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AD ALTA QUOTA

AD ALTA QUOTA

Poco prima di varcare
meridiano di sangue,
che virtualmente divide
tropico del cancro dal capricorno,
incontrai Miller. Non era solo,
con lui kerouac e Ginsberg.
Furono gentili, mi diedero istruzioni,
dissero di guardare a Pessoa e Saramago,
Marquez e Borges poi proseguire diritto
recuperando i grandi filosofi,
Filippo Bruno intanto.
Dei classici, dai presocratici e via,
bastante ciò che mi è rimasto
del tempo trascorso tra i banchi.
Alla prima piazza svoltare,
direzione obbligata Kant indi,
in ordine sparso secondo la bisogna,
Schopenhauer, Nietzsche, Verrecchia,
François-Marie Arouet, e… Lui!
Assieme, con un cenno della testa,
indicarono un uomo appartato,
solo e pensoso, camicia bianca,
maniche arrotolate, sorriso triste ma
spontaneo, buono, rispettoso, leale.
Inconfondibile! Pasolini.
Fra sé e sé declamava
«Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs,
di vierta, quan’ ch’a mùdin il colòur li fuèjs…»(1)
Stupito sbirciai i miei compagni
cui non sfuggì lo sconcerto.
Nelle sue opere in dialetto, caro amico,
spicca l’essenza del grande poeta,
proferì Miller con voce suadente,
questo dicono le prime due strofe
«In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli,
quando di primavera le foglie mutano colore…»(1)
Sono incantato! Non la conoscevo…
Fu Cassady, giunto improvvisamente,
indossava un paio di jeans e t-shirt,
bagnato fradicio, sporco, chiazze di fango,
viso cereo, capelli imbrattati,
che nell’avvicinarsi aggiunse:
«…io cadrò morto sotto il sole che arde,
biondo e alto, e chiuderò le ciglia
lasciando il cielo al suo splendore…»(1)
Necessita di grande aiuto,
ciò che io, percorrendo a piedi
la ferrovia da Guanajato, non ho avuto
stordito come ero di barbiturici e liquore,
e poi pioveva, fredda era la notte…
Soprattutto compagnia e conforto,
ripresero gli altri in coro
allontanandosi afflitti con Neal
ciondolante sottobraccio ma,
un attimo prima di dileguare
si voltarono per ricordarmi
qualcosa di molto importante.
Ad egli, come a Cirano,
strapparono «tutto ma portò seco,
senza piega né macchia,
a Dio, loro malgrado, la sua poesia
anziché il pennacchio.»(2)
Quando riaprii gli occhi
levai lo sguardo al sole.
Ebbi percezione non essere mai nato,
ogni mio abbaglio stava in questa porzione,
immaginifica consapevolezza
di un tempo sospeso, ritaglio
del «sogno causato dal volo di un’ape
intorno ad una melagrana
un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

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ORIZZONTI

ORIZZONTI

In un soffio febbraio è volato.
Inghiottito dalla sdraio,
stretto nelle spalle,
bavero alle tempie,
mani conficcate in tasca,
vento freddo, crepuscolare,
impregnato di salino, alghe,
vernice, legno fradicio, mare,
gambe a forbice, distese,
tacchi affondati nella sabbia
come robusti speroni,
sto misurando le onde.
Mi preparo a salpare.

Gran fatica alzare
il filo dell’orizzonte,
fargli superare il disco solare.
Mi raddrizzo alla tela dello schienale,
aumento la spinta, massima energia.
Nell’affondare sotto la semisferica
chiglia l’astro arrossisce
della sconfitta subita.
L’attimo prima di scomparire
drappo di caldi colori
dello spettro viene disteso
nell’ultimo cielo cobalto,
proiettando ogni tono
fra lo scarlatto ed il violetto,
carminio, arancione,
dove bagliori di stelle,
lontano passato, fantasmi di luce
in fuga dalla perduta fonte,
cominciano ad ammiccare.
Altre, che neppure esistono,
accoglieranno ogni momento,
risa e pianti, gioia e dolore,
vissuto su questo frammento
che vagheggio di governare.

Quante volte ho trascorso
la primavera a fare progetti
per il futuro, adesso ne ho quasi paura,
passo il tempo nel ricordare
ogni proposito toccato e svanito,
mi impigrisco nella nostalgia
quasi fosse la sola distrazione,
forse indolenza, cronica malattia,
timore di fare del male, riceverlo
ricadere nella sana follia.
Marzo sta finendo,
l’aria tiepida giungerà in aprile,
da lì a breve il caldo. Estate.

Batteranno il ritmo della vita
le città deserte, svuotate,
come ora le spiagge.
Voci lontane, confuse, ovattate…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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LA RISPOSTA

LA RISPOSTA

Correva l’anno settantatre,
giunse il giorno quattordici,
marzo, del tempo terrestre,
novantaquattresimo
di comparabile intervallo
quando, ad una certa ora
della fresca mattinata,
leggera, profumata, chiara,
vicinissima alla primavera,
luce invadente, improvvisa,
ombra scarna, esitante,
mi soffermai a pensare,
seduto su una panchina
proprio fronte il mio mare,
ad una astrazione che
in cuor mio avrei voluto
assolutamente ghermire
e rendere teorema.

Fra nulla e infinito
come esattamente definire
a quale punto sono arrivato?
Abbandonando ogni
convenzione, in primis
il calendario gregoriano,
ancor meglio sapere
dove noi tutti ci troviamo
in questo folle girovagare.
In sintesi le coordinate,
rispetto al vero, autentico,
ignoto termine di riferimento
rispetto al quale misurarci,
ovvero la distanza coperta
nello spazio interstellare,
nonché quel che avanza,
dall’inizio alla fine e,
se del caso, viceversa.
Ammesso il Tutto esista,
finanche Niente.

Forse per farmi un favore
nuvola indiscreta offuscò il sole.
Repentino brivido da eclissi
destò lo straordinario torpore.

Alla fin fine, ma fine fine
altro non resta da fare
che correre da te,
abbracciarti, stringere forte
i tuoi fianchi, con furore gioire,
baciare il solo corpo,
carne e sangue, nervi, impulsi,
capace di farmi piangere,
godere, sognare, amare.
Unico il tuo pensare che,
seppur per altre esigenze,
spalanca la boschiva porta
del breve ma intenso tragitto
per me parato a festa.
Mi introduco, non è delirio
ma peculiare risposta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista post contemporaneo – “L’orecchio di Vincent” – Disegno con lapis dimensioni cm. 21×30 – Collezione Mauro Giovanelli

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DONNA

DONNA

Nel porgere i tuoi seni dona naturalezza,
spontaneità infinita che tu sola possiedi.
Come fossero grappoli d’uva le mie mani
li accoglieranno con delicata fermezza
estraendo nettare, dissetare voglia di te.

Mostra il morbido ventre, la cavità muscosa
protetta dal vello multicolore di ogni etnia,
con interminabili carezze ne caverò umida
fragranza, la sola capace di guarire ferite
della mia anima dolente per la tua mancanza.

Offriti nuda, mostra la tua plastica bellezza
modellata dal primo immortale artista che
sussiste lontano da ogni tempo, distaccato
dal tormento delle genti, puro affinché il suo
genio possa riprodurre perenni, femminee
movenze progetto del dio dell’amore vero.
Fai ciò che ti dico, ti prego, non muoverti.
Io ti darò un volto, vivremo insieme l’eternità.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Stupefacente scultura di Young-Deok SEO, Corea del Sud, Nirvana 8, anno 2015, Stainless Chain, dimensioni cm. 175 x 35 x 50

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PRIMAVERA

PRIMAVERA

Ecco! Il sentiero
dei nidi di ragno.
Come è sgualcito…
Prendendomi per mano
con affetto, grande cura,
aveva segnalato
il mondo della lettura
nel percorrerne
l’affascinante tragitto.

Seguito da l’angelo custode
anche il villaggio
sepolto nell’oblio…
Là, sul secondo ripiano,
circondato di suppellettili.
Quante emozioni!
Neve, bianche distese
dove amori e mancanze
sprigionano calore
di antichi tormenti.

Da sotto fa capolino
la sopracopèrta ammuffita,
giallognola, di un robusto,
coraggioso romanzo.
Vi è magnificamente
illustrata Lady Chatterley,
nuda, in trepida attesa
d’esser liberata da
ogni ignobile offesa
patita nei tempi più bui.

D’improvviso raggi di sole
esibiscono ragnatele
nel trafiggere i diafani vetri
in alto, a tetto, della soffitta
che sto esplorando.

Investito da confortevole tepore,
remoto profumo di pitosforo,
sfavillio di pulviscolo
libero, leggero, brillante
di volteggi nei fasci di luce.
Mi desto! È primavera.

Forse sarebbe il caso
di fare un ripasso sulla natura.
Esco, chiudo alle spalle
la porta dei ricordi,
scendo, mi immergo
lungo il viale di platani,
ovunque germogli,
rinascita, aria trasparente,
respiro a pieni polmoni…
Ci rivedremo a settembre.

Devo occuparmi di futuro.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Vincent Van Gogh – Saint Rémy nel 1890 – “Ramo di mandorlo in fiore” – A sinistra ricavata dal web

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ULTIMO CHAKRA

ULTIMO CHAKRA

Cielo gelido stamane.
Levigata, immobile
coltre di nuvole
lascia intravedere
brillantezza del giorno.
Mare svogliatamente
adagiato, in letargo,
nessun rumore di vento
parla alle foglie.
Palme e sempreverdi
piangenti come salici.
Remoti gli ululati,
latrati, miagolii, urli,
cigolio di ruote.
Porte e imposte semichiuse.
Voci sommesse
e sordo fragore del giorno
mi giungono cauti,
timorosi, sospesi.
In attesa.
Sei come ti ho sempre cercata,
io comprendo la tua bellezza,
il solo che sappia
respirare in essa,
pura come gemma
sviluppata libera,
in ambiente cavo,
bolla residua della
cristallizzazione frazionata
di magma primigenio,
ideali condizioni di spazio
pressione e temperatura
così da sviluppare ogni
caratteristica del sistema
cui appartiene la tua natura,
priva di inclusioni, limiti, confini…
Pertanto ogni gesto, ritrosia,
riscrive il tuo essere bambina
quando nascondi lo sguardo
abbassando il capo
per celare spontaneità
nella risata o l’indice puntato
ai bianchi incisivi, meditazione,
pausa adolescenziale,
importante prendere la decisione
respinta nel riassettare i capelli
mentre altera alzi la testa,
con impeto scopri
i profondi occhi,
appoggi la fronte alle mani
che formano visiera
del tuo pensare.
Pelle opalescente dona
capacità di stupire e gioire,
vivere, imparare, conoscere,
scoprire, inventare,
scherzare, consolare.
Amare.
Inutile tagliarmi in due
e mettere in vetrina
la mia anima.
Sono geode incompleto,
ricco di gioielli
manco purtroppo
del blu, viola,
ametista.
L’ultimo Chakra.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web: Geode quarzo ametista

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ADESSO!

ADESSO!

…così decisi e caricai
l’orologio di papà, per caso,
vecchio Omega cassa d’oro
e cinturino in cuoio,
riprese a segnare il suo tempo,
preciso, solo io decifro il libero
ruotare delle sfere, ogni momento
del loro sincronizzato
incedere nell’aldilà,
che ignoro, perché la piccola
lancetta dei minuti, in basso,
ad ore sei, determina nervosa,
a scatti, il pulsare di un cuore
grande, immenso, l’Universo
ed il suo tendere a colmare
il vuoto, che non è càos
ma ordine, preciso, puntuale,
che in ciascun istante,
parte o frazione,
fissa ed unifica
il volo dei gabbiani,
direzione dei venti,
nuvole passeggere, api,
calabroni, insetti di ogni specie,
pioggia, il tramutarsi
in ghiaccio e neve,
orbite delle masse celesti,
l’evolversi e implodere,
ombre e luci
dall’attimo primo
percorrendo ere
sfiorando finanche
il formicolio dei trilobiti,
passi pesanti i diplodocus,
planare degli aquiloni,
le bombe, i morti ammazzati,
sinfonie, note,
innalzamento dei cratoni,
isostasia, pensieri, meditare,
dipinti, opere stupefacenti,
materia in trasformazione,
nascita e invecchiamento
malattie, infezioni,
amori nati, goduti, usurati…
Tutto.
…….
Fermati e ascolta,
attenzione,
concentrati,
anche tu
potresti percepire
il Mondo.
Silenzio,
un attimo,
ad esempio…
Questo!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Piramidi di Giza, Il Cairo, Egitto

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…E NON SOLO IL GRANDE GIORDANO BRUNO…

…E NON SOLO IL GRANDE GIORDANO BRUNO… – Sono incalcolabili le vittime della Santa Inquisizione, pare sia il più grande olocausto della storia…

DA “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di JOSÉ SARAMAGO – Universale Economica Feltrinelli, 1997 – pagg. 300÷304

Con citazioni tratte da “Ecco Perché Juanita” di Mauro Giovanelli

«…Per cominciare da chi conosci e ami, il pescatore Simone, che chiamerai Pietro, sarà come te crocifisso, ma con la testa all’ingiù, e crocifisso dovrà essere anche Andrea, su una croce a forma di x, il figlio di Zebedeo, quello di nome Giacomo, lo decolleranno, e Giovanni e Maria di Magdala invece moriranno di morte naturale, quando saranno finiti i loro giorni, ma avrai altri amici, discepoli e apostoli come quelli già nominati, che non sfuggiranno ai supplizi, come per esempio un Filippo, legato alla croce e lapidato fino a quando la vita gli si sarà spenta, un Bartolomeo, che sarà scuoiato vivo, un Tommaso, che ammazzeranno a colpi di lancia, un Matteo, che adesso non ricordo come morirà, un altro Simone, segato a metà, un Giuda, ucciso a colpi d’accetta, un altro Giacomo, lapidato, un Mattia, decollato con una scure, e anche Giuda di Kiriat, ma di questo ne saprai meglio tu di me, tranne la morte, impiccato con le sue stesse mani a un fico e se non troverà la forza di uccidersi, o prima che questo avvenga, verrà assassinato, su di lui non ho ancora le idee chiare, Dovranno morire tutti per te, domandò Jeshua, Se la metti in questi termini, sì, moriranno tutti per causa mia, E poi, Poi, figlio mio, sarà una storia interminabile di ferro e sangue, di fuoco e ceneri, un mare infinito di sofferenza e lacrime, Racconta, voglio sapere tutto. Dio sospirò e, col tono monocorde di chi ha preferito soffocare la pietà e la misericordia, attaccò la litania, in ordine alfabetico per evitare suscettibilità in merito alla precedenza, Adalberto di Praga, ucciso con uno spuntone a sette punte, Adriano, ucciso a martellate sopra un’incudine, Afra di Asburgo, morta sul rogo, Agapito di Preneste, morto sul rogo, appeso per i piedi, Agata di Sicilia, morta con i seni recisi, Agricola di Bologna, crocifisso e trafitto di chiodi, Alfegio di Canterbury ucciso a colpi di osso di bue, Anastasia di Sirmio, morta sul rogo con i seni recisi, Anastasio di Salona, impiccato e decapitato, Ansano di Siena, ucciso per eviscerazione, Antonino di Pamiers ucciso per squartamento, Antonio di Rivoli, ucciso a sassate e bruciato, Apollinare di Ravenna, ucciso a mazzate, Apollonia di Alessandria, morta sul rogo dopo che le avevano strappato i denti, Augusta di Treviso, uccisa per decapitazione e bruciata, Aura di Ostia, annegata con una mola al collo, Aurea di Siria, morta dissanguata, seduta sopra una sedia ricoperta di chiodi, Auta, ammazzata a frecciate, Babila di Antiochia, ucciso per decapitazione, Barbara di Nicomedia, uccisa per decollazione, Barnaba di Cipro, lapidato e bruciato, Beatrice di Roma, uccisa per strangolamento, Benigno di Digione ucciso a colpi di lancia, Biagio di Sebaste, ucciso con carde di ferro, Blandina di Lione, uccisa a cornate da un toro selvaggio, Callisto, strangolato con una mola, Cassiano di Imola, ucciso dai suoi alunni con uno stiletto, Castulo, sepolto vivo, Caterina di Alessandria, uccisa per decapitazione, Cecilia di Roma, uccisa per decollazione, Chiaro di Nantes, ucciso per decapitazione, Chiaro di Vienna, ucciso per decapitazione, Chiteria di Coimbra, decapitata dal proprio padre, un orrore, Cipriano di Cartagine, ucciso per decapitazione, Ciro di Tarso, ucciso ancora bambino da un giudice che gli batté la testa contro le scale del tribunale, Clemente, annegato con un’ancora al collo, Crispino e Crispiniano di Soissons, uccisi per decapitazione, Cristina di Bols uccisa con tutto quanto si possa fare con mola, ruota, tenaglie, frecce e serpenti, Cucufate di Barcellona, ammazzato e sventrato, arrivato alla fine della lettera c, Dio disse, Poi è tutto uguale, o quasi, ormai sono poche le varianti possibili, tranne che nei particolari, i quali sono talmente raffinati che ci vorrebbe un mucchio di tempo a spiegarli, fermiamoci qui, Continua, disse Jeshua, e Dio continuò, abbreviando il più possibile, Donato di Arezzo, decapitato, Elifio di Rampillon, gli hanno segato la calotta cranica, Emanuele, Sabele e Ismaele, il primo col petto trafitto di chiodi, più un chiodo che gli attraversava la testa da un orecchio all’altro, tutti decollati, Emerano di Ratisbona, legato a una scala e ammazzato, Emerita, bruciata, Emilio di Trevi, decapitato, Engràcia di Saragozza, decapitata, Erasmo di Gaeta, detto anche Telmo, dimembrato con un argano, Ermenegildo, finito ad accettate, Eschilo di Svezia, lapidato, Escubiculo, decapitato, Eufemia di Calcedonia, infilzata con una spada, Eulalia di Merida, decapitata, Eutropio di Saintes, testa mozzata con una scure, Fabiano, spada e carde di ferro, Fede di Agen, decollata, Fedele di Sigmaringen, mazza chiodata, Felice e il fratello Adaucto, teste mozzate con la spada, Felicita e i sette figli, idem, Ferreolo di Besançon, decapitato, Filomena, frecce e ancora, Firmino di Pamplona, decapitato, Flavia Domitilla, idem, Fortunato di Evora, forse idem, Fruttuoso di Tarragona, bruciato, Gaudenzio di Francia, decapitato, Gelasio, idem più carde di ferro, Gengulfo di Borgogna, cornuto, assassinato dall’amante della moglie, Gennaro di Napoli, decapitato dopo essere stato condannato alle fiere e buttato dentro un forno, Gerardo Sagredo di Budapest, lancia, Gereone di Colonia, decapitato, Gervasio e Protasio, gemelli, idem, Giovanna d’Arco, bruciata viva, Giovanni di Brito, decollato, Giovanni Fisher, decapitato, Giovanni Nepomuceno di Praga, annegato, Giulia di Corsica, seni recisi e poi crocifissa, Giuliana di Nicomedia, decapitata, Giusta e Rufina di Siviglia, una sulla ruota, l’altra strangolata, Giustina di Antiochia, bruciata con pece infocata e decapitata, Giusto e Pastore, ma non questo che abbiamo qui, di Alcalà de Henares, decapitati, Godeliva di Ghistelles, strangolata, Goretti Maria, idem, Grato di Aosta, decapitato, Ignazio di Azevedo, ammazzato dai calvinisti, questi non sono cattolici, Ines di Roma, sventrata, Ippolito, strascinato da un cavallo, Juan di Prado, pugnalato alla testa, Kilian di Wùrzburg, decapitato, Léger d’Autun, idem dopo avergli cavato gli occhi e strappato la lingua, Leocadia di Toledo, scaraventata da un precipizio, Lievin di Gand, lingua strappata e decapitato, Longino, decapitato, Lorenzo, bruciato sopra una griglia, Ludmilla di Praga, strangolata, Lucia di Siracusa, decollata dopo averle cavato gli occhi, Magino di Tarragona, decapitato con una falce seghettata, Mama di Cappadocia, sbudellato, Margherita di Antiochia, torcia e pettine di ferro, Mario di Persia, spada, amputazione delle mani, Martina di Roma, decapitata, i martiri del Marocco, Berardo, Pietro, Accursio, Adiuto e Ottone, decollati, quelli del Giappone, ventisei, crocifissi, infilzati con lance e bruciati, Maurizio di Agaunum, spada, Meinrado di Einsiedeln, mazza, Mena di Alessandria, spada, Mercurio di Cappadocia, decapitato, Moro Tommaso, idem, Nicasio di Reims, idem, Odilia di Huy, frecce, Pafnuzio, crocifisso, Paio, squartato, Pancrazio, decapitato, Pantaleone di Nicomedia, idem, Patroclo di Troyes e di Soest, idem, Paolo di Tarso, a cui dovrai la tua prima Chiesa, idem, Perpetua e Felicita di Cartagine, Felicita era la schiava di Perpetua, incornate da un toro infuriato, Piat di Tournai, sfondamento del cranio, Pietro di Tortosa, decapitato, Pietro di Verona, mannaia sulla testa e pugnale nel petto, Policarpo, pugnalato e bruciato, Prisca di Roma, sbranata dai leoni, Processo e Martiniano, la stessa morte, credo, Quintino, chiodi nella testa e in altre parti, Quirino di Rouen, cranio spaccato, Regina di Alise, gladio, Restituta di Napoli, rogo, Rinaldo di Dortmund, a mazzuolate, Rolando, spada, Romano di Antiochia, lingua strappata, strangolamento, ancora non sei stufo, domandò Dio a Jeshua, e Jeshua rispose, Dovresti rivolgerla a te stesso questa domanda, “Se un Dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel Dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore.”1 continua, e Dio proseguì, Sabiniano di Sens, decollato, Sabino di Assisi lapidato, Saturnino di Tolosa, strascinato da un toro, Sebastiano, frecce, Secondo di Asti, decapitato, Servazio di Tongres e di Maastricht, ucciso a zoccolate, per quanto sembri impossibile, Severo di Barcellona, chiodo conficcato nella testa, Sidwel di Exeter, decapitato, Sigismondo re dei burgundi, scagliato in un pozzo, Sinforiano di Autun, decapitato, Sisto, idem, Stefano, lapidato, Tarcisio, lapidato, Tecla di Iconio, mutilata e bruciata, Teodoro, rogo, Tiburzio decapitato, Timoteo di Efeso, lapidato, Tirso, segato, Tommaso Becket di Canterbury, spada conficcata nel cranio, Torpete di Pisa, decapitato, Torquato e i ventisette, uccisi dal generale Mina alle porte di Guimaràes, Urbano, decapitato, Valeria di Limoges, idem, Valeriano, idem, Venanzio di Camerino, decollato, Vincenzo di Saragozza, mola e griglia con punte, Virgilio di Trento, ecco un altro ucciso a zoccolate, Vitale di Ravenna, lancia, Vittore, decapitato, Vittore di Marsiglia, decollato, Vittoria di Roma, ammazzata dopo averle strappato la lingua, Wilgefortis, o Liberata, o Eutropia, vergine barbuta, crocifissa, e altri, altri, altri, idem, idem, idem, basta. Non basta, disse Jeshua, a quali altri alludi, Lo ritieni proprio indispensabile, Sì, Mi riferisco a quelli che, non essendo stati martirizzati e morendo di morte naturale, hanno sofferto il martirio delle tentazioni della carne, del mondo e del Demonio e che, per vincerle, hanno dovuto mortificare il proprio corpo col digiuno e la preghiera, c’è persino un caso interessante, un tale John Schorn, il quale ha passato tanto di quel tempo inginocchiato a pregare che alla fine aveva i calli, Dove, Ma sulle ginocchia, ovviamente, e si dice pure, questo riguarda te, che rinchiuse il Diavolo in uno stivale, ah, ah, ah, Io, in uno stivale, Pastore manifestò i suoi dubbi, sono leggende, per potermi rinchiudere in uno stivale, ce ne sarebbe voluto uno grande quanto il mondo, e comunque vorrei proprio vedere chi sarebbe riuscito a calzarlo e a sfilarselo, Solo con il digiuno e la preghiera, domandò Jeshua, e Dio rispose, Offenderanno il corpo anche con dolore, sangue e un mucchio di schifezze, e tante altre penitenze, portando cilici e flagellandosi ci sarà pure chi non si laverà per tutta la vita, o quasi, come affermò, afferma o affermerà uno dei grandi filosofi che infetteranno il mondo, a proposito attenzione a questa specie di umani sono molto pericolosi per il nostro potere, schegge impazzite, incidenti di percorso, valuta tu le sue parole di denuncia, “Qui la carne viene disprezzata, l’igiene rifiutata in quanto sensualità, La Chiesa oppone resistenza alla pulizia (la prima misura adottata dai cristiani, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, mentre la sola Cordova ne possedeva 270). E le terme romane non furono forse distrutte dai Cristiani?”“I credenti, i mistici, quando gettano il loro sguardo sul mondo, non vedono delle donne belle e provocanti, non vedono degli uomini gaudenti: vedono degli scheletri, vedono teschi dalle occhiaie fonde, mandibole senza lingua, denti senza gengive, teste ignobilmente calve, piedi che sembrano composti di dadi imperfetti, lunghissime mani che sembrano bocchini di pipa infilati.”3 , e cosa ne pensi della ricetta pedagogica per il corpo umano che uno dei tanti santi così illustrò: “Le mie membra ributtanti erano rese ruvide dal sacco. La mia pelle lurida era diventata nera come la carne di un etiope. A me non piacciono per niente i bagni nel caso di una vergine adulta, che deve aver vergogna di sé stessa e non deve sopportare di vedersi nuda. Infatti se macera il suo corpo con veglie e digiuni e lo riduce in schiavitù, se desidera spegnere con il freddo della continenza la fiamma della libidine e gli stimoli della sua età ardente, se ha premura di deturpare il suo naturale splendore con voluta trascuratezza, perché dovrebbe poi risvegliare con l’esca dei bagni i fuochi sopiti?”4 Ci saranno filosofi che addirittura si arrogheranno il diritto di esser loro a perdonare, con sarcasmo, come quel tale, “…ti perdono di essere cristiano: se non si è filosofi ci si può accontentare di ciò. O si pensa o si crede: non c’è altra via…” 5, o indagare per poi sentenziare, “…la religione, come le lucciole, ha bisogno dell’oscurità per risplendere…” 6, oppure, “…Il monoteismo genera l’ortodossia, l’ortodossia il fanatismo, il fanatismo l’odio e l’odio le guerre di religione…” 7, e ancora, “…Beati i poveri di spirito! In effetti il cristianesimo, fin dall’inizio ha sempre considerato la cultura come qualcosa da combattere…”8 . Addirittura, ma questo è un altro discorso, anche se attinente, i nostri seguaci distruggeranno gran parte delle opere d’arte edificate da altre civiltà in onore dei loro dèi, come osa denunciare un altro filosofo, siriano per giunta, ad un imperatore romano, ascolta! “Tu dunque comandasti che i templi non venissero chiusi e che non fosse proibitione di entrarvi, né bandisti il fuoco né l’incenso né le altre offerte di profumi dai templi e dagli altari; questi uomini vestiti di nero invece (i monaci cristiani), che mangiano più degli elefanti, che stancano, per l’abbondanza delle coppe che tracannano, coloro che versano da bere al suono dei loro canti; essi, che nascondono questi eccessi sotto un pallore che si procurano artificialmente, o imperatore, in violazione della legge in vigore corrono contro i templi, i tetti vengono tirati giù, i muri diroccati, le statue abbattute, gli altari rovesciati, i sacerdoti costretti a tacere o morire. Distrutto il primo tempio si corre ad un secondo e poi a un terzo, e trofei si aggiungono a trofei, contro ogni legge. Tutte queste violenze si osano anche in città. Ma per lo più nelle campagne, ed essi, in gran numero, attaccano in ogni luogo; dopo aver causato separatamente mille danni, si riuniscono e l’uno e l’altro si chiedono conto delle imprese: è una vergogna non aver commesso le più infamanti ingiustizie. Vanno all’assalto per le campagne come torrenti, devastano i campi con il pretesto dei templi: nel campo dove hanno distrutto un tempio hanno anche accecato, abbattuto, ucciso!” 9 Poi c’è stato, c’è e ci sarà, ma per te preferisco usare il tempo futuro, chi precipiterà nelle foreste e si rivolterà nella neve per placare le brame della carne suscitate dal Diavolo, cui si devono tutte queste tentazioni, perché il suo scopo è quello di distogliere gli animi dalla retta via che condurrebbe al cielo, donne nude e mostri spaventosi, creature aberranti, lussuria e paura, ecco le armi con cui il Demonio tormenta le povere vite degli uomini, Farai tutto questo, domandò Jeshua a Pastore, Più o meno, rispose lui, mi sono limitato a prendere ciò che Dio non ha voluto, la carne, con la sua gioia e la sua tristezza, la gioventù e la vecchiaia, la freschezza e il marciume, ma non è vero che la paura sia una mia arma, non ricordo di essere stato io a inventare il peccato e il suo castigo, e la paura che li accompagna sempre, Taci, lo interruppe Dio, spazientito, il peccato e il Diavolo sono i due nomi di una stessa cosa, Che cosa, domandò Jeshua, La mia assenza, E l’assenza di te, a che cosa si deve, al fatto che ti sia ritirato tu o che si siano allontanati da te, Io non mi ritiro mai, Ma consenti che ti abbandonino, Chi mi abbandona, mi cerca, E se non ti trova, la colpa, ormai si sa, è del Diavolo, No, la causa di questo non è sua, è colpa mia, che non riesco ad arrivare là dove mi cercano, parole che Dio pronunciò con una pungente e inattesa tristezza, come se all’improvviso avesse scoperto dei limiti al proprio potere…»

1 Arthur Shopenhauer, Nacchera. Munchen 1985, III, 57.
2 Friedrich Nietzsche, L’anticristo. Capitolo 21.
3 Pitigrilli (Dino Segre), Cocaina.
4 San Gerolamo, Lettere. Milano 1989. pp. 107 e 461 sg.
5 Arthur Shopenhauer, O si pensa o si crede. – Scritti sulla religione.
6 Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno. – La falena dello spirito.
7 Ibid,.
8 Ibid,.
9 Flavio Libanio, In difesa dei templi. Napoli 1982, pp. 37 sg.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di JOSÉ SARAMAGO – Universale Economica Feltrinelli, 1997

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GIORDANO BRUNO

GIORDANO BRUNO

Era l’alba del 17 febbraio 1600 quando il filosofo Giordano Bruno, una delle menti più lucide e ispirate del suo tempo (e anche del nostro), fu bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma a seguito della decisione presa dal Santo Uffizio dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica. La sentenza fu preceduta da otto anni di carcere e torture, ufficializzate da “riunioni”, l’ultima delle quali avvenne il 9 settembre del 1599 e fu presieduta dai seguenti “commissari inquisitori”: Ippolito Maria Beccaria, Giulio Montenenzi, Pietro Millini, Anselmo Dandini, Marcello Filonardi e Alberto Tragagliolo. E’ opportuno riportarne i nomi per additare questi mostri all’esecrazione universale. Cinque mesi dopo, più precisamente l’8 febbraio del 1600, venne emessa la sentenza dai cardinali inquisitori Ludovico Madruzzi, Giulio Antonio Santoro, Pietro Deza, Domenico Pinelli, Girolamo Ascolano, Lucio Sasso, Camillo Borghese, Pompeo Arrigoni e Roberto Bellarmino. Il terz’ultimo capoverso del testo della condanna a morte sul rogo è un capolavoro di ipocrisia e così recita: “Invocato dunque il nome di Nostro Signore Gesù Christo… et dover essere rilasciato alla Corte Secolare, sì come ti rilasciamo alla Corte di voi monsignor Governatore di Roma (cardinale Ludovico Madruzzi n.d.a.) qui presente, per punirti delle debite pene, pregandolo però efficacemente che voglia mitigare il rigore delle leggi circa la pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o mutilazione di membro…”. Come se i nove cardinali non sapessero che le “debite pene” sarebbero consistite nel bruciare vivo quel genio indiscusso dell’umanità. Ma era necessario che la colpa del crimine non ricadesse sulla Chiesa, bensì sul potere temporale, sebbene anche questo fosse esercitato dal papa (Clemente VIII al secolo Ippolito Aldobrandini). Al termine della lettura della sentenza Giordano Bruno disse ai suoi aguzzini: “Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io nell’accoglierla”. Durante il percorso dal carcere di Tor di Nona al luogo dove sarebbe stata eseguita la condanna venne imposta a Giordano Bruno la “mordacchia” con la “lingua in giova” cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. Considerando che Roberto Bellarmino (il 25 febbraio 1616 presiedette anche il Sant’Uffizio nel processo a Galileo Galilei) fu uno dei più accaniti accusatori del grande filosofo mi chiedo:

▪ Come mai il 29 giugno 1930 Roberto Francesco Romolo Bellarmino fu proclamato santo da papa Pio XI e il suo corpo è conservato, per la venerazione dei fedeli, in una teca della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma mentre quello di Giordano Bruno si è disperso in cenere e fumo?
▪ Perché nel 1931 (17 settembre) San Roberto Bellarmino fu proclamato dottore della Chiesa Cattolica dallo stesso papa Pio XI?
▪ Come può spiegarsi il fatto che nella conferenza del 18 febbraio 2011 a Fener di Alano di Piave (BL) organizzata dal Circolo Christus Rex si è giunti alla conclusione che la Santa Inquisizione fu un tribunale giusto e misericordioso?
▪ Per quale motivo in occasione dell’Udienza generale del mercoledì (23 febbraio 2011) l’attuale papa emerito Benedetto XVI (Joseph Alois Ratzinger) decise di dedicare una meditazione sulla figura di san Roberto Bellarmino (nel corso della quale ovviamente non venne in alcun modo citato il caso Giordano Bruno)?
▪ E infine perché nessuno parla più di quel feroce accadimento per il quale sarebbe necessario (a mio modesto avviso) un chiarimento ufficiale da parte della Chiesa Cattolica come fu fatto per il “caso” Galileo Galilei?

Mauro Giovanelli – Genova
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Nota:
Quasi tutte le notizie della meravigliosa vita di Giordano Bruno le ho attinte dal testo “Giordano Bruno – La falena dello spirito” del nostro grande filoso e germanista Anacleto Verrecchia. Ho l’onore di averne una copia con dedica autografa, cosa non da poco considerando la riservatezza dell’uomo e l’umiltà del genio. Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno, Nietzsche e Schopenhauer è stato uno dei più grandi intellettuali che abbiano attraversato il ‘900 e il suo stile è giudicato “la migliore prosa filosofica prodotta oggi in Italia”. È morto il 4 febbraio del 2012 all’età di 86 anni. Quotidiani e televisione gli dedicarono poco più di un trafiletto o annunci di qualche minuto, senza dubbio troppo impegnati a seguire le squallide vicende della politica interna. Comunque è certo che la persona non avrebbe gradito più di tanto sebbene per gli italiani sia stato facile accontentarlo. Diceva spesso “di un filosofo o di uno scrittore ciò che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Pubblicato da “Il Segno” http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it nr. 8 del 16-30 aprile 2014 pag. 4 con il titolo “L’inquisizione ai tempi di Giordano Bruno” – Da “Memoria Condivisa” sito www.memoriacondivisa.it il 16 gennaio 2016 sul con il titolo “Giordano Bruno condannato al rogo dalla Santa Inquisizione”.

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