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PANICO

PANICO

Mi ha svegliato il mare
a tal punto liscio, immobile,
piatto da sembrare
immenso cristallo
incastonato in un cielo
dove posso solo immaginare
l’azzurro nel bianco
dolente, puro, perfetto,
lattiginoso, avvolgente,
fine mantello sotteso
a chiudere ogni confine
di un sogno perduto
dal mio esitare, stanco,
nell’alzarmi lento, stranito
dallo scorrere del tempo
che non riesco a fermare
nel mortale silenzio
in cui ogni suono è assorbito,
imbevuto di voci, canti
e risa, pianti pietrificati
in un solo momento
che lungo il filo invisibile,
inesistente dell’implacabile
curvo orizzonte scorre
come vento generato
da un dio sussistente
unicamente per ricordarmi
alla fin fine,
ma fine, fine, fine,
essere solo a giocare
la mia partita
con Infinito e Nulla,
avversari senza volto
e grande abilità
nel mischiare le carte.
Già l’imbrunire affiora
frantumando l’istante,
ho visto un’onda,
leggero rossore
del sole che affonda,
riverbero straniero
di battello alla fonda…
Accendo la sigaretta,
penso a te, sempre tu,
il fumo è fragrante,
la tua carne essenziale
mai più devi essere
muta presenza.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Opera dell’artista Fulvio Leoncini artista post contemporaneo

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DORMIAMO…

DORMIAMO…

Dove mi stanno portando?
E perché?
Di questo Universo
quanto è distante
il punto esatto, ineffabile,
il lampo preciso, puntuale,
in cui venni concepito?
E il differenziale
da quando sono nato?
Che distanze ho coperto
in anni luce e frazioni?
A quale velocità?
Come ricomporre
ogni casualità
di quel momento?
Riordinare il Cosmo,
galassie, pulviscolo, stelle,
buchi neri, comete,
asteroidi vaganti,
ammassi globulari,
corpi celesti di
qualsivoglia natura,
il tempo e lo spazio
sposati nelle curvature
generate in ogni
infinitesimale dell’amplesso
che determina percorsi
da seguire, tracciati,
risucchiati nelle onde
contrarie all’eterno divenire.
Gli orizzonti li contengo tutti.
Quale miglior esploratore
di me stesso se mi segui
ti ci porterò, saremo ovunque,
toccheremo il limite,
abbi fiducia, ho immense fantasie,
afferra la mia mano,
non temere, diverrai regina
del Mondo, io sovrano
solo… Lasciami controllare
la rotta, fa che io sia
ciò che sono stato,
sono e sempre sarò,
almeno fino a quando
arriveremo. Insieme.
Fidati ciecamente,
non domandare,
apri le gambe,
lasciati guardare,
devo fissare l’istante
e per questo itinerario sei tu,
amore, il mio solo sestante.
Anche se non vi è logica alcuna
cominciamo nel saltare
sul primo treno in corsa,
quello che insegue gli intervalli,
versiamo ogni lacrima poi
un balzo nel vuoto,
saremo trasportati dal vento
accasciamoci infine
sotto un vulcano spento.
Dormiamo.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Busto di Nefertiti – Museo archelogico – Berlino

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SPIRITUALITÀ

SPIRITUALITÀ

Prima dell’amore, desiderio, passione, carnalità, erotismo, senso di possesso… C’è il Bene! Ed io ne accolgo molto per la donna vera, assoluta, femmina nel senso più materno, totale, incondizionato, quindi meravigliosamente vergine, pura, direi immacolata la sua anima.
Autentica spiritualità non è questione di imene.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Petra (Giordania)

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PAUSA DI COMODO

PAUSA DI COMODO

“Nell’estenuante ricerca della verità Dio viene usato alla stregua di un segnalibro ed indica la pagina da cui ogni volta ripartire per giungere al colofòn del testo. La trascendenza è pausa di comodo nel percorso della Conoscenza.”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Immagine in evidenza: Leggío a nove posizioni Museo di Khiva Uzbekistan – Foto Mauro Giovanelli

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SCONOSCIUTA

SCONOSCIUTA

Ho rubato questa immagine
nel più disonesto dei modi
ma concedimi l’attenuante
della giustificata reazione
all’indifferenza da cui
sei circondata mentre
con grazia, educazione,
innata dolcezza ti aggiri
fra i tavoli per servire
bevande e stuzzichini
ad una folla di cialtrone.
Dei gaglioffi preferisco tacere.

Ciao sconosciuta,
giovane donna venuta da lontano
hai dovuto lasciare il tuo Paese,
cercare oltre Oceano
ciò che ti spetta per nascita,
ho osservato attentamente
ogni tua movenza
mentre ignoravo bellamente
il chiacchiericcio degli amici
che neanche ti han veduta.
Ormai troppi ritengono ogni cosa
sia loro dovuta per grazia ricevuta.
Finanche la tua bellezza senza tempo.

Ciao sconosciuta,
perdona il mio osare ma,
quando ho visto quella signora
finta, imbellettata, arrogante,
rimproverarti per esserti sbagliata
nell’aver posato la sua spremuta
dinanzi al marito ormai assente
io… Nel ravvisare grave ingiustizia
per il modo e l’arroganza nostra
ho all’istante deciso di immortalare
un viso che raramente capita
di incontrare su questo cargo
interstellare destinazione ignota.

Ciao sconosciuta,
i tuoi occhi hanno sapore di menta
selvatica, lo dico perché nel mio girovagare
ne ho goduto, sono così… dannatamente profondi
da lasciarmi senza fiato
e neri, neri come l’abisso del destino,
con riflessi dorati delle torce
che segnavano le scalinate
negli antichi templi dove pregavano
i tuoi antenati, i capelli, lineamenti del viso
perfetti, disegnati da un dio geniale,
naso, labbra, orecchie, le gote,
inscritti nella perfezione dell’ovale…

“Che hai fatto? Non ci ascolti?”
Mi interrompono gli amici.
“Nulla che vi possa interessare.” Rispondo.
Ti allontani…
Come regina svanisci dal sogno.
Mi riprendo:
Ciao sconosciuta!
“Stavate dicendo?”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Viso di donna sconosciuta – foto Mauro Giovanelli

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IL GRAPPOLO

IL GRAPPOLO

“Quando mi imbatto nell’imbecille di turno (female e male) in un primo momento cerco sempre di farglielo capire ma, nell’arco di pochi secondi, ad egli se ne associano altri formando un vero e proprio “grappolo” che si auto alimenta. Bizzarro non aver ancora compreso che, essendo imbecilli, mai potrebbero intendere che sto cercando di aiutarli.
Forse è per ciò che la mia anormale normalità potrebbe essere intesa come presunzione.
Per l’ennesima volta dovrò rileggere Edmond Rostand”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Opera di Kenne Gregoire

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FORZA E FRAGILITÀ

FORZA E FRAGILITÀ

“Detesto chi non si espone mai completamente nascondendo almeno una frazione di sé dietro nebulose e mai dimostrate convinzioni. In questo modo si auto conferisce Potere. Forse sta in ciò la mia forza e, allo stesso tempo, dolorosa fragilità.”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Gustav Klimt – “La filosofia”

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LA BESTIA DENTRO

LA BESTIA DENTRO

Chi determina follia e normalità? E in che consisterebbe quest’ultimo “stato” della mente? Quindi del “comportamento”? Ossia la capacità di sapersi adattare a codici e tradizioni ovvero stabilire il grado di attitudine ad essere ammaestrati? Solo per portare un banalissimo esempio per quanto mi riguarda il vero maniaco sessuale è colui che in vita sua ha conosciuto una sola partner. Detentore dell’infallibilità, nessun dubbio, ripensamento, emozione… Solo fermezza!
Che sconforto la bestia dentro. Eppure in giro si va propugnando che così deve essere. O no?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA POST CONTEMPORANEO – “La bestia dentro”

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FULVIO LEONCINI ARTISTA POST CONTEMPORANEO

FULVIO LEONCINI
ARTISTA POST CONTEMPORANEO

Fulvio, devo concedermi una pausa! Quanto meno resistere alla tentazione di scrivere ciò che suscitano le tue opere ogni volta che le osservo, che sia tecnica mista, disegno con lapis, olio, schizzo (sto aspettando la foto della parete su cui pulisci i pennelli) e quant’altro tu imprima su supporto di ogni tipo. Il 13 di questo mese (dicembre 2017), pochi giorni fa, è stato pubblicato un libro “Stupidi anni! Vita e morte di Cesare Pavese” che, ovviamente, ho acquistato e letto in meno di un’ora.
Trattasi di opera teatrale, Gianfranco Loffarelli l’autore, e abbraccia l’arco di tempo che va dal 1927 al 1950 più precisamente alle ore 20,30 di domenica 27 agosto, Torino, Hotel Roma, stanza nr. 43, quando la cameriera dell’albergo vide disteso sul letto il corpo immobile del grande poeta. Pantaloni e camicia, maniche rivoltate, un braccio piegato sotto la testa ed un piede penzoloni appena fuori bordo. Risultò evidente quanto non fosse più occupato a liberarsi dei suoi propri incubi, più dal viso disteso e sereno che dalle due righe stilate sul foglietto attiguo ad una confezione vuota di “Roipnol”, sul comodino accanto. “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi” vi era scritto.
Caro amico, ti starai domandando che caspita c’entri tutto ciò con la tua arte. Abbi un po’ di pazienza. Intanto… “Perdòno o Pèrdono?”. Il nostro Cesare non mise alcun accento per cui voglio pensare che intendesse perdonare l’umanità intera per aver lasciato andare anzitempo il sommo letterato e pensatore. “Non fate troppi pettegolezzi” lo aggiunse ben conscio di quanto siano repellenti le “qualità” degli appartenenti al genere “Homo” in cui lui non si riconosceva (né vi apparteneva). Così mi rimarrà sempre un dubbio, non per l’interpretazione del suo testamento che mi risulta chiarissimo ma su un particolare per i più insignificante che vorrei conoscere e non saprò mai anche se, sono convinto, egli abbia agito come… avrei fatto io al suo posto.
Arriviamo al dunque. Perché dovrei commentare questa tua eccelsa opera dopo aver visto il ritratto che avevi promesso di farmi? Mi sono commosso come poche volte è capitato nella vita. E solo per questioni di donne. Ho provato la sensazione… come dire? Esiste una persona che è riuscita ad arrivare in fondo alla mia anima. Hai scritto “grande” fra l’altro. Se lo dici tu… Però devi sapere che all’età di pochi mesi, da bebè, avevo il vizio di tirarmi l’orecchio destro nel vano tentativo di metterlo in bocca e morsicarlo per cui, rispetto al sinistro, risulta essere più discosto dall’osso temporale. Mia mamma decise infine di incerottarlo ma il danno era fatto. Forse già allora la “destra” mi infastidiva… Osservando attentamente la mia propria immagine riprodotta magistralmente dovrei dedurne, proprio da questo particolare, che il sottoscritto sia dall’altra parte della psiche, e stia osservando Mauro quasi intendesse riferirgli qualcosa. Forse non tutti sanno che il riflesso percepito da uno specchio piano non è invertito destra-sinistra come ordinariamente creduto. Per le leggi della rifrazione che non sto qui a spiegare esso rimane infatti inalterato l’osservatore percependo il solo ribaltamento alto-basso e fronte-retro. Allora mi collego alla citazione che hai scritto in “calce” al ritratto in caratteri che potrebbero sembrare la piccola ringhiera della mensola:

“Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò.”
Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere (1935-1950)

L’ho fatta troppo lunga ma ho “sentito”, se mai avessi dovuto averne conferma, la magnifica persona che sei e, travolto da un’ondata di affetto sincero, avvertito la pressante necessità di dire: “Ti voglio bene”.
Per quanto riguarda la tua opera in evidenza affermo, nel pieno delle mie facoltà mentali, che se Vincent è “post impressionista” tu, Fulvio Leoncini, sei “post contemporaneo”. “Oltre” insomma… Come l’io al di là della tua specchiera… probabile abbiano una riva, la stessa. Dove arriveremo. Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista post contemporaneo – Ritratto di Mauro Giovanelli (immagine provvisoria)

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