Archivi categoria: commemorazione

Cristoforo Colombo

“E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze come il sonno porta i sogni”.
Cristoforo Colombo (Genova, fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 – Valladolid, 20 maggio 1506) – 12 ottobre A.D.

Non perché Cristoforo Colombo fosse italiano, genovese fra l’altro, ma sono il forte desiderio di rimarcare lo spirito dell’uomo, il coraggio di penetrare il mistero, sfidare l’ignoto, Dio se vogliamo, che mi spingono a commemorare questa data.
Onore alla consapevole temerarietà che solo al grande navigatore si può attribuire. Nessun altro come lui, di ogni tempo, astronauti, palombari, aviatori, eroi, esploratori, tutti comunque sulle tracce di un calcolo prefigurato, mappa, indicazione, tracciato. Colombo non ha pari, neppure potranno mai essercene e quando l’uomo dovesse approdare su un altro corpo celeste, sia esso anche fuori del Sistema Solare e oltre, saprà dove andare e, con precisione assoluta, che cosa sta rischiando. È vero che circa milleottocento anni prima Aristotele congetturò la presunta sfericità della Terra, ma la “blindatura” mentale dell’epoca e l’oscurantismo culturale in cui visse il genovese non davano certezze, se mai ne asserivano di contrarie. Colombo vinse pertanto il “lato oscuro” che ciascuno di noi porta dentro e rende unica la sua avventura, atto eroico, geniale e rivoluzionario insieme avverso il pensare comune, l’uniformità, ignoranza, superstizione e dogma.
Per sempre resterà il solo uomo ad aver cavalcato e definito il miraggio.

Mauro Giovanelli – Genova
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Bravo Del Norte

Per l’ultima forma possibile di rispetto verso la piccola e il suo papà morti annegati nel tentativo di attraversare il famigerato confine Messico/Usa, a tutti i giornalanti, opinionisti, cronisti, scriventi, indignanti, i “volta pagina”, ecc. suggerisco di chiamare “Rio Bravo” o “Bravo Del Norte” l’agognato fiume divisorio, non Rio Grande.
E non è solo questione di punti di vista…
R. I. P.
Mauro Giovanelli – Genova
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LITTLE BOY AND FAT MAN

1945! Su Hiroshima e Nagasaki armi di distruzione di massa:
6 Agosto “little boy” – 9 agosto “Fat man”

LITTLE BOY AND FAT MAN

Questa non è poesia, lirica, prosa,
sono seicentomila, un milione, infiniti,
leggeri, colorati, volatili petali di rosa,
anime di tutti i morti ammazzati
che da ciascun vivente
vogliono essere ricordati, sempre,
penetrare con dolcezza la loro mente,
sfiorarla una ad una rivivere in essi
gli attimi rubati prima del… Niente

Che mattacchioni! È nella loro natura!
Degli americani intendo,
in generale ovviamente.
Mai in assoluto.
“Sense of humor” inglese,
testardaggine irlandese,
anche coreana e giapponese,
fantasia e menefreghismo italiani,
saudade portoghese, bigottismo,
puritanesimo di ogni confessione,
leziosità cinese, fatalismo ispanico,
nazionalismo francese,
ritmo africano… Bulimia sfrenata!
Tutta loro però, grande invenzione
idonea a far girare l’ingranaggio.
Prodotto sicuro per l’esportazione.

In sostanza sono davvero bastardi.
Si fa per dire, e non per ingiuria,
Allora mascalzoni lo furono gratuitamente,
senza necessità, strategia, alcun motivo reale,
scopo, giustificazione solo apparente
che la Storia collocherà nell’imperituro Male
insieme a baffetto e baffone cobelligerante.

Enola Gay, madre del comandante
il bombardiere che partorì
un piccolo ragazzo…
Proprio “Little boy” decise di chiamarlo.
Così il dispositivo di morte
e distruzione istantanea,
fulminea, algoritmica,
della città di Hiroshima
portò con sé un tocco di fantasia
per tutti, bambini, feti, donne, uomini,
anziani e vecchi, animali, piante, cose,
scuole, ospedali, moribondi per sorte
naturale, senza estrema unzione,
ricordi, speranze, delusioni,
rimpianti, incubi, sogni…
Infatti rimasero lungo tempo
intatte le loro ombre sorridenti,
alcune con macabro ghigno
persistettero sul selciato,
nel vento della radiazione,
sui ruderi dei muri di palazzi squarciati.
Non avevano compreso la lezione…

Tre giorni dopo, non “arcicontenti”
sganciarono “Fat man” su Nagasaki.
“Uomo grasso”. Probabile il primo ordigno
non avesse prodotto gli effetti sperati,
per gli scienziati, generali, ammiragli
ed avieri con medagliere, decorati,
l’inquilino dello studio ovale,
staff al completo, i suoi consiglieri…
Forse si rese necessario studiare
anche i danni diretti e indiretti causati,
non si sa mai, fossimo costretti
a riprovare per esportare democrazia,
la loro, quella del profitto e capitale,
banca e finanza, indici di borsa…
Ecco! Vedete? Esiste il Paradiso… Fiscale.
Etica? Estetica? Morale? Non preoccupatevi!
Ci penseremo noi al gran finale…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: a destra Fulvio Leoncini artista, dal libro Elettroshock 2012, “igroviglidellanima”. A sinistra ricavata dal web (Wikipedia)

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A LUCA SAVIO (e tanti, troppi come lui)

A LUCA SAVIO
(e tanti, troppi come lui)

Dell’operaio, neppure 40 anni,
morto sul lavoro a Carrara
schiacciato da un blocco di marmo,
non conosceremo mai il suo Aldilà.
Di certo su questa sponda
lascia la moglie ed una figlioletta,
gratuite parole di cordoglio
prima, dopo, durante le esequie,
disperazione e pianto dei congiunti,
indagini e ricerca di irresponsabili,
responsabili, colpevoli, capri
espiatori e non, che poi,
alla fin fine, ma fine, fine, fine,
del suo crudele al di qua
resterà solo un lavoro precario
di sei giorni aggrinfiato per dignità
nel percepire un minimo salario.

R.I.P.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Cava di marmo, metamorfosi artificiale di una montagna.

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GIORDANO BRUNO

GIORDANO BRUNO

Era l’alba del 17 febbraio 1600 quando il filosofo Giordano Bruno, una delle menti più lucide e ispirate del suo tempo (e anche del nostro), fu bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma a seguito della decisione presa dal Santo Uffizio dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica. La sentenza fu preceduta da otto anni di carcere e torture, ufficializzate da “riunioni”, l’ultima delle quali avvenne il 9 settembre del 1599 e fu presieduta dai seguenti “commissari inquisitori”: Ippolito Maria Beccaria, Giulio Montenenzi, Pietro Millini, Anselmo Dandini, Marcello Filonardi e Alberto Tragagliolo. E’ opportuno riportarne i nomi per additare questi mostri all’esecrazione universale. Cinque mesi dopo, più precisamente l’8 febbraio del 1600, venne emessa la sentenza dai cardinali inquisitori Ludovico Madruzzi, Giulio Antonio Santoro, Pietro Deza, Domenico Pinelli, Girolamo Ascolano, Lucio Sasso, Camillo Borghese, Pompeo Arrigoni e Roberto Bellarmino. Il terz’ultimo capoverso del testo della condanna a morte sul rogo è un capolavoro di ipocrisia e così recita: “Invocato dunque il nome di Nostro Signore Gesù Christo… et dover essere rilasciato alla Corte Secolare, sì come ti rilasciamo alla Corte di voi monsignor Governatore di Roma (cardinale Ludovico Madruzzi n.d.a.) qui presente, per punirti delle debite pene, pregandolo però efficacemente che voglia mitigare il rigore delle leggi circa la pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o mutilazione di membro…”. Come se i nove cardinali non sapessero che le “debite pene” sarebbero consistite nel bruciare vivo quel genio indiscusso dell’umanità. Ma era necessario che la colpa del crimine non ricadesse sulla Chiesa, bensì sul potere temporale, sebbene anche questo fosse esercitato dal papa (Clemente VIII al secolo Ippolito Aldobrandini). Al termine della lettura della sentenza Giordano Bruno disse ai suoi aguzzini: “Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io nell’accoglierla”. Durante il percorso dal carcere di Tor di Nona al luogo dove sarebbe stata eseguita la condanna venne imposta a Giordano Bruno la “mordacchia” con la “lingua in giova” cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. Considerando che Roberto Bellarmino (il 25 febbraio 1616 presiedette anche il Sant’Uffizio nel processo a Galileo Galilei) fu uno dei più accaniti accusatori del grande filosofo mi chiedo:

▪ Come mai il 29 giugno 1930 Roberto Francesco Romolo Bellarmino fu proclamato santo da papa Pio XI e il suo corpo è conservato, per la venerazione dei fedeli, in una teca della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma mentre quello di Giordano Bruno si è disperso in cenere e fumo?
▪ Perché nel 1931 (17 settembre) San Roberto Bellarmino fu proclamato dottore della Chiesa Cattolica dallo stesso papa Pio XI?
▪ Come può spiegarsi il fatto che nella conferenza del 18 febbraio 2011 a Fener di Alano di Piave (BL) organizzata dal Circolo Christus Rex si è giunti alla conclusione che la Santa Inquisizione fu un tribunale giusto e misericordioso?
▪ Per quale motivo in occasione dell’Udienza generale del mercoledì (23 febbraio 2011) l’attuale papa emerito Benedetto XVI (Joseph Alois Ratzinger) decise di dedicare una meditazione sulla figura di san Roberto Bellarmino (nel corso della quale ovviamente non venne in alcun modo citato il caso Giordano Bruno)?
▪ E infine perché nessuno parla più di quel feroce accadimento per il quale sarebbe necessario (a mio modesto avviso) un chiarimento ufficiale da parte della Chiesa Cattolica come fu fatto per il “caso” Galileo Galilei?

Mauro Giovanelli – Genova
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Nota:
Quasi tutte le notizie della meravigliosa vita di Giordano Bruno le ho attinte dal testo “Giordano Bruno – La falena dello spirito” del nostro grande filoso e germanista Anacleto Verrecchia. Ho l’onore di averne una copia con dedica autografa, cosa non da poco considerando la riservatezza dell’uomo e l’umiltà del genio. Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno, Nietzsche e Schopenhauer è stato uno dei più grandi intellettuali che abbiano attraversato il ‘900 e il suo stile è giudicato “la migliore prosa filosofica prodotta oggi in Italia”. È morto il 4 febbraio del 2012 all’età di 86 anni. Quotidiani e televisione gli dedicarono poco più di un trafiletto o annunci di qualche minuto, senza dubbio troppo impegnati a seguire le squallide vicende della politica interna. Comunque è certo che la persona non avrebbe gradito più di tanto sebbene per gli italiani sia stato facile accontentarlo. Diceva spesso “di un filosofo o di uno scrittore ciò che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato da “Il Segno” http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it nr. 8 del 16-30 aprile 2014 pag. 4 con il titolo “L’inquisizione ai tempi di Giordano Bruno” – Da “Memoria Condivisa” sito www.memoriacondivisa.it il 16 gennaio 2016 sul con il titolo “Giordano Bruno condannato al rogo dalla Santa Inquisizione”.

Immagine in evidenza ricavata dal web

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PINO DANIELE È NEL VENTO

PINO DANIELE È NEL VENTO

Devo dirti una cosa Giuseppe,
forse non ha importanza
ma desidero tu mi ascolti,
del resto è pensiero che da solo,
senza essere accompagnato,
viaggiava nella mia testa.
Anche nel ricordare
un geniale artista,
come per l’amore,
cerchiamo quel che resta.

L’hai detto tu, pure scritto,
e magnificamente interpretato
soltanto che, a parer mio,
se nella mente ho scavato
deve esserci una ragione,
finanche ho rovesciato
la mia immaginazione,
svuotata del suo contenuto,
ogni recesso rovistato
per trovare ciò che di te…
È rimasto.
Poi, con calma, quando ogni cosa
è tornata al posto giusto
ho a lungo riflettuto.

Lo sguardo, il modo di porti,
la levità con cui presentavi
ogni brano affinché volasse alto,
al di sopra di ogni emozione,
con inquieta compostezza,
struggente passione,
allo stesso modo del vento
che continua a soffiare tra noi,
ed ogni volta lascia tracce
originate dai nostalgici occhi tuoi,
segni, messaggi, idioma
del poeta, interprete, cantore
della Nazione Napoletana,
volti implosi nella miseria,
prosciugati dalla sopportazione,
l’intrico dei vicoli, i conventi,
monasteri, chiese barocche,
castelli, sfarzo e suggestione,
cabala, riti, miracoli, scaramanzia,
processioni, inventiva senza pari,
ingegno, sfrenata allegria
che dall’incombente Vulcano
discendono miste a innata filosofia,
fatalismo, indifferenza, grande cuore.
Questo è quanto.

Ah! Dimenticavo caro Pino:
Le tue ardenti pupille
nel loro peculiare fulgore
ogni volta rivelavano il destino:
Con l’eterno tuo canto d’amore
continuare a trasformare
gli incostanti lamenti,
lenire angoscia, timore, incertezza
del divenire, ossessioni dei viventi…
Perciò le stelle ti hanno reclamato!
Accrescere lo sfavillio tra le genti.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Pino Daniele

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Papà…

Papà…

Oggi è il tuo compleanno terrestre papà!
Da questo momento siamo sempre
stati e saremo della stessa età.
Andremo nel nostro cinema che riapre
per noi, quello appena fuori città,
danno uno dei tanti cult dall’acre sapore.
Appuntamento al solito posto nell’aldilà.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Mio Papà

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NATALE 2017

NATALE 2017

Reliquia, adorazione del corpo o parti di esso in una “confessione” che pretenderebbe di esaltare lo “Spirito” insieme al Padre ed il Figlio. Processioni di mummie, Madonne, Cristi enormi, parati a festa, oro mirra e argento, molto incenso, ex voto, santi, senza o con nome, innominati, ex mi astengo, venerazione di falangi, mignoli, ciuffi di capelli, teschi, tibie, femori, mandibole, vendesi crani con o senza… telefonare ore pasti, addobbi, paramenti, stole, sistemi di tortura, croci, astinenza, mortificazione in vita ed esaltazione dopo morti, tombe e catacombe, sotterranei, incunaboli, ostensori, sangue sciolto che si ragruma, ragrumato che si scioglie, stigmate che spuntano nei punti sbagliati, flagellanti, flagellatori, flagellati, tiare, catafalchi, catacorvi, catalessi, catatonici sacrestani, monsignori, padri senza figli (ufficiali)… Mai vista rappresentazione più efficace della marcescenza dell’umano riflettere. Con pochi geniali tratti fra l’altro compreso il “ricciolo” barocco della gamba di legno in primo piano, a sinistra, destra del santo o ciò che ne resta. Gesù sofferente sulla croce da duemiladiciassette anni e Budda sorride ad Oriente, muore e risorge, fra pochi giorni è Natale, regali, regaloni, “pensierini” per lei, lui, il cognato, fratello, sorella del consuocero, la zia e prozia, tanto per…
Auguri!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI artista post contemporaneo

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JIMMY CASA pittore genovese e… altro

JIMMY CASA pittore genovese e… altro

Jimmy Casa, pittore genovese, amico, intellettuale, giocatore d’azzardo… – Olio su tela cm. 62×72 a sin. e 52×62 a destra – Orribili cornice e passpartout (li scelse lui, altri tempi) – Ha fatto la più bella morte che si possa desiderare. Si accasciò stecchito sul tavolo principale del Casinò di Sanremo quando la pallina, dopo estenuanti rimbalzi da una losanga all’altra, si insinuò nella serie piena, l’8, bello tondo come il culo delle donne e infinito pari ai sogni. Vi avevamo puntato una piccola fortuna. Non era abituato a vincere troppo e si percepisce dalla sua pittura materica, colori cupi, geniali, rabbiosi, silenziosi, lontani. Grande persona. Ciao Jimmy. R.I.P.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Due opere dell’artista JIMMY CASA pittore genovese e… altro

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L’ULTIMO DEL 48° Corso Allievi Ufficiali di Complemento

L’ULTIMO DEL 48°
48° Corso Allievi Ufficiali di Complemento

Ciao grande Gianfranco,
chiedo scusa di non aver risposto alle tue precedenti ma sono stato travolto da… il solito destino. Mi avevi chiesto del raduno scorso. Purtroppo non ho potuto presenziare (o voluto?) ed il male peggiore è che a furia di rinviare la mia conferma o meno alla fine, ma fine fine… neppure ho risposto. Comportamento da pessimo allievo ufficiale e, peggio ancora, ufficiale. Per mio conto ti prego intercedere fra gli amici che, del resto, conoscono, come dire? Il mio volare al di sopra delle umane miserie. Ma tu ed io apparteniamo alla tribù degli ultimi romantici, ci risulta insopportabile vedere giovani baldi e fieri ridotti ad esemplari del tipo Jurassik Park, pance straripanti da cinture consumate, aggrinfiate all’ultimo lacero, ellittico foro urlante per la fatica di arginare la massa adiposa, occhiali che paiono telescopi, teste pelate quando va bene, nel peggiore dei casi con gli ultimi radi patetici peli bianchi su quelle che erano orgogliose praterie, dita che sembrano bottigliette di succhi di frutta, per tagliarsi le unghie dei piedi chiamano il giardiniere, portano pantaloni marron, sdruciti, affinché vengano mimetizzate le perdite di pipì dovute ad uso improprio e prolungato del… Colli che quelli di un toro sembrano dipinti da Modigliani… I pochi magri, si fa per dire, girano in tondo lamentosi, curvi, sguardo a terra come stessero ancora cercando le mostrine perse durante l’ultima parata. E poi, detto fra noi, c’è quel primo della classe che propone l’alzabandiera, la messa con tanto di cappellano militare, visita al museo dei ruderi bellici ma… sarebbe niente se ogni tanto il discorso cadesse su quella ferita che le donne tengono fra le cosce e tanta benefica dannazione ci provoca. No caro Gianfranco, sardo sardo, ma sardo di quelli veri, tosti… pure toscanaccio, gente come noi MAI potrebbe sopportare tale ignominia… NOI apparteniamo a ben altra specie, procediamo nel Tempo dritti come frecce, fieri della nostra superiorità, non proni, sempre gagliardi, belli da far impazzire, fascino irresistibile, estroversi, fuori dagli schemi che avrebbero voluto imporci, lontani anni luce dalla mediocrità, mai irreggimentati. Non ci sono riusciti.
Un abbraccio fratello. A presto.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fin troppo evidente

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