ULTIMO MESSIA (Supplizio e Risurrezione)

ULTIMO MESSIA
(Supplizio e Risurrezione)

Ti ho visto…
e sei svanito,
un cenno
della mano
per salutarmi
prima di svoltare
l’angolo.
Il mio rincorrerti
non è stato vano
anche se già
eri in fondo alla via,
lontano.
Ti sei fermato,
facesti segno
di non avvicinarmi,
accennato
come misurassi
l’altezza di un bimbo,
vestito elegante
adeguato,
fazzoletto rosso
nel taschino,
valigetta.
Ci siamo guardati,
i tuoi profondi occhi
parlavano.
Ascoltavo:
Dovevo morire così …
era scritto!
Chi sarei adesso
nel mondo che
vagheggiai?
Sono nato per questo,
divenire immortale,
il mio sacrificio
servirà a te, tutti voi,
donne e uomini
di buona volontà
porterete avanti
il mio messaggio,
diffondetelo!
Tutto quanto avevo
da dire è stato detto,
nulla manca
del mio passaggio,
custodite con impegno
le chiavi che aprono
porte di accesso
ai grandi segreti
della vita, morte,
fratellanza, umanità,
comprensione
del qui ora… dell’aldilà.
Mai tolleranza!
Immobile, incantato
ho inteso.
I riverberi
del suo timido
sorriso mi travolsero,
luce accecante,
vigorosa.
Salutò con gesto
soave,
riprese il cammino,
lo vidi farsi sempre più…
staccato.
Si voltò ancora,
osservandomi…
istante di eternità,
il suo sguardo disse
Io sono
la via, la verità e la vita…(*)
Scomparve.
Era… era…
È Pasolini!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(*) Giovanni 14, 6 LA SACRA BIBBIA – Versione riveduta sui testi originali – Edizione 1968, CASA DELLA BIBBIA, Ginevra, Genova

NOTA:
Credo di essere entrato nella mente di Pasolini al di là di ciò che è stato scritto e detto di lui, neppure per quanto assorbito dai suoi insegnamenti. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini perché è lo specchio della mia anima (qualunque cosa essa sia) nonché del mio modo di traguardare il mondo. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini per il semplice fatto che nel momento in cui ascolto la sua parola essa si incastra perfettamente con il mio ragionare. I santi e santini non mi hanno mai impressionato, difficile mi lasci condizionare da chicchessia, credo di essere davvero libero dalle catene della morale comune e dagli aberranti condizionamenti della società. Se oltre duemila anni fa un uomo chiamato Rabbi Jeoshu Ha Nozri ha meritato l’appellativo di Messia, allora Pasolini è degno di essere chiamato tale non per investitura divina ma grazie alla “regalità” del suo pensiero ed i percorsi indicati. Credo che Pasolini avrebbe potuto essere protagonista di un miracoloso rinnovamento, l’unico e forse l’ultimo intellettuale in grado di poter risolvere la complicata convivenza fra gli umani ed a questo fine il suo cuore palpitava. Credo che Pasolini sia stato pure un profeta, senza alcuna ispirazione divina, ma solo per il fatto che ogni sua previsione si è avverata quindi è il propulsore che fa interagire le mie sinapsi quando leggo le sue parabole.
La presente nota al fine di evitare qualsiasi fraintendimento che possa portare a strumentalizzazioni di vario genere men che meno a fini mistici o presunti tali.

Immagine in evidenza: A sinistra ricavata dal web – A destra fotomontaggio dell’autore fotografia di Pier Paolo Pasolini su dipinto di Mario Sironi

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PASOLINI – Poesia in forma di rosa

Poesia in forma di rosa

I miei amori griderò
sono un’arma terribile:
perché non l’uso?
Nulla è più terribile
della diversità.
Esposta ogni momento
gridata senza fine
eccezione incessante
follia sfrenata
come un incendio
contraddizione di cui
ogni giustizia è
sconsacrata.

PIER PAOLO PASOLINI

COMMENTO:
Ho la sensazione che… non sia esistito, forse l’abbiamo tutti sognato. Era tale e tanta la necessità di averlo fra noi che una parte dell’umanità è stata colta da allucinazione collettiva… delirio da speranze disattese, aspettative mortificate, appetiti non soddisfatti… questo nostro risveglio è il suo riscatto e la nostra conquista.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web – Eretico & Corsaro

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ENRICO BAFICO – L’ARTISTA DELL’IRONIA CHE TRAGUARDA IL DESTINO ULTIMO

ENRICO BAFICO – L’ARTISTA DELL’IRONIA CHE TRAGUARDA IL DESTINO ULTIMO

I soggetti del suo immaginario pittorico sono pervasi da enormi cachi, signori al biliardo rigorosamente attrezzati di guanti gialli, più spettatori che competitori, kellerine in divisa con grembiule e crestina, gnomi, cani, visioni oniriche della Genova ottocentesca, navi infinite dalle innumerevoli ciminiere che, cariche di enigmi, cercano di invadere lo spazio circostante solcando il mare sul filo ambiguo che separa ciò che è impresso sulla tela e lo spettatore. Nei suoi dipinti tutto è pervaso da un profondo silenzio, quiete che si percepisce solo apparente poiché ogni dettaglio è pronto, si potrebbe quasi dire sta all’erta, per cercare di attenuare un eventuale risvolto tragico che incombe su tutto il paesaggio. Nella sua pittura è costantemente presente l’apparenza di amaro sarcasmo che trasforma il tutto nella partita conclusiva del giocatore scanzonato e compulsivo inevitabilmente destinato a perdere. Si prova la sensazione che ogni oggetto potrebbe dissolversi da un momento all’altro come la nuvola di fumo dell’ultima sigaretta.
Nelle sue opere ci sono quasi sempre un interno e un esterno a stabilire il confine tra il finito e l’infinito, la permanenza e il transitorio riconducibili alla vita e alla morte. Significativa ed emblematica della natura dell’artista la cura del dettaglio che sta a dimostrare il suo mancato definitivo “distacco” dall’infanzia, unico periodo della vita dove ogni particolare assume l’importanza sconfinata di un mondo ancora vergine e tutto da esplorare. Anche nei ritratti che gli vengono commissionati i protagonisti sono donne e uomini in attesa di qualcosa di indefinibile, immobili come cristalli e immersi nel costante ripasso di un intimo monologo interiore. Essi comunicano solo la loro fragile umanità soverchiata dal destino che incombe. I cani e i vari frutti inseriti ossessivamente in ogni dipinto pare invece siano “umani” al punto di interagire con l’osservatore rivitalizzando in parte lo scenario complessivo. Addirittura le sue navi infinite sono masse organiche in movimento che cercano di sfondare la tela per scompigliare tutto il gioco di incastri del dipinto. Solo nel ritratto di un suo caro amico d’infanzia l’artista ha assegnato al modello un corpo e una mente che invadono il perimetro di gioco esterno dove lo sguardo scruta minuziosamente sia lo spettatore che tutto l’al di là del dipinto. Quest’opera è importante per delineare il carattere di Enrico che, nel rappresentare colui che lo riconduce totalmente al suo universo infantile, nel suo habitat, lo invita ad abbandonare inconsapevolmente il fittizio e snobistico cinismo di cui si nutre.
Geniale!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: ENRICO BAFICO, a sinistra “ultime onde del ‘900” – a destra “Attimo dopo attimo” – entrambi olio su tela . Collezione privata

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FULVIO LEONCINI – L’artista “sensoriale”

FULVIO LEONCINI – L’artista “sensoriale”

Fantastica! Dinanzi a questo dipinto emerge tutta la componente animale che occupa un volume notevole del mio essere, il resto è intelligenza di capire non trattarsi solo di ciò che si vede ma si “sente”, lo avverto, gli odori della femmina, mi avvicinerei lentamente e con dolcezza, allo stesso modo di un’iguana, forse striscerei anche per giungere ad annusare, tastare con il naso le carni segrete, ne assaporerei il gusto, avvertirei i brividi, il tremulo reagire della donna che impaziente aspetta ciò che sa dovrà avvenire, così il desiderio aumenta, diventa insopportabile, ha piegato una gamba per favorirmi… Poi c’è molto altro ancora, perfino la tua anima o qualunque cosa essa sia, pure la nostra, femmine e maschi, l’irrequietezza, nostalgia, ricordi, sogni…
Tu sei un artista “sensoriale” caro Fulvio, pochi tratti, solo pochi fottuti tratti guidati dalla tua mano… ineguagliabile!
Ti capiranno?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Erosoeros, 2016 © Tecnica Mista su legno – cm 30×30

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PASOLINI – da Eretico & Corsaro

“…e io
ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l’incubo
della luce come un vino smagliante.”

PIER PAOLO PASOLINI
Eretico & Corsaro
Questa riflessione… è… stupefacente! Non solo per la costruzione che deve essere assimilata a piccole dosi, gustarne la sonorità come un “vino smagliante”, farlo durare il più a lungo possibile come un amplesso desiderato da tempo, ma… il contenuto spalanca infinite porte dell’essere Pasolini ed allo stesso tempo le chiude… il labirinto della conoscenza. Grandioso.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – La primavera da “Poesie mondane, Poesia in forma di rosa”

La primavera da “Poesie mondane, Poesia in forma di rosa”

“…Conteranno le mie tenerezze,
sarò io, dopo la morte, in primavera
a vincere la scommessa, nella furia
del mio amore per l’Acqua Santa del sole…”

PIER PAOLO PASOLINI
Ma… chi era Pasolini? Da dove è giunto fino a noi? Che grandezza!

 

Mauro Giovanelli – Genova
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BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

   Perché stai leggendo questo articolo? Sussistono concrete possibilità tu sia stato “catturato” dal titolo che richiama il capolavoro di Ettore Scola girato intorno alla metà del ’76, sei mesi dopo il massacro del più grande intellettuale del secolo scorso: Pier Paolo Pasolini. Ti dice qualcosa questo nome? Altrimenti non proseguire, termina qui, dammi retta, egli predicava al deserto della mente umana aggirandosi nelle desolate periferie di Roma dove è appunto ambientato il film. Non guardarti intorno, sto dicendo a te e illimitatamente a tutti gli attuali politici attivi e presenzialisti. Meglio consultare il “Manuale delle giovani marmotte” oggi tanto di moda in cui qualcuno crede di trovarci anche le poesie di Jorge Luis Borges. Pensate che un “giovane esploratore” pensò bene di declamare in Argentina non so quale filastrocca credendo fossero versi del grande poeta di Buenos Aires. Quel che è peggio in rappresentanza del “sovrano” Popolo Italiano.
Perfetto! Adesso che siamo rimasti pochi intimi sappiamo tutti che nella pellicola vi si narra la vita quotidiana di una famiglia di circa venticinque persone al riparo e nella miseria di una baraccopoli. Patriarca Giacinto Mazzatella di origine pugliese, magistralmente interpretato da Nino Manfredi, un vecchio guercio e dispotico che tratta i parenti come stracci. Il prosieguo immagino lo si conosca.
Il fatto è che ormai l’Italia viene divisa in “brutti, sporchi e cattivi” e “belli, puliti e buoni”. Indovinate da che parte stiamo? Vi voglio aiutare con qualche esempio:
Avete presente tal Roberto Formigoni? È nostro senatore! Quello insignito dall’ordine dei Cavalieri di Malta, ripreso più volte in costumino succinto, slippini stretti stretti che mettono in evidenza l’apparato riproduttivo mentre dallo yacth di “soli” 30 metri, proprietà Pierangelo Daccò, si tuffa a “conchetta” turandosi il naso, mare pulitissimo, azzurro, senza petrolio. Secondo il suo gusto costui è sempre elegante durante il “lavoro” ma con colori vistosi, giacche appariscenti, insomma una pessima copia di Jep Gambardella de “La grande bellezza”. Ebbene al tizio in questione, più un certo Umberto Maugeri, il sopra citato possessore della barca e altri due o tre, hanno sequestrato beni per circa 60 milioni di €uro poiché accusati di riciclaggio, associazione a delinquere e altre amenità. Ma l’aspetto apparentemente più banale invece rilevantissimo ai fini di ciò che desidero esplicitare è che questo “signore” aveva avanzato causa per diffamazione alla trasmissione “Report” diretta dall’unica conduttrice Tv degna di tale nome che abbiamo in tutta la Penisola. Ovviamente (neppure tanto) il Formigoni perse quindi è costretto a pagare 5 mila €uro fra spese e risarcimento ma… sorpresa! Da un controllo effettuato presso la BNL del Senato risulta che il Roberto non è titolare di alcun conto corrente quindi privo di fondi aggredibili, probabile che la retribuzione da parlamentare la introiti in contanti. Per di più, ciliegina sulla torta, questi soldi non potranno mai essere “incassati” perché lo impedisce una legge del 1965, la numero 1261 del 31 ottobre, che in materia di retribuzione dei parlamentari recita: “L’indennità mensile e la diaria non possono essere sequestrate o pignorate”.
In sostanza a qualunque comune mortale condannato viene requisito un quinto dello stipendio mentre all’esercito dei politici… NO! Inoltre “loro” godono dell’immunità, hanno le rimunerazioni più alte del Pianeta, usufruiscono di benefits da Maharaja, assistenza sanitaria gratuita anche per parenti e affini, auto blu, scorte, reversibilità della pensione (vitalizio) a 360 gradi (non ci vorrà molto che la estenderanno pure agli amici più stretti) che percepiscono dopo un solo giorno di “presenza”.
Qualora questo Parlamento riuscisse ad arrivare a scadenza mandato (primi del 2018), che poi è il loro vero obiettivo, tutti i componenti godranno di una cospicua rendita vita natural durante con ogni prerogativa di cui sopra. I nostri figli e nipoti dovranno lavorare fino a 75 anni per mantenerli.
Il caso “Etruria”? Avete visto come sono belli, ben pettinati, puliti, ingessati nei loro abiti i componenti la famiglia Boschi? E che supponenza! Ci fosse uno di noi implicato in un fatto del genere?
E i Marò? L’unico “incidente” di politica estera in cui l’Italia non potrebbe fare di più. Da quattro anni ce li somministrano in ogni Tg nazionale forse per evitare argomenti più “sensibili”. In fondo sono accusati di omicidio di due brutti, sporchi e cattivi pescatori indiani che hanno lasciato per sempre mogli e figli. Non sarebbe la verità l’obiettivo da perseguire augurandoci siano innocenti? Notato come sono fieri nelle loro scintillanti divise, che presenza e sicurezza ci danno dal teleschermo? Ci trovassimo in quella situazione staremmo marcendo in una fetida cella del Kerala, questo è certo (già accaduto proprio in India).
E Giancarlo Galan? Politico italiano ex Presidente di Regione ed ex Ministro. Proprio stasera il Tg2 comunica che l’aula “ha approvato” la decadenza del medesimo da deputato poiché condannato in via definitiva. Chiaro? “loro” si autogestiscono. E se la Camera “non avesse approvato”?
Quindi? Da che parte pensate siamo collocati qualunque sia la posizione sociale di ciascuno? Nel senso di “status” intendo, di diritti e doveri. Io credo fra i brutti, sporchi, cattivi… sottomessi e rassegnati.
Queste due ultime le peggiori fra le condizioni di un popolo.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio dell’Autore.

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NON È UN PAESE PER ELETTORI (Genova, cormorani, petrolio, gufi e Renzi)

NON È UN PAESE PER ELETTORI
(Genova, cormorani, petrolio, gufi e Renzi)

Dunque… da dove cominciare? Mica facile! Considerando che la nostra Penisola è diventata un cinema all’aperto che ne direste de “Il Padrino”? In particolare la scena in cui il vecchio e stanco don Vito Corleone (Marlon Brando), durante il colloquio con il suo erede (Al Pacino) che era andato a trovarlo per chiedergli un consiglio, così lo mise in guardia: “Ricordati Mike, chi avanzerà la proposta di Barrese… quello è il traditore.” No! Credo non sia una buona idea, Mike avrebbe dovuto ricordare un solo nome, qui sarebbero troppi fra spergiuri, confidenti, impostori, affaristi, voltagabbana, bugiardi… ci vorrebbe la memoria di un branco d’elefanti. Al massimo si potrebbe e si deve tener conto di una massima citata in quella stessa pellicola: “Mai odiare il nemico, ti fa perdere lucidità di mente”.
Eh, sì! Perché ho l’impressione che i cittadini e il Governo italiani non abbiano più la sensazione di appartenenza alla stessa “famiglia” che, proprio in relazione al tema trattato nella trilogia firmata dal regista Francis Ford Coppola, sono ora sempre più numerose ed ingorde oltre che propense a formulare al popolo “offerte che non si possono rifiutare”. Ci vuole calma, attenzione, stiamo muovendoci su un terreno minato e… poco ricettivo. Statistiche alla mano, da una parte sembrerebbe che il nostro Paese detenga il triste primato di avere la più alta percentuale (sfiora il 70%) di analfabeti funzionali e di ritorno, dall’altra sia fra le prime dieci Nazioni del Pianeta più corrotte e ignoranti… Una bella miscela esplosiva!
Dal referendum del 17 aprile 2016 inerente le così dette “Trivelle” emerse un dato (Ministero dell’Interno) definitivo, significativo e prevedibile che attesta l’affluenza dei votanti al 31,19% (dei quali il fronte del Sì supera l’86%) quindi astensionismo al 68,81%. Da ciò si evince in modo inequivocabile che tali valori coincidono con il triste primato di cui sopra ovvero il futuro della Nazione è nelle mani di illetterati, ignoranti e menefreghisti fra i quali potrebbero esserci molti politici. Infatti la responsabilità dell’ignavia in cui sono precipitati i cittadini è tutta degli Esecutivi che si sono succeduti in questi ultimi trent’anni (ad essere generosi) fino all’attuale il cui Presidente del Consiglio, che è stato legittimamente nominato dal Presidente della Repubblica, quindi senza esser passato da una consultazione popolare, ha invitato a non andare a votare e lui stesso, per coerenza al suo vile abito mentale, non si è recato al seggio. Non menziono la “Buona scuola”, “Sanità”, “Fisco”, ecc.
Proprio durante tale celebrazione di “sovranità popolare”, anzi mi pare il giorno stesso, concessa obtorto collo dal Parlamento, un tubo ed una diga della IPLOM di Busalla (entroterra ligure) si permettono il primo di spaccarsi e la seconda cedere, con l’inevitabile conseguenza che 50 tonnellate di petrolio vengono dispersi nel bellissimo, azzurro e aperto mare di Genova la Superba. Ovviamente i notiziari nazionali cominciarono a diffondere la notizia non ad urne chiuse ma a scrutinio effettuato, anzi per sicurezza (in questi casi sì che la cautela è tenuta nella massima considerazione) qualche giorno dopo fino ad accennare all’accadimento quando possono bisbigliare che “proseguono senza sosta le operazioni di messa in sicurezza e bonifica dopo la rottura della tubatura IPLOM. Parte del petrolio ha superato la diga, e il timore è che il peggioramento delle condizioni meteo aggravi la situazione”. Colpa del brutto tempo! A parte il fatto che i telegiornali regionali descrivono (i soliti gufi ma questa volta si tratta di cormorani come vedremo) una situazione più allarmante tipo donne, mogli e madri, in strada con la mascherina per difendersi dalle esalazioni, bambini chiusi in casa, gestori degli stabilimenti balneari preoccupati per l’imminente stagione estiva, così ristoratori, albergatori (che hanno ricevuto disdette), commercianti, bagnini, ecc. nonché cassa integrazione per 240 operai della stessa raffineria che chiude, quindi perdita di posti di lavoro, quegli stessi che il giovane ma aitante Renzi invocava di difendere nella sua incisiva propaganda di andare a passeggiare anziché a votare. Fortuna sua che siamo in aprile altrimenti avrebbe ripetuto l’esortazione di un certo Craxi (cui gettarono le monetine all’uscita dall’Hotel Raphael) che invitò benevolmente di “recarsi al mare” cosa che qui è al momento poco salutare; ho detto “qui” perché il sottoscritto è genovese e, per citare il mio grande amico nonché bravissimo artista Enrico Bafico nel corso della mia intervista: “la genovesità è un sacrificio di cui bisogna essere degni”.
Senza tener conto dei danni al torrente Polcevera in merito ai quali il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha dichiarato “serviranno fondi straordinari perché questo corso d’acqua ha subito un danno molto serio”, le ultime notizie “locali” dicono che la scia di petrolio in mare sta procedendo verso la Costa Azzurra e vaga incontrollata come “una nave senza nocchiero in gran tempesta”. Spinte dalle correnti le chiazze di oro nero hanno preso il largo e nel pomeriggio di ieri i telerilevamenti le hanno localizzate già dopo Savona, davanti a Loano direzione ovest. Impossibilità pure di poterlo “recuperare” almeno parzialmente proprio per lo spandersi a “pelle di leopardo”.
Spero di essere stato chiaro e conciso (non coinciso come, bontà sua, aveva suggerito il Presidente della Camera per correggere un deputato che esordì dicendo “Sarò circonciso…”).
A questo punto dovrebbe sorgere spontanea una domanda: Come ve le spiegate tutte queste “contraddizioni” e “alterigia” da una parte e noncuranza dall’altra? Non potrebbe essere che la popolazione si sia “assuefatta” all’arroganza del Potere “cum gaudio magno” dei nostri Governanti? In merito alle ultime dichiarazioni del magistrato Piercamillo Davigo, Consigliere delle Sezioni unite penali presso la Corte di Cassazione, parleremo prossimamente.
Sempre restando nel mondo dello spettacolo, e concludo, nel film carcerario “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont ad un certo punto il detenuto Ellis Boyd (Morgan Freeman) confessa sconsolato all’amico e collega Andy Dufresne (Tim Robbins): “Io dico che queste mura sono strane (del penitenziario n.d.a.). Prima le odi, poi ci fai l’abitudine e, se passa abbastanza tempo, non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato. È la tua vita che vogliono, ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno.”
“Istituzionalizzato…” Bel termine. Non potrebbe essere questo il problema vero? L’abitudine all’oppressione? Il giogo del padrone? Tanto da sentirci a disagio solo pensare di uscirne? Ci hanno rubato una porzione importante della nostra esistenza quindi ormai vada come vada? Il cervello è sedato? Abbiamo rinunciato ad ogni aspettativa? O siamo intimoriti? Quindi la risposta che proferisce sicuro Andy Dufresne alla considerazione appena udita: “La paura ti rende prigioniero, la speranza può restituirti la libertà.” che risveglia la coscienza di Ellis Boyd non avrà alcun effetto su di te, anonimo lettore?
Pensaci!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “NON È UN PAESE PER ELETTORI” è stato pubblicato il 27 aprile 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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P. S.
Per questo articolo qualcuno mi accusa di essere “prolisso” ma… quando si è circondati da persone che, non per loro colpa, stentano a capire un concetto spiegato in poche righe, ciò che fanno i “grandi” attuali giornalisti proprio a tale scopo, siete d’accordo sull’opportunità di spendere due o tre paragrafi in più per cercare di penetrare efficacemente nella mente dell’interlocutore al fine di aprirla? Risvegliarla dal torpore? Come l’untuoso petrolio si incunea, filtra capillarmente nel nostro territorio spegnendo al contrario la vita? A malattia grave terapia pesante. Sì o no?
Mauro Giovanelli – Genova

CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E… MARÒ (il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

Considerando che ho sentito “ventilare” l’ipotesi, partorita da qualche nostro “Onorevole”, ossia celebrare pure la “prigionia” dei due Marò in occasione del 25 aprile prossimo, ripropongo l’articolo che segue ricordando che non solo sono accusati di omicidio ai danni di Valentine (alias Jelastine) e Ajeesh Pink ma dal 15 febbraio 2012 vengono utilizzati, nelle loro divise scintillanti, per distrarre l’attenzione del 70% di analfabeti funzionali e di ritorno presenti in Italia (record mondiale) dai danni provocati da Governi innominabili che si sono succeduti nel nostro Paese (Davigo docet) e un’Europa allo sfascio.
Mauro Giovanelli – Genova

CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E… MARÒ
(il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

Nel film “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont c’è una scena di pochi fotogrammi, durata una manciata di secondi, che ritengo sia la più significativa e commovente di tutta la storia. Complimenti allo sceneggiatore, che è il regista stesso, qualora Stephen King non l’avesse prevista nel racconto da cui è tratta la pellicola. Il giorno dopo la prima notte di espiazione della ingiusta condanna a vita comminatagli, Andy Dufresne (Tim Robbins), seduto nel refettorio del carcere, sta esaminando la brodaglia che ha davanti per cercare di prendere atto della nuova situazione in cui, suo malgrado, si è venuto a trovare. Appartato dagli altri attuali colleghi veterani ascolta i loro compiaciuti commenti circa le percosse cui la sera prima è stato oggetto un altro iniziato, un numero di matricola, ad opera di un sadico agente di custodia. La risposta secca dell’addetto all’infermeria, “È morto!”, alla richiesta buttata lì da un detenuto di come stesse la vittima, fa cadere tutti in un silenzio tombale per lo sconcerto suscitato da tale futile domanda. È Andy Dufresne che interviene per soddisfare, sebbene difficile da elaborare, la più semplice e naturale delle curiosità: “Come si chiamava?”. Forse è questa la chiave di volta su cui regge l’impalcatura del messaggio che l’autore ha voluto dare nell’esporre quei fatti.
Senza dubbio ho perso qualche passaggio nella lettura frettolosa dei vari quotidiani, allora sul caso che vede coinvolti i nostri due fucilieri di marina in India mi sono sfuggiti alcuni particolari. So ad esempio che i connazionali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cui auguro di cuore possano dimostrare di essere totalmente estranei ai fatti cui sono chiamati a rispondere, hanno trascorso anche lo scorso Natale presso l’ambasciata italiana a Nuova Delhi con i loro cari, seguo con interesse l’evolversi della trattativa diplomatica tra la Farnesina e il Ministero degli Esteri indiano, ho rimarcato il punto in cui il nostro Presidente della Repubblica li ha citati nel suo discorso di fine anno.
Le due vittime di quel triste episodio so che erano indiani e ne conosco i nomi, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, anche se vengono sempre citati per il lavoro che svolgevano. Mi domando: che persone erano? Giovani o anziani? Vivevano solo del pescato? Avevano moglie e figli? Credevano in qualcosa? Coltivavano sogni, speranze?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

Pubblicato su “Il Secolo XIX” del 5 gennaio 2014 pag. 29 con il titolo “Anche quei due pescatori avevano un nome” e su “Il Segno” 1/15 febbraio 2014 pag. 2 con il titolo “I Marò, il cinema, la diplomazia… e tante domande senza risposta” – http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

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PERCEZIONE

PERCEZIONE

Perché devo cercare le parole
quando le ho tutte dentro?
Si tratta solo di sputare
e metterle su questo fottuto
pezzo di carta.
Se provo angoscia,
se ho sbagliato,
se non ho avuto coraggio
di scegliere, ed ho fumato,
mille e più mille sigarette
pensando a un’altra di te,
adesso neppure più ti bramo,
il tempo è trascorso,
non siamo quelli di prima,
era buona la brezza intrisa
di pitosforo, ora castigo,
non più aroma di libertà
svanita nei dirupi di qualcosa
che diventa nera e profonda,
o accogliente utero materno,
dipende… ascoltami donna,
la mia passione si è pure
prosciugata, l’anima
è gonfia, ipertrofica,
penombra accogliente
nella vuota stanza
dipinta dei nostri colori
quando tu, come sorgente,
riversasti su me i tuoi odori,
umori, sudori di follia, saliva…
Il primo giorno necessità
di amare, subito, drogarmi,
combattere, sognare,
ribellarmi, penetrarti a lungo,
riempirmi di te, venire in te,
accarezzare, farti provare
quel desiderio che ora
mi prosciuga, logora questo
ingombro che ci portiamo
appresso, immateriale.
Cos’è se non spirito?
Intacca e rende
la mia persona fragile,
incontrollabile.
Fuggire, perdere l’orientamento,
trovarmi in un luogo
lontano, deserto,
dove sibila il vento tra i sassi,
scompiglia la nera chioma
fluente, la camicia… gonfia
la camicia, i pantaloni
sventolano frenetici
come vecchi stendardi,
uno di fronte all’altra,
immobili, ci guardiamo
sapendo di essere eternità.
Ascolta bene, attenta
a quanto ho da dirti,
neppure cerchi di toglierti
i capelli dagli occhi,
trattenere con garbo
la gonna che disegna
un fianco e si allunga
dall’altro sbandierando,
indica la direzione,
sei incantata dei tesori
a lungo trattenuti,
indicibili se non a…
Ma dove sei ora?
Mi hai sfiorato mentre
camminavo, testa china,
distratto, fulminato?
Avresti dovuto osare.
Il tempo sconfitto
mentre mi inginocchio,
appoggio la testa
al tuo ventre,
avverto l’odore di femmina
attraverso il tessuto,
il tuo che era suo,
incomparabile, annuso,
fiuto, aspiro il sapore
delle carni celate,
le mie braccia stringono
sempre più i tuoi fianchi
i glutei, mi aggrappo
alla vita avido di
fermarmi così per sempre.
Forse è morte che cerco,
amica fedele,
pronta ad accogliermi,
lei non finge, è orgasmo,
l’ultimo, prolungato fino
a risucchiarti, non finisce mai
là dove c’è la risposta.
Ti voglio bene morte mia.
Ho lasciato l’auto in mezzo
alla strada e mi sono
messo a correre, per giungere
qui, vederti, spogliarti,
e i seni, i seni, i seni
come piacciono a me,
l’ho sempre detto,
i capezzoli perfetti,
le orecchie precise,
i piedi, le ginocchia…
Ancora tu?
Attenta, arriva qualcuno
in divisa, sembra nazista,
pieno di cinghie, manette,
stemmi, catene, borchie
regolamentari, omologate,
decorazioni che brillano
sul nero vestito, è un coacervo
di preti, fascisti, indifferenti,
egoisti, fanatici…
Stai pronta,
questa è una morte diversa,
patita da un grande poeta
il mio vate, unico,
incommensurabile Pasolini,
aveva indicato la via, la verità,
la vita…
Dalle pagine
del Necronomicon,
libro mai scritto,
vengono vomitate parole,
le ho intercettate,
tutto ho letto,
per il piacere tuo.
Non mi conosce
la bieca figura che avanza
ma ci guarda.
Stai ascoltando questa chitarra?
Dio come suona, mi trapassa,
fa vibrare ogni cellula,
i neuroni saltano, che gioia
sta donando, riesce a farmi
credere, non so bene,
mi fa vedere il firmamento.
Ecco! Il turpe figuro
è scomparso,
l’Universo si flette,
cominciano a formarsi
crepe, passaggi, l’oltre
è ancora più in là,
vieni amore ritrovato
sono in alto, lasciati andare,
segui me, dimentica,
svuota la mente, riempila
di questa vibrazione,
noi siamo nulla separati,
uniti abbiamo tutto.
Osserva quei pietroni
giganteschi, sono il vecchio
tempio di una civiltà nostra,
antichissima, guarda
la precisione, uno sopra l’altro,
l’altro di fianco all’uno,
nella separazione fra due
non riusciresti ad infilare
un’unghia, attaccati come noi
dobbiamo essere.
Qui fra queste strettoie…
Senti? Sono loro, gli abitanti!
Andarono via prima di
diventare umani, dicono
che possiamo restare
ancora un poco,
quel tanto per capire,
sanno tutto delle
tavole di cui è composto
il Delomelanicon
ma ne hanno scompigliato
gli enigmi, vedi le scritte
in egiziano e greco che
volteggiano nell’aria
trascinate dalle ali del condor?
Svanito il deserto?
Siamo nei ghat dove si termina
in armonia con il cosmo
in un prolungato amplesso?
Dobbiamo trovare la porta,
quella giusta, passare
per il lago salato, le cascate
che conducono al nulla…
lì tutto è possibile…
Tutto! Comprendi ora
cosa voglio darti?
Vedo che hai aperto
le gambe, come sempre
con me, mai devi chiuderle,
non posso aspettare,
devo prendere ciò che è mio
all’istante, troppo prezioso
berti, mangiarti, bearmi,
entrare in una delle nove porte,
la tua, quella che conduce
al paradiso che nessuno
comprende cosa sia
ma tu ora lo sai, ridi,
stai godendo,
la tua espressione cambia,
dovresti vederti
quando provi immenso piacere,
sei l’altra parte di te
che conosco io solo.
I tuoi occhi diventano languidi
stanno guardando ciò
che sempre vagheggio,
formano profondità
come la mia irrequietezza.
Beviamo adesso,
prendi la fiaschetta,
è lì, sul dorso del mulo
che ci osserva,
sereno…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – Eroso/Eros. 2016 – ©Stampa su alluminio cm 21×25

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