Archivi categoria: Religione

Il leggìo a nove posizioni

Mauro Giovanelli
Titolo: “Il leggìo a nove posizioni”
Codice ISBN: 978-88-6206-695-2
© 2019 Vertigo Edizioni s.r.l., Roma
www.vertigoedizioni.it info@vertigoedizioni.it
I edizione giugno 2019
ISBN 978-88-6206-695-2
Edizioni VERTIGO collana APPRODI
In copertina: Il leggìo di Fulvio Leoncini, tecnica disegno, tempera e digital painting su tavola, dimensioni cm. 22,5×21, collezione Mauro Giovanelli
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

Prefazione

Yuzaf non è asceso al cielo come c’è raccontato. In cerca di una risposta impossibile, almeno quanto lo sarebbe stato il dubbio che lo avrebbe colto durante il supplizio, lamentando l’abbandono del Padre, ha invece continuato a vagare tra le dimensioni del reale e del fantastico. Questa la sua missione, la croce alla quale sembra condannato dalla stessa natura di cui è composto, che gli fa incontrare altri “inverosimili” come lui: Corto, Srinivasa, Ramòn, Judex, dando vita a una ratatouille filosofica in salsa spirituale, insaporita con un melting pot delle migliori spezie antropologiche, raccolte dall’Autore ai crocevia della vicenda umana, nella sua mente, lungo le sconfinate praterie dell’investigazione fantastica…
Bene e Male, Divino e Umano, sono le invisibili sbarre della gabbia di Mānī che imprigionano il pensiero di Yuzaf nella speculazione dell’Oltre, lo costringono a surreali dialoghi con personaggi della storia e della fantasia che cucineranno a fuoco lento le convinzioni del lettore fino a dissolverle con la sola spiegazione alla nostra portata. Le molecole letterarie dell’opera sembrano formate da atomi privi di legami, gli elettroni saltano dall’orbita di un nucleo all’altro, collidono, rilasciano quanti di energia che riempiono di tracce luminose l’etere della narrazione: preziose indicazioni che, per il lettore attento e motivato dalla ricerca terrena e spirituale, rappresentano la segnaletica del sentiero che conduce a concepire l’inspiegabile. La ricostruzione storica e filosofica della religione sotto l’aspetto di “urgenza esistenziale” è accurata, onesta, priva d’intenzionalità alcuna di negare o affermarne l’esattezza, lasciandoci liberi di manovrare il leggìo a nostro piacimento per interpretare i manoscritti che su esso si alternano e incrociare lo sguardo del topo al fine di rispondere come possiamo a una domanda priva di senso: “Qual è la verità?”.

Alessandro Arvigo (Alex), Palermo (Italia)

Premessa

Questo racconto è la naturale prosecuzione di “Ecco perché Juanita”, antologia elaborata molto tempo fa (prima o poi dovrò rimetterci mano riproponendola alla stampa), certamente originale nella composizione al punto che non trovavo termini adatti a definirla. Per descriverne la “costruzione” decisi di utilizzare il verbo “comporre” vale a dire “mettere insieme varie parti allo scopo di costituire un tutto organico”(1) ovvero “produrre, realizzare un’opera di carattere letterario o artistico in generale”(2). Conclusi che il termine più adeguato a designarla fosse proprio “libro” intendendosi con tale parola “volume di fogli cuciti tra loro, scritti, stampati o bianchi”(3). Desidero ricordare che la parola “bibbia” significa insieme di generi letterari diversi. Non è casuale che “biblia”, dal greco “biblos” (corteccia interna del papiro che cresce sul delta del Nilo utilizzata per produrre materiale scrittoio) sia un plurale che indica l’insieme di opere scritte e narrate (nella Chiesa greca dell’epoca di Giovanni Crisostomo(4) si cominciò a usare l’espressione “Ta Biblìa”, che significa “I libri”). Infatti, il Vecchio e Nuovo Testamento sono compendi di elaborati vari per origine, genere, compilazione, lingua e datazione, prodotti in un periodo abbastanza ampio, preceduti da tradizione orale difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito dagli inizi della nostra era. In parole povere la prima grande raccolta, copiatura e forse pure sofisticazione della storia.
Tornando a “Juanita” dico che l’idea della sua realizzazione s’insinuò nella mia mente quando decisi di riunire diversi e preziosi frammenti della letteratura (sottotitolo “arabesco letterario”) di circa cinquanta autori e un centinaio di brani e citazioni disponendoli all’interno di una narrazione secondo il mio gusto. Occorreva solo la base di appoggio. Quale migliore “cronologia” potrebbero regalarci altri capolavori che non siano “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” del grande Saramago, seguito da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per agganciarlo a “Il Procuratore della Giudea” di France e concludere con “Il Grande Inquisitore” di Dostoevskij? Nessuna. Un’avventura lunga 1700 anni.

Saramago descrive la vita di Gesù con un’autenticità da lasciare senza fiato, ineguagliabili lo stile e la prosa. Nel suo Vangelo neppure è sfiorata la personalità di Ponzio Pilato perché marginale al messaggio che l’autore ci ha compiutamente trasmesso. Per approfondirne la figura siamo quindi costretti a immergerci nelle strabilianti pagine di Bulgakov dove il procuratore della Giudea è assalito dal rimorso per una condanna decretata suo malgrado; la collera verso se stesso lo dilania, realizza di essere entrato nel mito dalla porta sbagliata e la sua ignavia (qui ci sarebbe da discutere) lo inchioderà per sempre nella penombra del porticato, dietro la brocca del servitore che versa l’acqua sulle sue mani sudate. Che ne sarà di lui? Allora lo seguiamo nell’epico “Il procuratore della Giudea” di Anatole France dove, vecchio e dolorante, si reca ai Campi Flegrei per curare la gotta che lo tormenta. I tempi del fasto e del potere li ricorda con il fedele e ritrovato Lamia che, riferendosi al Cristo, gli chiede: “Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?” ed egli “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”(5). Non ricordo… Perché? Amnesia senile? Inconscia rimozione di una rievocazione ostica? Menzogna? Indulgenza divina? Non lo sapremo e il Gesù de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji(6), che chiude il mio saggio, non dice alcunché in proposito. Essendo stato vano il sacrificio estremo, Egli torna in questo mondo per riparare l’errore sennonché, riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore, non pronuncia una sillaba durante l’eccitazione verbale dell’aguzzino che a sera si reca nella cella per comunicargli la condanna al rogo. Il confronto tra i due si trasforma in un delirante monologo del prelato. Che cosa rappresenta l’unica risposta del Nazareno, il bacio sulle labbra del suo persecutore con cui suggella il loro incontro? Quali potrebbero essere stati i pensieri di Yuzaf nel momento in cui, graziato per tale gesto, si diresse verso nuovi orizzonti? Dove sarà andato? Che panorami gli si apriranno? Come esplorerà l’intrico che custodisce l’oggetto della sua ricerca?
La reinterpretazione delle Scritture? Il leggìo a nove posizioni?

NOTE:
(1) Zingarelli, undicesima edizione 1983.
(2) Ĭbīdem.
(3) Ĭbīdem.
(4) Giovanni Crisostomo, o Giovanni d’Antiochia (Antiochia, 344/354 – Comana Pontica, 14 settembre 407), è stato un arcivescovo e teologo bizantino. Fu il se- condo Patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa e venerato dalla Chiesa copta; è uno dei 35 Dottori della Chiesa.
(5) Anatole France, Il procuratore della Giudea, Sellerio Editore Palermo.
(6) Fëdor Dostoevskji, I fratelli Karamazov, Libro quinto, “Pro e contra”, Edizione Einaudi.

SUPPLICA

SUPPLICA

Ave piena di grazia,
solitaria,
abusata sposa bambina
figlia di ingiustizia,
venduta dal padre,
strappata all’infanzia,
il signore assente…
In balia di violenza,
indifesa fra tutte le donne,
fragile come sorriso
al tuo matrimonio,
unico, staccato, imposto,
dall’acre sapore di pianto.
Non è benedetto il frutto
del tuo acerbo seno ma,
con leggiadrìa lo accogli,
neppure il tuo nome conosco,
Kalavati, Silvia, Anupama,
Beatrice, Medha, Maria…
Ma ti so,
osservo l’amore per il cucciolo,
quasi fratello, non genitore,
che accarezzi giocattolo.
Intanto… Prega per noi peccatori,
sempre,
ogni giorno,
il tempo scippato,
adesso, domani,
oltre l’ora della nostra morte.
Così non più sia.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Rantolio, preghiera,
asfissia, lamento.
Compagno di viaggio
alla Sua sinistra:
“Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e noi!”(1)
“Noi…”
Egli non fiata.
Da destra:
“Non hai tu nemmeno timore di Dio,
tu che ti trovi nel medesimo supplizio?
E per noi è cosa giusta,
perché riceviamo
la condegna pena
dei nostri fatti,
ma questi non ha commesso
alcunché di male…
Ricordati di me quando
sarai venuto nel tuo regno!”(2)
“Me…”
Della precisa invadenza
l’ultima perfida proposizione
fu essa pure rivolta a Colui
invocato da tempo.
Con le residue forze
il primo chiese
salvezza di tutti
e venne tacciato
dal reo confesso,
sembrerebbe meno fiaccato,
che solo per sé
invocò aiuto…
E solo a quest’ultimo
venne concesso.
Vi fu errore?
Poi… Anche i peggiori
stringono un patto
dinanzi il pericolo comune,
la fine imminente ma,
su quella collina,
neanche considerato tale precetto.
Forse la lucidità dell’uomo
si spense nella pena
della carne… E quella divina?
Gesta hai tu inveito?
Implorasti in malo modo?
O quanto sta scritto
rappresenta l’esatta perfezione
del progetto concepito dal male,
unica entità, sembrerebbe,
a determinare l’infame
defluire degli eventi?
…….
Disma, Gesta,
Gesta e Disma,
destra e sinistra,
basso, alto,
buono, cattivo,
cattivo a… Destra?
Gesta o Disma?
Barabbâ?
Lancio i dadi.
Mamma alla finestra
mi chiama.
A domani!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

1 Luca, 23, 39, 43 e apocrifi
2 Ĭbīdem.

Immagine in evidenza: Omnia Mustafa Egypt tour

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SANTA CLAUS

SANTA CLAUS

Dunque bambine, adesso sapete.
Lo so, bella delusione! Si fa per dire.
Infliggerla è prassi in occidente,
una specie di vaccino al contrario.
Come spiegarlo?
Malattia, droga necessaria sembrerebbe…
Alla fin fine di denaro, accumulo in risorse
e consumo si tratta.
I primi due “valori” sempre più concentrati,
e per pochi, sfrenato il terzo.
Si auto alimentano. Pazzesco!
Comunque tanti altri
sono gli stupefacenti in circolazione,
tipo esaltazione di grandi capi,
carismatici salvatori della patria,
riti, consuetudini, cerimoniali che,
in taluni casi,
vengono chiamati sacramenti.
Foste nate ad oriente
di altri simili avreste goduto, sofferto,
migliori, peggiori, infami, balzani,
spesso crudeli.
Una lunga storia. Dipende dai tempi.
Ed è questione di longitudine e latitudine.
Le chiamano coordinate geografiche.
A tal riguardo le comunità
vengono influenzate
anche da confini, fisici e politici,
l’orografia, tettonica, il clima.
Di quelle astronomiche parleremo
con dovizia di particolari,
sono più importanti ed è perciò
che su questo sasso vengono trascurate.
Dunque Lulù, Angie, stavo dicendo?
Ah! Sì. Avete saputo…
Non è Gesù Bambino a portare doni
la notte di Natale, neppure Santa Claus.
Siamo noi, sempre noi, per voi,
rivivere una fiaba, tornare piccoli,
fascino irresistibile, ingiusto, effimero
perché se altrove la gente soffre,
patisce ingiustizie, soperchierie, muore
anche un po’ per noi,
nessuno ha diritto di esser libero.
Affrontate con grande cuore
il vostro futuro, è tanto ciò che avete,
fermiamo questo ingranaggio,
impossibile estirpare il male
ma provateci, soprattutto…
Senza mai più credere a babbo natale.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini, “Il leggío a nove posizioni – Lo sguardo del topo”, collezione Mauro Giovanelli

Religio – θρησκεία

Religio – θρησκεία

Qualora Dio esistesse nella concezione che l’uomo se ne è fatta, tralasciando le oltre ottomila “confessioni” esistenti al mondo, non sarebbe onnipotente né immensamente buono poiché nel “donare” il libero arbitrio alla creatura a Sua immagine e somiglianza avrebbe annullato il Male rendendone impossibile il perseguimento. Altresì è inattuabile definire alcunché senza il relativo contrario, finanche ad Egli, ossia il riferimento che caratterizza e differenzia (bene e male, positivo e negativo, materia e antimateria, repulsione e attrazione, ecc.) pertanto un mondo deprivato del Male neppure potrebbe sussistere “buono” essendo questo “stato di cose” una normalità non recepibile (tra l’altro si farebbe a meno di individuare Entità ultraterrene al fine di debellare ciò che si ignora).
Consegue che Dio non si identificherebbe con “puro amore” (determinabile dall’esistenza dell’assoluta cattiveria) dovendo necessariamente contenere il “Male” per giustificare il Suo essere “Bene” superiore. Tanto meno onnipotente, ribadisco, essendo impedito ad estirpare il “Male” stesso che necessariamente porterebbe in Sé. Infatti dando per scontata Verità ciò che ci è pervenuto grazie a pazienti “scribi” che riportarono su papiri e pergamene la tradizione orale tramandataci, i così detti “codici” che compongono il Vecchio Testamento, il primo ineffabile e più grande olocausto della storia dell’umanità sarebbe proprio stato concepito e perpetrato da Dio (Diluvio Universale – Genesi, 7, 8, 9) che, si badi bene, a nulla parrebbe essere servito visto che siamo giunti fin qua nei modi e termini che la storia, ahimè, ci insegna e purtroppo constatiamo ogni giorno. A questo punto mi verrebbe da citare il grande Anacleto Verrecchia “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, anche di non essere mai esistito” ed il “Faust” di Goethe “…Dunque tu chi sei?” “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”.
Improbo ottenere obiezioni concrete anziché proposizioni riconducibili alla “fede” di cui molti godono per volontà divina (qualora fosse il perché di tale discriminazione mi sfugge) e che autorizza loro a porsi su un gradino di superiorità in quanto “illuminati”. Da qui terreno fertile per i vari “integralismi”.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – In Nomine Domini 2007-2009 – Copertina di Libro d’artista

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…E NON SOLO IL GRANDE GIORDANO BRUNO…

…E NON SOLO IL GRANDE GIORDANO BRUNO… – Sono incalcolabili le vittime della Santa Inquisizione, pare sia il più grande olocausto della storia…

DA “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di JOSÉ SARAMAGO – Universale Economica Feltrinelli, 1997 – pagg. 300÷304

Con citazioni tratte da “Ecco Perché Juanita” di Mauro Giovanelli

«…Per cominciare da chi conosci e ami, il pescatore Simone, che chiamerai Pietro, sarà come te crocifisso, ma con la testa all’ingiù, e crocifisso dovrà essere anche Andrea, su una croce a forma di x, il figlio di Zebedeo, quello di nome Giacomo, lo decolleranno, e Giovanni e Maria di Magdala invece moriranno di morte naturale, quando saranno finiti i loro giorni, ma avrai altri amici, discepoli e apostoli come quelli già nominati, che non sfuggiranno ai supplizi, come per esempio un Filippo, legato alla croce e lapidato fino a quando la vita gli si sarà spenta, un Bartolomeo, che sarà scuoiato vivo, un Tommaso, che ammazzeranno a colpi di lancia, un Matteo, che adesso non ricordo come morirà, un altro Simone, segato a metà, un Giuda, ucciso a colpi d’accetta, un altro Giacomo, lapidato, un Mattia, decollato con una scure, e anche Giuda di Kiriat, ma di questo ne saprai meglio tu di me, tranne la morte, impiccato con le sue stesse mani a un fico e se non troverà la forza di uccidersi, o prima che questo avvenga, verrà assassinato, su di lui non ho ancora le idee chiare, Dovranno morire tutti per te, domandò Jeshua, Se la metti in questi termini, sì, moriranno tutti per causa mia, E poi, Poi, figlio mio, sarà una storia interminabile di ferro e sangue, di fuoco e ceneri, un mare infinito di sofferenza e lacrime, Racconta, voglio sapere tutto. Dio sospirò e, col tono monocorde di chi ha preferito soffocare la pietà e la misericordia, attaccò la litania, in ordine alfabetico per evitare suscettibilità in merito alla precedenza, Adalberto di Praga, ucciso con uno spuntone a sette punte, Adriano, ucciso a martellate sopra un’incudine, Afra di Asburgo, morta sul rogo, Agapito di Preneste, morto sul rogo, appeso per i piedi, Agata di Sicilia, morta con i seni recisi, Agricola di Bologna, crocifisso e trafitto di chiodi, Alfegio di Canterbury ucciso a colpi di osso di bue, Anastasia di Sirmio, morta sul rogo con i seni recisi, Anastasio di Salona, impiccato e decapitato, Ansano di Siena, ucciso per eviscerazione, Antonino di Pamiers ucciso per squartamento, Antonio di Rivoli, ucciso a sassate e bruciato, Apollinare di Ravenna, ucciso a mazzate, Apollonia di Alessandria, morta sul rogo dopo che le avevano strappato i denti, Augusta di Treviso, uccisa per decapitazione e bruciata, Aura di Ostia, annegata con una mola al collo, Aurea di Siria, morta dissanguata, seduta sopra una sedia ricoperta di chiodi, Auta, ammazzata a frecciate, Babila di Antiochia, ucciso per decapitazione, Barbara di Nicomedia, uccisa per decollazione, Barnaba di Cipro, lapidato e bruciato, Beatrice di Roma, uccisa per strangolamento, Benigno di Digione ucciso a colpi di lancia, Biagio di Sebaste, ucciso con carde di ferro, Blandina di Lione, uccisa a cornate da un toro selvaggio, Callisto, strangolato con una mola, Cassiano di Imola, ucciso dai suoi alunni con uno stiletto, Castulo, sepolto vivo, Caterina di Alessandria, uccisa per decapitazione, Cecilia di Roma, uccisa per decollazione, Chiaro di Nantes, ucciso per decapitazione, Chiaro di Vienna, ucciso per decapitazione, Chiteria di Coimbra, decapitata dal proprio padre, un orrore, Cipriano di Cartagine, ucciso per decapitazione, Ciro di Tarso, ucciso ancora bambino da un giudice che gli batté la testa contro le scale del tribunale, Clemente, annegato con un’ancora al collo, Crispino e Crispiniano di Soissons, uccisi per decapitazione, Cristina di Bols uccisa con tutto quanto si possa fare con mola, ruota, tenaglie, frecce e serpenti, Cucufate di Barcellona, ammazzato e sventrato, arrivato alla fine della lettera c, Dio disse, Poi è tutto uguale, o quasi, ormai sono poche le varianti possibili, tranne che nei particolari, i quali sono talmente raffinati che ci vorrebbe un mucchio di tempo a spiegarli, fermiamoci qui, Continua, disse Jeshua, e Dio continuò, abbreviando il più possibile, Donato di Arezzo, decapitato, Elifio di Rampillon, gli hanno segato la calotta cranica, Emanuele, Sabele e Ismaele, il primo col petto trafitto di chiodi, più un chiodo che gli attraversava la testa da un orecchio all’altro, tutti decollati, Emerano di Ratisbona, legato a una scala e ammazzato, Emerita, bruciata, Emilio di Trevi, decapitato, Engràcia di Saragozza, decapitata, Erasmo di Gaeta, detto anche Telmo, dimembrato con un argano, Ermenegildo, finito ad accettate, Eschilo di Svezia, lapidato, Escubiculo, decapitato, Eufemia di Calcedonia, infilzata con una spada, Eulalia di Merida, decapitata, Eutropio di Saintes, testa mozzata con una scure, Fabiano, spada e carde di ferro, Fede di Agen, decollata, Fedele di Sigmaringen, mazza chiodata, Felice e il fratello Adaucto, teste mozzate con la spada, Felicita e i sette figli, idem, Ferreolo di Besançon, decapitato, Filomena, frecce e ancora, Firmino di Pamplona, decapitato, Flavia Domitilla, idem, Fortunato di Evora, forse idem, Fruttuoso di Tarragona, bruciato, Gaudenzio di Francia, decapitato, Gelasio, idem più carde di ferro, Gengulfo di Borgogna, cornuto, assassinato dall’amante della moglie, Gennaro di Napoli, decapitato dopo essere stato condannato alle fiere e buttato dentro un forno, Gerardo Sagredo di Budapest, lancia, Gereone di Colonia, decapitato, Gervasio e Protasio, gemelli, idem, Giovanna d’Arco, bruciata viva, Giovanni di Brito, decollato, Giovanni Fisher, decapitato, Giovanni Nepomuceno di Praga, annegato, Giulia di Corsica, seni recisi e poi crocifissa, Giuliana di Nicomedia, decapitata, Giusta e Rufina di Siviglia, una sulla ruota, l’altra strangolata, Giustina di Antiochia, bruciata con pece infocata e decapitata, Giusto e Pastore, ma non questo che abbiamo qui, di Alcalà de Henares, decapitati, Godeliva di Ghistelles, strangolata, Goretti Maria, idem, Grato di Aosta, decapitato, Ignazio di Azevedo, ammazzato dai calvinisti, questi non sono cattolici, Ines di Roma, sventrata, Ippolito, strascinato da un cavallo, Juan di Prado, pugnalato alla testa, Kilian di Wùrzburg, decapitato, Léger d’Autun, idem dopo avergli cavato gli occhi e strappato la lingua, Leocadia di Toledo, scaraventata da un precipizio, Lievin di Gand, lingua strappata e decapitato, Longino, decapitato, Lorenzo, bruciato sopra una griglia, Ludmilla di Praga, strangolata, Lucia di Siracusa, decollata dopo averle cavato gli occhi, Magino di Tarragona, decapitato con una falce seghettata, Mama di Cappadocia, sbudellato, Margherita di Antiochia, torcia e pettine di ferro, Mario di Persia, spada, amputazione delle mani, Martina di Roma, decapitata, i martiri del Marocco, Berardo, Pietro, Accursio, Adiuto e Ottone, decollati, quelli del Giappone, ventisei, crocifissi, infilzati con lance e bruciati, Maurizio di Agaunum, spada, Meinrado di Einsiedeln, mazza, Mena di Alessandria, spada, Mercurio di Cappadocia, decapitato, Moro Tommaso, idem, Nicasio di Reims, idem, Odilia di Huy, frecce, Pafnuzio, crocifisso, Paio, squartato, Pancrazio, decapitato, Pantaleone di Nicomedia, idem, Patroclo di Troyes e di Soest, idem, Paolo di Tarso, a cui dovrai la tua prima Chiesa, idem, Perpetua e Felicita di Cartagine, Felicita era la schiava di Perpetua, incornate da un toro infuriato, Piat di Tournai, sfondamento del cranio, Pietro di Tortosa, decapitato, Pietro di Verona, mannaia sulla testa e pugnale nel petto, Policarpo, pugnalato e bruciato, Prisca di Roma, sbranata dai leoni, Processo e Martiniano, la stessa morte, credo, Quintino, chiodi nella testa e in altre parti, Quirino di Rouen, cranio spaccato, Regina di Alise, gladio, Restituta di Napoli, rogo, Rinaldo di Dortmund, a mazzuolate, Rolando, spada, Romano di Antiochia, lingua strappata, strangolamento, ancora non sei stufo, domandò Dio a Jeshua, e Jeshua rispose, Dovresti rivolgerla a te stesso questa domanda, “Se un Dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel Dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore.”1 continua, e Dio proseguì, Sabiniano di Sens, decollato, Sabino di Assisi lapidato, Saturnino di Tolosa, strascinato da un toro, Sebastiano, frecce, Secondo di Asti, decapitato, Servazio di Tongres e di Maastricht, ucciso a zoccolate, per quanto sembri impossibile, Severo di Barcellona, chiodo conficcato nella testa, Sidwel di Exeter, decapitato, Sigismondo re dei burgundi, scagliato in un pozzo, Sinforiano di Autun, decapitato, Sisto, idem, Stefano, lapidato, Tarcisio, lapidato, Tecla di Iconio, mutilata e bruciata, Teodoro, rogo, Tiburzio decapitato, Timoteo di Efeso, lapidato, Tirso, segato, Tommaso Becket di Canterbury, spada conficcata nel cranio, Torpete di Pisa, decapitato, Torquato e i ventisette, uccisi dal generale Mina alle porte di Guimaràes, Urbano, decapitato, Valeria di Limoges, idem, Valeriano, idem, Venanzio di Camerino, decollato, Vincenzo di Saragozza, mola e griglia con punte, Virgilio di Trento, ecco un altro ucciso a zoccolate, Vitale di Ravenna, lancia, Vittore, decapitato, Vittore di Marsiglia, decollato, Vittoria di Roma, ammazzata dopo averle strappato la lingua, Wilgefortis, o Liberata, o Eutropia, vergine barbuta, crocifissa, e altri, altri, altri, idem, idem, idem, basta. Non basta, disse Jeshua, a quali altri alludi, Lo ritieni proprio indispensabile, Sì, Mi riferisco a quelli che, non essendo stati martirizzati e morendo di morte naturale, hanno sofferto il martirio delle tentazioni della carne, del mondo e del Demonio e che, per vincerle, hanno dovuto mortificare il proprio corpo col digiuno e la preghiera, c’è persino un caso interessante, un tale John Schorn, il quale ha passato tanto di quel tempo inginocchiato a pregare che alla fine aveva i calli, Dove, Ma sulle ginocchia, ovviamente, e si dice pure, questo riguarda te, che rinchiuse il Diavolo in uno stivale, ah, ah, ah, Io, in uno stivale, Pastore manifestò i suoi dubbi, sono leggende, per potermi rinchiudere in uno stivale, ce ne sarebbe voluto uno grande quanto il mondo, e comunque vorrei proprio vedere chi sarebbe riuscito a calzarlo e a sfilarselo, Solo con il digiuno e la preghiera, domandò Jeshua, e Dio rispose, Offenderanno il corpo anche con dolore, sangue e un mucchio di schifezze, e tante altre penitenze, portando cilici e flagellandosi ci sarà pure chi non si laverà per tutta la vita, o quasi, come affermò, afferma o affermerà uno dei grandi filosofi che infetteranno il mondo, a proposito attenzione a questa specie di umani sono molto pericolosi per il nostro potere, schegge impazzite, incidenti di percorso, valuta tu le sue parole di denuncia, “Qui la carne viene disprezzata, l’igiene rifiutata in quanto sensualità, La Chiesa oppone resistenza alla pulizia (la prima misura adottata dai cristiani, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, mentre la sola Cordova ne possedeva 270). E le terme romane non furono forse distrutte dai Cristiani?”“I credenti, i mistici, quando gettano il loro sguardo sul mondo, non vedono delle donne belle e provocanti, non vedono degli uomini gaudenti: vedono degli scheletri, vedono teschi dalle occhiaie fonde, mandibole senza lingua, denti senza gengive, teste ignobilmente calve, piedi che sembrano composti di dadi imperfetti, lunghissime mani che sembrano bocchini di pipa infilati.”3 , e cosa ne pensi della ricetta pedagogica per il corpo umano che uno dei tanti santi così illustrò: “Le mie membra ributtanti erano rese ruvide dal sacco. La mia pelle lurida era diventata nera come la carne di un etiope. A me non piacciono per niente i bagni nel caso di una vergine adulta, che deve aver vergogna di sé stessa e non deve sopportare di vedersi nuda. Infatti se macera il suo corpo con veglie e digiuni e lo riduce in schiavitù, se desidera spegnere con il freddo della continenza la fiamma della libidine e gli stimoli della sua età ardente, se ha premura di deturpare il suo naturale splendore con voluta trascuratezza, perché dovrebbe poi risvegliare con l’esca dei bagni i fuochi sopiti?”4 Ci saranno filosofi che addirittura si arrogheranno il diritto di esser loro a perdonare, con sarcasmo, come quel tale, “…ti perdono di essere cristiano: se non si è filosofi ci si può accontentare di ciò. O si pensa o si crede: non c’è altra via…” 5, o indagare per poi sentenziare, “…la religione, come le lucciole, ha bisogno dell’oscurità per risplendere…” 6, oppure, “…Il monoteismo genera l’ortodossia, l’ortodossia il fanatismo, il fanatismo l’odio e l’odio le guerre di religione…” 7, e ancora, “…Beati i poveri di spirito! In effetti il cristianesimo, fin dall’inizio ha sempre considerato la cultura come qualcosa da combattere…”8 . Addirittura, ma questo è un altro discorso, anche se attinente, i nostri seguaci distruggeranno gran parte delle opere d’arte edificate da altre civiltà in onore dei loro dèi, come osa denunciare un altro filosofo, siriano per giunta, ad un imperatore romano, ascolta! “Tu dunque comandasti che i templi non venissero chiusi e che non fosse proibitione di entrarvi, né bandisti il fuoco né l’incenso né le altre offerte di profumi dai templi e dagli altari; questi uomini vestiti di nero invece (i monaci cristiani), che mangiano più degli elefanti, che stancano, per l’abbondanza delle coppe che tracannano, coloro che versano da bere al suono dei loro canti; essi, che nascondono questi eccessi sotto un pallore che si procurano artificialmente, o imperatore, in violazione della legge in vigore corrono contro i templi, i tetti vengono tirati giù, i muri diroccati, le statue abbattute, gli altari rovesciati, i sacerdoti costretti a tacere o morire. Distrutto il primo tempio si corre ad un secondo e poi a un terzo, e trofei si aggiungono a trofei, contro ogni legge. Tutte queste violenze si osano anche in città. Ma per lo più nelle campagne, ed essi, in gran numero, attaccano in ogni luogo; dopo aver causato separatamente mille danni, si riuniscono e l’uno e l’altro si chiedono conto delle imprese: è una vergogna non aver commesso le più infamanti ingiustizie. Vanno all’assalto per le campagne come torrenti, devastano i campi con il pretesto dei templi: nel campo dove hanno distrutto un tempio hanno anche accecato, abbattuto, ucciso!” 9 Poi c’è stato, c’è e ci sarà, ma per te preferisco usare il tempo futuro, chi precipiterà nelle foreste e si rivolterà nella neve per placare le brame della carne suscitate dal Diavolo, cui si devono tutte queste tentazioni, perché il suo scopo è quello di distogliere gli animi dalla retta via che condurrebbe al cielo, donne nude e mostri spaventosi, creature aberranti, lussuria e paura, ecco le armi con cui il Demonio tormenta le povere vite degli uomini, Farai tutto questo, domandò Jeshua a Pastore, Più o meno, rispose lui, mi sono limitato a prendere ciò che Dio non ha voluto, la carne, con la sua gioia e la sua tristezza, la gioventù e la vecchiaia, la freschezza e il marciume, ma non è vero che la paura sia una mia arma, non ricordo di essere stato io a inventare il peccato e il suo castigo, e la paura che li accompagna sempre, Taci, lo interruppe Dio, spazientito, il peccato e il Diavolo sono i due nomi di una stessa cosa, Che cosa, domandò Jeshua, La mia assenza, E l’assenza di te, a che cosa si deve, al fatto che ti sia ritirato tu o che si siano allontanati da te, Io non mi ritiro mai, Ma consenti che ti abbandonino, Chi mi abbandona, mi cerca, E se non ti trova, la colpa, ormai si sa, è del Diavolo, No, la causa di questo non è sua, è colpa mia, che non riesco ad arrivare là dove mi cercano, parole che Dio pronunciò con una pungente e inattesa tristezza, come se all’improvviso avesse scoperto dei limiti al proprio potere…»

1 Arthur Shopenhauer, Nacchera. Munchen 1985, III, 57.
2 Friedrich Nietzsche, L’anticristo. Capitolo 21.
3 Pitigrilli (Dino Segre), Cocaina.
4 San Gerolamo, Lettere. Milano 1989. pp. 107 e 461 sg.
5 Arthur Shopenhauer, O si pensa o si crede. – Scritti sulla religione.
6 Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno. – La falena dello spirito.
7 Ibid,.
8 Ibid,.
9 Flavio Libanio, In difesa dei templi. Napoli 1982, pp. 37 sg.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di JOSÉ SARAMAGO – Universale Economica Feltrinelli, 1997

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