ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di MAURO GIOVANELLI

LUCY

… «Ok, va bene, però adesso dimmi a che intendevi riferirti».
«Nulla. Stavo considerando l’esatto momento in cui nacque quell’uomo, analizzare il prima e il dopo, ci deve essere un punto determinato, una faglia da cui far partire l’analisi. Ricordo i miei vecchi quando controllavano il guscio delle uova esaminandole traverso la lanterna. Se osservi con impegno, molta concentrazione, trovi sempre una piccola fessura che ti consenta di fare la tua scelta, decidere».
«Cioè?».
«Gli esseri umani che l’hanno preceduto, le grandi civiltà sorte e scomparse, le loro leggi, gli Dei che hanno adorato e venerato, e questi duemila anni».
«Quindi?».
«Che cosa faceva il tuo Dio a quel tempo?».
«Ascolta. Sono io che ho necessità di risposte, non tu. E la tua Dea Namagiri?».
Srinivasa rimane sorpreso da tale bestemmia.
«Lei è in equilibrio perfetto con tutto quanto detto, e ciò che sto per narrarti, lei non è un dogma, comunque non ti permetto di nominarla».
«Alla faccia. Allora che aspetti? Sputa il rospo».
«Te la senti?».
«Avanti. Che avrei da perdere?».
«Questo devi saperlo tu. La preistoria. Secondo una visione sufficientemente condivisa la preistoria ebbe inizio due milioni e mezzo di anni fa per arrivare al suo secondo periodo, la protostoria(9), diciamo intorno al diecimila a.C. Allora mi sorgono alcune domande. La prima è: quando fu l’uomo? Intendo dire l’essere la cui condizione nei confronti degli Dei, ammettendo esistano, oscilli tra la constatazione della sua mortalità e l’idea che possegga un elemento d’eccellenza che lo raffiguri a loro simile per la sua razionalità e la presenza di un elemento incorporeo, mente, anima, spirito che lo definiscano capace di elaborare concetti, scegliere, indagare l’ignoto. Così, a
spanne, possiamo dichiarare due milioni di anni fa? Un milione? Centomila? Diecimila prima di Cristo? La venuta di quell’uomo è ormai riferimento della storia».
«Diciamo diecimila».
«Mi sembrano pochi, come vedremo. Considera che il modello più accreditato dell’evoluzione umana, dopo i cinque, forse sei milioni di anni in cui ci siamo separati dagli scimpanzé…»
«Ecco ciò che m’interessa» – interviene Yuzaf – Quel preciso momento. Tu sai quale?».
«Ci arriveremo, forse. Mi stavo riferendo agli ardipithecus, Kadabba, Ramidus, quel che vuoi, e gli australopithecus, anamemsis, afarensis, africanus, bosei. Lucy!».
«Chi era?».
«Lucy?».
«Certo, chi altri se no?».
«Il suo nome in aramaico significa “tu sei meravigliosa”, chissà se ha amato, sofferto, pregato, sarebbe interessante
saperlo, allora i tuoi diecimila anni diventerebbero tre milioni e mezzo circa. E non dobbiamo dimenticare i generi paranthropus, aethiopicus, robustus…».
«Parlami di lei, Lucy».
«Non c’è molto da dire, non distrarti».
«Mi stavo domandando se fosse una “persona”».
«È proprio questo il punto, vedo che cominci a capire, cerca di seguirmi. In particolare a partire da circa due milioni e mezzo di anni fa, un milione dopo la tua Lucy, hanno convissuto quasi contemporaneamente cinque “specie” di nostri antenati del genere “homo”».
«Ecce Homo»…

«Che significa?».
«Mi è venuta d’istinto, “ecco l’uomo” nel senso che così dovrebbe essere, come descritto dal tuo Trockij, pregni di umanità appunto, e desiderio di conoscenza, invece fra tutti gli esseri viventi siamo i soli organismi a presentarci come animali e bestie allo stesso tempo» – e chinando la testa come se inseguisse un lontano pensiero, Yuzaf tristemente conclude – «anche se tale locuzione latina fu coniata per altri fini».

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