IL CASO ERICH PRIEBKE (Sic transit gloria mundi)

IL CASO ERICH PRIEBKE
(Sic transit gloria mundi)

Adesso che il “problema”
è stato travolto dall’attualità,
e dimenticato,
è forse il momento giusto
per fare una riflessione.
Mi è sfuggito il senso di tutto l’accanimento
concentratosi intorno a una salma,
oramai coacervo di atomi e molecole
fuori controllo,
particelle che hanno smarrito l’equilibrio,
interrotto le comunicazioni fra loro,
orfane della concertazione dello spirito.
Non più persona bensì materia organica
avviata a un rapido processo
di decomposizione
che la riporterà in circolo.
Resta l’orrore
che quel defunto ha rappresentato in vita
e ciò che riverbera da morto:
un simbolo con cui identificarsi
per alcuni ignobili balordi,
l’incolmabile abisso di dolore e angoscia
per tutti gli altri.
Fossi stato chiamato a decidere
mi sarei lasciato guidare dal destino
indecifrabile,
avrei fatto seppellire quelle spoglie
fra le sue vittime.
In tale ottica
quale altra scelta se non la più giusta?
Il nazista assoggettato alla misericordia eterna
dei suoi martiri e questi,
che non ne ricevettero una sola briciola,
a concedergli perdono imperituro.
E poi la regola
sembrerebbe essere proprio questa.
A Roma, nella diocesi Sant’Ignazio di Loyola,
in Campo Marzio,
poco distante da Campo de’ Fiori,
è esposta la mummia di un gesuita,
vescovo e dottore della Chiesa cattolica,
che fu aguzzino di Giordano Bruno
e persecutore di Galileo Galilei.
Per la venerazione dei fedeli.

Mauro Giovanelli – Genova

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicato su “Il Secolo XIX” del 27 ottobre 2013 pag. 39 con il titolo “Priebke andava sepolto tra le sue vittime”.

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