silenzio… GENOVA!

silenzio… GENOVA!

Spostatevi lenti, con rispetto,
educazione, circospezione, fra
residenze marmoree dagli
androni imponenti che sbocciano
improvvisi dischiudendo magiche
vele delle vertiginose volte,
sorrette da raffinate colonne
squisitamente guarnite, custodi
di grandiose scalinate dalle
balaustre in marmi intarsiati.
Parlate con moderazione, toni
bassi che non coprano scalpiccio
dei genovesi, amabili ma
avveduti. Nel vostro procedere,
strabiliati fra inimitabili,
antichi bassorilievi, formelle,
cammei, edicole votive, e
sbalzi, gruppi scultorei, angeli
in ardesia che narrano estreme
avventure, vascelli in viaggio
verso mete ai più ignote,
commerci con il Mondo intero
cui i nostri vasti orizzonti
ci hanno abituati. Non siate
alteri, evitate insensati sorrisi
che potrebbero innervosirci,
snaturatevi delle vostre sciocche
ambizioni, nascoste avidità.
Non siamo abituati a servire
ma al potere, indole innata,
da ciascuno di noi ricevuta
in eredità, per estrazione.
Solo profughi ed emigranti,
persone conosciute in tempi
remoti, consideriamo fratelli,
concittadini, hanno necessità
di aiuto e glielo restituiamo
con umiltà e grande cuore.
Ad essi offriamo il tesoro
nostro ma… attenzione diciamo
a voi conquistatori, nordici,
idolatri del denaro, business,
muovetevi con ponderatezza
fra le nostre vetuste mura, non vi
esaltate, spegnete ogni smorfia
ambigua dai volti cementati.
Anche se credete aver diritto
per un risicato suffragio senza
partecipazione, state accorti,
siamo gente strana, dalla maccaja
passiamo alla fredda tramontana.
Nel luglio ‘60 c’erano tutti in
piazza de Ferrari, l’ombelico
del mondo, per evitare oltraggio
all’Italia intera e nel ’45
in solitudine ci siamo dalla
feccia affrancati, senza necessità
alcuna di eserciti alleati.
Siate quindi assennati, poco
molesti, sappiatevi ospiti di
ogni metropoli sviluppata
altrove, nella città Madre,
stupefacente, magica, misteriosa,
irreale il baluginare della luce
fra gli intricati carrùggi e le
storiche inimitabili Chiese
che guardano al mare pescoso,
i moli, le navi, gru e bitte.
Misurate ogni mossa, azione,
dichiarazione, greve ghigno
che possa indispettirci poiché,
vi fosse ignoto, qui siamo
a Genova, la Superba Genova.

Mauro Giovanelli – Genova
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MELANCOLIA

MELANCOLIA

Troppo ostile l’infame stacco
che mi coglie ogni fottuto giorno
quando, nel perenne trapassare,
la luce fende in diagonale i
profili di antichi ricordi.
Le ombre si insinuano mute nel
passato, l’oggi, il divenire,
lacerati da cocente dolore.
Così, nell’inseguire memoria,
ragione e intelletto, il mio pensare
indaga lo smisurato spettro
che aggrinfia scheletrici artigli
sullo sconosciuto e profondo io.
Seppur insostenibile, siffatto
passaggio mi appare l’unica
realtà. Nelle rare tregue quasi
percepisco assurda necessità
dell’intimo, vitale incontro.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – OSSAROTTE – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 200×100 – Collezione privata

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ITALIA… POLITICA PROVERBIALE!

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POLITICA PROVERBIALE!

“Non ci sono più le mezze stagioni”. Vero! Per gli armadi dei cittadini comuni che impiegano e riciclano di continuo gli stessi “capi”, come in Parlamento. L’affermazione “Chi troppo velocemente in alto sale cade sovente precipitevolissimevolmente” (vedi Renzi) oggi non trova più consensi essendo verificato che “[non] è l’abito a fare il monaco” (vedi Renzi). Sono pure scomparsi, o meglio si confondono tra la folla, coloro che “parlano da soli” (vedi Renzi) naufragati nelle caterve di auricolari (e maree di guardie del corpo). Vige sempre “una mano lava l’altra e tutt’e due lavano il viso” (vedi Renzi-Boschi-Etruria) sebbene “chi la fa, l’aspetti” (vedi Renzi-Letta) potrebbe essere invertita in “chi la fa non l’aspetti” (vedi Letta-Renzi).
“Mala tempora currunt”! “Stiamo attraversando epoche buie” e ciò che deriva dai saggi latini è inoppugnabile. Perfino “una rondine [non] fa [più] primavera” è priva di senso, quasi tutte migrano in altri “lidi”. Effettivamente l’aria è diventata irrespirabile, vero è che “quando la merda sale sullo scranno o fa puzza o fa danno” e qui, nei Palazzi del Potere e dei Partiti (vedi Renzi & C.), ce ne sono a strafottere. Neppure possiamo più dire che “il mattino ha l’oro in bocca”, finanche quello ci hanno tolto (vedi Monti-Fornero, Letta-Letta, Renzi-Padoan-Boschi, Gentiloni) i seguaci della massima “Il tempo è denaro” (per i soliti noti, sé medesimi) e, se “gallina vecchia fa buon brodo”… né la Bindi, tantomeno il suo “clone” Serracchiani, potrebbero rendersi utili a qualsivoglia… voglia di ragionare. Bene! “Il primo amore non si scorda mai” (vedi Renzi-Berlusconi) ma non sempre “chi va con lo zoppo impara a zoppicare” (vedi Renzi-Boschi, Boschi-Renzi, Renzi-Boschi…) sebbene in tal senso sia estremamente arduo distinguere insegnanti ed allievi nel guazzabuglio della politica italiana dove risulta assurdo “chi pecora si fa, lupo lo mangia” dato che tutti arraffano mentre gli ovini stanno a guardare. Del resto Poletti sostiene “aiutati che il ciel ti aiuta” nel considerare “pirla” tutti i giovani costretti a trovare lavoro all’estero mentre quel genio di suo figlio dirige un “mensile” con cinquemila copie di tiratura (meno dei “contatti” di molti frequentatori dei “social”) ricevendo il finanziamento pubblico di 500 mila €uro. Quindi nel caso specifico papà è il “ciel” così come ogni appartenente la “casta” nonché eredi, mogli, amanti, affini (vedi… quasi tutti. Anche Fini). Eh… si! Stai attento caro lettore, “non fare di tutta l’erba un fascio” tanto il “fieno che avevi messo in cascina” te l’hanno fatto fuori le Banche, “Etruria” compresa, per cui “chi ben comincia è a metà dell’opera” si ritrova invece al punto di partenza. Neppure in slip succinti del vigile che, così abbigliato, superbe infradito, timbra il cartellino per tornare al dovere coniugale. Dunque? Che fare? Vero è che “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” ma… se vengono a mancare i presupposti neppure puoi evitare di negare credito… i quattrini te li prendono alla fonte con accise, IVA, ticket, bolli, tasse, contributi, imposte, sovvenzioni, “una tantum”, “una semper”. Che Paese! “Il buon giorno si vede dal mattino” ti catapulta come una freccia ne “la notte porta consiglio” (non dei Ministri) ma lo fanno per il tuo bene essendo indiscutibile che “chi dorme non piglia pesci”. Meglio quindi stare svegli a pensare come sbarcare il lunario. Anche i bambini sono consci de “la speranza è l’ultima a morire” (vedi Speranza), “tentar non nuoce” (vedi Orlando ed Emiliano) però “chi si accontenta gode” non ha più un “chi”. Nei Palazzi vogliono solo godere, alla grande pure, sono smodati, spudorati, impudenti… l’unico a compiacersi devi essere tu, gli 80 €uro della guida scout mica sono uno scherzo… Napolitano ne prende solo 880 mila, all’anno però, con carrozza privata delle FS, auto e autista, appartamento credo… almeno mi risulta ciò e non è il solo. Chetati dunque!! “Con il fieno e con la paglia maturano le nespole”! Almeno questo dovrebbe esserti noto. Il fieno l’hanno tolto dalla tua cascina e la paglia è stata utilizzata per alimentare innumerevoli… “fuochi di paglia” appunto in modo che tu possa godere appieno, in cortile, del “rosso di sera buon tempo si spera”. Credevi fossero egoisti a tal punto? Privarti anche di questo? La tua mogliettina aspetta stravolta in cucina, rassettato ha le stoviglie, siete tranquilli, consci che alcuno disattenderà il motto “fra moglie e marito non mettere il dito”. Infatti costoro sono solo in attesa della serena dipartita di uno dei due per una “reversibile” dimezzata, o quasi, tenendo conto del “doppio” reddito che si ritrova il superstite su cui precipitano tasse a pioggia. Poi… doveste suicidarvi dalla disperazione… di certo il commento affranto di un “loro” rappresentante non vi sarà negato. Anche i direttori dei TG nazionali, di striscio, fra un taciuto bombardamento a Mosul e l’approfondimento dell’ennesima “seduta” del Congresso PD, un due parole di cordoglio ve le dedicherebbero. Intanto a Boeri, presidente dell’INPS, quello che “chi troppo vuole nulla stringe”, solo per il fatto di aver denunciato la crisi dell’Istituto per gli aberranti, stratosferici, innumerevoli ed eterni vitalizi dei politici… non resta che strofinarsi le mani… “meglio di niente”. “Piove Governo ladro”. E nevica sui terremotati che avrebbero dovuto essere “sistemati” entro un mese, anche quelli dei decenni scorsi. Dove viviamo? “Le bugie hanno le gambe corte”. O no? Mi pare che Renzi, al di là del suo essere brutto… ma brutto brutto, abbia una discreta taglia. Da quando è passato dalla bicicletta all’aereo di Stato è anche imbolsito e “stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia” si riferisce alla “stretta finanziaria”, ulteriore “tirare la cinghia” per le fasce deboli mentre “via” è il suo “girovita”, sempre del Matteo parlo, alle soglie di un 54/56. No! È dotato di arti inferiori atti alla corsa nel caso subodorassero quanto sia untuoso. Al suo confronto un’anguilla spalmata di grasso è carta vetro per cui, caro lettore, non recitare il rosario masticando fra i denti, pregando, anelando “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Attento a lui! “Nelle botti piccole c’è il vino buono” è una panzana. Guarda Brunetta! A questo punto:
“Si salvi chi può”

Mauro Giovanelli – Genova
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MIA MAMMA (Angela Nera)

MIA MAMMA
(Angela Nera)

Mamma!
Ti ho parlato con tono autoritario.
Vero!
Per la prima volta ho dovuto impormi,
flettere la tua forza,
indipendente, libera, giusta, caritatevole.
Inutile il tuo tentativo di ribellarti all’inversione di ruoli.
Fin qui sei giunta.
L’hai fatto per me. Lo so!
Ancora non sei convinta
che Alda ed io siamo al riparo.
Tutto sai senza nulla chiedere.
Mi hai dato cultura, educazione,
dei posti sbagliati
ogni porta hai sprangato.
Per riscattare la tua reazione,
severa ora ti appare…
Tu! Mamma, ti sei pentita.
Proprio tu! Affranta.
Al punto che ieri,
ero seduto, stanco,
nel salutarmi ti sei chinata
con aria birichina,
scherzosamente severa,
come quando ero bambino.
Indice puntato, sorriso d’altri tempi,
mi dicesti che così non si fa con Mamma.
Hai avvicinato ai miei,
quasi a sfiorarmi il viso,
gli occhi tuoi.
Antichi, velati dal tempo,
usati da libri infiniti, interventi.
Nelle tue pupille ho letto…
Lo scatenarsi degli Elementi,
tutti li contieni.
Universo, amore, vita, lampi, tuoni ho udito,
cime nevose, immisurabili distese,
pioggia sacra mi ha investito.
Poiché da tempo immemore,
ignorato nel correre, vivere, godere e soffrire,
un sole nuovo ho visto splendere
nel fondo delle tue confortevoli pupille nere,
ingrigite come i capelli.
Ho visto Frida Kahlo, Tina Modotti e il “Che”,
gli eroici partigiani che nella tua Superba Genova
ci hanno liberati dalla feccia,
senza necessità alcuna di eserciti alleati.
Ho visto l’unica aristocrazia,
la tua cultura, filosofia, saggezza,
e in rapida successione,
ho visto Carmen Mondragón, in arte Nahui Olín,
gli esuli dalla guerra civile di Spagna,
udito il passo dell’oca che ti intimoriva.
Ti ho veduta con Alda in fasce,
avvolta nella coperta,
io dentro te assumevo forma e sostanza,
mentre procedendo calma, piano,
evitavi la folla terrorizzata,
amalgamata, impazzita,
che al suono dell’allarme correva verso il rifugio.
Ho visto vico Pellissoni, vico Cannoni,
Frida, Roy, Lilla, Bonnie,
il tuo ballare con eleganza
insieme a papà che attende.
Ho visto ogni tuo film preferito,
il modo cortese di spiegarmi le cose.
Ho letto… un messaggio forte,
di gioia immensa, dolce, accettabile,
come di inevitabile morte.
Ed ho capito.
Adesso sei tranquilla.
Avverto amore.
Insopportabile.
Ovunque siano…
in me abiteranno i tuoi valori
giunti sotto diverse forme,
sembianze sfumate, sussurri che,
se rimanessero tali,
negli anni hanno fatto germogliare
l’immortalità che mi hai dato.
Mamma! I tuoi occhi riferiscono
che quando sarà non coglierò addio,
guarderemo al Cosmo da altra finestra.
Mai avrei potuto pensare
di pervenire così vicino all’oltre,
in prossimità del Tempo.
Eppure l’ho creduto più volte.
La ricerca è finita,
l’estremo limite raggiunto,
superato ogni dopo… ci sei tu!
Sempre tu!
Mamma.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fotografia di famiglia dell’Autore

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ORAZIONE NOTTURNA

 

ORAZIONE NOTTURNA

Notte! Sii confortevole rifugio,
mucosa ospitale, utero, placenta…
Mai matrigna. Ti prego.
Fammi sentire paguro
cui è gradito il guscio usurpato,
lì troverò forza, calore, amore, pace, protezione.
Considerami uovo di cuculo
deposto in nido parassitato
di una specie simile al mio meditare
che mai una sola volta ha esitato
nel concedere baci, carezze, comprensione.
Notte! Non punirmi per averti usata,
abusato della tua oscurità
in straordinari, illimitati amori.
In crudeli sedute ai tavoli
di fetide e affascinanti bische
dove conoscenza ho cercato.
Per questo dei prestigiosi privè
fra lussuosi banconi
mi sono spesso inoltrato,
esplorare presente, futuro e passato
dei miei simili non ritengo sia disdicevole
e lì bastava una sola carta,
una fottuta, maledetta carta,
figura e dieci inservibili una volta chiamata,
il miserabile asso, il due, tre… Agognati!
Dipende fin quanto ho osato.
Notte! Non essere adirata
per aver consumato le tue ore
in conversazioni amicali
dove si inseguivano sogni
adesso grezza realtà.
Allora di ciò avevo bisogno,
estrema necessità.
Notte! Non volermene
se sempre ho considerato tempo perduto
la pacata sosta che ti spettava di diritto,
sii comprensiva, usa la tua magia,
in fondo ci siamo confidati
facendoci grande compagnia,
fianco a fianco, abbiamo vissuto,
e quando furtivamente,
con flebile preavviso scivolavi via,
lasciandomi solo a fumare l’ultima sigaretta,
fare pipì nell’angolo buio, nascosto
mentre allento il nodo della cravatta
diventato molesto,
accarezzare il gatto randagio,
cui riferivo impressioni sull’esistere,
confrontarmi con il barbone,
l’accattone, l’ubriaco perso,
irradiati dai primi gelidi raggi,
mai ti ho rimproverato,
giungeva l’alba a enunciare l’abbandono,
tempo scaduto, e di ricordi è stracolmo
l’ambito piatto al centro del panno verde.
Notte! Se può esserti di conforto
devo dirti che quando vieni a trovarmi
avverto senso di vuoto, finito,
quasi che nulla io abbia compreso,
stravolgi le mie certezze,
cancelli ogni memoria,
quanto meno ne deformi l’immagine.
Notte! Ho registrato ogni filo smarrito,
tracce indelebili che nel tuo esatto viaggiare
hai dimenticato nei miei dirupi cerebrali.
Ho continuato ad inseguirli, che credi!
Freneticamente, senza sosta, con tenacia,
ossessione, passione, allora…
Ho trovato il punto da cui dipartono e,
per contrapposizione, dove si congiungono,
dove c’è lei, aperta come ospitale nicchia,
madre, amante, sorella, femmina senza confini,
donna ideale da millenni inseguita.
Adesso non devo temere soste del pensare,
è sufficiente entrare in te, amore,
estirpare il dolore che porti dentro,
solo così il mio piacere sarà completo,
mi manchi come il mare, madre
e non padre che è il Cielo cobalto.
Noi siamo figli loro,
Terra amata sorella.
Ciò è poesia? Follia?
Notte! Dico a te!
Ha rilevanza?

 

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Tavole VIII e IX della straordinaria opera unica di FULVIO LEONCINI dal titolo “DI SOLE OMBRE” – Tomo dim.ni cm. 35×25

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CHE FINE HA FATTO L’AEREO DI RENZI?

CHE FINE HA FATTO L’AEREO DI RENZI?

Non ve lo siete chiesto! Dite la verità. Vi è sfuggito che l’immagine dell’aereo di Stato fortemente voluto da Renzi Matteo non sia più comparsa nei vari telegiornali sostituita da quella di un Gentiloni dimesso, giacca untuosa raggrinzita a tergo, sempre a piedi, passo lento, strascicato al punto che finanche il suo stanco e spossante parlare lo precede di un quarto d’ora per scomparire al suo giungere ai microfoni, espressione camelide, alpaca direi, anche lama.
Ma… il mistero è stato svelato al MO MATH (National Museum of Mathematics in Manhattan) dove una pista ciclabile permette di essere percorsa con ferreo destriero provvisto di ruote quadre. Infatti la seconda prova scritta 2017 inflitta ai nostri maturandi del liceo scientifico vola “Sulle tracce di un problema su bici con ruote quadrate e funzione trascendente”.
Adesso… forse non sono molto in forma stasera ma voglio credere che tale geniale pensata sia in relazione al possibile (non auspicabile) rientro della guida scout nel “vivo” del mercato della politica peninsulare. Quindi dando per scontato che l’ex premier neppure possa immaginare cosa sia una “funzione trascendente” avendo egli di sovrumano solo innata furbizia nel “servire”, se ne deduce che tale “mezzo” di trasporto e relativa base saranno utilizzati per far sì che nel corso della prossima campagna elettorale (ha da passà ‘a nuttata…) possa egli dimostrare il “nuovo” che promette da anni. In perfetto sincronismo con il cubico abito mentale che lo caratterizza. Pertanto vedremo la sua poliedrica sagoma circolare su cotanto mezzo per passare piè pari allo Shuttle di Stato qualora i soliti polli ci cascassero di nuovo.
Prossimo “saggio” tecnologico 2018?
“Sulle tracce di un problema su bici con ruote triangolari e funzione esacerbante”

Mauro Giovanelli – Genova
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IMMAGINIFICO ABBAGLIO

IMMAGINIFICO ABBAGLIO

Varcato meridiano di sangue, fra i tropici del Cancro e Capricorno, incontrai
Miller, kerouac e Ginsberg. Dissero di guardare a Pessoa, Marquez, Borges
e Saramago, procedere diritto, rivisitare i grandi filosofi, Bruno intanto, dei
classici bastante quanto appreso fra i banchi. Alla prima piazza svoltare, senso
obbligato Kant, indi in ordine sparso secondo la bisogna Nietzsche, Voltaire
Verrecchia, Schopenhauer e… Lui! Con cenno simultaneo della testa indicarono
un uomo appartato, pensoso, sorriso triste leale e immediato. Pasolini! Fra sé e sé
mormorava «Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs, di vierta, quan’ ch’a
mùdin il colòur li fuèjs…»(1) Nel dialetto, amico caro, l’essenza del Poeta, proferì
Miller con tono suadente «In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli, quando
di primavera le foglie mutano colore…»(1) Fu Cassady, apparso d’improvviso, jeans
e t-shirt, fradicio, sporco, viso cereo, che nell’avvicinarsi proseguì «…io cadrò
morto sotto il sole che arde, biondo e alto, e chiuderò le ciglia lasciando il cielo al
suo splendore…»(1) Necessita di grande aiuto, ciò che io, a piedi lungo la ferrovia,
nel fuggire da Guanajato, non ho avuto, piovosa e fredda la notte… Soprattutto lealtà
e vicinanza, in coro ripresero gli altri allontanandosi con Neal sottobraccio e, prima
di dileguare… Ad egli, come a Cirano, tolsero «tutto ma portò seco, senza piega né
macchia, a Dio, loro malgrado, la sua poesia anziché il pennacchio.»(2) Riaprii gli
occhi e levai lo sguardo al sole. Immaginifico abbaglio nel «sogno causato dal volo
di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

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NUOVE RIVOLUZIONI

NUOVE RIVOLUZIONI

Papa Francesco sta studiando una nuova rivoluzione per la Chiesa (Corriere della Sera, 17 giugno 2017):

“Secondo una nota della Santa Sede un decreto che consenta di scomunicare per «corruzione e associazione mafiosa». È uno dei possibili sviluppi che il gruppo di lavoro riunito in seminario sulla corruzione in Vaticano sta elaborando.”

Sto pensando… non sarebbe giunta l’ora, senza perdere tempo in estenuanti ed inutili “seminari”, dare avvio ad una “nuova” rivoluzione che liberi la Penisola da parlamentari corrotti, corruttori, voltagabbana, bugiardi, vili, pressapochisti, ignoranti, in permanente ed effettivo conflitto di interessi, intrallazzati, starnazzanti, ipocriti, strapagati, strabeneficiati, strastronzi, strani, stralunati, straraccomandati, concussi, con fessi, con vitalizi, servili, arroganti, incompetenti, incapaci, in auto blu, in carica dalla nascita, insolenti, insopportabili, invasivi, inattivi, improduttivi, nocivi… isadattati, dis armanti, dissociati, disturbati…
Non sarebbe giunta l’ora?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – In nomine domini – “Assente per crociata” – Tecnica mista

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DEMASIADO CORAZÓN

DEMASIADO CORAZÓN

Il Tempo,
funzione dipendente
della materia
su cui esercita potere,
crea e disgrega per esistere,
si aggrinfia
al divenire dell’Universo…
Così il tuo pensiero libero
ha preso il volo,
l’ho visto passare,
mi ha illuminato
per tornare a te
consegnare questo bacio,
ti verrà dato
appena sarai
unita al mare.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Virginia Palomeque

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