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L’UOMO CON LA SCIARPA BIANCA (GENITORI ESODATI)

L’uomo con la sciarpa bianca
(Genitori esodati)

Barbara e Valentina, le mie figlie. Erano adolescenti quando dalla tribuna d’onore della sua squadra di calcio meneghina, sciarpa bianca démodé e borsalino in testa, un signore divenuto miliardario cominciava a rilasciare striscianti dichiarazioni politiche che m’inquietavano. Ne intuivo la minaccia, percepivo l’insidia, m’infastidivano. Ecco le sue prime apparizioni televisive che non sarebbero finite mai. Non gli diedi peso più di tanto nella convinzione che le istituzioni lo avrebbero rifiutato, il sistema si sarebbe automaticamente protetto attivando gli anticorpi, quell’uomo non avrebbe potuto costituire un pericolo. Il tempo è passato in un lampo e solo ora prendo coscienza quanto la mia fiducia fosse mal riposta, sia guardando alla parte politica in cui credevo che a quella avversa, oggi alleate.
All’improvviso sento la necessità di chiedere scusa alle mie figlie per non aver fatto di più, il massimo, un estremo sforzo nel cercare di evitar loro un trentennio culturalmente e socialmente decomposto.
Io posso dire che i miei genitori mi hanno lasciato la Costituzione ma loro, di me, cosa racconteranno?

© Copyright 2015 Mauro Giovanelli “Forse è poesia…” – 1a edizione
© Copyright 2017 Mauro Giovanelli “Poesia III Millennio” – 1a edizione
© Copyright 2018 Mauro Giovanelli “Sensoriale” – 1a edizione
© Copyright 2016 “Tracce nel deserto” – 1a edizione
Pubblicazioni “GEDI gruppo editoriale SpA” sito ilmiolibro

“L’uomo con la sciarpa bianca (Genitori esodati)” è stato pubblicato Su “la Repubblica” del 22 ottobre 2013 pag. 24 – “Il Segno di Rocca di Papa” novembre 2013 pag. 7 e il 28 ottobre 2013 sul sito di Memoria Condivisa.

NON È LA TUA RAGAZZA

NON È LA TUA RAGAZZA

Nei giorni scorsi, sulle prime pagine dei quotidiani, nelle locandine delle edicole superstiti e a inizio di ogni trasmissione televisiva, mi è capitato di vedere la faccia di questo individuo accompagnata dalla scritta, esposta a caratteri cubitali:

“HO UCCISO LA MIA RAGAZZA”

Le sole parole che costui ha pronunciato alla polizia tedesca nel momento della sua cattura.
E nessuno, ripeto nessuno che abbia precisato, urlandolo al mondo intero, che la vittima del mostro, l’incantevole, gioiosa Giulia, NON ERA la sua ragazza né mai lo sarebbe stata.
E poi tutti complici nel citarlo col nome di battesimo anziché designarne la sua condizione di assassino (o presunto tale?).
Considerando le due cose insieme, è proprio qui che si evidenzia la netta tendenza, a “umanizzare” le fattezze della “probabile?” bestia, con l’aggravante di accostare la sua foto al celestiale sorriso di lei, alla sua immensa voglia di vivere come se la volontà della ragazza, prenderne le distanze, fosse scomparsa con la sua uccisione.
È così! Del resto c’è rimasto solo lui ma tutto sarà introdotto nel tritacarne di un’informazione demenziale supportata da un clima politico dello stesso livello dal quale uscirà, fra uno spot e l’altro, un macinato di vacue parole lanciate al vento della cultura al consumismo più sfrenato, anche degli affetti.
La gara è appena cominciata, intanto i primi sciacalli bipedi stanno già rovistando nella privacy della sorella Elena dilaniata dal dolore.
Giudice sarà l’auditel.
Mauro Giovanelli – Genova

COMMENTO A “L’AMACA” DEL 18 febbraio 2016

COMMENTO A “L’AMACA” DEL 18 febbraio 2016

Io penso che il puro desiderio di distruzione della politica sia partito da Berlusconi & C., passato per Monti, decantato con Letta e polverizzato da Renzi con l’accompagnamento di alcuni (molti) giornalisti compiacenti. Le “urla” e l’inciviltà in Parlamento hanno avuto inizio con i cappi dei bovari leghisti, i ragli di Bossi, e le innumerevoli corbellerie urlate dalla servitù al seguito della coalizione del primo governo dell’ex cavaliere. Airola potrebbe pure avere qualche buon motivo per essere “alterato”, non è giustificabile, ma i cartellini rossi o gialli usiamoli per tutti quelli che commettono falli. A quando una “Amaca” per il caso “Etruria”, magari a toni bassi?

Mauro Giovanelli – Genova
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LETTERA APERTA AI GIORNALISTI (NON PROPRIO TUTTI)

LETTERA APERTA AI GIORNALISTI
(NON PROPRIO TUTTI)

A parte i dissonanti consigli benevoli che dispensate, il motivo per cui riprendo l’argomento è l’aver ravvisato un vostro generale spostamento a destra, o al centro di nessuna sinistra, insomma una vera e propria adunata sul colle. Ovvio che potrei sbagliarmi ma fra i cronisti di giornali a grande tiratura non trovo più quelle differenze essenziali alla corretta informazione e al dibattito e, credetemi, questa è opinione ampiamente diffusa fra le mie frequentazioni non proprio minimali, e segnali convergenti mi giungono anche dall’esterno, impossibile non ve ne siate accorti.
Voi svolgete un lavoro assai bello e importante ma… delicato, perciò corre l’obbligo sottolineare, senza malizia alcuna, che i quotidiani cui collaborate usufruiscono di finanziamenti pubblici, diretti, indiretti, diversamente elargiti, o che dir si voglia. Il vostro disporvi a testuggine come le mitiche legioni romane non potrebbe essere un tantino sospetto? Un esempio per tutti, la cui sottile valenza non potrà di sicuro sfuggirvi, quali persone della cui sensibilità non dubito: ho avuto uno scambio di mail con un vostro illustre collega che, anziché pubblicare una mia lettera, preferì farmi pervenire la sua personale analisi da me non condivisa, anzi trovai deludente si fosse distratto su una banale, questa volta sì, quisquilia. Ammetto che la mia contro replica fosse stata troppo assertiva, ma con l’attenuante di due motivi conseguenti uno all’altro; il primo perché ritenni che l’interlocutore non avesse capito il messaggio in essa contenuto, il secondo la cocente delusione verso un redattore di cui fino a qualche anno fa condividevo ogni concetto. Nell’occasione mi ero anche chiesto: se ha dedicato una parte del suo prezioso tempo ad analizzare la mia ipotesi significa che non gli ho inviato una patacca, l’ha apprezzata, e non solo per la bazzecola sulla quale ha speso diverse righe. Perché ha eluso il vero quesito da me posto? Comunque inviai le mie scuse e lui, usando il potere della posizione che occupa in un periodico per certi versi anche un po’ mio, adottò la più odiosa delle tattiche, cioè “game over” ovvero “la palla è mia e non gioco più”. Io fui esuberante ma parte debole, lui ineducato dalla postazione fortificata.
Fatti di questo tipo mi sono capitati a catena negli ultimi mesi, e solo quando ho contestato o non apprezzato appieno le larghe e lunghe intese della stampa o TV.
Il direttore del quindicinale su cui scrivo, solo perché aveva denunciato anomalie e la cosa non fu gradita agli esponenti dei soliti vari partiti, è stato oggetto di aggressione da parte di componenti il Consiglio del Comune dove esercita la professione. Quel che voglio dire è che le strade verso la censura sono ambigue, mimetizzate, e oggi è più facile avere un dialogo sereno con il Papa che con redattori di quotidiani e politici.
Mi avete detto a più riprese che vi sembro una persona ragionevole, quindi vi domando. In questo Paese da dove si deve cominciare? Ditemelo per cortesia, con sentimento, come fossi un caro amico. Si potrebbe partire col rispondere per le rime all’esercito di disarticolati mentali che appaiono in TV, i sempre più numerosi cespugli di gramigna di questa foresta pietrificata da vent’anni di veleni? O dalle altezze cui veleggiano i salvatori della Patria che nel frattempo si sono succeduti con appropriata corte al seguito? E dove è scritto il divieto a fare entrambe le cose? Mi inquieta constatare come si siano ingrossate le fila dei redattori preposti alle rubriche “lettere al direttore” o “la posta di…” che da tempo si dedicano a dispensare inviti alla calma, elargire pacche virtuali sulle spalle, buffetti, alla stregua dei curati di campagna dopo la confessione “reciti dieci Ave Maria poi ne riparliamo”.
Dato che amo il confronto, con persone del vostro spessore è addirittura esaltante, pongo un ultimo quesito: e se io fossi un visionario? Per carità non certo della levatura di quelli descritti con eccellenza nelle recenti otto puntate di Corrado Augias su RAI 3, ma del genere metropolitano, uno dei tanti, confuso tra la folla, quegli anonimi cittadini che vorrebbero contribuire a migliorare la società, modesti… un fissato cui interesserebbe sapere, ad esempio, di cosa abbiano parlato Berlusconi e Renzi in quei 10 minuti di colloquio privato al Nazareno. Non vi desta curiosità?
Io non oso neppure più chiederlo, avverto raffiche di censura e i comandi provenire dalla tolda di questa nave in mezzo alla tempesta.
Credere! In Renzi, l’Eta Beta della politica, che dal suo gonnellino estrae tutte le soluzioni possibili e impossibili. Obbedire! Alla stampa e TV, solo quelle che escono dalle rotative di Paperopoli e trasmesse dai ripetitori di Topolinia. Combatt… no, nooo! Questa spero proprio sia un’altra storia.

Mauro Giovanelli – Genova
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TELETRASPORTO BRUNORENZIZZAZIONE E MATTEOVESPIZZAZIONE

TELETRASPORTO
BRUNORENZIZZAZIONE E MATTEOVESPIZZAZIONE

MASSIMA ATTENZIONE! La sera del 7 settembre 2015 durante la trasmissione “Porta a Porta” condotta dal noto giornalista Bruno Vespa, ospite il Primo Ministro Renzi Matteo, si è verificato un fatto inspiegabile. Per chiarire l’insolito accadimento anziché Carabinieri e Polizia sono stati chiamati con la massima urgenza il regista del film “La Mosca” David Cronenberg, subito riluttante poiché ha detto di non intendersi di vespe, l’attore Jeff Goldblum, lo sceneggiatore Charles Edward Pogue, il tecnico della fotografia Mark Irwin, del montaggio Ronald Sanders, i professionisti degli effetti speciali Chris Walas, Jon Berg, Louis Craig e Hoyt Yeatman, finanche il produttore Stuart Cornfeld che, molto seccato, ha imbarcato sul proprio Jet personale tutta l’equipe giunta nello studio con la massima tempestività.
Si sta ancora valutando il problema, pare un caso difficile. Intanto come potete vedere dalle espressioni dei due noti personaggi fotografati dai soliti giornalisti “gufi” nell’infermeria della RAI, si può constatare la loro contrarietà più totale. Finora l’unica dichiarazione rilasciata è stata del protagonista della famosa pellicola, Jeff Goldblum, che ha detto: “Chi di gufo ferisce, di Vespa perisce”.

Mauro Giovanelli – Genova
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