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JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER

Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)
commento in italiano e inglese

Genova (italia) Palazzo Ducale, mostra degli impressionisti cui vennero abbinati “lavori” di inglesi e americani indubbiamente per l’esiguo numero di “pezzi” forniti in prestito dai musei del mondo. La Superba non si fa rispettare come una volta ma il modo di dare una lezione ai direttori dei vari Santuari dove sono custoditi i dipinti di Van Gogh (post impressionista), Renoir, Monet, ecc. ci sarebbe stato ovvero accostarli ai nostri “grandi”, i liguri dei primi ‘900 della statura di Rubaldo Merello, Cesare Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri… e tanti altri che nulla hanno da invidiare a molti dei classici così detti “francesi”. Lo rimarcai al responsabile dell’organizzazione, rimase turbato nel constatare che una pecora potesse uscire dal “percorso” stabilito.
In tale circostanza ebbi comunque la sorpresa di ammirare dal vivo opere di notevole spessore fra le quali ne spiccava una, di Joseph Mallord William Turner, il cui “potente” magnetismo mi attirò a tal punto da soffermarmi a lungo ad ammirarlo pur trattandosi di un soggetto diciamo “paesaggistico”. Fu difficile staccarsi dalla sua luce generata da una dimensione a me sconosciuta. Raffigurava un vascello che lottava strenuamente contro gli elementi della natura vincolati da un patto infernale che li induceva tutti a scatenarsi sulla tela.
Non era il dipinto in questione, o forse sì, potrei dire una fesseria in quanto il mio interesse era così concentrato nel cercare di interpretare i vari toni che… il “tema” passò in secondo piano; al limite avrebbero pure potuto non esserci i complementi che davano il titolo al quadro tanta era l’ampia varietà cromatica i cui riverberi, avvicinandomi per capire il criterio adottato dall’artista, denotavano una particolare e suggestiva tecnica di stesura del colore di rado rilevata. In poche parole rimasi stupefatto e provai una punta di orgoglio quando successivamente, nel raccogliere informazioni su questo genio, ebbi modo di leggere: «…Secondo quanto scritto da David Piper nella sua The Illustrated History of Art, i suoi ultimi lavori venivano definiti come “fantastici enigmi” e il celebre critico d’arte inglese John Ruskin lo definì colui più di ogni altro capace di “rappresentare gli umori della natura” in modo emozionante e sincero».
Flutti implacabili, raffiche di vento accanite, riflessi di luce ora intensi ora appena riverberati, turbinio di nubi sfilacciate come le residue vele dell’imbarcazione il tutto in una commistione diabolicamente perfetta. Potrei anche suggerire di definirlo l’artista delle “calamità naturali” o “potenza degli elementi” ma non va ancora bene, ci deve essere una definizione che renda giustizia a William Turner.
Noterete di certo come in questo spettacolo passino in secondo piano le braccia degli uomini che fuoriescono dai flutti cercando di aggrinfiare l’aria per liberarsi dai marosi che, avviluppandoli ancor più saldamente delle catene, li accompagneranno al loro infausto destino, schiavi gettati in mare insieme ad ogni suppellettile allo scopo di alleggerire il natante. Poche pennellate maestose per raffigurarli, così come il vascello che viene “integrato” nella catastrofe, quasi una macchia, bestia ferita a morte in cerca di scampo.
Ecco! Questa rappresentazione riconduce all’Apocalisse. Ad un attento osservatore non possono infatti sfuggire gli unici esseri viventi in perfetto equilibrio con il contesto, guardinghi gabbiani volteggianti come bianche colombe sul tutto prestabilito… sordi alle miserie umane.
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2015 Mauro Giovanelli
Immagine in evidenza: Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship) – 1840, Museum of Fine Arts (Boston)
Joseph Mallord William Turner-The slave ship (The Slave Ship)
comment in Italian and English


Genoa (Italy), Palazzo Ducale, Impressionist Exhibition where the works were matched by British and Americans undoubtedly for the small number of pieces supplied on loan from museums around the world. La Superba does not respect as it once was but how to give a lesson to the directors of the various Shrines where Van Gogh’s paintings are kept (post Impressionist), Renoir, Monet, etc. there would be or approach them to our “big”, the ligurians of the first ‘ 900 of the stature of Rubaldo Merello, Caesar Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri … and so many others that have nothing to envy to many of the classic so called “French”. I remarked to him responsible for organizing, was surprised that a sheep was coming out of the “path”.
On that occasion I had anyway the surprise to see live works of considerable thickness including talking stood out a, by Joseph Mallord William Turner, whose powerful magnetism drew me to such an extent that dwell at length to see it although it is a subject we say “landscape”. It was difficult to break away from its light generated from a dimension unknown to me. It depicted a ship that fought strenuously against the elements of nature bound by a pact that led them all to lash out on the canvas.
It wasn’t the painting in question, or maybe yes, I could say nonsense because my interest was so focused in trying to interpret the different tones that… the “theme” went into the background; the limit would also could not be the complements that gave the title to such was the wide chromatic variety whose reverberations, as I approach to understand the criterion used by the artist, bore the mark a particular and evocative color rarely detected structuring technique. In a nutshell I was amazed and I felt a sense of pride when you later, in collecting information about this genius, I was able to read: «…As written by David Piper in his The Illustrated History of Art, his later works were referred to as “great puzzles” and the famous English art critic John Ruskin called it one more than any other that could “represent moods of nature” so emotional and honest.»
Relentless waves, fierce wind gusts, reflections of light now intense now just like the clouds swirl residual reverberated, ragged sails the boat in a devilishly perfect mingling. I might also suggest to define it the artist of “natural disasters” or “power of the elements” but it doesn’t go well, there must be a definition that does justice to William Turner.
You’ll notice how in this show overshadow the arms of men escaping from the waves trying to aggrinfiare the air to get rid of billow that, avviluppandoli even more firmly the chains, accompany them to their unfortunate fate, slaves thrown overboard together with all furnishings in order to lighten the vessel. A few majestic strokes to depict, as well as the vessel that is “embedded” in the catastrophe, almost a blur, beast mortally wounded seeking refuge.
Behold! This representation leads to revelation. To a careful observer cannot escape the only living things in perfect balance with the environment, watchful circling seagulls as white doves on all preset … deaf to human misery.
Mauro Giovanelli-Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2015 Mauro Giovanelli
Picture show: Joseph Mallord William Turner – The slave ship (The Slave Ship) -1840, Museum of Fine Arts, Boston

Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)


Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)

Post del 10 maggio 2016


Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)


Genova (italia) Palazzo Ducale, mostra degli impressionisti cui vennero abbinati “lavori” di inglesi e americani indubbiamente per l’esiguo numero di “pezzi” forniti in prestito dai musei del mondo. La Superba non si fa rispettare come una volta ma il modo di dare una lezione ai direttori dei vari Santuari dove sono custoditi i dipinti di Van Gogh (post impressionista), Renoir, Monet, ecc. ci sarebbe stato ovvero accostarli ai nostri “grandi”, i liguri dei primi ‘900 della statura di Rubaldo Merello, Cesare Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri… e tanti altri che nulla hanno da invidiare a molti dei classici così detti “francesi”. Lo rimarcai al responsabile dell’organizzazione, rimase turbato nel constatare che una pecora potesse uscire dal “percorso” stabilito.
In tale circostanza ebbi comunque la sorpresa di ammirare dal vivo opere di notevole spessore fra le quali ne spiccava una, di Joseph Mallord William Turner, il cui “potente” magnetismo mi attirò a tal punto da soffermarmi a lungo a studiarlo pur trattandosi di un soggetto diciamo “paesaggistico”. Fu difficile staccarsi dalla sua luce generata in una dimensione a me sconosciuta. Raffigurava un vascello che lottava strenuamente contro gli elementi della natura vincolati da un patto infernale che li induceva tutti a scatenarsi sulla tela.
Non era il dipinto in questione, o forse sì, potrei dire una fesseria in quanto il mio interesse era così concentrato nel cercare di interpretare i vari toni… che il “tema” passò in secondo piano; al limite avrebbero pure potuto non esserci i complementi che davano il titolo al quadro tanta era l’ampia varietà cromatica i cui riverberi, avvicinandomi per capire il criterio adottato dall’artista, denotavano una particolare e suggestiva tecnica di stesura del colore di rado rilevata. In poche parole rimasi stupefatto e provai una punta di orgoglio quando successivamente, nel raccogliere informazioni su questo genio, ebbi modo di leggere: «…Secondo quanto scritto da David Piper nella sua The Illustrated History of Art, i suoi ultimi lavori venivano definiti come “fantastici enigmi” e il celebre critico d’arte inglese John Ruskin lo definì colui più di ogni altro capace di “rappresentare gli umori della natura” in modo emozionante e sincero».
Flutti implacabili, raffiche di vento accanite, riflessi di luce ora intensi ora appena riverberati, turbinio di nubi sfilacciate come le residue vele dell’imbarcazione il tutto in una commistione diabolicamente perfetta. Potrei anche suggerire di definirlo l’artista delle “calamità naturali” o “potenza degli elementi” ma non va ancora bene, ci deve essere una definizione che renda giustizia a William Turner.
Noterete di certo come in questo spettacolo passino in secondo piano le braccia degli uomini che fuoriescono dai flutti cercando di aggrinfiare l’aria per liberarsi dai marosi che, avviluppandoli ancor più saldamente delle catene, li accompagneranno al loro infausto destino, schiavi gettati in mare insieme ad ogni suppellettile allo scopo di alleggerire il natante. Poche pennellate maestose per raffigurarli, così come il vascello che viene “integrato” nella catastrofe, quasi una macchia, bestia ferita a morte in cerca di scampo.
Ecco! Questa rappresentazione riconduce all’Apocalisse. Ad un attento osservatore non possono infatti sfuggire gli unici esseri viventi in perfetto equilibrio con il contesto, guardinghi gabbiani volteggianti come bianche colombe sul tutto prestabilito, sordi alle miserie umane.
@Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com


Salve Mauro, come versi ? Grazie infinite per il bellissimo regalo che mi porgi come un prezioso diamante sul rifrangente adamantino cristallo della mia scrivania di lavoro dove spendo la mia Mente e mi provo sempre di far partecipe il mio Spirito nella sua dimensione più pura ed elevata. Che gioia leggere di sorprendenti colori, di nervose pennellate e di stoccate ora brune ora chiare che reinventano la Luce ! La grandezza di Turner è tutta qui, amico mio. Nessuno meglio di lui colse quella inusuale necessità: aprire come un drappo che svela il proscenio i sentimenti, le passioni, le emozioni al mondo intero e farne partecipe tutti, umili e nobili, in un’unica Estatica Collettiva Visione. Una vera Rivoluzione pacifica ! Ma come fare a rapire il fiacco ed ozioso sguardo dei mondani nobili e ricchi sulla tragica vicenda umana dei vinti degli oppressi dei semplici e degli umili ? Ecco che l’Eccelso ricorre alla Luce. Ma ad una luce nuova, talmente abbagliante e meravigliosa che anche il Principe non potè più divincolare gli occhi ! Oh caro, riesci a cogliere l’audacia divina del Nostro che costruisce la Luce senza mai usare il bianco ? La sua luce è fatta da una magica complessità di rosa di arancio di giallo e di verde ! Meraviglia del creato ! Come non rabbrividire al pensiero che un uomo inventa una Luce più grandiosa del sole ? E poi mio caro, osserva attentamente la geometria che segue quella inumana luce che non cade dal cielo ma che dal centro della tela si irradia verso la periferia ! Non è dunque una luce che emana da Dio ? No mio caro, la luce proviene dalle spalle della scena rappresentata ! Perciò noi ne siamo abbagliati. Perché, inspiegabile magia del Genio umano, quella luce illumina anche noi come statue di gesso immobili e silenti al cospetto di una Creazione così sublime che sovverte le Leggi della Fisica e che ispira l’Intelletto a nuove equazioni che spieghino in qualche modo quella nuova, inedita, inconosciuta Natura parallela al mondo euclideo che abbiamo imparato sui banchi di scuola. Ora osserva quello che in apparenza dovrebbe logicamente essere il mare. Ma è un cupo e triste pennellar di verdi e marroni ! Dov’è l’azzurro del mare ? Non sperare di trovarlo, Mauro caro, perché la metà del quadro è la incredibile rappresentazione di un Cimitero ! Dove i 132 schiavi neri realmente morti in quella spaventosa vicenda, che vide accanirsi senza pietà alcuna l’uomo contro l’uomo, rappresentano figure spettrali di morti che chiedono preci e memoria allo sprovveduto osservatore. E poi cosa dire di quel magnifico grumo di sangue al centro della scena che colora di morte la Luce al centro del disegno ? Ti chiederai, se Turner ci lascia avviliti sconfitti a senza speranza ? Quesito assolutamente intelligente e lecito assai. Una speranza di sopravvivenza a quella nave di disperati e dunque una speranza all’umanità il Nostro ce la concede: guarda in alto a destra sull’angolo retto che chiude il dipinto, timida scorgerai una piccola macchia azzurra quasi celeste: è il cielo ! E’ quello il segno che una fioca speranza c’é per quei disgraziati ed anche per noi ammutoliti osservatori. Non mi attarderò a spiegare altro che pertiene Tecnica pittorica ed altre specifiche similari. Spero solo vivamente di averti comunicato le ragioni artistiche ed emotive perchè quando cerco deliberato goccialar di solitaria felicità mi attardo nel fissare anche le Opere meravigliose di Turner. Partendo proprio da The Slave Ship che per me è la più grandiosa opera di Turner ed uno dei massimi capolavori di tutti i tempi. Mauro caro, quando smetterò di elevare il mio Stupore sulle cose del mondo e sulla meraviglia che costituisce ai miei occhi l’essere umano chiederò a gran voce a chi ne avrà bisogno di prendere la mia Vita senza indugi né remore. La Vita non si lascia vivere quando ingombri il suo dipanarsi nei giorni con le ore morte del cuore insensibile agli eventi da cui se ne ingenera il Senso. Te sai che nulla, eccetto le Scienze Matematiche ed il sommo ardire di Progettare per l’umanità, accende il mio cuore più delle Belle Magnifiche Arti con le quali nei lunghi silenzi della mia intima contemplazione della Bellezza sparsa ovunque nel mondo conquisto me stesso a mete sempre più elevate, eteree e sublimi. Ritornando al tuo eccellente lavoro, lo trovo sommamente interessante come al solito. La tua scrittura scivola via come lo sguardo sull’incipiente tramonto: pochi battiti di ciglia e tutto si compie mentre hai ancora gli ultimi dorati raggi del sole impressi negli occhi; ma è già notte ! Così il tuo scandire il tempo con la parola che più si accumula e più si autogenera miracolosamente diventando autonoma da te e dal tuo originario proposito. Eppure sempre intringe di Senso cio’ che incontra senza saltare un sola mera locuzione ! Bravo ! Ti prendo le mani, le tue sagge ed esperte mani di Uomo di Cultura e di Natura che tanto hanno visto e vissuto e le stringo forte con le mie delicate ed ossute di Eterno Studente sempre pronto ad imparare per trasmetterti attraverso la mia affettuosa presa il mio orgoglio la mia stima e la mia alta considerazione di Uomo di Cultura e di Scienza senza pudore alcuno della tua bella persona. Carissimo amico mio, hai poi pubblicato la nostra meravigliosa corrispondenza ? Presto replicherò alla tua ultima missiva ed eventualmente mi diffonderò ancora sulla tua bella review. Come hai potuto facilmente osservare, qui mi son dovuto dare un limite. Non tutti son pronti e vogliosi di leggere tanto testo che, quantunque ricco di suggestioni ed iperboli, può stancare l’utente medio dei social che è oramai aduso all’immediatezza dei file video o grafici. Anche nella scrittura lirica sento forte la necessità di far di sintesi la prima virtù da servire al lettore distratto da mille fonti luminose brillanti urlanti ed accattivanti. Ad ogni modo, ti rassicuro sul fatto che chi vorrà leggerti lo farà con il massimo rispetto e la massima considerazione, quel che te meriti ed anche di più. Perché i miei amici qui sono tutti assolutamente meravigliosi e gentili, mai nessuno rabbuiò il mio umore con fare svelto o addirittura rude. Mi sovviene d’improvviso, mai dimentico delle parole che ci siamo scambiati, di chiederti a che punto ritieni sei giunto nella tanto agognata conquista dell’ Età Adulta per pronunciare ”le parole più difficili”. Che io invece frequento da sempre senza curarmi più di tanto delle convenzioni e del conformismo che ci dettano un canone così austero e rigido. Io lo dico a fil di labbra senza che questo mandi in frantumi il mio buon nome di maschio assolutamente innamorato di tutto quel che è donna, femmina e femminile in tutti i sensi possibili. Caro amico mio, ti voglio bene !
Carissimi Saluti
@Dario Rossi Speranza
Milano/NewYork


Ciao Dario, ho letto d’un fiato quanto hai scritto e ammetto volentieri di essere solo un istintivo al tuo confronto, con un certo spirito d’osservazione, amore per l’arte e tutto ciò che è bello, compreso il corpo, l’odore, finanche i difetti tipici delle donne, una certa facilità nella scrittura che mi porto dietro, per fortuna, dai primi approcci con la scuola. Inoltre fantasia da vendere, sogni, speranza e spiccato senso dell’umorismo che fanno sorgere in me impensabili metafore. Tutto qui. Tu sei ad un livello… professionista non è il termine giusto poiché si avverte che sgorga dal cuore il tuo saperti esprimere in modo più che eccellente con ogni mezzo, tutta verità, nulla di artificioso. Potrei definirti un istintivo più attrezzato? In ogni caso è bellissimo ciò che hai illustrato in modo forbito sebbene comprensibile pure a un bambino, il periodo scorre piacevolmente perché ciò che segue ha attinenza e si ricollega compiutamente a quanto precede, si giunge alla fine in discesa, soddisfatti, al punto di volerti dire, cosa mai successa in vita mia, con disinvoltura poi, e forse il motivo è che non resta altro, un semplice saluto è insufficiente, inadeguato ad esprimere la stima e l’affetto che nutro nei tuoi riguardi. Ti voglio bene amico mio, ho molto da imparare da te e questa prima lezione l’ho assimilata subito. Un abbraccio.
Mauro Giovanelli – Genova

Mauro Giovanelli Titolo: SENSORIALE – Poesia III Millennio

EDIZIONE SPECIALE

Genere: Poesia / Letterature

– poesia

Codice ISBN: 9788892356672

Edizione: 1a Anno pubblicazione: 2019

Formato: 14,5×22 Pagine 576

Copertina: morbida, Interno: colore

Immagine di copertina: Enrico Bafico artista, “La nave veloce”, Olio su tela, Collezione Mauro Giovanelli

PERCORSO OBBLIGATO – ELENA VERARDO ARTISTA

PERCORSO OBBLIGATO 

«Elena Verardo nata a Genova nel 1968.

Nel 1987 ho conseguito il diploma presso la Scuola di Ceramica di Chiavari e nello stesso anno avviato, a Santa Margherita Ligure, uno studio per la lavorazione della terracotta, porcellana, maiolica, ecc. arte, questa, ulteriormente approfondita con la successiva frequentazione dei corsi di perfezionamento presso l’Istituto di Faenza. Ho preso parte a varie mostre nazionali. Per la realizzazione delle mie opere impiego sabbia ed altri costituenti naturali. Dal 1999 vivo a Rossiglione (Genova) dove è ubicato il mio laboratorio.»

—– ° —– 

   Ho visitato gran parte del Pianeta che ci ospita, granello di sabbia scagliato inesorabilmente nel Cosmo percepito tuttavia… seppur insignificante frammento costituito prevalentemente da ossigeno e silicio (elemento quest’ultimo che, come il carbonio per il mondo organico, sta alla base dell’inorganico) supporta a sua volta universi inesplorati. Entrare nel laboratorio dell’artista Elena Verardo è stato itinerario verso orizzonti seducenti ed allo stesso tempo causa di ritrovato impulso all’esplorazione, curiosità, indagine su ciò che circonda il nostro divenire. Un po’ come Odisseo durante il periglioso viaggio verso Itaca durato anni proprio per il suo desiderio di assorbire, vivere le estrosità cui la Natura sottopone i nostri sensi e, ahimè, trascuriamo di apprezzare. Così già accadde all’esposizione Remida Day 3 del 2012 fra le potenti colonne in marmo a sostegno delle volte a vela sferica della loggia di Palazzo Ducale, in quel di Genova, dove avevo visto esplosione di colori, borse in vari tessuti, decorate, manici in bambù e varie fogge, cappelli per signora, arazzi in tinte sgargianti, congruenti, tenue, quasi fossi stato catapultato a San Cristobal de Las Casas in Messico o Arequipa in Perù ma l’estro, il valore aggiunto della sensibilità e gusto italiani avevano esaltavano maggiormente il mio peregrinare e mai avrei pensato che tutto ciò provenisse dalla stessa mano delle opere che sto oggi contemplando.  

   «Ho iniziato a dipingere gatti quando ero ancora piccola forse perché questi animali così vicini all’uomo ed allo stesso tempo distaccati, indipendenti, mi incutono da sempre il fascino del mistero» scrive Elena Verardo. 

   Invero siffatti felini (Felis silvestris catus) non erano forse già noti nell’antica civiltà egizia con il termine “Mau”? Considerati sacri, simboli di grazia e benevolenza nei confronti dell’uomo? E Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll, non identificò proprio il gatto quale primo interlocutore di Alice? «Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa; ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?”“Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta” ribatté il Gatto alle parole di Alice – “E da cosa giudichi che io sia matta?” ­ “Devi esserlo, perché altrimenti non saresti qui”»(1)

   In tale estensione siderale sono stato proiettato dalle opere di Elena la quale sostiene che tutti noi ci stiamo muovendo in altre… Realtà? «Uguali ma diversi nel grande disegno Divino… Le ali colorate che comunque ci ricordano non esistere una sola dimensione…». Queste le parole dell’artista. 

   Proseguendo nel mio itinerario ogni volta ho provato mestizia nell’allontanarmi dalla precedente tappa sedotto da un senso di pace quale riverbero delle esatte composizioni che via via si sono imposte alla vista, desiderio di ammirare ancora toni, gradazioni e accostamenti che puntualizzano l’impenetrabilità ed allo stesso tempo rivelazione del Grande Mistero.

   Davvero notevoli i “Soggetti sacri”, figure coinvolgenti, accurate, oneste, intrise di candido fascino privo d’intenzionalità alcuna di negare o affermare l’esattezza dell’Ulteriore, lasciando libero l’osservatore di ammirarle secondo la propria urgenza esistenziale. 

   Creatività, mescolanze, simbologia, umano e trascendente sono le infinite sbarre del mondo di Elena da esse costretta nella continua speculazione di quanto la circonda imponendole surreali seppur efficaci raffigurazioni sia dell’esistente sia dell’immaginario fino a dissolverne ogni enigma e fornendo, riducendola all’essenziale, la sola rappresentazione alla portata di ciascuno di noi. Il tutto in un favoloso tripudio di sfumature e segni ad un tempo riconducibili alla pittura naturalistica a motivi geometrici tipica dei nativi delle grandi pianure dell’America del nord ed a quella più sviluppata delle popolazioni stanziali dell’America centrale.

   L’armonia e accuratezza del manufatto sfociano in lucentezza e sfolgorío improvvisi come fuochi artificiali color pastello che esplodono traverso le stelle lasciando attonito lo spettatore. 

   Lumache, meduse, cavallucci e stelle marini, pesci, per giungere a meravigliarmi delle stupende realizzazioni sempre in ceramica, piatti, vasi, calici, teiere, studio di tragitti coerenti, fondali marini, accessori moda con collane e spille, bracciali, orecchini e le realizzazioni in tessuto come illustrato all’inizio di questo meraviglioso percorso.

   Elena! Grazie di esistere, non fermarti e continua la tua ricerca, neppure potresti fare altrimenti, più forte di te l’esigenza di immergerti in questa fiabesca dimensione. Persisti a colorare ed abbellire la vita usando gli elementi che la natura ci offre che alla fine, ripeto, ma fine fine… altri non sono che ulteriori infinitesimali frammenti del medesimo componente primario del granello siliceo su cui approfittiamo di un passaggio che le tue creazioni rendono sicuramente piacevole, sereno e infondono speranza nel futuro. 

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(1) Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland) è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll.

Immagini in evidenza: Opere dell’Artista Elena Verardo – Rossiglione Genova

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IL CRETINO PARTE III – VERITÀ e LEALTÀ

IL CRETINO PARTE III
VERITÀ e LEALTÀ

Vi sto chiedendo se, con feroce puntualità, capiti inaspettatamente pure a voi di imbattervi in “combriccole” dove non si riesca più a comprendere chi siano i “finti” amici e/o gli irrazionali avversari che squallidamente, a quota periscopica, trascorrono il loro tempo lanciando siluri a “destra e manca” (titolo di un mio libro) al solo scopo di “apparire” importanti, anzi “indispensabili”. Di più: “protagonisti” e “geniali”.
Avverto quindi la necessità di puntualizzare alcuni particolari indubbiamente sconosciuti a molti:
In veste di conduttore e critico nell’agosto scorso ho avuto il privilegio, SU INSISTENZA DI QUALCUNO/A, di partecipare ad un evento dedicato a degna e bellissima persona oltre che grande uomo.
Per libera scelta e solo in virtù di quanto nel passato ho ricevuto in termini artistici da un genio della cinematografia NON HO PERCEPITO ALCUN COMPENSO per tale incarico anzi è stato pure grande piacere provvedere personalmente al viaggio e la permanenza in loco gustando A MIE SPESE le prelibatezze della splendida regione in cui ho soggiornato 32 ore escluse 16 ore di treno (aerei strapieni).
Ho dedicato molto del mio tempo a far sì che le cose andassero nel migliore dei modi pur in intervalli ristrettissimi nonché SORPRESE, INIMMAGINABILI IMPREVISTI organizzativi pre, durante e post rassegna. Ricoprendo nella circostanza il ruolo di Comandante dell’astronave (carica già sperimentata in passato nei due anni da ufficiale) me ne sono assunto ogni responsabilità e, senza tirare in ballo la compagnia di bandiera, timoniere, nostromo, capitano in seconda, ecc. (del tipo “Schettino” tanto per intenderci) ho pure tamponato la falla aperta da altri e respinto i marosi dei soliti “professionisti” della “critica a cielo coperto”.
Di questa bellissima avventura, a mio avviso e NONOSTANTE TUTTO, ho redatto un libro che parrebbe stia suscitando impensabili e contorte… come dire? Immaginazioni? Se tali fossero scaturiscono da persone incapaci di pensare (e tacere).
Or dunque: Tutto quanto redatto dal sottoscritto (poesie, commenti critici, interventi, esposizioni, esegesi, spiegazioni e quant’altro) fa capo esclusivamente al medesimo, il solo a detenerne LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE. La differenza fra una “brochure” (compilata sempre con mio materiale per un NUMERO LIMITATISSIMO di copie) ed un libro con tanto di codice ISBN e Copyright è semplice. La prima viene fatta stampare su MIA CONCESSIONE come da pregressi accordi fra terzi (che ignoro), mentre un volume di 80 pagine può essere acquistato da chiunque ed in qualsiasi momento per proprio uso personale. In sostanza è qualcosa che perdura nel tempo e focalizza gli accadimenti di quel caldo, intimo, distintivo e “sorprendente” avvenimento.
A tal proposito prego vivamente di evitare il “KILLERAGGIO POSTALE” nei miei elaborati come incresciosamente avvenuto nella presentazione del libro testé citato. Commissione perpetrata per mano di certo G.P. con linguaggio sgangherato di stampo mafioso. Indubitabile che costui, mai visto e conosciuto, abbia agito su “invito” di QUALCUNO/A (credo di conoscere il/la mandante).
Se certuni godono nel partecipare a funerali muniti di pailettes, cotillons e stelle filanti si accomodino ma restino fuori dal mio salotto.
Grazie per l’attenzione.

P.S. Prego il/la destinatario/a del materiale da me inviatogli/le di restituirlo ad avvenuta stampa della brochure e comunque non oltre il 31 dicembre 2017.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Domenico Cambiaso – Porto di Genova – metà 800 circa

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MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

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“Artepozzo Energie d’Arte Contemporanea”
VIII edizione mostra d’arte “Sintonia Immaginifica”
21 ottobre 2017 ÷ 5 novembre 2017
“Chiesa dei Confratelli di San Rocco” – La Morra (Cuneo)
Introduzione e saggio critico: prof. Mauro Giovanelli
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MG – Ciao Jessica, i miei complimenti per il tuo “essere” artista, vivere quella che oggi considero non più attività creativa ma missione. In una società che si sta proiettando sempre più velocemente nell’oscurità dell’ignoranza, cecità dell’indifferenza e ampio consenso al banale, la passione ed entusiasmo che trasmetti con la tua pittura sono confortanti. Adesso, per cortesia giura di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.

JS – “Giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.”

MG – Lo giuro anch’io quindi affermo che tu sei persona meravigliosa, bella donna, intelligente, possiedi particolare fascino, hai “stile” nel proporti, delicatezza e temperamento (non facile la coesistenza dei due fattori), sei ritrosa per educazione ma non timida, sai ciò che vuoi pur respingendo ogni compromesso nel perseguirlo, per chi è mentalmente miope potresti pure passare inosservata tanta la consapevolezza di non avere necessità di esibirti, sei dotata di spirito indipendente… A parte la giusta e doverosa premessa domando: “Ti ritrovi in questo mio scarno profilo?”

JS – Mauro, ringrazio della bella descrizione, non solo mi ci ritrovo ma sento di essere portata allo scoperto dalle tue parole. Hai identificato caratteristiche di me che non avrei saputo descrivere così bene, felice di ciò che sono e fiera di ciascuna delle peculiarità che hai descritto. Ritrosa ma non timida. Vero! So quel che voglio ma riluttante ad accettare compromessi per conseguirlo. Pure vero di non avvertire alcuna necessità di esibirmi per essere notata e… neanche comprendo se questo sia un bene. Infine sì, possiedo uno spirito MOLTO indipendente, tipico di chi non scende mai a patti; non hai idea quanto quest’ultima caratteristica mi sia già costata ma… è condizione indispensabile per essere felici di guardare la propria immagine allo specchio ogni mattina.

MG – Non sono miope, è già qualcosa. “Dedichi il tuo tempo interamente all’arte? Se no, di che altro ti occupi?”

JS – Sono architetto o, come dico io, operaio dell’architettura sebbene nasca dall’arte (liceo artistico) e ad essa voglio tornare, a tempo pieno intendo, poiché mi gratifica e inorgoglisce. È mio nutrimento. Gli anni dello studio e quelli successivi alla laurea sostituivo la mia occorrenza con schizzi, linee e progetti colorati… che alla fine risultavano essere bozze di quadri! Durante l’esame di Stato ricordo che fui l’unica a completare il progetto con velature di acquerello… All’orale ricevetti i complimenti dalla commissione per la “vena artistica”.

MG – Complimenti! Il tuo “stato civile”? In parole povere pochi cenni sulla vita privata”.

JS – Sono separata e ho due meravigliosi figli, una femmina di 13 anni e un maschio di 11. Vivo con loro e li amo più di me stessa. Mi ritengo donna molto fortunata… anche per il mio stato civile.

MG – Cara Jessica, intanto desidero precisare non essere avvocato e la formula del giuramento, oltre che ironica e senza mettere in dubbio la sincerità che traspare dal tuo essere, è pure stato un espediente per rompere il ghiaccio. Aggiungo che, volendo, potresti anche avvalerti della facoltà di non rispondere. Personalmente ho la netta sensazione che la parte maschile dell’umanità sia fauna a rischio di estinzione. Meglio ancora ritengo siano in numero sempre più esiguo gli “uomini” nel senso stretto del termine. Al contrario, e per fortuna, le donne hanno salito parecchi gradini nella scala evolutiva. Agli atti i nostri politici (sia dal punto di vista fisiognomico che intellettuale) ma ulteriore prova la stai testé fornendo. Non intendo sviscerare i motivi della tua separazione, neppure ne avrei titolo, anche se ormai è consuetudine. Domanda: «Come è possibile che qualcuno abbia avuto la possibilità di “incrociare” la tua vita e, a torto o a torto, abbia permesso che il destino lo facesse allontanare da te? Non preoccuparti, parleremo anche di arte.»

JS – Cose che possono capitare. La vita ti mette di fronte a situazioni che nemmeno tu avresti mai immaginato. Per quanto riguarda la “parte maschile dell’umanità quale fauna a rischio di estinzione” ritengo che le donne abbiano salito parecchi gradini nella scala evolutiva per effetto fisiologico, naturale, e non poteva che essere così. Anticamente vigeva il “fallocentrismo” che non avrebbe potuto avere lunga vita. Fisicamente siamo diversi ma tutti abbiamo un cervello. Credo che gli uomini per troppo tempo si siano cullati all’interno di civiltà maschiliste ed il riequilibrio li ha “spiazzati”. Molti devono semplicemente metabolizzare il mutamento!

MG – Fisicamente siamo diversi… Una vera fortuna altrimenti sareste maschi! È solo una battuta, chiedo scusa. Immagino ciò che la vita possa riservare, l’ho vissuto, lo vivo ed ora pure anticipo il futuro comunque il modo in cui ho formulato il quesito ha voluto essere espediente di esternare la mia stima nei tuoi riguardi e la risposta, comprendo, la sola possibile che avresti potuto dare. In poche righe di una tua breve biografia si afferma: “…approfondimenti sulla storia dell’architettura e dell’arte hanno nutrito gli anni giovanili ampliando lo spettro della sua passione…”. In questa tua esplorazione quali sono stati i punti di riferimento? Fra i “grandi” chi sono gli artisti che ti hanno affascinata? In particolare hai un “pittore” che ami particolarmente?

JS – Il fatto di aver studiato per molto tempo arte e architettura mi ha ovviamente portata ad amare diversi artisti e architetti artefici della storia. Ho molteplici punti di riferimento sebbene, come mi capita quando ascolto musica, di solito del repertorio d un artista mi piacciono un brano o due. Nello specifico adoro particolarmente le figure che emergono dal buio di Caravaggio o la morbidezza espressa dalle sculture del Bernini. Ho amato pittori contemporanei che mi hanno sostenuta e consigliata fino allo scorso anno quando, ahimè, entrambi sono scomparsi : Daniele Fissore e Marha Nieuwenhuijs.

MG – Michelangelo Merisi… hai detto niente. Per tacere della morbidezza e, aggiungerei forza, desiderio maschio del possesso espresso dal Bernini; rappresentando la mano di Plutone le cui dita affondano nella coscia sinistra di Prosèrpina ritengo che costui abbia raggiunto la massima espressione della carnalità. Andrei volentieri agli Inferi per liberarla. Tralasciando la sua pittura questo “brano” del grande scultore è di tuo gusto?

JS – Sì Mauro, è molto di mio gusto, tanto da farne un dipinto: “INSIEME”.

MG – …Opera esplicita più di qualunque altra. I silenziosi “green” di Daniele Fissore mi ricordano, neppure tanto alla lontana, alcune opere di Edward Hopper. Anche i tuoi dipinti sono “taciturni” sebbene pare debbano annunciare qualcosa… Mi sbaglio?

JS – Non sbagli, i miei quadri hanno sempre un messaggio, amore, disperazione, passione… Ad ogni modo di Daniele avevo tentato di emulare il verde dei suoi green nell’opera che ho dedicato alla prima città che ha ospitato una mia personale: Savona. Il quadro si intitola infatti “OMAGGIO A SAVONA”.

MG – Molto bello! Mi piace, trovo ci sia Fissore e avverto pure qualcosa di Sironi.

JS – Grazie! Lo trovo un complimento meraviglioso. Lo stesso mio esperimento di rappresentare opere scultoree in pittura arriva dalla rappresentazione della serie degli “Eroi” di Fissore.

MG – Ammetto di aver ignorato, fino ad oggi, i lavori di Marha Nieuwenhuijs che, ho verificato, figlia d’arte venne sedotta dagli orditi arrivando a gestire un “Laboratorio di tessitura” frequentato da insegnanti delle scuole dell’obbligo. Di questa artista cosa ti ha affascinato?

JS – La sua capacità di raccontare “storie” all’interno delle sue opere. Soprattutto lei, una vera “madre artistica” capace di aiutarmi e correggermi non solo nella mia espressione grafica, particolarmente in quella psicologica.

MG – Tornando a Fissore egli disse: “…incominciai a proporre i mari (anch’essi mute praterie d’acqua n.d.a.) con grande fortuna ma la mia energia mi spingeva altrove…” e giunse a rappresentare con grande maestria gli eroi del Risorgimento. Dove ti spinge la tua creatività?

JS – La mia arte è in continua mutazione, è un mezzo mediante il quale esprimo i miei interessi sia per quanto riguarda le tematiche sia per la tecnica. Studio, esploro e realizzo il mio io. Mentre sto lavorando ad un quadro la mia mente già sta progettando il successivo e quello dopo ancora!

MG – Un mio aforisma recita: “Anche la più stupida delle donne non potrà mai essere stupida come l’uomo stupido”. Cosa ne pensi Jessica?

JS – A mio parere non si può generalizzare. La stupidità, anche ai massimi livelli, alberga sia negli uomini che nelle donne.

MG – Per definizione l’aforisma è generalizzazione altrimenti non potrebbe sancire una verità (per l’autore). Che la stupidità alberghi in entrambi i generi è scontato però… a parte le esperienze personali, il vissuto di ciascuno di noi, e prendendo alla lettera le Sacre Scritture, il Vecchio Testamento, in particolare “Genesi”, non è forse stata la donna ad ambire alla Conoscenza sollecitando “Adamo” (che vedo come essere “inerte” beandosi del suo bel paradiso) a disattendere la volontà di Dio? E Dio (uomo… a parte l’interessante ipotesi di Mario Benedetti – Uruguay – con il suo “E se Dio fosse donna?”) che in sei giorni ha creato stelle, galassie, il Cosmo che necessità avrebbe avuto, per generare la femmina, di fare la “tirchieria” prelevando una costola dello stesso Adamo? Era stanco? Disattento? Una donna non avrebbe commesso tale leggerezza che tante conseguenze negative ha comportato nei millenni a venire. Non trovi?

JS – Non ho tali conoscenze teologiche che mi permettano una riflessione in merito. Fatico ad immaginare Dio con una connotazione sessuale: Donna, uomo? Non è importante. È una Entità.

MG – Egli “È”. Basta. O potrebbe essere. Comunque Egli, non Ella generò l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Suppongo ti stia chiedendo dove voglio andare a parare. In realtà neppure io lo so. Diciamo che improvviso, da artista, getto sul foglio di carta quanto mi suggerisce l’istinto, l’anima o qualunque cosa essa sia, non uso schemi prefissati. Alla fine io avrò imparato molto da te e tu un po’ da me. Mi intriga conoscere a fondo l’interlocutore. Interlocutrice in questo caso. Maschile e Femminile. Dio e Dea. Qui non si tratta di conoscenze teologiche ma di ciò che sta Scritto e tanta parte ha avuto nella storia dell’Umanità nonché pesante influenza circa lo sviluppo delle arti. Tu affermi non essere importante eppure, quella costola, ha posto il “sesso debole” in condizione di sudditanza rispetto alla “virilità”. Con questa domanda ritenevo di porgerti la clava sempre impugnata dall’uomo. Teologicamente mettiamola così: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, anche di non essere mai esistito” . Questo splendido aforisma è del più grande filosofo contemporaneo, Anacleto Verrecchia, tuo concittadino, l’ultimo essendo mancato ai primi del 2012, un anno dopo avermi dedicato uno dei suoi capolavori. Ti fa riflettere? Riconsiderare la mia prima domanda?

JS – Ti posso rispondere in maniera del tutto personale. Il mio essere donna non mi ha mai fatto percepire far parte del “sesso debole” e neppure in ascendenza originata dalla costola di un uomo. Ora peccherò di superbia dicendoti di non avvertire condizione di sudditanza rispetto alla “virilità” maschile quindi ti ringrazio ma non raccolgo la clava che mi porgi.

MG – Peccato! Sarebbe stato un modo per mettere in evidenza lo strano e dilagante fenomeno dei “femminicidi”, infibulazioni che ancor oggi si praticano presso diversi gruppi etnici, la quasi totale sottomissione della donna in gran parte delle comunità mussulmane ed ebraiche (ortodossi) nonché in Italia e nello “sviluppato” Occidente per le diverse forme di trattamento economico, sviluppo di carriera come pure il “modo” di potersi inserire in diversi ambienti (cinema, teatro, moda, ecc.)

JS – Hai assolutamente ragione, la gran parte del mondo è ancora fortemente caratterizzato da un predominio di carattere maschile dove la donna è considerata al pari di un animale o di una pianta e non persona. Indubbiamente se il destino avesse voluto farmi nascere in questo tipo di civiltà la mia indole mi avrebbe portato a lottare per la parità. Ad ogni modo è estremamente difficile fare un discorso generalizzato perché dipende dall’area del Pianeta che stiamo considerando e con quale occhio. Ritengo ci sia un diritto supremo: quello della dignità dell’essere umano e ogni qualvolta questo codice viene violato è un abuso, a qualunque genere appartenga.

MG – Per quanto mi riguarda lottare avverso ingiustizie e soprusi non ha latitudine e longitudine. Torniamo sulla Terra. Lo chiedo a tutti coloro che ruotano intorno alla “creatività” in qualunque modo essa possa estrinsecarsi (pittura, letteratura, poesia, scultura, ecc.): “Artisti si nasce o si diventa?”

JS – Bella domanda. Secondo me ci si scopre artisti. Nel mio caso l’accentuata predisposizione all’osservazione, all’ascolto, all’introspezione emerge sin dall’età infantile, parte di me stessa, profondo, intimo. Perché indipendentemente da quanto la famiglia insegni, l’educazione ricevuta, se si avvertono aspirazione e coraggio di guardare con occhi puntati al proprio interiore, l’inconfessato, e farlo emergere, estrarre tutto ciò che si coltiva al fine di realizzare opere che possano essere più o meno apprezzate, credo sia massima soddisfazione . Una visione delle cose del tutto personale.

MG – A mio avviso artisti si nasce e alla base deve sussistere sensibilità congenita che appartiene solo al “creativo”, necessità ineludibile di traguardare il mondo, micro e macro, da altra angolazione. Del resto la tua risposta mi pare voglia affermare proprio questo. Secondo me il “cretino intelligente” non sarà mai un artista anche se, lo dico a malincuore, oggi il dio denaro potrebbe imporlo come tale. Le “masse” sono ormai spugne che assorbono l’inutile, il superfluo e l’orrido. Telecomandate.

JS – Concordo.

MG – Quindi deduco tu riesca ad immaginare quali potrebbero essere le caratteristiche del “Cretino intelligente”! E’ definizione personale che trovo appropriata per molti appartenenti, ahimè, al nostro consorzio “civile” e vale per entrambi i generi (M e F) oltre che estendersi ad ogni livello della società.

JS – Lo prefiguro. A mio parere il “cretino intelligente” deve innanzitutto essere intelligente. Finti cretini che dietro la maschera del cretinismo nascondono una intelligenza fine, trasversale, viscida. Il “cretino intelligente” è un intelligente che fa il cretino per “non pagare dazio”, tutto qui.

MG – Quelli che tu hai appena descritto sono i “furbi”, virtù servile. Il “cretino intelligente” è innanzitutto “cretino” (escludiamo il “cretinismo” patologico che, ahimè, è grave malattia). Diventa “intelligente” poiché si rende conto del suo stato quindi in tali individui, generalizzando, si acuisce una sorta di scaltrezza (fine, trasversale, viscida come tu affermi, aggiungerei “untuosa”) che, si badi bene, è spesso confusa con l’intelligenza. Da qui l’ossimoro “cretino intelligente”. Io ne ho incontrati molti, sono in ogni dove, di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure in quello dell’arte imperversano. Un flagello. Il “cretino intelligente” è un cretino che fa l’intelligente. Cosa ne pensi cara Jessica?

JS – Penso che, una volta individuati, i “cretini intelligenti” vadano tenuti alla larga.

MG – Beh! Questo è il minimo. Ma costoro, insieme ai “furbi”, sono invadenti, li trovi ovunque, anche sotto il tavolo mentre stai al ristorante, si insinuano nelle fessure, riescono a passare attraverso la toppa della serratura pur di arrivare sul palcoscenico. Ad esempio durante questo nostro colloquio ne abbiamo incontrato uno sbocciato come “tignosa verdognola” in un bosco subito dopo le grandi piogge. L’hai riconosciuto? Anche la sua fisiognomica lo identifica infallibilmente. Ti aiuto: Sul post relativo alla mia lirica “Non ti amo” inserito con tue opere quali immagine in evidenza nel diario di “Artepozzo” costui, F. G., è così intervenuto: “Splendida opera complimenti.” . Se fossi cretino come lui avrei messo un like ma fiutando l’olezzo ho invece abbozzato. Come vedi difficile tenerli alla larga. Sei d’accordo? Hai notato la grossolaneria?

JS – Comunque FB è una grande vetrina, un’opportunità che va sfruttata. Per quanto riguarda il “cretino intelligente”… non mi curo di loro ma guardo e passo. Insomma, non me ne faccio un cruccio, non gli permetto mai di invadere la mia vita al punto di essere dannosi o, quanto meno, ci provo.

MG – Infatti! Se li conosci li eviti. Non sono un cruccio però mi dà amarezza pensare che tali individui reggano pure le sorti del Pianeta. Avevo precisato: “…di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure nel mondo dell’arte imperversano…” pertanto invadono e determinano la nostra vita, la tua e la mia, senza chiedere permesso. Arrecano danno all’umanità e chissà dove potrebbero arrivare (e portarci).

JS – Quando dico che non mi curo di loro ma guardo e passo in realtà non è che non ne rilevi l’atteggiamento. Certo che, particolarmente di questi tempi, pensando a quanti, come tu dici, possano condizionare il nostro presente ed il futuro dei nostri figli…

MG – In breve vorresti esprimere le sensazioni provate durante l’inaugurazione dell’evento “Arte & Cinema” in commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso e ciò che provi adesso traguardandolo a distanza di tempo?

JS – Bella esperienza. Intensa. In ogni suo aspetto. Dalla mostra ai tuoi interventi alla esibizione teatrale. Interessante osservare la partecipazione degli artisti selezionati e come, in modo variegato, abbiano espresso il loro mondo interiore attraverso le opere esposte.

MG – Però dobbiamo ammettere ci siano state alcune disfunzioni. Io stesso mi sono trovato a dover gestire l’imprevisto. Del resto avrai notato che da parte di alcuni ci sono state “critiche” piuttosto pesanti anche se mal confezionate e, in alcuni “capoversi”, addirittura drammaticamente divertenti… Sorvoliamo! Che mi dici su quanto ho visto e scritto […e fu tra le mura barocche della chiesa di San Rocco… questo vedo nella colorata realtà pittorica ricca di luci, ombre, simboli di Jessica Spagnolo (vedere relazione finale della mostra e commento critico – n.d.a.)] circa le opere che hai esposto a “La Morra”?

JS – Trovo che le tue parole siano davvero emozionanti perché hanno dato vita alle mie opere. Questa è la capacità di un artista e tu lo sei nell’arte della scrittura.

MG – Grazie Jessica, davvero onorato. Quindi condividi. Mi offri lo spunto per “rubare” un tuo onesto parere sulla poesia “NON TI AMO…” accompagnata dal tuo dipinto quale immagine in evidenza.

JS – La tua poesia mi ha rapita, principalmente in questi versi:

«……………
Mi nego anche
il banale, effimero,
infondato “per sempre”.
È finita!
Sto per morire,
vano il mio procedere
mutilato della metà.
Io manco di te! Naomi»

“…mutilato della metà.” Questo è ciò che si percepisce al termine di un amore. È estremamente toccante, Mauro.

MG – Obiettivo raggiunto dunque. Sono gratificato delle tue parole. Navigando sul tuo diario ho notato, fra le altre, un’opera (vedere immagine in evidenza) che mi ha costruito all’istante un pensiero e, come sempre capita, avrei potuto tradurlo subito in “commento critico”. Invertiamo le parti. Me ne vuoi parlare?

JS – Certo e parlandone mi ricollego al verso della tua poesia che ho pocanzi citato: “…mutilato della metà”. Titolo del dipinto “SOSPIRI”. Sono due individui quasi denaturati delle loro caratteristiche, resi implumi, asessuati, esseri che vivono respirando uno il fiato dell’altro. Se così non fosse sarebbero mutilati della metà.

MG – È “intero” che sopravvive all’estremo. Non ci crederai ma il primo pensiero che mi ha trafitto è riferito alla morte. In particolare il viso dell’uomo ha connotazioni che mi hanno ricondotto ai volti, o ciò che ne è rimasto, delle mummie dei faraoni egizi che, da solo e in tutta tranquillità, ho avuto modo di osservare nell’apposita sala al secondo piano del Museo del Cairo. Il profilo del naso dell’uomo e le labbra, di entrambi in quest’ultimo caso, danno la percezione che la decomposizione abbia avuto inizio. Non solo del corpo. Bel dipinto, ancora complimenti, molto “espressionista”.

JS – Grazie, obbiettivo raggiunto anche per me! Quest’opera è stata esposta durante l’evento “Arte & Cinema” a commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso, insieme ad un altra mia opera dal titolo “OBLIVION”. In entrambe ho tentato di ricostruire l’atmosfera di rarefazione che spesso si respira nei film cui Rambaldi ha contribuito.

MG – In un film. “Alien” direi. Ricordo il breve scambio di parole fra noi! Ecco, vedi, “repetita iuvant”! Precetto particolarmente vero quando non si ha il fiato sul collo. Detesto l’alito pesante degli onnipresenti che pressano alle spalle. In quale corrente pittorica ti collocheresti? Con una parola dove inquadreresti la tua vena creativa?

JS – Credo di rientrare nell’arte figurativa ma, come ho affermato in precedenza, sono in continua evoluzione, quindi non escludo in futuro di diventare qualcos’altro.

MG – Diventerai qualcos’altro. È scritto nel DNA del tuo spettro di colori e inventiva. Ho l’impressione che tu non ti basti mai pertanto sei destinata ad evolvere e salire di livello. Secondo il mio modesto parere “Espressionismo di nuova generazione” sarà il prossimo gradino. Potresti meditare su un progetto ispirato dalla “Genesi” e, perché no? “Apocalisse”.

JS – Potrebbe risultare interessante…

MG – Aspetto al varco delle porte di Genova. Forse non ho formulato la domanda che ti saresti aspettata. A ruota libera e pensiero aperto ti spiacerebbe aggiungere qualcosa di tuo? In definitiva parlami di te a briglia sciolta.

JS – Questa domanda è la più difficile… penso lo sarebbe per chiunque. Quello che mi viene in mente in un impeto di auto analisi è che sono appagata di me stessa. Mi sento un essere libero, capace di autocritica in negativo ed in positivo.

MG – Nient’altro da aggiungere? Tutto qui? Per vincere il torrone e la bambola gigante dovresti dirmi qualcosa di più. Scherzo ovviamente. Alla gente poco importa che tu sia felice e libera anzi… molti preferirebbero vederti depressa e impedita altrimenti come farebbero a consolarti? Cerca di volare, tu hai le ali per farlo.

JS – Io volo Mauro, ho le ali spiegate verso il MIO domani. Non sento la necessità di essere consolata da nessuno. Troppe volte ho imparato che dietro una finta consolazione c’è il piacere perverso e malato del fatto che “l’altro” in realtà stia male.

MG – Hai eseguito lavori dedicati alla mia città? “La Superba”?

JS – Non ancora, aspetterò che Genova decida di ospitare una mia personale per dedicarle un’opera… Come fu per Savona!

MG – Allora a quando le porte dell’antica Repubblica Marinara ti saranno spalancate. Cara Jessica, è stato un vero piacere conoscerti e avermi dato la possibilità di scambiare quattro chiacchiere. Spero non averti annoiata, non sempre sono conciso nel parlare e scrivere anzi ritengo che siano spilorci, con la scusa degli “spazi” o nel timore di “tediare” la gente, coloro che non hanno alcunché da dire e assorbire. Chi vuol leggere legga, chi preferisce disquisire su “Il Grande fratello VIP” giri alla larga (insieme ai “Furbi” e “cretini intelligenti”). Per te l’auspicio che formulerebbe l’arabo di “Finalmente albeggia: “Che il sole illumini il tuo viso ed il vento soffi sempre alle tue spalle”. “Dulcis in fundo”. Potresti esprimere un tuo giudizio circa le opere del Maestro Carlo Rambaldi? In generale per quanto esposto a Lamezia Terme ed in particolare sui due dipinti gentilmente prestati da Daniela Rambaldi a nome della “Fondazione Carlo Rambaldi” per l’VIII edizione de La Morra?

JS – Orgogliosa e felice di poter prendere parte e contribuire ad una mostra indetta in onore del grande Maestro. Quello che penso di Rambaldi: “Un mostro sacro”. Le sue doti e capacità sono state riconosciute a livello internazionale, Rambaldi ha saputo far confluire le sue qualità artistiche all’interno della cinematografia ed il risultato è stato ALIEN, KING KONG, ET… Ho i brividi solo a parlarne. Estremamente eccitante per me poter visionare dal vivo le sue opere pittoriche e la grande espressività che da esse emerge dimostra che la genialità presente all’interno di una persona fluisca attraverso tutti i canali possibili e immaginabili. Mi auguro, con il mio modesto contributo, di avere fatto onore a questa grande figura di uomo.

MG – Grazie cara Jessica. A presto rivederci e, se permetti, un abbraccio. Buona fortuna.

JS – Grazie, il piacere è stato tutto mio. Spero di incontrarti presto per poter ancora disquisire di arte davanti ad un piatto di Tajarin al Ragù bianco e un buon bicchiere di Dolcetto, come fu quella sera a La Morra, o qualunque portata tipica ci verrà proposto. Mi piace che Arte e Cucina vadano a braccetto. Un abbraccio anche a te.

MG – Sono d’accordo: “Arte, poesia, letteratura, lealtà ed eccellente cucina”. C’è qualcosa di meglio?

La Morra CN, 5 novembre 2017

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
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Immagine in evidenza: Fotografie effettuate a “La Morra” – A sinistra l’artista Jessica Spagnolo, esecutrice del fotomontaggio ed autrice dell’opera “SOSPIRI” (al centro). A destra Mauro Giovanelli.

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CARLO RAMBALDI – “Arte e Cinema” – Dal 5 agosto prossimo al teatro Grandinetti di Lamezia Terme

CARLO RAMBALDI

“Arte e Cinema” – Dal 5 agosto prossimo al teatro Grandinetti di Lamezia Terme

DANIELA RAMBALDI vicepresidente del Museo “Fondazione Rambaldi”

ANNUNZIATA STALTARI – “Associazione Artisti del Quadrifoglio”

ANGELA ARTEPOZZO – “Associazione Artepozzo”

“Nello spazio nessuno può sentirti urlare.”

Spente le luci della sala cinematografica è questa la tagline che nel comparire improvvisamente sullo schermo smorza ogni brusio. La frase breve e diretta riassume in modo istantaneo quanto ci verrà proposto dalle immagini a seguire costringendo lo spettatore a raddrizzarsi verso lo schienale della poltrona per rimanervi inchiodato fine alla fine del film. “ALIEN”! Del grande Ridley Scott, forse il più celebrato, discusso e rivisitato in successive opere non meno coinvolgenti, è uno dei tanti capolavori di questo regista. Non oserei neppure relegare tale pellicola nel genere fantascienza poiché tratta sì di un futuro ormai alle porte ma scava passato e presente del nostro inconscio riportando a galla paure e incubi ancestrali, senso del vuoto, spazio infinito, mistero, buio, ignoto minaccioso e angosciante.
Tutto ciò grazie ad uno dei maggiori artisti cui il nostro Paese ha dato i natali: Carlo Rambaldi nato a Vigarano Mainarda (Ferrara) il 15 settembre 1925 e morto a Lamezia Terme il 10 agosto 2012 dove viveva. Noto a livello internazionale per le sue opere in campo cinematografico vinse tre premi Oscar per i migliori effetti speciali prima in “King Kong” di John Guillermin del 1976, “Alien” (1979) ed in ultimo “E.T. the Extra Terrestrial” (1982) di Steven Spielberg. Emozionando il mondo intero con quest’ultimo lavoro, probabilmente la sua opera migliore, ha voluto dissipare nell’azzurro delle pupille della creatura protagonista venuta dall’abisso degli spazi siderali ogni timore instillato dal predatore Xenomorfo privo di occhi visibili.
Diplomato geometra e laureatosi all’Accademia di belle arti di Bologna, nel 1956 Carlo Rambaldi inizia a frequentare gli ambienti della produzione cinematografica italiana per il film Sigfrido di Giacomo Gentilomo e successivamente lavorando al seguito di registi dello spessore di Mario Monicelli, Marco Ferreri, Pier Paolo Pasolini, Dario Argento, sempre con Spielberg per “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (1977) e “Dune” (1984) di David Lynch. Egli è stato il primo e forse unico autore di effetti speciali obbligato a provare dinanzi a un giudice la natura artificiale di quanto realizzato nei film. Infatti per la scena della vivisezione canina in “Una lucertola con la pelle di donna” (1971) di Lucio Fulci, quest’ultimo venne citato in tribunale con l’accusa di crudeltà verso gli animali. Fulci sarebbe andato incontro ad una severa condanna penale qualora Rambaldi non avesse fornito alla Corte la “prova provata” delle sue capacità di far apparire come “veri” i fantocci di cani utilizzati per le riprese. È un di più sottolineare che quando nel 1971 venne riaperta l’istruttoria in merito alle circostanze sulla morte di Giuseppe Pinelli, il magistrato inquirente dispose un esperimento giudiziale per ricostruire le modalità di caduta del corpo ed a Carlo Rambaldi fu commissionato il manichino che duplicasse in ogni minimo particolare le caratteristiche della vittima. Tutto questo la dice lunga sulla creatività dell’artista.
Successivamente negli USA, ad Hollywood, Carlo Rambaldi affinerà il suo ingegno mediante l’utilizzo della meccatronica (effetti speciali ottenuti con l’unione di meccanica ed elettronica).
È stato membro del “Comitato d’Onore dell’Ischia Film Festival” e “Accademia ACT Multimedia” di Cinecittà nonché giurato della manifestazione di Assisi, il “Calendimaggio”. Dopo la sua morte il Comune calabrese di Motta Santa Lucia (Catanzaro) creò il “Premio alla memoria di Carlo Rambaldi”, futura collaborazione fra il Comune e la “Fondazione Rambaldi” la cui onorificenza fu ritirata dalla figlia Daniela Rambaldi per mani del Sindaco Amedeo Colacino.
Oggi per la prima volta in esclusiva mondiale saranno proposte le opere pittoriche di questo Maestro degli effetti speciali grazie ad Annunziata Staltari e Angela Artepozzo rispettivamente della “Associazione Culturale-Internazionale Artisti del Quadrifoglio” e “Organizzazione Artepozzo”. Due persone attive nel mondo dell’arte, tenaci, appassionate, capaci, competenti ed esse stesse autrici.
È scontato e quasi imperativo il fatto che sia proprio la città di Lamezia ad ospitare questa prima mostra dal titolo “Arte e Cinema” circa l’attività pittorica di Carlo Rambaldi avendo egli stretto da sempre un forte legame affettivo con la Calabria dove decise di trascorrere gli ultimi anni di vita pur essendo nato in provincia di Ferrara. Quindi Lamezia come prima tappa per l’esposizione delle opere del “padre” di E.T. ha un significato particolare che “Artepozzo” e “Quadrifoglio”, in collaborazione con Daniela Rambaldi vicepresidente del Museo intitolato al padre, il 5 agosto prossimo sanciranno al teatro Grandinetti esibendo la multiforme creatività del nostro genio oltre ad esecuzioni di altri pittori, scultori e fotografi invitati dagli organizzatori a condividere l’evento.
Poco o niente conosco circa l’aspetto del tutto artistico di Carlo Rambaldi ed in “rete” è pressoché impossibile trovare immagini dei suoi lavori giustamente custoditi con avvedutezza dalla figlia Daniela. Meglio così, mi saranno regalate ulteriori ed inedite emozioni quando visiterò la mostra ricordando a tutti che

“Durante la visione nessuno può lasciarsi andare ad esclamazioni”

Nel silenzio e rispetto di questo grande Artista avremo modo di valutarne appieno la grandezza.

Mauro Giovanelli – Genova

www.icodicidimauro.com 

Immagine in evidenza: Manifesto della Manifestazione – CARLO RAMBALDI – “Arte e Cinema” – Dal 5 agosto prossimo al teatro Grandinetti di Lamezia Terme 

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