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FESTIVITÁ 2023/24

FESTIVITÁ 2023/24

Evito di partecipare allo scambio di auguri coram populo come si usa fare, a strafottere, nei social; neppure desidero riceverne. Viste le circostanze, ossia l’asfittica situazione politica e il corrompersi dell’informazione che incombono sul nostro Paese nonché le guerre in corso in vari punti del Pianeta, in primis il genocidio che si sta compiendo a Gaza, ritengo che un pubblico scambio di auspici sia inopportuno e di cattivo gusto.
Opinione mia è che pure i rappresentanti delle varie confessioni, nessuna esclusa, dovrebbero tacere in segno di lutto, in fondo se l’umanità è giunta a questo punto, è evidente il fallimento delle divinità di riferimento. Suggerirei loro, mi riferisco ai ministri del culto, di riappropriarsi della parola nello stesso istante in cui anche l’ultimo cannone sarà stato gettato in mare al fine di creare strutture sommerse per il ripopolamento ittico e la pesca.
Mauro Giovanelli – Genova

Immagine in evidenza estratta da uno dei tanti filmati giunti da Gaza.

CONTINUATE A PREGARE…

Strage degli innocenti a Gaza

E voi, “credenti”, “fedeli”, “religiosi”, continuate a pregare, e mentre lo fate, in ginocchio, con la fronte sul pavimento, attaccati al muro, in qualunque maniera vi è stato insegnato, pensate fortemente che in questi ultimi duemila anni e spiccioli sono accadute le peggiori atrocità: l’olocausto, la “Santa Inquisizione”, le “crociate”, Hiroshima e Nagasaki, deportazioni, torture, schiavismo, annientamento di etnie (quella dei nativi delle americhe la più devastante e veloce), due guerre mondiali, conflitti ovunque fra eserciti guidati da “grandi condottieri”, “eroi”, “conquistatori”, e scontri su campi di battaglia trasformati sempre più in cimiteri al milite ignoto e arcinoto…
Pregate pure, tanto poi, con le commemorazioni, c’è sempre qualcuno addetto a ripulire le coscienze dei vivi.
Mauro Giovanelli – Genova

Il leggìo a nove posizioni

Mauro Giovanelli
Titolo: “Il leggìo a nove posizioni”
Codice ISBN: 978-88-6206-695-2
© 2019 Vertigo Edizioni s.r.l., Roma
www.vertigoedizioni.it info@vertigoedizioni.it
I edizione giugno 2019
ISBN 978-88-6206-695-2
Edizioni VERTIGO collana APPRODI
In copertina: Il leggìo di Fulvio Leoncini, tecnica disegno, tempera e digital painting su tavola, dimensioni cm. 22,5×21, collezione Mauro Giovanelli
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

Prefazione

Yuzaf non è asceso al cielo come c’è raccontato. In cerca di una risposta impossibile, almeno quanto lo sarebbe stato il dubbio che lo avrebbe colto durante il supplizio, lamentando l’abbandono del Padre, ha invece continuato a vagare tra le dimensioni del reale e del fantastico. Questa la sua missione, la croce alla quale sembra condannato dalla stessa natura di cui è composto, che gli fa incontrare altri “inverosimili” come lui: Corto, Srinivasa, Ramòn, Judex, dando vita a una ratatouille filosofica in salsa spirituale, insaporita con un melting pot delle migliori spezie antropologiche, raccolte dall’Autore ai crocevia della vicenda umana, nella sua mente, lungo le sconfinate praterie dell’investigazione fantastica…
Bene e Male, Divino e Umano, sono le invisibili sbarre della gabbia di Mānī che imprigionano il pensiero di Yuzaf nella speculazione dell’Oltre, lo costringono a surreali dialoghi con personaggi della storia e della fantasia che cucineranno a fuoco lento le convinzioni del lettore fino a dissolverle con la sola spiegazione alla nostra portata. Le molecole letterarie dell’opera sembrano formate da atomi privi di legami, gli elettroni saltano dall’orbita di un nucleo all’altro, collidono, rilasciano quanti di energia che riempiono di tracce luminose l’etere della narrazione: preziose indicazioni che, per il lettore attento e motivato dalla ricerca terrena e spirituale, rappresentano la segnaletica del sentiero che conduce a concepire l’inspiegabile. La ricostruzione storica e filosofica della religione sotto l’aspetto di “urgenza esistenziale” è accurata, onesta, priva d’intenzionalità alcuna di negare o affermarne l’esattezza, lasciandoci liberi di manovrare il leggìo a nostro piacimento per interpretare i manoscritti che su esso si alternano e incrociare lo sguardo del topo al fine di rispondere come possiamo a una domanda priva di senso: “Qual è la verità?”.

Alessandro Arvigo (Alex), Palermo (Italia)

Premessa

Questo racconto è la naturale prosecuzione di “Ecco perché Juanita”, antologia elaborata molto tempo fa (prima o poi dovrò rimetterci mano riproponendola alla stampa), certamente originale nella composizione al punto che non trovavo termini adatti a definirla. Per descriverne la “costruzione” decisi di utilizzare il verbo “comporre” vale a dire “mettere insieme varie parti allo scopo di costituire un tutto organico”(1) ovvero “produrre, realizzare un’opera di carattere letterario o artistico in generale”(2). Conclusi che il termine più adeguato a designarla fosse proprio “libro” intendendosi con tale parola “volume di fogli cuciti tra loro, scritti, stampati o bianchi”(3). Desidero ricordare che la parola “bibbia” significa insieme di generi letterari diversi. Non è casuale che “biblia”, dal greco “biblos” (corteccia interna del papiro che cresce sul delta del Nilo utilizzata per produrre materiale scrittoio) sia un plurale che indica l’insieme di opere scritte e narrate (nella Chiesa greca dell’epoca di Giovanni Crisostomo(4) si cominciò a usare l’espressione “Ta Biblìa”, che significa “I libri”). Infatti, il Vecchio e Nuovo Testamento sono compendi di elaborati vari per origine, genere, compilazione, lingua e datazione, prodotti in un periodo abbastanza ampio, preceduti da tradizione orale difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito dagli inizi della nostra era. In parole povere la prima grande raccolta, copiatura e forse pure sofisticazione della storia.
Tornando a “Juanita” dico che l’idea della sua realizzazione s’insinuò nella mia mente quando decisi di riunire diversi e preziosi frammenti della letteratura (sottotitolo “arabesco letterario”) di circa cinquanta autori e un centinaio di brani e citazioni disponendoli all’interno di una narrazione secondo il mio gusto. Occorreva solo la base di appoggio. Quale migliore “cronologia” potrebbero regalarci altri capolavori che non siano “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” del grande Saramago, seguito da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per agganciarlo a “Il Procuratore della Giudea” di France e concludere con “Il Grande Inquisitore” di Dostoevskij? Nessuna. Un’avventura lunga 1700 anni.

Saramago descrive la vita di Gesù con un’autenticità da lasciare senza fiato, ineguagliabili lo stile e la prosa. Nel suo Vangelo neppure è sfiorata la personalità di Ponzio Pilato perché marginale al messaggio che l’autore ci ha compiutamente trasmesso. Per approfondirne la figura siamo quindi costretti a immergerci nelle strabilianti pagine di Bulgakov dove il procuratore della Giudea è assalito dal rimorso per una condanna decretata suo malgrado; la collera verso se stesso lo dilania, realizza di essere entrato nel mito dalla porta sbagliata e la sua ignavia (qui ci sarebbe da discutere) lo inchioderà per sempre nella penombra del porticato, dietro la brocca del servitore che versa l’acqua sulle sue mani sudate. Che ne sarà di lui? Allora lo seguiamo nell’epico “Il procuratore della Giudea” di Anatole France dove, vecchio e dolorante, si reca ai Campi Flegrei per curare la gotta che lo tormenta. I tempi del fasto e del potere li ricorda con il fedele e ritrovato Lamia che, riferendosi al Cristo, gli chiede: “Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?” ed egli “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”(5). Non ricordo… Perché? Amnesia senile? Inconscia rimozione di una rievocazione ostica? Menzogna? Indulgenza divina? Non lo sapremo e il Gesù de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji(6), che chiude il mio saggio, non dice alcunché in proposito. Essendo stato vano il sacrificio estremo, Egli torna in questo mondo per riparare l’errore sennonché, riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore, non pronuncia una sillaba durante l’eccitazione verbale dell’aguzzino che a sera si reca nella cella per comunicargli la condanna al rogo. Il confronto tra i due si trasforma in un delirante monologo del prelato. Che cosa rappresenta l’unica risposta del Nazareno, il bacio sulle labbra del suo persecutore con cui suggella il loro incontro? Quali potrebbero essere stati i pensieri di Yuzaf nel momento in cui, graziato per tale gesto, si diresse verso nuovi orizzonti? Dove sarà andato? Che panorami gli si apriranno? Come esplorerà l’intrico che custodisce l’oggetto della sua ricerca?
La reinterpretazione delle Scritture? Il leggìo a nove posizioni?

NOTE:
(1) Zingarelli, undicesima edizione 1983.
(2) Ĭbīdem.
(3) Ĭbīdem.
(4) Giovanni Crisostomo, o Giovanni d’Antiochia (Antiochia, 344/354 – Comana Pontica, 14 settembre 407), è stato un arcivescovo e teologo bizantino. Fu il se- condo Patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa e venerato dalla Chiesa copta; è uno dei 35 Dottori della Chiesa.
(5) Anatole France, Il procuratore della Giudea, Sellerio Editore Palermo.
(6) Fëdor Dostoevskji, I fratelli Karamazov, Libro quinto, “Pro e contra”, Edizione Einaudi.

SUPPLICA

SUPPLICA

Ave piena di grazia,
solitaria,
abusata sposa bambina
figlia di ingiustizia,
venduta dal padre,
strappata all’infanzia,
il signore assente…
In balia di violenza,
indifesa fra tutte le donne,
fragile come sorriso
al tuo matrimonio,
unico, staccato, imposto,
dall’acre sapore di pianto.
Non è benedetto il frutto
del tuo acerbo seno ma,
con leggiadrìa lo accogli,
neppure il tuo nome conosco,
Kalavati, Silvia, Anupama,
Beatrice, Medha, Maria…
Ma ti so,
osservo l’amore per il cucciolo,
quasi fratello, non genitore,
che accarezzi giocattolo.
Intanto… Prega per noi peccatori,
sempre,
ogni giorno,
il tempo scippato,
adesso, domani,
oltre l’ora della nostra morte.
Così non più sia.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Rantolio, preghiera,
asfissia, lamento.
Compagno di viaggio
alla Sua sinistra:
“Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e noi!”(1)
“Noi…”
Egli non fiata.
Da destra:
“Non hai tu nemmeno timore di Dio,
tu che ti trovi nel medesimo supplizio?
E per noi è cosa giusta,
perché riceviamo
la condegna pena
dei nostri fatti,
ma questi non ha commesso
alcunché di male…
Ricordati di me quando
sarai venuto nel tuo regno!”(2)
“Me…”
Della precisa invadenza
l’ultima perfida proposizione
fu essa pure rivolta a Colui
invocato da tempo.
Con le residue forze
il primo chiese
salvezza di tutti
e venne tacciato
dal reo confesso,
sembrerebbe meno fiaccato,
che solo per sé
invocò aiuto…
E solo a quest’ultimo
venne concesso.
Vi fu errore?
Poi… Anche i peggiori
stringono un patto
dinanzi il pericolo comune,
la fine imminente ma,
su quella collina,
neanche considerato tale precetto.
Forse la lucidità dell’uomo
si spense nella pena
della carne… E quella divina?
Gesta hai tu inveito?
Implorasti in malo modo?
O quanto sta scritto
rappresenta l’esatta perfezione
del progetto concepito dal male,
unica entità, sembrerebbe,
a determinare l’infame
defluire degli eventi?
…….
Disma, Gesta,
Gesta e Disma,
destra e sinistra,
basso, alto,
buono, cattivo,
cattivo a… Destra?
Gesta o Disma?
Barabbâ?
Lancio i dadi.
Mamma alla finestra
mi chiama.
A domani!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

1 Luca, 23, 39, 43 e apocrifi
2 Ĭbīdem.

Immagine in evidenza: Omnia Mustafa Egypt tour

RIPRODUZIONE RISERVATA

SANTA CLAUS

SANTA CLAUS

Dunque bambine, adesso sapete.
Lo so, bella delusione! Si fa per dire.
Infliggerla è prassi in occidente,
una specie di vaccino al contrario.
Come spiegarlo?
Malattia, droga necessaria sembrerebbe…
Alla fin fine di denaro, accumulo in risorse
e consumo si tratta.
I primi due “valori” sempre più concentrati,
e per pochi, sfrenato il terzo.
Si auto alimentano. Pazzesco!
Comunque tanti altri
sono gli stupefacenti in circolazione,
tipo esaltazione di grandi capi,
carismatici salvatori della patria,
riti, consuetudini, cerimoniali che,
in taluni casi,
vengono chiamati sacramenti.
Foste nate ad oriente
di altri simili avreste goduto, sofferto,
migliori, peggiori, infami, balzani,
spesso crudeli.
Una lunga storia. Dipende dai tempi.
Ed è questione di longitudine e latitudine.
Le chiamano coordinate geografiche.
A tal riguardo le comunità
vengono influenzate
anche da confini, fisici e politici,
l’orografia, tettonica, il clima.
Di quelle astronomiche parleremo
con dovizia di particolari,
sono più importanti ed è perciò
che su questo sasso vengono trascurate.
Dunque Lulù, Angie, stavo dicendo?
Ah! Sì. Avete saputo…
Non è Gesù Bambino a portare doni
la notte di Natale, neppure Santa Claus.
Siamo noi, sempre noi, per voi,
rivivere una fiaba, tornare piccoli,
fascino irresistibile, ingiusto, effimero
perché se altrove la gente soffre,
patisce ingiustizie, soperchierie, muore
anche un po’ per noi,
nessuno ha diritto di esser libero.
Affrontate con grande cuore
il vostro futuro, è tanto ciò che avete,
fermiamo questo ingranaggio,
impossibile estirpare il male
ma provateci, soprattutto…
Senza mai più credere a babbo natale.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini, “Il leggío a nove posizioni – Lo sguardo del topo”, collezione Mauro Giovanelli