premio Artistico Letterario Internazionale “Athena Ars” e il primo premio Artistico Letterario Nazionale “La nebbia agli irti colli”.

MAURO GIOVANELLI: UNA MENTE ILLUMINATA – NOTE CRITICHE

La poesia di Mauro Giovanelli è soffio d’infìnito, apertura all’oltre, all’ulteriore, ricerca instancabile e inesauribile di significati nello scorrere dell’esistere. Momenti d’inquietudine si alternano alla pacata riflessione. Stati d’animo forieri di scoperte nuove, allettanti, sempre sospese tra il se e il forse di quegli interrogativi che rendono l’uomo poeta/pensatore del proprio tempo. E il tempo dell’autore è quello delle svariate “verità”, degli angoli oscuri della mente, dei sogni ad occhi aperti, delle velate malinconie dei ricordi, dell’amore garbato e passionale (ammirazione, venerazione) per il gentil sesso, ma anche di quello universale, che sembra avere un linguaggio comprensibile a pochi. I poeti, quei liberi pensatori che non si limitano a uno sguardo superficiale delle cose perché amano penetrare i significati anche di ciò che può sembrare banale, in quel “significante nonsenso che ha il gusto soddisfatto del possibile”. E lo sguardo di Mauro Giovanelli si adagia sulle incoerenze del nostro tempo, sulle scelte insidiose, sulla coltre di uno spazio angusto che genera reazioni e ribellioni a una morale imposta, cieca, sterile, mentre l’animo umano richiede carezze, comprensione, ascolto, calore, sperimentazione del tutto, libertà d’essere, vigore, spontaneità. Autentici, istintivi, pulsionali sono i versi del nostro autore che sgorgano fieri, come il soliloquio più intimo dell’io o un dialogo allo specchio, in cui nulla è celato e i ricordi s’imprimono nostalgici per necessità, in quell’attimo d’ispirazione della parola “poetica” che sa d’eterno. Nel rincorrersi dei versi, in una frenesia di stati d’animo, l’autore riesce a godere delle sue provocazioni che non hanno alcun intento di scandalizzare bensì di risvegliare dal torpore, gli animi, le menti e i corpi ingabbiati nella consuetudine delle “buone maniere” che, spesso, incasellando l’uomo in ruoli e schemi, lo spogliano della sua vera essenza. La poesia di Mauro Giovanelli è molto altro, non solo introspezione, meditazione sul proprio io, ma anche importante spunto di riflessione sui temi caldi, che inquietano la nostra società, come la violenza sulle donne, l’ostilità verso lo straniero, il terrorismo, una visione ampia, non condizionata dal nostro esistere, uno sguardo attento, lungimirante, capace di sondare i misteri dell’universo ma anche della natura umana e del suo agire. In questo si nota l’interesse e la preparazione dell’autore sui temi filosofici di grande importanza che da sempre contraddistinguono l’interessante mondo di quegli uomini pensanti: i “libera mente”, come lo stesso autore ama definirsi. Una poesia interiore, sociale, politica che ricama singolari tempi e significati in un percorso di ricerca che non si arresta davanti al mistero dell’incommensurabile. I versi di Mauro Giovanelli parlano di un uomo dall’intelligenza vivace e dalla personalità complessa, multiforme, dalle svariate sfaccettature, di notevole spessore culturale e umano. Un artista e un ricercatore dai grandi valori etici, che fa dell’attenzione un pilastro del suo modo di rapportarsi al sentire comune. Delicati, ma anche provocatori sono i componimenti, spesso di denuncia di una realtà iniqua che non merita quel silenzio/assenso di comodo, ma che necessita di gridare, forte, quelle verità scomode che richiedono giustizia. Mauro Giovanelli non si lascia plasmare o ammaliare dall’apparenza, egli avverte l’esigenza di andare in profondità, di scavare, di osare, restituendo alla parola “poetica” la dignità che merita. La poesia è verità dell’anima, pura essenza dell’io, nei versi del nostro autore che vanta moltissimi riconoscimenti artistici e culturali, esperienze e sperimentazioni di cui i suoi versi sono pregni. Il suo pensiero, come lo stesso autore ama ricordare, si sposa con quello di un grande del panorama artistico culturale, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano del XX secolo. Un artista, Pasolini, culturalmente versatile, attento osservatore dei cambiamenti della società, nonché figura controversa che suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti, con i suoi giudizi radicali e critici anche sulla società dei consumi. Così il nostro Autore, per i coinvolgenti contenuti dei suoi folti scritti e per l’apporto che lo vede attivamente impegnato nei vari ambiti artistici e culturali, è destinato a lasciare un segno indelebile in questa nostra epoca, in una società in continuo cambiamento, poco attenta alle reali e urgenti necessità dell’uomo, oggi lasciato spesso allo sbando e senza punti di riferimento. Una mente illuminata la sua, un intellettuale dalle verità scomode, ma anche un amante dell’affascinante mistero del bello e della forza della determinazione, come si evince da questa sua esortazione – “Datemi una leva, immagine, dipinto, arte, gioia, sofferenza, purché esprima ciò che vi anima, le pulsioni, io vi descriverò il mondo” – che contraddistingue l’audacia di chi è destinato, con i suoi scritti, a far parlare di sé.

INTERVISTA

La sua è una poesia dalle mille sfaccettature, quasi un abbraccio universale allo scibile. Cos’è per Mauro Giovanelli la poesia?

  • Irrefrenabile esalazione dell’anima o qualunque cosa essa sia, coglie all’improvviso, necessità, bi- sogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, rimettere i peccati, divulgare la propria Verità.

Poesia e vita, un binomio dove non esiste una linea netta di demarcazione se non in riferimento…

  • All’amore e l’Ulteriore.

L’inquietudine nei versi di Mauro Giovanelli…

  • Al sostantivo da lei adottato aggiungerei i sinonimi tanto per evitare differenze anche piccole, solo apparentemente insignificanti: ansia e turbamento. Non sono forse il propulsore della vita? Quella vera intendo. In tale compagnia l’inquietudine consente di mettere a fuoco il nostro telescopio, in questo caso strumento abbastanza particolare poiché permette sia di traguardare molto lontano sia vicinissimo. L’inquietudine è energia, tutto, finanche per arrivare al nulla, anch’esso estremo interessante da esplorare.

Dalle sue poesie emerge il sentimento d’ammirazione e amore per le donne. Quanto è importante la figura femminile (compagna, madre, amica) per le sue ispirazioni poetiche?

  • Irrinunciabile. La donna è inizio e fine, ogni cosa esiste per lei e in lei. Il mio vissuto è funzione dipendente della donna, il pensiero, lo spirito sempre associato alla figura femminile e credo che dovrebbe essere un fatto normale. Neppure la definirei ammirazione ma venerazione, atto dovuto, forse l’unico vero sentimento d’amore quindi scopo, necessità, impellenza, completamento. L’altra parte dell’incastro perfetto per formare l’intero della loghia 22, testo gnostico di Tommaso, l’autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri. “Allorché di due farete uno… troverete l’entrata del Regno.” Non sono del tutto convinto che questo possa valere anche per l’altra parte, non con la stessa valenza almeno.

L’osservazione del quotidiano è certamente una delle principali fonti d’ispirazione per i suoi componimenti, ma la sua poetica è intrisa d’interiorità e riflessioni sul senso dell’esistere, ce ne parli.

  • Interiorità, senso dell’esistere… quanto tempo ho a disposizione? Va bene, cercherò di essere conciso. Mi verrebbe da rispondere con una domanda. “Si potrebbe creare poesia evitando di esplorare noi stessi, interrogarci, indagare l’inconoscibile che siamo, che ci sovrasta? Di conseguenza considerare il senso della vita?” Personalmente ritengo sia impossibile o meglio, per quanto mi capiti di leggere, senza tali ingredienti non la definirei lirica ma espressione fotografica di ciò che appare. Torniamo al tele-microscopio, chi ne è privo non se lo può dare e non è in vendita. Nell’osservazione del quotidiano mi viene naturale creare associazioni che vanno oltre la mera visuale delle cose.

La concezione del tempo in Mauro Giovanelli.

  • In fisica il Tempo è funzione dipendente della materia, esiste poiché possiamo misurarlo attraverso il deterioramento e le modificazioni che quest’ultima subisce, ossia l’invecchiamento. È la quarta dimensione, netta, chiara di tutta la matematica e geometria dopo Euclide in virtù della dimostrata indimostrabilità del quinto postulato da parte del russo Nikolaj Ivanovič Lobačevskij’ e l’ungherese Nižnij Novgorod (contemporaneamente a insaputa uno dell’altro). Per Mauro Giovanelli… ho appena composto un aforisma che spero possa essere esaustivo: “Tempo è la distanza intercorrente fra mancanza e presenza. Nella direzione contraria apre all’infinito”.

Si definisce scrittore per indole e predestinazione, perché?

Innanzi tutto perché la scrittura mi accompagna dalle elementari, forse anche prima di saper comporre (ho ricordi indelebili dall’età di un anno), era lì ad aspettarmi. La prima poesia la scrissi in quarta, ho il manoscritto che sto cercando, è fra le pagine di qualche libro importante, purtroppo sono tanti; si riferiva a un vascello di pirati o corsari, in un mare in tempesta, il senso, l’incombere della morte. Non ho memoria di quando iniziai a leggere con cupidigia, “II corsaro nero” di Salgari ad esempio o “Viaggio al centro della Terra” di Verne. Resta il fatto che alle scuole medie (miste) “confezionavo” due temi diversi per lo stesso titolo, uno per la compagna N.A., l’altro per me. Sarei potuto arrivare a molti di più, almeno un altro per il mio amico vicino di banco, ma a quei tempi era necessario fare sia la “brutta” sia la “bella” e dovevamo consegnarle entrambe. Quando la professoressa di lettere ci scoprì, mi assegnò un posto vicino alla scrivania e nei “saggi in classe” mi assegnava i temi del Ginnasio. Scusi se mi dilungo, ma non credo che esistano scrittori, artisti in generate, che non siano tali per indole o predestinazione. Sotto quest’aspetto noto una certa inflazione, decadenza. Al teatro Grandinetti in quel di Lamezia Terme in anteprima mondiale nell’agosto del 2017presentai i dipinti inediti di Carlo Rambaldi (tre volte premio oscar per gli effetti speciali). Una signora si avvicinò e per presentarsi mi consegnò il suo biglietto da visita, dove sotto nome e cognome trionfava il suo titolo “POETESSA”. Pazzesco! Come ingegnere o geometra, avvocato. Lo stesso “poeta”, vero intendo, può esserlo oggi ma non più domani. Comandano l’ispirazione, irrefrenabili esalazioni dell’anima, necessità, bisogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, divulgare la propria Verità come ho avuto modo di dire poc’anzi. Oltre questo c’è il nulla.

Il silenzio come dimensione interiore e spazio-temporale della produzione scrittoria.

  • Salutare oltre che inevitabile. Il silenzio è roboante quando propedeutico alla “creazione”, perdoni l’uso di questo termine, è l’humus su cui sono coltivati sogni, speranze, riflessioni, utopie, angosce. È stella di neutroni che implode sulla sua propria massa liberando energia utile a riequilibrare il divenire.
  • Dio non gioca a dadi con l’universo”. Cosa le viene in mente?
  • Il grande Albert Einsten, sua la frase che ho adottato come titolo di un mio lavoro. Poi Giordano Bruno il più grande filosofo dell’umanità nonché il suo aguzzino Roberto Bellarmino, il primo disperso in cenere e fumo il 17 febbraio 1600 e l’altro fatto santo e dottore della Chiesa tre volte. Le discrasie di una società malata, la nostra intendo, forse irreversibilmente se non acceleriamo il rallentamento di questa pazza e insensata corsa. Tanto varrebbe, dunque, prendere la vita allo stesso modo della sequenza di frasi nonsense che il Conte Lello Mascetti, magistralmente interpretato da Ugo Tognazzi in “Amici miei” (1975, diretto da Mario Monicelli), sciorina al vigile attonito. La geniale filastrocca non è così paradossale come sembrerebbe.

Molte sue poesie sono di ripudio o denuncia rispetto ad alcune realtà. Può la poesia contribuire a risanare la società? In che modo?

  • Può! Anzi deve. A una condizione, che sia poesia.

Pasolini è una figura presente e importante per il suo scrivere, ci spieghi perché.

  • Perché ritengo sia l’ultimo messia, in senso laico s’intende, oltre che il più grande intellettuale del secolo scorso. La nota che ho voluto inserire nella poesia che gli ho dedicato, “ULTIMO Māšīāḥ” e riportata sul mio “Scrivo a Pasolini” immagino sia esplicativa.’ “Credo di essere entrato nella mente di Pasolini indipendentemente da quanto che è stato scritto e detto di lui, neppure per quanto assorbito dai suoi insegnamenti. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini perché è lo specchio della mia anima e del mio modo di traguardare il mondo. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini per il semplice fatto che nel momento in cui ascolto la sua parola essa s’incastra perfettamente con il mio ragionare”. I santi e santini non mi hanno mai impressionato, difficile che mi lasci condizionare da chicchessia, credo di essere davvero libero dalle catene della morale comune e dagli aberranti condizionamenti della società. Se oltre duemila anni fa un uomo chiamato Rabbi Jeoshu Ha Nozri ha meritato l’appellativo di Messia, allora Pasolini è degno di essere chiamato tale non per investitura divina ma grazie alla “regalità” del suo pensiero e i percorsi indicati. Credo che Pasolini avrebbe potuto essere protagonista di un miracoloso rinnovamento, l’unico e forse l’ultimo intellettuale in grado di poter risolvere la complicata convivenza fra gli umani e a questo fine il suo cuore palpitava. Credo che Pasolini sia stato pure un profeta, senza alcuna ispirazione divina, ma solo perché ogni sua previsione si è avverata quindi è il propulsore che fa interagire le mie sinapsi quando leggo le sue parabole. Ciò al fine di evitare qualsiasi fraintendimento che possa portare a strumentalizzazioni di vario genere, men che meno mistici o presunti tali.”. Pasolini è mio grande amico, mi tiene compagnia.

Il suo rapporto con la fede.

  • Altro aforisma coniato di recente che comparirà nella prossima raccolta “Sensoriale – Poesia III Millennio “. “Credente è chiunque liquidi ogni dubbio e incertezza rinunciando a cercare risposte”. A mio avviso occorre distinguere tra “fede” e “credo”. Nel primo caso posso ritenermi uomo di fede nel perseguire i miei principi dettati dal cuore e la mente; parafrasando Jean Paul Sartre (Le parole) “…vedo ovunque l’assenza di un Dio” dunque mi ritengo maniaco di tale amputazione. Nel secondo caso affermo di non credere e sono convinto che le religioni, ottomilacinquecento le varie “confessioni” al mondo, dividano i popoli e siano strumento di forte condizionamento al fine di alimentare conflitti. Il discorso è molto lungo e ignoro il tempo che abbiamo a disposizione oltre gli spazi dedicati della vostra rivista sebbene sia pronto a confrontarmi con chiunque. Se permette, espongo due citazioni che a tal proposito rispecchiano il mio abito mentale. Anacleto Verrecchia: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito”. Questa è anche arte del pensiero. Poi: “Tracciare un muro divisorio tra l’uomo e gli altri animali è un’assurdità della filosofia occidentale, perché tutti gli esseri viventi sono fenomeni diversi di un’unica sostanza universale.”. Leggete questo grande filosofo contemporaneo, germanista, addetto culturale all’Ambasciata d’Italia a Vienna, coadiutore alle pagine culturali di giornali italiani tra cui Il Resto del Carlino e La Stampa. Grazie alla sua padronanza del tedesco collaborò con Die Presse, Die Welt. Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva, “di un filosofo o di uno scrittore ció che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”. Ho il privilegio di possedere una copia con dedica e firma autografa del suo “Giordano Bruno, la falena dello spirito”. Fu traduttore di Georg Christoph Lichtenberg, appassionato studioso di Giordano Bruno, Friedrich Nietzsche e, grande amore, Arthur Schopenhauer La sua è stata giudicata “la migliore prosa filosofica scritta in Italia”. Confermo e chiedo venia della mia logorrea, che quanto riferito solo apparentemente potrebbe sembrare poco attinente alla sua domanda. Tornando alla fede, il credo, le confessioni, la religione, i tre monoteismi abramitici, ecc. sostengo che nella filosofia ci siano tutte le risposte alla nostra portata. Accorperei matematica e fisica aggiungendo che mi sono limitato al grande Verrecchia per ricordarlo e rilevare che quando morì, nel 2012, i telegiornali gli dedicarono neanche lo spazio che assegnano per l’infortunio al ginocchio di un calciatore. A lui andava bene così ma per i nostri giornalisti è stato facile accontentarlo. Concludo con Aulo Gellio, Noctes Atticae, XX 4,9, “Religentem esse oportet, religiosus nefas [ne fuas]” ossia “E’ opportuno rileggere (religentem), cercare, invece essere religioso è cosa da evitare, nefasta” e una mia massima (Dalla Risacca, copyright 2022 Mauro Giovanelli): “Nella ricerca della verità, Dio è utilizzato alla stregua del segnalibro a indicare la pagina da cui ogni volta ripartire per giungere al colophon del testo. La trascendenza è pausa di comodo lungo il percorso della conoscenza.”.

Scrittura e follia, un binomio per molti versi necessario.

  • Follia certo, molto diversa dalla pazzia. Sì, sono interdipendenti, binomio indissolubile, necessario per vivere anziché sopravvivere e dove, come riferito poc’anzi, non esiste una linea netta di demarcazione se non con riferimento all’amore e l’ulteriore.

Scrivere è sperimentare ma anche guardarsi allo specchio. Quanto è d’accordo con quest’affermazione?

  • I miei ultimi lavori portano il sottotitolo “III Millennio” non perché mi ritenga meritevole, anche se lo penso, di rappresentare solo in parte questo segmento dei secoli a venire ma per il fatto di verificare ogni giorno il vuoto culturale e formativo intorno a noi con tutto quel che ne consegue. Ritengo che l’Occidente sia civiltà in decadenza forse già arrivata oltre il punto di non ritorno. Come accaduto in passato, e la storia ci insegna, l’ultimo tragitto della discesa è rovinoso, veloce e inarrestabile. Pensi che sono ottimista da sempre. Che altro mi resta se non sperimentare e sperare di essere letto, ascoltato per ciò che di buono io ritenga di poter dare? Per noi, soprattutto per le nuove generazioni che vedo con poche speranze, sogni, mancanza di punti di riferimento, valori. Tentare di compiere il miracolo. Ecco! Risvegliare le anime. L’esiguo spessore della classe politica in Europa credo sia sotto gli occhi di tutti, almeno di chi sa ancora vedere e ragionare. Gli Stati Uniti d’America, la stessa Russia, Cina, tutti prostrati dinanzi al solo, vero, autentico, idolatrato monoteismo che ci sovrasta: denaro e consumo ne sono la dottrina. Quale migliore indagine se non cercare di restituire ai giovani, propulsori di ogni cambiamento, il latino e greco antico, coltivare le arti, passione della lettura, i classici, rispetto del prossimo, solidarietà, ricerca di se stessi, amore e, in questo senso, il miglior utilizzo degli smartphone? Solo così posso guardarmi allo specchio senza dover abbassare gli occhi. E poi non potrei farne a meno. Dal punto di vista introspettivo, credo sia anche questo il senso della sua domanda, le rispondo così: per ciascuno quale miglior confessore potrebbe esserci se non l’altro di noi? Senza sigillo sacramentale ovviamente. Sì! Certo, sono d’accordo.

La sua poesia è anche provocatoria. Ci parli di questa esigenza.

  • L’esigenza è di scrivere ciò che mi è suggerito non ho capito bene da chi o che cosa abiti in me comunque si coniuga con il tipo di capacità intellettiva che mi è stata assegnata. In parole povere ho quest’occorrenza. Per quanto riguarda il pungolo da considerarsi sotto l’aspetto della “morale corrente” (nulla a che vedere con Kant) ritengo che la verità sia provocatoria ed io scrivo ciò che penso, e lo faccio per piacere a me stesso, gli altri vengono dopo. Ritengo che i moralisti siano uno dei veri flagelli dell’umanità, e questo in ogni campo. Mi permetta una divagazione e perdoni l’accostamento. Il grande Srinivasa Aiyangar Ramanujan (Erode, 22 dicembre 1887 – Chennai, 26 aprile 1920) è stato un genio matematico indiano e se abbiamo potuto atterrare su Marte o sulla cometa “Rosetta”, lo dobbiamo alle sue formule. Egli non ebbe modo di accedere ai testi specifici o seguire regolari corsi sebbene lo stesso Godfrey Harold Hardy (Cranleigh, 7 febbraio 1877 – Cambridge, 1 dicembre 1947) che lo portò in Inghilterra a frequentare la più prestigiosa delle Università, disse di lui. “I limiti della sua conoscenza erano sorprendenti come la sua profondità. Un uomo capace di risolvere equazioni modulari e teoremi in modi mai visti prima, la cui padronanza delle frazioni continue era al di sopra di ogni altro matematico del mondo, che ha trovato da solo l’equazione funzionale della funzione zeta e i termini più importanti di molti fra i più famosi problemi nella teoria analitica dei numeri; tuttavia non aveva mai sentito parlare di una funzione doppiamente periodica o del teorema di Cauchy, e aveva una vaga idea di cosa fosse una funzione a variabili complesse… non furono pochi coloro che lo osteggiavano, sia perché era indiano, sia perché era povero, non faceva parte dell’elite e la sua presenza fra loro la consideravano una provocazione. Comunque Srinivasa sosteneva che la sua ispirazione onirica gli fosse dettata dalla Dea Namagiri Thayar e che il Dio Narasimha gli mostrasse nel sonno alcuni codici dei quali al risveglio riusciva a trascriverne soltanto una piccola parte. Perdoni la digressione ma, facendo le debite proporzioni, credo che più o meno sia una cosa di questo genere tanto per completare il discorso circa la sua domanda e la mia convinzione che lo scrittore (artista, poeta, ecc.) sia tale per indole e predestinazione.

Il giorno dei morti

[…] Là in fondo,
alla fine del parco,
appena dietro il cimitero,
erano fredde le tue cosce,
denso e madido
profumo di fiori morenti
riempiva le narici,
e al riparo della sottile nebbia
l’ultimo cigolio dei cancelli
diede voce al silenzio,
e nella spenta luce
tutto si dissolse
fra le tue mutandine,
e baciarti fu importante.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Fossi specchio…

[…]Se fossi specchio
il tuo bagliore
attraverserebbe
indefinitamente
l’Universo Mondo
per riposare
alle mie spalle
l’Eternità. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

I divini cavalli di Achille

[…]Amore,
amare,
essere amato,
amaro
averlo perduto
così da rinunciare
all’affilata luce del sole
che leviga ogni dolore
e ombra benevola
accoglie tregua, silenzio,
mentre la vita scorre come carezza
sul muso del purosangue
che guarda verso il cielo. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Straniero

[…]Fino a quando esisteranno rappresentazioni politiche del Pianeta dilaniate da immaginari confini a rappresentare virtuali Stati e relative divisioni amministrative ciascuno di noi sarà straniero, anche in patria. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Reliquie

[…]Siamo reliquie
del fallace disegno di un artefice
privo di eterna ispirazione.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Così

[…]Neanche al tempo mi concedo.
Avvolgerò l’inquietudine,
e con l’involto sottobraccio,
fisserò il mio istante,
guardando al sole.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

La verità

[…]Quando si arriva al punto di aver capito tutto
per conoscere l’Ulteriore
altro non resta che il suicidio
prima che la Natura
ci colga impreparati.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Immacolata di me

[…]Nel tempo ho capito,
che sei potere dell’anima
l’avevo solo intuito.
Dare e avere, dopo e prima sono in te.
Neanche nocchiero delle mie pulsioni,
schiavo della passione,
considero possesso
la penetrazione della carne,
invece ti appartengo,
mi genufletto e tu, per l’eternità
da me immacolata.
Ecco cos’è.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

.

HANNO SCRITTO PER Mauro Giovanelli: su “LE MUSE”, bimestrale di arte e cultura ANNO XIX, febbraio 2019 Articolo a cura di Teresa Laterza (pagg. 22÷27)

NOTE BIOGRAFICHE

Mauro Giovanelli nasce a Genova il 27 febbraio del 1945. Si laurea in Scienze Geologiche, presso l’università di Genova e s’interessa di filosofia. Autore dalla personalità poliedrica, amante della lettura e della scrittura, ma anche della pittura e del disegno, ha dato vita a tantissime opere poetiche, di saggistica e narrativa ed ha partecipato e presieduto a diversi eventi artistici culturali di rilievo. Tra i suoi lavori (1):

  • “Il leggio a nove posizioni” Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “A destra di nessuna sinistra” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (critica politica).
  • “Destra e manca” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (critica politica).
  • “Barra a manca, timone a dritta, tutto a destra” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (critica politica).
  • “Forse è Poesia” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Scrivo a Pasolini” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (saggio).
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Cinema & Arte” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (critica d’arte).
  • “Sintonia Immaginifica” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (critica d’arte).
  • “Viscerale” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” 2a edizione Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “Le tessere del pàmpano” Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “Ecco perché Juanita” (3) Ediz. Illeggìoanoveposizioni (arabesco letterario).
  • “Tracce nel deserto” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia, critica varia).
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Sensoriale poesia III Millennio” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Viscerale poesia III Millennio” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia).
  • “Settantanove scritti o giù di lì – Seventy-nine writings or thereabouts” Ediz.
    Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesia – italiano e inglese).
  • “Dalla risacca” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, aforismi).
  • “Affinché morte non ci separi” Ediz. Illeggìoanoveposizioni (letteratura, poesie d’amore).

(1) Elenco aggiornato al 3 marzo 2023.
(2) Ediz. Illeggìoanoveposizioni è self publishing.

Le sue opere sono reperibili su Amazon, IBS.it, lafeltrinelli.it e nelle Librerie Feltrinelli. Di prossima pubblicazione “Asso alla quinta” e, in fase di rielaborazione, “Ecco perché Juanita”(3).

È stato ufficiale di complemento, dirigente d’azienda, insegnante, immobiliarista, imprenditore. Si definisce un ricercatore dell’ignoto, scrittore per indole e predestinazione, indagatore della natura umana ed esploratore del mondo. Molti sono i posti da lui visitati: India, Uzbekistan, Russia, Turchia, Europa, Libia, Messico, Perù, Egitto, Sahara che hanno sicuramente contribuito alla formazione di una mente attenta, ricettiva, sensibile e dalle tante sfumature. Per la sua crescita, educazione e formazione lavorativa e professionale importante è stata la famiglia, ma anche i professori che l’hanno seguito nel corso dei suoi studi così come l’incontro con le letture di Pavese, Fenoglio, Caldwell. Così Mauro Giovanelli sintetizza la sua biografia breve in quarta di copertina di ogni testo: “Nato a Genova, asilo, elementari, medie, università, percorso netto, lineare, sempre regolato da lettura e scrittura anche nel tempo susseguente. Ufficiale di complemento per bizzarra circostanza, dirigente d’azienda per necessità, insegnante per passione, disegnatore per vocazione, imprenditore per presunzione, immobiliarista per occorrenza, ricercatore, visionario e altro ancora che all’istante non ricordo. Esploratore del mondo e indagatore della natura umana. Scrittore. (Quod scripsi, scripsi) Giovanni: 19, 22 – Born in Genoa, a clear, glitch-free journey through nursery, primary, high school and university – forever characterized by reading and writing, these latter to extend well beyond aforementioned journey. Reserve officer due to weird circumstances, company executive out of necessity, teacher out of passion, illustrator out of vocation, entrepreneur out of presumption, estate agent out of need, researcher, visionary and many more that elude me at this moment in time. Explorer of the world and enquirer into human nature. Writer. (Quod scripsi, scripsi) Ioannes: 19 : 22”.

Suoi contributi personali (rari) sono apparsi su “Il Secolo XIX”, “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”. Attualmente fa parte della redazione de “Il segno di Rocca di Papa” e ha stilato diversi articoli apparsi in seconda di copertina “Attualità”; brani vari di poesia, satira e sociale sono apparsi su “Memoria Condivisa” (fondazione che si occupa di mantenere viva la memoria di ogni avvenimento che riguarda le nostre radici). Un suo pezzo “Politica proverbiale” è stato scelto da Barbara Marchand (ex conduttrice di Radio Montecarlo, poi in RAI) per declamarlo nel suo canale personale youtube. Diversi sono i premi e i riconoscimenti conferitigli:

«Atlantide Edizioni “Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore – Premio alla carriera conferito il 07/2017”»; «Atlantide Edizioni “Premio speciale Accademia mondiale della poesia” per la lirica “Primavera”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore e Menzione Prima Rassegna Nazionale Apri il cuore alla poesia con la lirica “Spaventapasseri”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio, terzo Classificato, sezione video poesia con la lirica “Fossi Specchio”»; «Atlantide Edizioni “Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio” Premio Speciale della critica sezione lingua italiana con la lirica “Fémina Danae”»; «Atlantide Edizioni Secondo premio Nazionale di poesia, Menzione d’onore sezione video poesia con la lirica “I divini cavalli di Achille”»; «Atlantide Edizioni “Secondo premio Nazionale di poesia” Perdersi nell’amore sezione lingua italiana con la lirica “A meno 1/12 dall’autunno”»; «Atlantide Edizioni Seconda Rassegna Nazionale Apri il cuore alla Poesia, menzione speciale per la lirica “Come niente fosse”»; «Atlantide Edizioni Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore menzione e recensione della lirica “Logorìo della memoria”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “Donna”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “La risposta”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione” per l’opera “Orizzonti”».

L’autore è inoltre presente in varie antologie: Prima rassegna nazionale “Apri il cuore alla poesia” (Atlantide Edizioni); Antologia di autori italiani – primo premio nazionale di poesia “Perdersi nell’amore” (Atlantide Edizioni); Autori vari – Il federiciano 2018 (Aletti Editore).
Con l’incarico di Conduttore e critico di mostre d’arte ha presieduto: Anteprima mondiale mostra “CINEMA & ARTE” dipinti di Carlo Rambaldi – Lamezia Terme RC, Teatro Grandinetti, 5/6 agosto 2017; VIII Edizione Mostra d’arte contemporanea “SINTONIA IMMAGINIFICA”, La Morra CN, Chiesa dei Confratelli di San Rocco, 21 ottobre 2017. Come giurato ha presieduto la prima edizione del Premio Artistico Letterario Internazionale “Athena Ars” e il primo premio Artistico Letterario Nazionale “La nebbia agli irti colli”.

MAURO GIOVANELLI: UNA MENTE ILLUMINATA – NOTE CRITICHE

La poesia di Mauro Giovanelli è soffio d’infìnito, apertura all’oltre, all’ulteriore, ricerca instancabile e inesauribile di significati nello scorrere dell’esistere. Momenti d’inquietudine si alternano alla pacata riflessione. Stati d’animo forieri di scoperte nuove, allettanti, sempre sospese tra il se e il forse di quegli interrogativi che rendono l’uomo poeta/pensatore del proprio tempo. E il tempo dell’autore è quello delle svariate “verità”, degli angoli oscuri della mente, dei sogni ad occhi aperti, delle velate malinconie dei ricordi, dell’amore garbato e passionale (ammirazione, venerazione) per il gentil sesso, ma anche di quello universale, che sembra avere un linguaggio comprensibile a pochi. I poeti, quei liberi pensatori che non si limitano a uno sguardo superficiale delle cose perché amano penetrare i significati anche di ciò che può sembrare banale, in quel “significante nonsenso che ha il gusto soddisfatto del possibile”. E lo sguardo di Mauro Giovanelli si adagia sulle incoerenze del nostro tempo, sulle scelte insidiose, sulla coltre di uno spazio angusto che genera reazioni e ribellioni a una morale imposta, cieca, sterile, mentre l’animo umano richiede carezze, comprensione, ascolto, calore, sperimentazione del tutto, libertà d’essere, vigore, spontaneità. Autentici, istintivi, pulsionali sono i versi del nostro autore che sgorgano fieri, come il soliloquio più intimo dell’io o un dialogo allo specchio, in cui nulla è celato e i ricordi s’imprimono nostalgici per necessità, in quell’attimo d’ispirazione della parola “poetica” che sa d’eterno. Nel rincorrersi dei versi, in una frenesia di stati d’animo, l’autore riesce a godere delle sue provocazioni che non hanno alcun intento di scandalizzare bensì di risvegliare dal torpore, gli animi, le menti e i corpi ingabbiati nella consuetudine delle “buone maniere” che, spesso, incasellando l’uomo in ruoli e schemi, lo spogliano della sua vera essenza. La poesia di Mauro Giovanelli è molto altro, non solo introspezione, meditazione sul proprio io, ma anche importante spunto di riflessione sui temi caldi, che inquietano la nostra società, come la violenza sulle donne, l’ostilità verso lo straniero, il terrorismo, una visione ampia, non condizionata dal nostro esistere, uno sguardo attento, lungimirante, capace di sondare i misteri dell’universo ma anche della natura umana e del suo agire. In questo si nota l’interesse e la preparazione dell’autore sui temi filosofici di grande importanza che da sempre contraddistinguono l’interessante mondo di quegli uomini pensanti: i “libera mente”, come lo stesso autore ama definirsi. Una poesia interiore, sociale, politica che ricama singolari tempi e significati in un percorso di ricerca che non si arresta davanti al mistero dell’incommensurabile. I versi di Mauro Giovanelli parlano di un uomo dall’intelligenza vivace e dalla personalità complessa, multiforme, dalle svariate sfaccettature, di notevole spessore culturale e umano. Un artista e un ricercatore dai grandi valori etici, che fa dell’attenzione un pilastro del suo modo di rapportarsi al sentire comune. Delicati, ma anche provocatori sono i componimenti, spesso di denuncia di una realtà iniqua che non merita quel silenzio/assenso di comodo, ma che necessita di gridare, forte, quelle verità scomode che richiedono giustizia. Mauro Giovanelli non si lascia plasmare o ammaliare dall’apparenza, egli avverte l’esigenza di andare in profondità, di scavare, di osare, restituendo alla parola “poetica” la dignità che merita. La poesia è verità dell’anima, pura essenza dell’io, nei versi del nostro autore che vanta moltissimi riconoscimenti artistici e culturali, esperienze e sperimentazioni di cui i suoi versi sono pregni. Il suo pensiero, come lo stesso autore ama ricordare, si sposa con quello di un grande del panorama artistico culturale, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano del XX secolo. Un artista, Pasolini, culturalmente versatile, attento osservatore dei cambiamenti della società, nonché figura controversa che suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti, con i suoi giudizi radicali e critici anche sulla società dei consumi. Così il nostro Autore, per i coinvolgenti contenuti dei suoi folti scritti e per l’apporto che lo vede attivamente impegnato nei vari ambiti artistici e culturali, è destinato a lasciare un segno indelebile in questa nostra epoca, in una società in continuo cambiamento, poco attenta alle reali e urgenti necessità dell’uomo, oggi lasciato spesso allo sbando e senza punti di riferimento. Una mente illuminata la sua, un intellettuale dalle verità scomode, ma anche un amante dell’affascinante mistero del bello e della forza della determinazione, come si evince da questa sua esortazione – “Datemi una leva, immagine, dipinto, arte, gioia, sofferenza, purché esprima ciò che vi anima, le pulsioni, io vi descriverò il mondo” – che contraddistingue l’audacia di chi è destinato, con i suoi scritti, a far parlare di sé.

INTERVISTA

La sua è una poesia dalle mille sfaccettature, quasi un abbraccio universale allo scibile. Cos’è per Mauro Giovanelli la poesia?

  • Irrefrenabile esalazione dell’anima o qualunque cosa essa sia, coglie all’improvviso, necessità, bi- sogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, rimettere i peccati, divulgare la propria Verità.

Poesia e vita, un binomio dove non esiste una linea netta di demarcazione se non in riferimento…

  • All’amore e l’Ulteriore.

L’inquietudine nei versi di Mauro Giovanelli…

  • Al sostantivo da lei adottato aggiungerei i sinonimi tanto per evitare differenze anche piccole, solo apparentemente insignificanti: ansia e turbamento. Non sono forse il propulsore della vita? Quella vera intendo. In tale compagnia l’inquietudine consente di mettere a fuoco il nostro telescopio, in questo caso strumento abbastanza particolare poiché permette sia di traguardare molto lontano sia vicinissimo. L’inquietudine è energia, tutto, finanche per arrivare al nulla, anch’esso estremo interessante da esplorare.

Dalle sue poesie emerge il sentimento d’ammirazione e amore per le donne. Quanto è importante la figura femminile (compagna, madre, amica) per le sue ispirazioni poetiche?

  • Irrinunciabile. La donna è inizio e fine, ogni cosa esiste per lei e in lei. Il mio vissuto è funzione dipendente della donna, il pensiero, lo spirito sempre associato alla figura femminile e credo che dovrebbe essere un fatto normale. Neppure la definirei ammirazione ma venerazione, atto dovuto, forse l’unico vero sentimento d’amore quindi scopo, necessità, impellenza, completamento. L’altra parte dell’incastro perfetto per formare l’intero della loghia 22, testo gnostico di Tommaso, l’autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri. “Allorché di due farete uno… troverete l’entrata del Regno.” Non sono del tutto convinto che questo possa valere anche per l’altra parte, non con la stessa valenza almeno.

L’osservazione del quotidiano è certamente una delle principali fonti d’ispirazione per i suoi componimenti, ma la sua poetica è intrisa d’interiorità e riflessioni sul senso dell’esistere, ce ne parli.

  • Interiorità, senso dell’esistere… quanto tempo ho a disposizione? Va bene, cercherò di essere conciso. Mi verrebbe da rispondere con una domanda. “Si potrebbe creare poesia evitando di esplorare noi stessi, interrogarci, indagare l’inconoscibile che siamo, che ci sovrasta? Di conseguenza considerare il senso della vita?” Personalmente ritengo sia impossibile o meglio, per quanto mi capiti di leggere, senza tali ingredienti non la definirei lirica ma espressione fotografica di ciò che appare. Torniamo al tele-microscopio, chi ne è privo non se lo può dare e non è in vendita. Nell’osservazione del quotidiano mi viene naturale creare associazioni che vanno oltre la mera visuale delle cose.

La concezione del tempo in Mauro Giovanelli.

  • In fisica il Tempo è funzione dipendente della materia, esiste poiché possiamo misurarlo attraverso il deterioramento e le modificazioni che quest’ultima subisce, ossia l’invecchiamento. È la quarta dimensione, netta, chiara di tutta la matematica e geometria dopo Euclide in virtù della dimostrata indimostrabilità del quinto postulato da parte del russo Nikolaj Ivanovič Lobačevskij’ e l’ungherese Nižnij Novgorod (contemporaneamente a insaputa uno dell’altro). Per Mauro Giovanelli… ho appena composto un aforisma che spero possa essere esaustivo: “Tempo è la distanza intercorrente fra mancanza e presenza. Nella direzione contraria apre all’infinito”.

Si definisce scrittore per indole e predestinazione, perché?

Innanzi tutto perché la scrittura mi accompagna dalle elementari, forse anche prima di saper comporre (ho ricordi indelebili dall’età di un anno), era lì ad aspettarmi. La prima poesia la scrissi in quarta, ho il manoscritto che sto cercando, è fra le pagine di qualche libro importante, purtroppo sono tanti; si riferiva a un vascello di pirati o corsari, in un mare in tempesta, il senso, l’incombere della morte. Non ho memoria di quando iniziai a leggere con cupidigia, “II corsaro nero” di Salgari ad esempio o “Viaggio al centro della Terra” di Verne. Resta il fatto che alle scuole medie (miste) “confezionavo” due temi diversi per lo stesso titolo, uno per la compagna N.A., l’altro per me. Sarei potuto arrivare a molti di più, almeno un altro per il mio amico vicino di banco, ma a quei tempi era necessario fare sia la “brutta” sia la “bella” e dovevamo consegnarle entrambe. Quando la professoressa di lettere ci scoprì, mi assegnò un posto vicino alla scrivania e nei “saggi in classe” mi assegnava i temi del Ginnasio. Scusi se mi dilungo, ma non credo che esistano scrittori, artisti in generate, che non siano tali per indole o predestinazione. Sotto quest’aspetto noto una certa inflazione, decadenza. Al teatro Grandinetti in quel di Lamezia Terme in anteprima mondiale nell’agosto del 2017presentai i dipinti inediti di Carlo Rambaldi (tre volte premio oscar per gli effetti speciali). Una signora si avvicinò e per presentarsi mi consegnò il suo biglietto da visita, dove sotto nome e cognome trionfava il suo titolo “POETESSA”. Pazzesco! Come ingegnere o geometra, avvocato. Lo stesso “poeta”, vero intendo, può esserlo oggi ma non più domani. Comandano l’ispirazione, irrefrenabili esalazioni dell’anima, necessità, bisogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, divulgare la propria Verità come ho avuto modo di dire poc’anzi. Oltre questo c’è il nulla.

Il silenzio come dimensione interiore e spazio-temporale della produzione scrittoria.

  • Salutare oltre che inevitabile. Il silenzio è roboante quando propedeutico alla “creazione”, perdoni l’uso di questo termine, è l’humus su cui sono coltivati sogni, speranze, riflessioni, utopie, angosce. È stella di neutroni che implode sulla sua propria massa liberando energia utile a riequilibrare il divenire.

  • “Dio non gioca a dadi con l’universo”. Cosa le viene in mente?
  • Il grande Albert Einsten, sua la frase che ho adottato come titolo di un mio lavoro. Poi Giordano Bruno il più grande filosofo dell’umanità nonché il suo aguzzino Roberto Bellarmino, il primo disperso in cenere e fumo il 17 febbraio 1600 e l’altro fatto santo e dottore della Chiesa tre volte. Le discrasie di una società malata, la nostra intendo, forse irreversibilmente se non acceleriamo il rallentamento di questa pazza e insensata corsa. Tanto varrebbe, dunque, prendere la vita allo stesso modo della sequenza di frasi nonsense che il Conte Lello Mascetti, magistralmente interpretato da Ugo Tognazzi in “Amici miei” (1975, diretto da Mario Monicelli), sciorina al vigile attonito. La geniale filastrocca non è così paradossale come sembrerebbe.

Molte sue poesie sono di ripudio o denuncia rispetto ad alcune realtà. Può la poesia contribuire a risanare la società? In che modo?

  • Può! Anzi deve. A una condizione, che sia poesia.

Pasolini è una figura presente e importante per il suo scrivere, ci spieghi perché.

  • Perché ritengo sia l’ultimo messia, in senso laico s’intende, oltre che il più grande intellettuale del secolo scorso. La nota che ho voluto inserire nella poesia che gli ho dedicato, “ULTIMO Māšīāḥ” e riportata sul mio “Scrivo a Pasolini” immagino sia esplicativa.’ “Credo di essere entrato nella mente di Pasolini indipendentemente da quanto che è stato scritto e detto di lui, neppure per quanto assorbito dai suoi insegnamenti. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini perché è lo specchio della mia anima e del mio modo di traguardare il mondo. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini per il semplice fatto che nel momento in cui ascolto la sua parola essa s’incastra perfettamente con il mio ragionare”. I santi e santini non mi hanno mai impressionato, difficile che mi lasci condizionare da chicchessia, credo di essere davvero libero dalle catene della morale comune e dagli aberranti condizionamenti della società. Se oltre duemila anni fa un uomo chiamato Rabbi Jeoshu Ha Nozri ha meritato l’appellativo di Messia, allora Pasolini è degno di essere chiamato tale non per investitura divina ma grazie alla “regalità” del suo pensiero e i percorsi indicati. Credo che Pasolini avrebbe potuto essere protagonista di un miracoloso rinnovamento, l’unico e forse l’ultimo intellettuale in grado di poter risolvere la complicata convivenza fra gli umani e a questo fine il suo cuore palpitava. Credo che Pasolini sia stato pure un profeta, senza alcuna ispirazione divina, ma solo perché ogni sua previsione si è avverata quindi è il propulsore che fa interagire le mie sinapsi quando leggo le sue parabole. Ciò al fine di evitare qualsiasi fraintendimento che possa portare a strumentalizzazioni di vario genere, men che meno mistici o presunti tali.”. Pasolini è mio grande amico, mi tiene compagnia.

Il suo rapporto con la fede.

  • Altro aforisma coniato di recente che comparirà nella prossima raccolta “Sensoriale – Poesia III Millennio “. “Credente è chiunque liquidi ogni dubbio e incertezza rinunciando a cercare risposte”. A mio avviso occorre distinguere tra “fede” e “credo”. Nel primo caso posso ritenermi uomo di fede nel perseguire i miei principi dettati dal cuore e la mente; parafrasando Jean Paul Sartre (Le parole) “…vedo ovunque l’assenza di un Dio” dunque mi ritengo maniaco di tale amputazione. Nel secondo caso affermo di non credere e sono convinto che le religioni, ottomilacinquecento le varie “confessioni” al mondo, dividano i popoli e siano strumento di forte condizionamento al fine di alimentare conflitti. Il discorso è molto lungo e ignoro il tempo che abbiamo a disposizione oltre gli spazi dedicati della vostra rivista sebbene sia pronto a confrontarmi con chiunque. Se permette, espongo due citazioni che a tal proposito rispecchiano il mio abito mentale. Anacleto Verrecchia: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito”. Questa è anche arte del pensiero. Poi: “Tracciare un muro divisorio tra l’uomo e gli altri animali è un’assurdità della filosofia occidentale, perché tutti gli esseri viventi sono fenomeni diversi di un’unica sostanza universale.”. Leggete questo grande filosofo contemporaneo, germanista, addetto culturale all’Ambasciata d’Italia a Vienna, coadiutore alle pagine culturali di giornali italiani tra cui Il Resto del Carlino e La Stampa. Grazie alla sua padronanza del tedesco collaborò con Die Presse, Die Welt. Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva, “di un filosofo o di uno scrittore ció che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”. Ho il privilegio di possedere una copia con dedica e firma autografa del suo “Giordano Bruno, la falena dello spirito”. Fu traduttore di Georg Christoph Lichtenberg, appassionato studioso di Giordano Bruno, Friedrich Nietzsche e, grande amore, Arthur Schopenhauer La sua è stata giudicata “la migliore prosa filosofica scritta in Italia”. Confermo e chiedo venia della mia logorrea, che quanto riferito solo apparentemente potrebbe sembrare poco attinente alla sua domanda. Tornando alla fede, il credo, le confessioni, la religione, i tre monoteismi abramitici, ecc. sostengo che nella filosofia ci siano tutte le risposte alla nostra portata. Accorperei matematica e fisica aggiungendo che mi sono limitato al grande Verrecchia per ricordarlo e rilevare che quando morì, nel 2012, i telegiornali gli dedicarono neanche lo spazio che assegnano per l’infortunio al ginocchio di un calciatore. A lui andava bene così ma per i nostri giornalisti è stato facile accontentarlo. Concludo con Aulo Gellio, Noctes Atticae, XX 4,9, “Religentem esse oportet, religiosus nefas [ne fuas]” ossia “E’ opportuno rileggere (religentem), cercare, invece essere religioso è cosa da evitare, nefasta” e una mia massima (Dalla Risacca, copyright 2022 Mauro Giovanelli): “Nella ricerca della verità, Dio è utilizzato alla stregua del segnalibro a indicare la pagina da cui ogni volta ripartire per giungere al colophon del testo. La trascendenza è pausa di comodo lungo il percorso della conoscenza.”.

Scrittura e follia, un binomio per molti versi necessario.

  • Follia certo, molto diversa dalla pazzia. Sì, sono interdipendenti, binomio indissolubile, necessario per vivere anziché sopravvivere e dove, come riferito poc’anzi, non esiste una linea netta di demarcazione se non con riferimento all’amore e l’ulteriore.

Scrivere è sperimentare ma anche guardarsi allo specchio. Quanto è d’accordo con quest’affermazione?

  • I miei ultimi lavori portano il sottotitolo “III Millennio” non perché mi ritenga meritevole, anche se lo penso, di rappresentare solo in parte questo segmento dei secoli a venire ma per il fatto di verificare ogni giorno il vuoto culturale e formativo intorno a noi con tutto quel che ne consegue. Ritengo che l’Occidente sia civiltà in decadenza forse già arrivata oltre il punto di non ritorno. Come accaduto in passato, e la storia ci insegna, l’ultimo tragitto della discesa è rovinoso, veloce e inarrestabile. Pensi che sono ottimista da sempre. Che altro mi resta se non sperimentare e sperare di essere letto, ascoltato per ciò che di buono io ritenga di poter dare? Per noi, soprattutto per le nuove generazioni che vedo con poche speranze, sogni, mancanza di punti di riferimento, valori. Tentare di compiere il miracolo. Ecco! Risvegliare le anime. L’esiguo spessore della classe politica in Europa credo sia sotto gli occhi di tutti, almeno di chi sa ancora vedere e ragionare. Gli Stati Uniti d’America, la stessa Russia, Cina, tutti prostrati dinanzi al solo, vero, autentico, idolatrato monoteismo che ci sovrasta: denaro e consumo ne sono la dottrina. Quale migliore indagine se non cercare di restituire ai giovani, propulsori di ogni cambiamento, il latino e greco antico, coltivare le arti, passione della lettura, i classici, rispetto del prossimo, solidarietà, ricerca di se stessi, amore e, in questo senso, il miglior utilizzo degli smartphone? Solo così posso guardarmi allo specchio senza dover abbassare gli occhi. E poi non potrei farne a meno. Dal punto di vista introspettivo, credo sia anche questo il senso della sua domanda, le rispondo così: per ciascuno quale miglior confessore potrebbe esserci se non l’altro di noi? Senza sigillo sacramentale ovviamente. Sì! Certo, sono d’accordo.

La sua poesia è anche provocatoria. Ci parli di questa esigenza.

  • L’esigenza è di scrivere ciò che mi è suggerito non ho capito bene da chi o che cosa abiti in me comunque si coniuga con il tipo di capacità intellettiva che mi è stata assegnata. In parole povere ho quest’occorrenza. Per quanto riguarda il pungolo da considerarsi sotto l’aspetto della “morale corrente” (nulla a che vedere con Kant) ritengo che la verità sia provocatoria ed io scrivo ciò che penso, e lo faccio per piacere a me stesso, gli altri vengono dopo. Ritengo che i moralisti siano uno dei veri flagelli dell’umanità, e questo in ogni campo. Mi permetta una divagazione e perdoni l’accostamento. Il grande Srinivasa Aiyangar Ramanujan (Erode, 22 dicembre 1887 – Chennai, 26 aprile 1920) è stato un genio matematico indiano e se abbiamo potuto atterrare su Marte o sulla cometa “Rosetta”, lo dobbiamo alle sue formule. Egli non ebbe modo di accedere ai testi specifici o seguire regolari corsi sebbene lo stesso Godfrey Harold Hardy (Cranleigh, 7 febbraio 1877 – Cambridge, 1 dicembre 1947) che lo portò in Inghilterra a frequentare la più prestigiosa delle Università, disse di lui. “I limiti della sua conoscenza erano sorprendenti come la sua profondità. Un uomo capace di risolvere equazioni modulari e teoremi in modi mai visti prima, la cui padronanza delle frazioni continue era al di sopra di ogni altro matematico del mondo, che ha trovato da solo l’equazione funzionale della funzione zeta e i termini più importanti di molti fra i più famosi problemi nella teoria analitica dei numeri; tuttavia non aveva mai sentito parlare di una funzione doppiamente periodica o del teorema di Cauchy, e aveva una vaga idea di cosa fosse una funzione a variabili complesse… non furono pochi coloro che lo osteggiavano, sia perché era indiano, sia perché era povero, non faceva parte dell’elite e la sua presenza fra loro la consideravano una provocazione. Comunque Srinivasa sosteneva che la sua ispirazione onirica gli fosse dettata dalla Dea Namagiri Thayar e che il Dio Narasimha gli mostrasse nel sonno alcuni codici dei quali al risveglio riusciva a trascriverne soltanto una piccola parte. Perdoni la digressione ma, facendo le debite proporzioni, credo che più o meno sia una cosa di questo genere tanto per completare il discorso circa la sua domanda e la mia convinzione che lo scrittore (artista, poeta, ecc.) sia tale per indole e predestinazione.

Il giorno dei morti

[…] Là in fondo,
alla fine del parco,
appena dietro il cimitero,
erano fredde le tue cosce,
denso e madido
profumo di fiori morenti
riempiva le narici,
e al riparo della sottile nebbia
l’ultimo cigolio dei cancelli
diede voce al silenzio,
e nella spenta luce
tutto si dissolse
fra le tue mutandine,
e baciarti fu importante.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Fossi specchio…

[…]Se fossi specchio
il tuo bagliore
attraverserebbe
indefinitamente
l’Universo Mondo
per riposare
alle mie spalle
l’Eternità. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

I divini cavalli di Achille

[…]Amore,
amare,
essere amato,
amaro
averlo perduto
così da rinunciare
all’affilata luce del sole
che leviga ogni dolore
e ombra benevola
accoglie tregua, silenzio,
mentre la vita scorre come carezza
sul muso del purosangue
che guarda verso il cielo. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Straniero

[…]Fino a quando esisteranno rappresentazioni politiche del Pianeta dilaniate da immaginari confini a rappresentare virtuali Stati e relative divisioni amministrative ciascuno di noi sarà straniero, anche in patria. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Reliquie

[…]Siamo reliquie
del fallace disegno di un artefice
privo di eterna ispirazione.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Così

[…]Neanche al tempo mi concedo.
Avvolgerò l’inquietudine e,
con l’involto sottobraccio,
fisserò il mio istante,
guardando al sole.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

La verità

[…]Quando si arriva al punto di aver capito tutto
altro non resta che il suicidio
per conoscere l’Ulteriore
prima che la Natura
ci colga impreparati.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Immacolata di me

[…]Nel tempo ho capito,
che sei potere dell’anima
l’avevo solo intuito.
Dare e avere, dopo e prima sono in te.
Neanche nocchiero delle mie pulsioni,
schiavo della passione,
considero possesso
la penetrazione della carne,
invece ti appartengo,
mi genufletto e tu, per l’eternità
da me immacolata.
Ecco cos’è.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

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MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

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“Artepozzo Energie d’Arte Contemporanea”
VIII edizione mostra d’arte “Sintonia Immaginifica”
21 ottobre 2017 ÷ 5 novembre 2017
“Chiesa dei Confratelli di San Rocco” – La Morra (Cuneo)
Introduzione e saggio critico: prof. Mauro Giovanelli
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MG – Ciao Jessica, i miei complimenti per il tuo “essere” artista, vivere quella che oggi considero non più attività creativa ma missione. In una società che si sta proiettando sempre più velocemente nell’oscurità dell’ignoranza, cecità dell’indifferenza e ampio consenso al banale, la passione ed entusiasmo che trasmetti con la tua pittura sono confortanti. Adesso, per cortesia giura di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.

JS – “Giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.”

MG – Lo giuro anch’io quindi affermo che tu sei persona meravigliosa, bella donna, intelligente, possiedi particolare fascino, hai “stile” nel proporti, delicatezza e temperamento (non facile la coesistenza dei due fattori), sei ritrosa per educazione ma non timida, sai ciò che vuoi pur respingendo ogni compromesso nel perseguirlo, per chi è mentalmente miope potresti pure passare inosservata tanta la consapevolezza di non avere necessità di esibirti, sei dotata di spirito indipendente… A parte la giusta e doverosa premessa domando: “Ti ritrovi in questo mio scarno profilo?”

JS – Mauro, ringrazio della bella descrizione, non solo mi ci ritrovo ma sento di essere portata allo scoperto dalle tue parole. Hai identificato caratteristiche di me che non avrei saputo descrivere così bene, felice di ciò che sono e fiera di ciascuna delle peculiarità che hai descritto. Ritrosa ma non timida. Vero! So quel che voglio ma riluttante ad accettare compromessi per conseguirlo. Pure vero di non avvertire alcuna necessità di esibirmi per essere notata e… neanche comprendo se questo sia un bene. Infine sì, possiedo uno spirito MOLTO indipendente, tipico di chi non scende mai a patti; non hai idea quanto quest’ultima caratteristica mi sia già costata ma… è condizione indispensabile per essere felici di guardare la propria immagine allo specchio ogni mattina.

MG – Non sono miope, è già qualcosa. “Dedichi il tuo tempo interamente all’arte? Se no, di che altro ti occupi?”

JS – Sono architetto o, come dico io, operaio dell’architettura sebbene nasca dall’arte (liceo artistico) e ad essa voglio tornare, a tempo pieno intendo, poiché mi gratifica e inorgoglisce. È mio nutrimento. Gli anni dello studio e quelli successivi alla laurea sostituivo la mia occorrenza con schizzi, linee e progetti colorati… che alla fine risultavano essere bozze di quadri! Durante l’esame di Stato ricordo che fui l’unica a completare il progetto con velature di acquerello… All’orale ricevetti i complimenti dalla commissione per la “vena artistica”.

MG – Complimenti! Il tuo “stato civile”? In parole povere pochi cenni sulla vita privata”.

JS – Sono separata e ho due meravigliosi figli, una femmina di 13 anni e un maschio di 11. Vivo con loro e li amo più di me stessa. Mi ritengo donna molto fortunata… anche per il mio stato civile.

MG – Cara Jessica, intanto desidero precisare non essere avvocato e la formula del giuramento, oltre che ironica e senza mettere in dubbio la sincerità che traspare dal tuo essere, è pure stato un espediente per rompere il ghiaccio. Aggiungo che, volendo, potresti anche avvalerti della facoltà di non rispondere. Personalmente ho la netta sensazione che la parte maschile dell’umanità sia fauna a rischio di estinzione. Meglio ancora ritengo siano in numero sempre più esiguo gli “uomini” nel senso stretto del termine. Al contrario, e per fortuna, le donne hanno salito parecchi gradini nella scala evolutiva. Agli atti i nostri politici (sia dal punto di vista fisiognomico che intellettuale) ma ulteriore prova la stai testé fornendo. Non intendo sviscerare i motivi della tua separazione, neppure ne avrei titolo, anche se ormai è consuetudine. Domanda: «Come è possibile che qualcuno abbia avuto la possibilità di “incrociare” la tua vita e, a torto o a torto, abbia permesso che il destino lo facesse allontanare da te? Non preoccuparti, parleremo anche di arte.»

JS – Cose che possono capitare. La vita ti mette di fronte a situazioni che nemmeno tu avresti mai immaginato. Per quanto riguarda la “parte maschile dell’umanità quale fauna a rischio di estinzione” ritengo che le donne abbiano salito parecchi gradini nella scala evolutiva per effetto fisiologico, naturale, e non poteva che essere così. Anticamente vigeva il “fallocentrismo” che non avrebbe potuto avere lunga vita. Fisicamente siamo diversi ma tutti abbiamo un cervello. Credo che gli uomini per troppo tempo si siano cullati all’interno di civiltà maschiliste ed il riequilibrio li ha “spiazzati”. Molti devono semplicemente metabolizzare il mutamento!

MG – Fisicamente siamo diversi… Una vera fortuna altrimenti sareste maschi! È solo una battuta, chiedo scusa. Immagino ciò che la vita possa riservare, l’ho vissuto, lo vivo ed ora pure anticipo il futuro comunque il modo in cui ho formulato il quesito ha voluto essere espediente di esternare la mia stima nei tuoi riguardi e la risposta, comprendo, la sola possibile che avresti potuto dare. In poche righe di una tua breve biografia si afferma: “…approfondimenti sulla storia dell’architettura e dell’arte hanno nutrito gli anni giovanili ampliando lo spettro della sua passione…”. In questa tua esplorazione quali sono stati i punti di riferimento? Fra i “grandi” chi sono gli artisti che ti hanno affascinata? In particolare hai un “pittore” che ami particolarmente?

JS – Il fatto di aver studiato per molto tempo arte e architettura mi ha ovviamente portata ad amare diversi artisti e architetti artefici della storia. Ho molteplici punti di riferimento sebbene, come mi capita quando ascolto musica, di solito del repertorio d un artista mi piacciono un brano o due. Nello specifico adoro particolarmente le figure che emergono dal buio di Caravaggio o la morbidezza espressa dalle sculture del Bernini. Ho amato pittori contemporanei che mi hanno sostenuta e consigliata fino allo scorso anno quando, ahimè, entrambi sono scomparsi : Daniele Fissore e Marha Nieuwenhuijs.

MG – Michelangelo Merisi… hai detto niente. Per tacere della morbidezza e, aggiungerei forza, desiderio maschio del possesso espresso dal Bernini; rappresentando la mano di Plutone le cui dita affondano nella coscia sinistra di Prosèrpina ritengo che costui abbia raggiunto la massima espressione della carnalità. Andrei volentieri agli Inferi per liberarla. Tralasciando la sua pittura questo “brano” del grande scultore è di tuo gusto?

JS – Sì Mauro, è molto di mio gusto, tanto da farne un dipinto: “INSIEME”.

MG – …Opera esplicita più di qualunque altra. I silenziosi “green” di Daniele Fissore mi ricordano, neppure tanto alla lontana, alcune opere di Edward Hopper. Anche i tuoi dipinti sono “taciturni” sebbene pare debbano annunciare qualcosa… Mi sbaglio?

JS – Non sbagli, i miei quadri hanno sempre un messaggio, amore, disperazione, passione… Ad ogni modo di Daniele avevo tentato di emulare il verde dei suoi green nell’opera che ho dedicato alla prima città che ha ospitato una mia personale: Savona. Il quadro si intitola infatti “OMAGGIO A SAVONA”.

MG – Molto bello! Mi piace, trovo ci sia Fissore e avverto pure qualcosa di Sironi.

JS – Grazie! Lo trovo un complimento meraviglioso. Lo stesso mio esperimento di rappresentare opere scultoree in pittura arriva dalla rappresentazione della serie degli “Eroi” di Fissore.

MG – Ammetto di aver ignorato, fino ad oggi, i lavori di Marha Nieuwenhuijs che, ho verificato, figlia d’arte venne sedotta dagli orditi arrivando a gestire un “Laboratorio di tessitura” frequentato da insegnanti delle scuole dell’obbligo. Di questa artista cosa ti ha affascinato?

JS – La sua capacità di raccontare “storie” all’interno delle sue opere. Soprattutto lei, una vera “madre artistica” capace di aiutarmi e correggermi non solo nella mia espressione grafica, particolarmente in quella psicologica.

MG – Tornando a Fissore egli disse: “…incominciai a proporre i mari (anch’essi mute praterie d’acqua n.d.a.) con grande fortuna ma la mia energia mi spingeva altrove…” e giunse a rappresentare con grande maestria gli eroi del Risorgimento. Dove ti spinge la tua creatività?

JS – La mia arte è in continua mutazione, è un mezzo mediante il quale esprimo i miei interessi sia per quanto riguarda le tematiche sia per la tecnica. Studio, esploro e realizzo il mio io. Mentre sto lavorando ad un quadro la mia mente già sta progettando il successivo e quello dopo ancora!

MG – Un mio aforisma recita: “Anche la più stupida delle donne non potrà mai essere stupida come l’uomo stupido”. Cosa ne pensi Jessica?

JS – A mio parere non si può generalizzare. La stupidità, anche ai massimi livelli, alberga sia negli uomini che nelle donne.

MG – Per definizione l’aforisma è generalizzazione altrimenti non potrebbe sancire una verità (per l’autore). Che la stupidità alberghi in entrambi i generi è scontato però… a parte le esperienze personali, il vissuto di ciascuno di noi, e prendendo alla lettera le Sacre Scritture, il Vecchio Testamento, in particolare “Genesi”, non è forse stata la donna ad ambire alla Conoscenza sollecitando “Adamo” (che vedo come essere “inerte” beandosi del suo bel paradiso) a disattendere la volontà di Dio? E Dio (uomo… a parte l’interessante ipotesi di Mario Benedetti – Uruguay – con il suo “E se Dio fosse donna?”) che in sei giorni ha creato stelle, galassie, il Cosmo che necessità avrebbe avuto, per generare la femmina, di fare la “tirchieria” prelevando una costola dello stesso Adamo? Era stanco? Disattento? Una donna non avrebbe commesso tale leggerezza che tante conseguenze negative ha comportato nei millenni a venire. Non trovi?

JS – Non ho tali conoscenze teologiche che mi permettano una riflessione in merito. Fatico ad immaginare Dio con una connotazione sessuale: Donna, uomo? Non è importante. È una Entità.

MG – Egli “È”. Basta. O potrebbe essere. Comunque Egli, non Ella generò l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Suppongo ti stia chiedendo dove voglio andare a parare. In realtà neppure io lo so. Diciamo che improvviso, da artista, getto sul foglio di carta quanto mi suggerisce l’istinto, l’anima o qualunque cosa essa sia, non uso schemi prefissati. Alla fine io avrò imparato molto da te e tu un po’ da me. Mi intriga conoscere a fondo l’interlocutore. Interlocutrice in questo caso. Maschile e Femminile. Dio e Dea. Qui non si tratta di conoscenze teologiche ma di ciò che sta Scritto e tanta parte ha avuto nella storia dell’Umanità nonché pesante influenza circa lo sviluppo delle arti. Tu affermi non essere importante eppure, quella costola, ha posto il “sesso debole” in condizione di sudditanza rispetto alla “virilità”. Con questa domanda ritenevo di porgerti la clava sempre impugnata dall’uomo. Teologicamente mettiamola così: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, anche di non essere mai esistito” . Questo splendido aforisma è del più grande filosofo contemporaneo, Anacleto Verrecchia, tuo concittadino, l’ultimo essendo mancato ai primi del 2012, un anno dopo avermi dedicato uno dei suoi capolavori. Ti fa riflettere? Riconsiderare la mia prima domanda?

JS – Ti posso rispondere in maniera del tutto personale. Il mio essere donna non mi ha mai fatto percepire far parte del “sesso debole” e neppure in ascendenza originata dalla costola di un uomo. Ora peccherò di superbia dicendoti di non avvertire condizione di sudditanza rispetto alla “virilità” maschile quindi ti ringrazio ma non raccolgo la clava che mi porgi.

MG – Peccato! Sarebbe stato un modo per mettere in evidenza lo strano e dilagante fenomeno dei “femminicidi”, infibulazioni che ancor oggi si praticano presso diversi gruppi etnici, la quasi totale sottomissione della donna in gran parte delle comunità mussulmane ed ebraiche (ortodossi) nonché in Italia e nello “sviluppato” Occidente per le diverse forme di trattamento economico, sviluppo di carriera come pure il “modo” di potersi inserire in diversi ambienti (cinema, teatro, moda, ecc.)

JS – Hai assolutamente ragione, la gran parte del mondo è ancora fortemente caratterizzato da un predominio di carattere maschile dove la donna è considerata al pari di un animale o di una pianta e non persona. Indubbiamente se il destino avesse voluto farmi nascere in questo tipo di civiltà la mia indole mi avrebbe portato a lottare per la parità. Ad ogni modo è estremamente difficile fare un discorso generalizzato perché dipende dall’area del Pianeta che stiamo considerando e con quale occhio. Ritengo ci sia un diritto supremo: quello della dignità dell’essere umano e ogni qualvolta questo codice viene violato è un abuso, a qualunque genere appartenga.

MG – Per quanto mi riguarda lottare avverso ingiustizie e soprusi non ha latitudine e longitudine. Torniamo sulla Terra. Lo chiedo a tutti coloro che ruotano intorno alla “creatività” in qualunque modo essa possa estrinsecarsi (pittura, letteratura, poesia, scultura, ecc.): “Artisti si nasce o si diventa?”

JS – Bella domanda. Secondo me ci si scopre artisti. Nel mio caso l’accentuata predisposizione all’osservazione, all’ascolto, all’introspezione emerge sin dall’età infantile, parte di me stessa, profondo, intimo. Perché indipendentemente da quanto la famiglia insegni, l’educazione ricevuta, se si avvertono aspirazione e coraggio di guardare con occhi puntati al proprio interiore, l’inconfessato, e farlo emergere, estrarre tutto ciò che si coltiva al fine di realizzare opere che possano essere più o meno apprezzate, credo sia massima soddisfazione . Una visione delle cose del tutto personale.

MG – A mio avviso artisti si nasce e alla base deve sussistere sensibilità congenita che appartiene solo al “creativo”, necessità ineludibile di traguardare il mondo, micro e macro, da altra angolazione. Del resto la tua risposta mi pare voglia affermare proprio questo. Secondo me il “cretino intelligente” non sarà mai un artista anche se, lo dico a malincuore, oggi il dio denaro potrebbe imporlo come tale. Le “masse” sono ormai spugne che assorbono l’inutile, il superfluo e l’orrido. Telecomandate.

JS – Concordo.

MG – Quindi deduco tu riesca ad immaginare quali potrebbero essere le caratteristiche del “Cretino intelligente”! E’ definizione personale che trovo appropriata per molti appartenenti, ahimè, al nostro consorzio “civile” e vale per entrambi i generi (M e F) oltre che estendersi ad ogni livello della società.

JS – Lo prefiguro. A mio parere il “cretino intelligente” deve innanzitutto essere intelligente. Finti cretini che dietro la maschera del cretinismo nascondono una intelligenza fine, trasversale, viscida. Il “cretino intelligente” è un intelligente che fa il cretino per “non pagare dazio”, tutto qui.

MG – Quelli che tu hai appena descritto sono i “furbi”, virtù servile. Il “cretino intelligente” è innanzitutto “cretino” (escludiamo il “cretinismo” patologico che, ahimè, è grave malattia). Diventa “intelligente” poiché si rende conto del suo stato quindi in tali individui, generalizzando, si acuisce una sorta di scaltrezza (fine, trasversale, viscida come tu affermi, aggiungerei “untuosa”) che, si badi bene, è spesso confusa con l’intelligenza. Da qui l’ossimoro “cretino intelligente”. Io ne ho incontrati molti, sono in ogni dove, di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure in quello dell’arte imperversano. Un flagello. Il “cretino intelligente” è un cretino che fa l’intelligente. Cosa ne pensi cara Jessica?

JS – Penso che, una volta individuati, i “cretini intelligenti” vadano tenuti alla larga.

MG – Beh! Questo è il minimo. Ma costoro, insieme ai “furbi”, sono invadenti, li trovi ovunque, anche sotto il tavolo mentre stai al ristorante, si insinuano nelle fessure, riescono a passare attraverso la toppa della serratura pur di arrivare sul palcoscenico. Ad esempio durante questo nostro colloquio ne abbiamo incontrato uno sbocciato come “tignosa verdognola” in un bosco subito dopo le grandi piogge. L’hai riconosciuto? Anche la sua fisiognomica lo identifica infallibilmente. Ti aiuto: Sul post relativo alla mia lirica “Non ti amo” inserito con tue opere quali immagine in evidenza nel diario di “Artepozzo” costui, F. G., è così intervenuto: “Splendida opera complimenti.” . Se fossi cretino come lui avrei messo un like ma fiutando l’olezzo ho invece abbozzato. Come vedi difficile tenerli alla larga. Sei d’accordo? Hai notato la grossolaneria?

JS – Comunque FB è una grande vetrina, un’opportunità che va sfruttata. Per quanto riguarda il “cretino intelligente”… non mi curo di loro ma guardo e passo. Insomma, non me ne faccio un cruccio, non gli permetto mai di invadere la mia vita al punto di essere dannosi o, quanto meno, ci provo.

MG – Infatti! Se li conosci li eviti. Non sono un cruccio però mi dà amarezza pensare che tali individui reggano pure le sorti del Pianeta. Avevo precisato: “…di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure nel mondo dell’arte imperversano…” pertanto invadono e determinano la nostra vita, la tua e la mia, senza chiedere permesso. Arrecano danno all’umanità e chissà dove potrebbero arrivare (e portarci).

JS – Quando dico che non mi curo di loro ma guardo e passo in realtà non è che non ne rilevi l’atteggiamento. Certo che, particolarmente di questi tempi, pensando a quanti, come tu dici, possano condizionare il nostro presente ed il futuro dei nostri figli…

MG – In breve vorresti esprimere le sensazioni provate durante l’inaugurazione dell’evento “Arte & Cinema” in commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso e ciò che provi adesso traguardandolo a distanza di tempo?

JS – Bella esperienza. Intensa. In ogni suo aspetto. Dalla mostra ai tuoi interventi alla esibizione teatrale. Interessante osservare la partecipazione degli artisti selezionati e come, in modo variegato, abbiano espresso il loro mondo interiore attraverso le opere esposte.

MG – Però dobbiamo ammettere ci siano state alcune disfunzioni. Io stesso mi sono trovato a dover gestire l’imprevisto. Del resto avrai notato che da parte di alcuni ci sono state “critiche” piuttosto pesanti anche se mal confezionate e, in alcuni “capoversi”, addirittura drammaticamente divertenti… Sorvoliamo! Che mi dici su quanto ho visto e scritto […e fu tra le mura barocche della chiesa di San Rocco… questo vedo nella colorata realtà pittorica ricca di luci, ombre, simboli di Jessica Spagnolo (vedere relazione finale della mostra e commento critico – n.d.a.)] circa le opere che hai esposto a “La Morra”?

JS – Trovo che le tue parole siano davvero emozionanti perché hanno dato vita alle mie opere. Questa è la capacità di un artista e tu lo sei nell’arte della scrittura.

MG – Grazie Jessica, davvero onorato. Quindi condividi. Mi offri lo spunto per “rubare” un tuo onesto parere sulla poesia “NON TI AMO…” accompagnata dal tuo dipinto quale immagine in evidenza.

JS – La tua poesia mi ha rapita, principalmente in questi versi:

«……………
Mi nego anche
il banale, effimero,
infondato “per sempre”.
È finita!
Sto per morire,
vano il mio procedere
mutilato della metà.
Io manco di te! Naomi»

“…mutilato della metà.” Questo è ciò che si percepisce al termine di un amore. È estremamente toccante, Mauro.

MG – Obiettivo raggiunto dunque. Sono gratificato delle tue parole. Navigando sul tuo diario ho notato, fra le altre, un’opera (vedere immagine in evidenza) che mi ha costruito all’istante un pensiero e, come sempre capita, avrei potuto tradurlo subito in “commento critico”. Invertiamo le parti. Me ne vuoi parlare?

JS – Certo e parlandone mi ricollego al verso della tua poesia che ho pocanzi citato: “…mutilato della metà”. Titolo del dipinto “SOSPIRI”. Sono due individui quasi denaturati delle loro caratteristiche, resi implumi, asessuati, esseri che vivono respirando uno il fiato dell’altro. Se così non fosse sarebbero mutilati della metà.

MG – È “intero” che sopravvive all’estremo. Non ci crederai ma il primo pensiero che mi ha trafitto è riferito alla morte. In particolare il viso dell’uomo ha connotazioni che mi hanno ricondotto ai volti, o ciò che ne è rimasto, delle mummie dei faraoni egizi che, da solo e in tutta tranquillità, ho avuto modo di osservare nell’apposita sala al secondo piano del Museo del Cairo. Il profilo del naso dell’uomo e le labbra, di entrambi in quest’ultimo caso, danno la percezione che la decomposizione abbia avuto inizio. Non solo del corpo. Bel dipinto, ancora complimenti, molto “espressionista”.

JS – Grazie, obbiettivo raggiunto anche per me! Quest’opera è stata esposta durante l’evento “Arte & Cinema” a commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso, insieme ad un altra mia opera dal titolo “OBLIVION”. In entrambe ho tentato di ricostruire l’atmosfera di rarefazione che spesso si respira nei film cui Rambaldi ha contribuito.

MG – In un film. “Alien” direi. Ricordo il breve scambio di parole fra noi! Ecco, vedi, “repetita iuvant”! Precetto particolarmente vero quando non si ha il fiato sul collo. Detesto l’alito pesante degli onnipresenti che pressano alle spalle. In quale corrente pittorica ti collocheresti? Con una parola dove inquadreresti la tua vena creativa?

JS – Credo di rientrare nell’arte figurativa ma, come ho affermato in precedenza, sono in continua evoluzione, quindi non escludo in futuro di diventare qualcos’altro.

MG – Diventerai qualcos’altro. È scritto nel DNA del tuo spettro di colori e inventiva. Ho l’impressione che tu non ti basti mai pertanto sei destinata ad evolvere e salire di livello. Secondo il mio modesto parere “Espressionismo di nuova generazione” sarà il prossimo gradino. Potresti meditare su un progetto ispirato dalla “Genesi” e, perché no? “Apocalisse”.

JS – Potrebbe risultare interessante…

MG – Aspetto al varco delle porte di Genova. Forse non ho formulato la domanda che ti saresti aspettata. A ruota libera e pensiero aperto ti spiacerebbe aggiungere qualcosa di tuo? In definitiva parlami di te a briglia sciolta.

JS – Questa domanda è la più difficile… penso lo sarebbe per chiunque. Quello che mi viene in mente in un impeto di auto analisi è che sono appagata di me stessa. Mi sento un essere libero, capace di autocritica in negativo ed in positivo.

MG – Nient’altro da aggiungere? Tutto qui? Per vincere il torrone e la bambola gigante dovresti dirmi qualcosa di più. Scherzo ovviamente. Alla gente poco importa che tu sia felice e libera anzi… molti preferirebbero vederti depressa e impedita altrimenti come farebbero a consolarti? Cerca di volare, tu hai le ali per farlo.

JS – Io volo Mauro, ho le ali spiegate verso il MIO domani. Non sento la necessità di essere consolata da nessuno. Troppe volte ho imparato che dietro una finta consolazione c’è il piacere perverso e malato del fatto che “l’altro” in realtà stia male.

MG – Hai eseguito lavori dedicati alla mia città? “La Superba”?

JS – Non ancora, aspetterò che Genova decida di ospitare una mia personale per dedicarle un’opera… Come fu per Savona!

MG – Allora a quando le porte dell’antica Repubblica Marinara ti saranno spalancate. Cara Jessica, è stato un vero piacere conoscerti e avermi dato la possibilità di scambiare quattro chiacchiere. Spero non averti annoiata, non sempre sono conciso nel parlare e scrivere anzi ritengo che siano spilorci, con la scusa degli “spazi” o nel timore di “tediare” la gente, coloro che non hanno alcunché da dire e assorbire. Chi vuol leggere legga, chi preferisce disquisire su “Il Grande fratello VIP” giri alla larga (insieme ai “Furbi” e “cretini intelligenti”). Per te l’auspicio che formulerebbe l’arabo di “Finalmente albeggia: “Che il sole illumini il tuo viso ed il vento soffi sempre alle tue spalle”. “Dulcis in fundo”. Potresti esprimere un tuo giudizio circa le opere del Maestro Carlo Rambaldi? In generale per quanto esposto a Lamezia Terme ed in particolare sui due dipinti gentilmente prestati da Daniela Rambaldi a nome della “Fondazione Carlo Rambaldi” per l’VIII edizione de La Morra?

JS – Orgogliosa e felice di poter prendere parte e contribuire ad una mostra indetta in onore del grande Maestro. Quello che penso di Rambaldi: “Un mostro sacro”. Le sue doti e capacità sono state riconosciute a livello internazionale, Rambaldi ha saputo far confluire le sue qualità artistiche all’interno della cinematografia ed il risultato è stato ALIEN, KING KONG, ET… Ho i brividi solo a parlarne. Estremamente eccitante per me poter visionare dal vivo le sue opere pittoriche e la grande espressività che da esse emerge dimostra che la genialità presente all’interno di una persona fluisca attraverso tutti i canali possibili e immaginabili. Mi auguro, con il mio modesto contributo, di avere fatto onore a questa grande figura di uomo.

MG – Grazie cara Jessica. A presto rivederci e, se permetti, un abbraccio. Buona fortuna.

JS – Grazie, il piacere è stato tutto mio. Spero di incontrarti presto per poter ancora disquisire di arte davanti ad un piatto di Tajarin al Ragù bianco e un buon bicchiere di Dolcetto, come fu quella sera a La Morra, o qualunque portata tipica ci verrà proposto. Mi piace che Arte e Cucina vadano a braccetto. Un abbraccio anche a te.

MG – Sono d’accordo: “Arte, poesia, letteratura, lealtà ed eccellente cucina”. C’è qualcosa di meglio?

La Morra CN, 5 novembre 2017

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
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Immagine in evidenza: Fotografie effettuate a “La Morra” – A sinistra l’artista Jessica Spagnolo, esecutrice del fotomontaggio ed autrice dell’opera “SOSPIRI” (al centro). A destra Mauro Giovanelli.

RIPRODUZIONE RISERVATA

CARLO RAMBALDI – “Arte e Cinema” – Mauro Giovanelli intervista Lorenzo Bersini

CARLO RAMBALDI

“Arte e Cinema”

Dal 5 al 27 agosto 2017 teatro Grandinetti di Lamezia Terme CZ Italy

DANIELA RAMBALDI vicepresidente del
Museo “Fondazione Rambaldi”

ANNUNZIATA STALTARI
“Associazione Artisti del Quadrifoglio”

ANGELA ARTEPOZZO
“Associazione Artepozzo”

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Mauro Giovanelli intervista Lorenzo Bersini

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MG – Ciao Lorenzo, direi di andare subito al tema. Come abbiamo potuto constatare il tempo è sempre tiranno e gli sprovveduti, pur non avendone nozione, ne approfittano. Ci siamo incontrati all’inaugurazione dell’evento “Arte e Cinema” per commemorare il grande Carlo Rambaldi ed esporre in anteprima mondiale i suoi dipinti. Impressioni circa le sue opere pittoriche? Personalmente le trovo di grande interesse e credo leggere in esse l’abito mentale indossato dal Maestro.

LB – Ho trovato le opere interessanti, ma andrebbero osservate con più calma e in circostanze diverse. Adoro il libro di pinocchio da lui disegnato.

MG – Anch’io! Ritengo che questo lavoro rappresenti la grandezza di Carlo Rambaldi. “La semplicità è una complessità risolta” sosteneva lo scultore rumeno Constantin Brâncuși e “Pinocchio”, come riferito per l’artista Lino Monopoli, è puro distillato filosofico. L’algoritmo ricondotto alle quattro operazioni. Il nostro Maestro, ovviamente, l’aveva fatto suo.

LB – Sì! Un capolavoro illustrato e raccontato con grande maestria.

MG – Circa un’opera di Rambaldi (vedere immagine in evidenza n.d.a.) ho parlato di “futurismo statico”. Invenzione. Mi ha emozionato. Sei d’accordo?

LB – Sono d’accordo, credo rappresenti al meglio il percorso creativo di Carlo Rambaldi.

MG – In merito all’evento quali sono in generale le tue considerazioni?

LB – Organizzare avvenimenti di tale importanza non è semplicissimo. Ci sono stati problemi tecnici organizzativi legati a circostanze negative che nella vita possono accadere ma deve comunque considerarsi la complessità dell’insieme… a proposito del Brâncuși. Sono personalmente soddisfatto, aver presenziato e partecipato. Lo ritengo un privilegio.

MG – Potrei essere fuori strada nel ritenere che l’artista debba essere attratto verso il “kaos” più che in direzione dell’entalpia, l’ordine, l’etichetta. Tu?

LB – Generalmente rifuggo il kaos, sono decisamente indirizzato all’energia interna generata dalle emozioni.

MG – Il kaos, appunto. Non sono forse disordine le nostre emozioni?

LB – Io vivo le emozioni con grande armonia, le faccio mie, sono parte di me…non vi è kaos in me.

MG – Mozart è stato “armonia” eccelsa e Kaos delle emozioni… Uno dei tanti.

MG – A tuo modo di vedere il così detto “critico” su cosa dovrebbe improntare l’analisi di un’opera (tecnica, supporto, messaggio, tema proposto, biglietto da visita con scritto “artista”, prestigio acquisito, corredo di brochure preconfezionate, considerare il numero di cataloghi, frequentazioni, ecc.)?

LB – Non ho titolo per esprimermi su questo tema che ritengo comunque soggettivo. Il “Critico” è di fatto essere umano che attribuendosi competenza si presuppone abbia la preparazione necessaria a svolgere tale compito. Amo ascoltarli con attenzione e in molte circostanze mi hanno dato molto.

MG – Penso tu abbia titolo per pronunciarti su questo argomento. Chi altri? Comunque ritengo “critico” chiunque veda in un’opera d’arte ciò che finanche l’artista potrebbe ignorare in quanto espressione del suo subconscio (di artista per l’appunto).

LB – Ritengo che il critico debba valutare ciò che il dipinto gli trasmette. Tutto il resto, ai fini di un giudizio, è irrilevante.

MG – Vero! Però ci sono “riceventi” che captano segnali non udibili a molti… Potresti riassumere circostanze negative che hai rilevato nella tua carriera di artista”?

LB – Non ho avuto circostanze negative nella mia carriera di pittore in quanto credo di aver colto il buono anche nelle situazioni più discutibili.

MG – Tralasciamo le situazioni “discutibili” in cui ti sei trovato… Artisti si nasce o si diventa? O entrambe le cose quando la natura è stata avara?

LB – Penso che un artista si formi quando le circostanze della vita lo hanno portato al limite.

MG – Ma il limite esiste solo matematicamente, è concetto, quindi per noi umani tendenza. Al limite c’è… Tutto! Una mia poesia.

LB – Al limite c’è tutto e niente, chi ha la forza di reagire arrivato lì, si evolve o soccombe.

MG – Impossibile giungere al limite. Tutto e nulla coincidono. Da infinito (più o meno) a zero è il Cosmo, l’Universo Mondo concepito da Giordano Bruno nel 1600… ma stiamo andando… oltre confine. In base alla risposta la prossima domanda potrebbe essere o meno banale: Che cosa ti ha spinto a dipingere?

LB – Forse perché mi sono avvicinato al limite.

MG – Chiaro! Lo hai percepito.

LB – SÌ! L’ho percepito, vissuto, e ho ripreso a dipingere.

MG – Per cortesia correggimi se sbaglio. Nelle tue opere non segui un percorso lineare, i tuoi soggetti sono i più svariati anche se spesso ricondotti alla figura femminile. Sei ancora alla ricerca?

LB – Sempre alla ricerca, viaggio molto, incontro persone diverse, amo dialogare con loro. Dipingo prevalentemente figure femminili, a volte con sfondi di architettura urbana dei luoghi dove le ho incontrate.

MG – In breve vorresti parlami della tua particolare tecnica e come è scaturita l’idea?

LB – È nata per caso, circa 7 anni fa a Torino. Mi occupavo di enogastronomia e visto che la location era importante iniziammo ad organizzare degustazioni di vini abbinate ai vernissage.
Ne frattempo ripresi la mia passione, il disegno a matita. Durante un vernissage ho esposto una tela realizzata in Vinette, mi incuriosì e iniziai le mie ricerche per documentarmi. La materia prima non mi mancava, realizzai molti bozzetti… Terribili. Con il tempo memorizzai i colori dei vari vini nei processi di ossidazione e nelle sovrapposizioni… Lo studio continua tutt’ora.

MG – Complimenti! Cosa ne pensi di quanti affermano, compreso il sottoscritto, che l’artista monotematico perviene più facilmente al successo del, diciamo “fantasioso”.

LB – Può essere! Personalmente penso che il successo di un pittore sia determinato dalla semplicità con cui riesce a comunicare con le persone attraverso i suoi lavori… a prescindere.

MG – Condivido! A tuo onore, per ciò che riguarda la domanda precedente, ritengo che se ti dedicassi a perfezionare la figura potresti “sfondare” più facilmente.

LB – Sono d’accordo! Purtroppo la tecnica che adotto mi penalizza parecchio ed io è su questa linea che sto lavorando.
MG – Quando lavori pensi più a te stesso o al futuro “Osservatore /Estimatore” della tua opera in fieri?

LB – Sinceramente quando lavoro sono così concentrato con le emozioni che voglio esprimere da non pensare né a me stesso, tanto meno all’eventuale, futuro osservatore, ma alla persona di cui sto raccontando la vita.

MG – Qualora dovessi essere costretto a inserirti in una “corrente” pittorica, in quale ti collocheresti? Surrealista, metafisica, realismo, ecc. Sto ancora cercando la mia via, e anche me stesso. Vedremo in futuro.

MG – La tua pittura è “piana”, poco o nulla “materica”, non ti coglie mai l’impulso di violentare il supporto con graffi su abbondante colore, spatolate, infierire con il manico del pennello? Cosa ne pensi?

LB – No perché questa tecnica ora non lo consente.

MG – Qual è il segnale che vuoi trasmettere?

LB – Racconto esperienze di vita che non è fatta solo di sorrisi di fiori e di gioia infinita.

MG – Un mio caro amico pittore e scultore(1) sostiene che “Tutto quello che facciamo è manipolazione. Per l’artista il “messaggio” è solo il manichino sulla forma del quale il sarto confeziona l’abito. O lo vesti di bellezza o di stracci altrimenti suonerebbe come una predica.” Che ne pensi?
(1) ENRICO BAFICO – Genova

LB – Sono d’accordo conferire bellezza a prescindere

MG – …O vestirla di stracci, niente mezze misure, altrimenti sarebbe predica che nessuno ascolta.

LB – Conferire bellezza agli stracci è il preludio di un capolavoro

MG – La domanda precedente l’ho formulata poiché pochi intercettano il richiamo dell’anima o qualunque cosa essa sia. Rimangono in superficie.

LB – Conferire profondità e vita a un dipinto non à cosa banale.

MG – Nulla ritengo sia banale nel mondo dell’arte. Domanda ben precisa alla quale occorrerebbe analoga onesta risposta: Qual è il tuo giudizio sul pubblico? La categoria di persone che in generale è venuta o viene alle tue mostre?

LB – Mi ritengo di essere un uomo privilegiato per i risultati ottenuti dal social network, persone che si sono avvicinate ai miei dipinti spontaneamente, senza forzature o circostanze.

MG – Qual è il tuo giudizio sull’umanità in generale?

LB – Un progetto nato male fin dall’inizio.

MG – Eccellente! L’unica risposta possibile. Nel riepilogo dell’inaugurazione ho scritto quanto segue circa la tua arte: “Immagini dalle tonalità argentee, luminescenti, acquose, colori tanto più “inventati” quanto reali nell’armonia delle variegate composizioni alchemiche, immagini cui l’artista imprime forza vitale estrema, il senso del divenire nelle multiformi impercettibili soste esistenziali, amore, stupore, disorientamento, passione, bellezza e ammirazione della donna e tutto quanto in essa si celi. Vigore creativo, quasi rabbia nell’imprimere passione ai volti, estrarre da essi l’anima, il pensiero, ogni desiderio indicibile finanche a loro stesse. Con maestria e realismo magici è sorprendente che tutto ciò fuoriesca da supporti in carta artistica 30% cotone”. Hai qualcosa da dire in proposito?

LB – Sì, sono commosso.

MG – Ed io gratificato. Ritieni verosimile che possa aver visto ciò che il tuo subconscio di artista custodirebbe per essere rilasciarlo sul supporto mimetizzato finanche a te che stai creando?

LB – Sì è verosimile, generalmente non raffiguro mai la persona di cui racconto la vita o l’emozione. La mia più grande soddisfazione è che resa pubblica l’opera la persona interessato ci si identifichi… gratificante… molto.

MG – Qual è il tuo giudizio sull’umanità in generale?

LB – Un progetto nato male fin dall’inizio.

MG – Domanda forse scontata ma non banale: Cosa pensi della vita?

LB – Ritengo che la vita sia un dono prezioso, anche se l’indole umana è per sua natura violenta. Si pensa che con il tempo si migliori, ma allo stato attuale delle cose, sono perplesso.

MG – Cosa pensi dell’attuale situazione politica proprio in relazione alla decadenza, a mio parere, morale e culturale che ha investito l’Italia in questo trentennio?

LB – Il ruolo del politico è di fatto responsabilità verso il popolo e la nazione. Una figura capace di esercitare il suo mestiere e che dia il buon esempio, per far sì che il popolo lo segua nel bene e nel male. Attualmente non vedo politici al governo.

MG – Hai nuovi progetti? Se sì ispirati da che? Indirizzati dove? Quale tipo di segnale vorresti lanciare?

LB – Continuo il mio percorso e il mio studio, mai abbandonare una strada se non sei arrivato alla fine.

MG – Ed io ti ringrazio augurandoti possa realizzare ogni tuo obiettivo, i presupposti ci sono sta a te non perderti per strada. È stato davvero un grande piacere conoscerti e poterti considerare amico. A presto.

Lamezia Terme, 16 agosto 2017

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagini in evidenza: Lamezia Terme, 5 agosto 2017 – A sinistra l’artista Lorenzo Bersini e Mauro Giovanelli – A destra opera del Maestro Cralo Rambaldi

RIPRODUZIONE RISERVATA – PUBBLICAZIONE AUTORIZZATA A Lorenzo Bersini, “FONDAZIONE CARLO RAMBALDI” – “ASSOCIAZIONE ARTISTI DEL QUADRIFOGLIO” – “ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTEPOZZO” 

INTERVISTA ALL’AMICO DI SEMPRE E ARTISTA GENOVESE ENRICO BAFICO

Mauro Giovanelli
INTERVISTA ALL’AMICO DI SEMPRE E ARTISTA GENOVESE ENRICO BAFICO

Dunque Enrico, siamo qui, a “La Rotonda”, luogo della nostra infanzia, due bei “negroni”, il mare a perdita d’occhio, il porto e le sue gru, direi di andare subito al sodo.

Che cosa ti ha spinto a dipingere?
– Fare il presepe da bambino.

Molti ritengono che nelle tue opere non segui un percorso lineare, i tuoi soggetti sono i più svariati, quasi come navigassi a vista.
– È una questione di fondo, di libertà.

Cosa ne pensi di quanti affermano, fra quelli il sottoscritto, che le “navi infinite” e le “ultime onde del ‘900” sarebbero i tuoi punti forti?
– Ognuno sceglie sé stesso.

Ottima risposta! Vale anche per me?
– No! Tu sei stato scelto.

Ah! A tuo onore, per ciò che riguarda la domanda precedente, c’è chi sostiene, me compreso, che se ti fossi dedicato a perfezionare i soggetti di cui sopra avresti potuto “sfondare”.
– Non credo, l’insuccesso non mi ha dato alla testa.

Andiamo avanti. A parte i ritratti, quando dipingi pensi più a te stesso o al futuro osservatore della tua opera?
A entrambi… forse ho mentito un po’.

Credo di sapere dove penda l’ago della bilancia… comunque non sono pochi coloro che sostengono esserti ispirato a De Chirico in alcune tue realizzazioni.
– Nell’arte non esistono bastardi, intesi come figli di “nn”.

Qualora dovessi essere costretto a inserirti in una “corrente” pittorica, in quale ti collocheresti? Surrealista, metafisica, realismo magico, ecc.
– Surrealismo della realtà.

Boh! Direi di sì anche se nei tuoi dipinti personalmente vedo pure un mondo metafisico.
– La realtà presenta una cifra metafisica a chi la sa cogliere, se vuoi puoi chiamarla poesia.

Alcuni dicono che la tua pittura sia piatta, poco “materica”, cosa ne pensi?
– Non amo la crosta.

Altri sostengono che la tua pittura sia una sorta di “realismo manipolato” al fine di dare un segnale ben preciso. Quale?
– Tutto quello che facciamo è manipolazione. Per l’artista il “messaggio” è solo il manichino sulla forma del quale il sarto confeziona l’abito. O lo vesti di bellezza o di stracci altrimenti suonerebbe come una predica.

Anche questa intervista?
– No! Qui siamo in una dimensione diretta in quanto il pensiero segue i percorsi curvilinei della danza mentre la sua esposizione il modello rettilineo del camminare.

Questo è vero! Ma lo sappiamo solo noi due. La domanda precedente l’ho formulata poiché pochi intercettano questo richiamo. Rimangono interdetti.
– Auguro loro di riprendersi subito dopo.

Una domanda ben precisa alla quale occorrerebbe analoga risposta: “cosa rappresentano il o i cachi che inserisci sul panno del biliardo al posto delle boccette?”
– Il caco deriva da ricordi d’infanzia.

Anche per me. Da quando hai avvertito la necessità di darti alla scultura? E perché?
– Da quando ho compreso che della pittura non avevo capito un “belin”. Metabolizzare la differenza fra disegno colorato e pittura richiede qualche sforzo in più.

Perfetto! Devo scriverlo? Non rispondere, ho capito… A parte alcuni lavori ho l’impressione che nella scultura, pur con le varianti fra le varie opere, ci sia un “denominatore comune” che le riconduce all’autore più che nella pittura. Sei d’accordo?
– Sì!

Allora qualcosa capisco… Qual è il tuo giudizio sul pubblico? La categoria di persone che in generale è venuta o viene alle tue mostre?
– L’umanità è più varia di quanto si creda.

Stai preparando una mostra dove proponi, tra l’altro, libri rivestiti di cristallo ciascuno forato al centro.
– Bucare i pilastri della cultura è un po’ come fare il “bucato” alla mente.

Qual è il tuo giudizio sulla gente in generale?
– Ottimo e abbondante.

Si dice che tu abbia viaggiato poco, in gran parte la tua vita l’hai trascorsa nella tua amata Genova che hai portato anche alla biennale di Venezia 2011. Se è vero, non pensi che esperienze all’estero avrebbero potuto aprirti altre illuminazioni? Far nascere ispirazioni impensate?
– Ho visto molte città d’Europa, Italia, Turchia e Marocco ma ovunque ho capito che tutto si riduceva a trovarmi un bar, il giornalaio e una tabaccheria a portata di mano.

“Tabaccheria”! Sublime poesia di Pessoa. Sono in parte d’accordo ma tu sei un pittore… Tutto qui?
– Potrei aggiungere che fra le mele cambia il colore della buccia ma la polpa è sempre la stessa.

Capisco! È come al solito arduo stanarti, farti dire qualcosa di più.
– Riconducendomi a Lao Tsu “Il saggio conosce il mondo senza muoversi da casa sua”.

Ora sì che ci siamo! Domanda forse scontata ma non banale: Cosa pensi della vita?
– La vita è un valzer… o no?

Cosa pensi dell’attuale situazione politica proprio in relazione alla decadenza morale e culturale che ha investito l’Italia in questo trentennio?
– C’è sempre qualcosa di peggio. Il problema è che il buon Dio ha concesso l’intelligenza ai cretini.

Te la cavi con poco, però… non male. Sei laureato in filosofia e so che ti ritieni tale, che influenza hanno avuto gli studi classici sulla tua arte?
– Esperienze che non avrebbero senso se non associate ad altre sopravvenute.

Genova! Cosa rappresenta per te?
– La genovesità è un sacrificio di cui bisogna essere degni.

C’è qualcosa che Genova non riesce a darti?
– La coltivazione del basilico peloso.

C’è qualche domanda che avresti voluto ti fosse rivolta? Formula pure un quesito cui desidereresti rispondere.
– Mille e non più mille!

Ma da cosa deriva tanta lievità?
– Dal calo del testosterone.

Hai nuovi progetti? Se sì ispirati da che? Indirizzati a quale tipo di… indicazione che vorresti dare?
– Vivere ancora un po’.

 

Mauro Giovanelli intervista a Enrico Bafico Genova, 19 marzo 2016
www.icodicidimauro.com – opere di Enrico Bafico www.enricobafico.it

Immagine in evidenza: Enrico Bafico (a destra) e Mauro Giovanelli – foto scattata in data odierna a Genova – quartiere Carignano – “La Rotonda”

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