SCRIVERE STANCA

SCRIVERE STANCA

Scrivere stanca. Pensare no,
fluisce spontaneo da chissà quale sorgente,
è fatica riuscire a mantenere giusta distanza,
corre troppo,
galoppo sfrenato lungo il litorale infinito,
lo devo esplorare,
sono a piedi, mi sento impedito, pesante,
nella rena affondano i talloni,
come se la mia massa fosse aumentata
dalla sregolata vita
o il Pianeta avesse assunto maggior densità.
Tutto ho sbagliato
o c’è qualcosa di erroneo nell’intero?
Spossatezza annega ogni memoria,
luce accecante laggiù, dove abita il mistero,
provoca sonnolenza molesta,
costringe ad immobile presente,
qualora mi fermassi é morte,
nessun passato, futuro mai esistito,
la coda vivace e sferzante
del destriero incita a reagire,
il suo volare è quanto mai frenetico, senza misura,
gli zoccoli rabbiosi alzano fossili e arenile,
lasciano impronte,
all’istante si dissolvono in nessun compiersi,
le froge fumanti dilatano il divenire
mai neppure immaginato
e criniera sciolta, spaiata, sinuosa,
intona magico canto,
lontano al punto che lo percepisco
nella mia mano protesa al destino,
e l’altra, in direzione opposta
per darmi la necessaria spinta,
guarda l’abisso ostinato,
si adegua al mio ferito incedere,
mi insegue, tiene il passo, ha ritmo,
non arretra, è calmo,
sono punto di riferimento,
ma ho trovato il solo suo lato debole,
un’ultima occhiata al cavallo
ora puledro esitante svanito nell’abbaglio,
per azzerarmi essendo il tempo,
secondo regole certe dell’esistente
impresse nel nulla immaginato,
niente altro che funzione dipendente.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Tavole XX e XXI dell’opera unica di FULVIO LEONCINI – titolo “DI SOLE OMBRE” – Tomo dimensioni cm. 35 x 27

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DALLA TERRAZZA

DALLA TERRAZZA

AVETE RIFLETTUTO SUL FATTO CHE FRA POCO PIÙ DI TRE SETTIMANE LA LUCE SOLARE COMINCERÀ NUOVAMENTE A DIMINUIRE? GUARDATE INDIETRO E PENSATECI, NON È CONSIDERAZIONE BANALE COME POTREBBE SEMBRARE AD UNA FRETTOLOSA E DISATTENTA LETTURA.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza scattate dallo studio dell’autore e piazza sottostante: Genova, frenetici preparativi in attesa di papa Bergoglio – affittasi posti in terrazza – Sconti speciali anziani e bambini

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TELEGIORNALI e GIORNALI

TELEGIORNALI e GIORNALI

AVETE RIFLETTUTO SUL FATTO CHE IN MERITO AL G7 IN CORSO A TAORMINA TUTTI I CONDUTTORI TV (COMPRESI GIORNALISTI DELLA CARTA STAMPATA) CI INFORMANO IN MERITO AL “PRANZO OFFERTO DA MATTARELLA”? MI CHIEDO SE TALE BANCHETTO SIA PAGATO DALLA “PERSONA” MATTARELLA O DALLO STATO (GLI ITALIANI). NON È UN PARTICOLARE COSÌ BANALE COME POTREBBE SEMBRARE AD UNA FRETTOLOSA E DISATTENTA LETTURA.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: G7 anno 2017 – Pranzo preparato dallo chef Pino Cuttaia

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VENTIDUE ROSE

VENTIDUE ROSE

Ho ricevuto questo messaggio da un conoscente, accompagnato da 22 smiley di rose, invitandomi ad inoltrarlo ad amiche ed amici:

“22 rose in onore delle 22 vittime dell’attentato a Manchester per ricordare le ragazzine che ieri notte hanno perduto tutto.”

Personalmente non sono molto incline a questo genere di cordoglio molto simile, a mio avviso, ai troppi funerali di morti ammazzati che si tengono nel Pianeta con puntuale applauso finale e “metallici” discorsi di circostanza dei politici di turno.

Ho risposto così:

“Lo farò, certo. Brutto mondo stiamo preparando. Ogni giorno dovremmo onorare vittime innocenti, quelle che hanno perso tutto e quelle che non hanno mai avuto alcunché. Di queste ultime, in numero spropositato, neppure abbiamo sentito pronunciare un solo nome. Un solo fottuto nome!”

Questo il mio modo di rispettare l’impegno preso, con il cuore gonfio di amarezza per quanto acquisito e visto nei telegiornali, gli occhi vivi, giovani, pieni di futuro delle ragazzine di Manchester ed i pietosi teloni bianchi stesi sui corpicini dei neonati e bimbi periti (anche oggi) nel Mediterraneo.
Per il grande Pasolini “…in un mondo così ingiusto e infelice nessuno può tirarsi fuori… il peccato più imperdonabile è continuare a «non vedere» o nel rifiuto e nella morte dell’«Altro», due condizioni dell’uomo che trasformano la vita in sopravvivenza.”(1)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Piero Spila, “Pier Paolo Pasolini” – La sequenza del fiore di carta, pag. 83 – Gremese editore

Immagine in evidenza: Vincent van Gogh – Iris, 1890 – Olio su tela – dimensioni cm. 73,7 x 92,1

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DUECENTO ROSE

DUECENTO ROSE

Oggi nel Mediterraneo sono morti annegati “circa” altri dieci infanti dunque “pressappoco” ammontano a duecento dall’inizio dell’anno. In media uno al giorno. Ma se dovessimo considerare (cosa dite, ne teniamo conto o soprassediamo?) anche le vittime di guerra nonché i minori sfruttati in velenosi fatiscenti “centri” di estrazione e produzione (miniere di cobalto comprese) di cui è costellato il “Terzo mondo” per mantenere il “Secondo ” ed arricchire il pressoché occulto, blindato e scarsamente gremito “Primo”… il numero salirebbe di molto. È anche vero che di questi ultimi nulla sappiamo, invece di costoro qualcosa, se non altro una scarna notizia statistica, perciò:

“200 rose in onore delle “circa” 200 vittime 2017 per ricordare che non hanno perduto alcunché.”

Ciascuno per proprio conto decida i minuti di “silenzio”, “raccoglimento” oppure se spegnere il cellulare piuttosto che la TV, Smartphone, PC… finanche allentare il nodo alla cravatta improvvisamente divenuto troppo stretto o rinunciare per un giorno al rimmel, fondotinta…

Per quanto mi riguarda ritengo che ciò che sto facendo, pressoché nulla, sia già qualcosa, valido anche per le piccole e innocenti vittime “occidentali” le quali sono state giustamente ossequiate e commemorate di volta in volta.
Concludo rimettendomi ancora al grande Pasolini “…in un mondo così ingiusto e infelice nessuno può tirarsi fuori… il peccato più imperdonabile è continuare a «non vedere» o nel rifiuto e nella morte dell’«Altro», due condizioni dell’uomo che trasformano la vita in sopravvivenza.”(1)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Piero Spila, “Pier Paolo Pasolini” – La sequenza del fiore di carta, pag. 83 – Gremese editore

Immagine in evidenza: Vincent van Gogh – Iris, olio su tela (cm. 92,7×73,9) – Van Gogh Museum, Amsterdam

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FOTTUTO PENSIERO

“Solo coloro che tentano l’assurdo
raggiungeranno l’impossibile”
Escher e le immagini senza fine

FOTTUTO PENSIERO

Uno! Isolato.
Solo uno fra mille.
Solitario. Dannato.
Lo sento vagare,
interferisce con gli altri,
quasi leggo il dominante pensiero.
Prevale, ha luce,
a tratti rischiara
e subito fugge.
È alto, si erge oltre il Cielo,
illimitato confine
dell’umano indagare.
Nell’incostante percorso
ellisse astrusa disegna.
Sorge. Dal fuoco assorbe energia
per svanire all’istante.
Senza sosta ritorna
ogni volta insolente.
La sua debolezza!
Implica distrazione,
ridotta accortezza.
Quando il fianco avrà prestato
sarò pronto,
penetrerò l’enigma.
Finalmente sovrano
l’indiviso mi sarà rivelato.
Orgasmo! E lui…
Fottuto.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Maurits Cornelis Escher – “Escher e le immagini senza fine” – Interno della basilica di St. Peter – DABO CLAVES REGNI CAELORUM (darò le chiavi del regno dei cieli).

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AD ALTA QUOTA

AD ALTA QUOTA

Poco prima di varcare
meridiano di sangue,
che virtualmente divide
tropico del cancro dal capricorno,
incontrai Miller. Non era solo,
con lui kerouac e Ginsberg.
Furono gentili, mi diedero istruzioni,
dissero di guardare a Pessoa e Saramago,
Marquez e Borges poi proseguire diritto
recuperando i grandi filosofi,
Filippo Bruno intanto.
Dei classici, dai presocratici e via,
bastante ciò che mi è rimasto
del tempo trascorso tra i banchi.
Alla prima piazza svoltare,
direzione obbligata Kant,
indi in ordine sparso secondo la bisogna
Schopenhauer, Nietzsche, Verrecchia,
François-Marie Arouet, e… Lui!
Assieme, con un cenno della testa,
indicarono un uomo appartato,
solo e pensoso, camicia bianca,
maniche arrotolate, sorriso triste ma
spontaneo, buono, rispettoso, leale.
Inconfondibile! Pasolini.
Fra sé e sé declamava
«Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs,
di vierta, quan’ ch’a mùdin il colòur li fuèjs…»(1)
Stupito sbirciai i miei compagni
cui non sfuggì lo sconcerto.
Nelle sue opere in dialetto, caro amico,
spicca l’essenza del grande poeta,
proferì Miller con voce suadente,
questo dicono le prime due strofe
«In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli,
quando di primavera le foglie mutano colore…»(1)
Sono incantato! Non la conoscevo…
Fu Cassady, giunto improvvisamente,
indossava un paio di jeans e t-shirt,
bagnato fradicio, sporco, chiazze di fango,
viso cereo, capelli imbrattati,
che nell’avvicinarsi aggiunse
«…io cadrò morto sotto il sole che arde,
biondo e alto, e chiuderò le ciglia
lasciando il cielo al suo splendore…»(1)
Necessita di grande aiuto,
ciò che io, percorrendo a piedi
la ferrovia da Guanajato, non ho avuto
stordito come ero di barbiturici e liquore,
e poi pioveva, fredda era la notte…
Soprattutto compagnia e conforto,
ripresero gli altri in coro
allontanandosi afflitti con Neal
ciondolante sottobraccio ma,
un attimo prima di dileguare
si voltarono per ricordarmi
qualcosa di molto importante.
Ad egli, come a Cirano,
strapparono «tutto ma portò seco,
senza piega né macchia,
a Dio, loro malgrado, la sua poesia
anziché il pennacchio.»(2)
Quando riaprii gli occhi
levai lo sguardo al sole.
Ebbi percezione non essere mai nato,
ogni mio abbaglio stava in questa porzione,
immaginifica consapevolezza
di un tempo sospeso, ritaglio
del «sogno causato dal volo di un’ape
intorno ad una melagrana
un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Immagine in evidenza: Vedi nota (3)

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COME NIENTE FOSSE…

COME NIENTE FOSSE…

Non potrò mai rivivere il momento
in cui, nell’assolato pomeriggio di maggio
impegnato a combattere il mio scontento,
ti vidi. Eri lontana ma quanto coraggio
riacquistai nell’osservare la candida
camicetta bianca, jeans azzurri, lunghi
capelli neri, la tua carnosa, umida
bocca, labbra lucide di quel rossetto
color malva notai mentre già vicina
a me, dove il tuo passo lieve ti condusse,
lo sguardo mio andò alla scollatura divina
che i primi due bottoni, come niente fosse,
sempre tenevi aperti, la pelle scura
fra i seni tanto amati indicavano la strada
che per anni percorsi fino alla nuda e pura
sorgente in cui il viso mio, rugiada
su petali e foglie carnose nell’alba odorosa,
si poggiava per cogliere intimo profumo
solo tuo e gli accoglienti, cosmici, armoniosi
aromi dell’incastro perfetto. Siamo tutt’uno.
Ma dove vai? Dove sei?
Mi sono drogato, in realtà non esisti,
sono stato ingannato,
il sogno, i libri, dal mio pensiero
nasci come invenzione,
tu sei esistita perché ho letto, ascoltato,
creduto aver compreso i grandi,
loro ti hanno dato vita
nello spasmodico desiderio,
ricerca del prodigio,
si sono immaginati la perfezione
identificandola in te.
Da che parte mi dirigo?
Che altro posso scrivere?
In modo diverso oggi ti penso
con più desiderio di rabbia e dolore,
umiliarti, vedere lacrime della tua disistima,
ferirti l’anima puntando dritto al cuore.
Sto dicendo anche a te, chiunque tu sia
anonima lettrice, potresti esser lei,
ma non sono certo che con questa mia
riesca a spogliarti dell’abito mentale
che secoli, millenni di ritrosia,
hanno confezionato sul tuo pensare
deprivandoti di libera, sana follia…
Di amare.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: ENRICO BAFICO – “La nave veloce – Dimensioni cm. 90×100 – Collezione privata

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IMMAGINIFICO ABBAGLIO

IMMAGINIFICO ABBAGLIO

Varcato meridiano di sangue, fra i tropici del Cancro e Capricorno, incontrai
Miller, kerouac e Ginsberg. Dissero di guardare a Pessoa, Marquez, Borges
e Saramago, procedere diritto, rivisitare i grandi filosofi, Bruno intanto, dei
classici bastante quanto appreso fra i banchi. Alla prima piazza svoltare, senso
obbligato Kant, indi in ordine sparso secondo la bisogna Nietzsche, Voltaire
Verrecchia, Schopenhauer e… Lui! Con cenno simultaneo della testa indicarono
un uomo appartato, pensoso, sorriso triste leale e immediato. Pasolini! Fra sé e sé
mormorava «Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs, di vierta, quan’ ch’a
mùdin il colòur li fuèjs…»(1) Nel dialetto, amico caro, l’essenza del Poeta, proferì
Miller con tono suadente «In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli, quando
di primavera le foglie mutano colore…»(1) Fu Cassady, apparso d’improvviso, jeans
e t-shirt, fradicio, sporco, viso cereo, che nell’avvicinarsi proseguì «…io cadrò
morto sotto il sole che arde, biondo e alto, e chiuderò le ciglia lasciando il cielo al
suo splendore…»(1) Necessita di grande aiuto, ciò che io, a piedi lungo la ferrovia,
nel fuggire da Guanajato, non ho avuto, piovosa e fredda la notte… Soprattutto lealtà
e vicinanza, in coro ripresero gli altri allontanandosi con Neal sottobraccio e, prima
di dileguare… Ad egli, come a Cirano, tolsero «tutto ma portò seco, senza piega né
macchia, a Dio, loro malgrado, la sua poesia anziché il pennacchio.»(2) Riaprii gli
occhi e levai lo sguardo al sole. Immaginifico abbaglio nel «sogno causato dal volo
di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Immagine in evidenza: Vedi nota (3)

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