IL CERCHIO MAGICO

IL CERCHIO MAGICO

Quando in una oligarchia come l’attuale dove in Italia il potere è nelle mani di quello che Eugenio Scalfari definisce “cerchio magico”, mentre il sottoscritto battezza “cricca infame”, costituito da una decina di persone che, sotto la direzione della guida scout Renzi Matteo & corifei, Elena Boschi in testa, ne determina la strategia politica ed economica a favore del “capitale”, tutti gli intellettuali, così la cultura, la conoscenza e l’informazione, diventano corpi estranei alla stregua di inclusioni sane all’interno di un organismo che vuole essere malato. La crisi di rigetto è quindi inevitabile.
E quando le decisioni a livello mondiale vengono prese da un gruppo di 130 individui, le maggiori personalità nel campo economico, politico e bancario che ogni dodici mesi si riuniscono in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, e i nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa ma la conferenza avviene a “porte chiuse”, impedito l’ingresso al pubblico, persino ai parenti, tanto meno ai mass media, allora qualcosa non quadra. Qui e in questo modo vengono disegnate le strategie da adottare sui temi globali, economici e politici del Pianeta. È il “Gruppo Bilderberg”, il nome deriva dal luogo dove si tenne la prima conferenza, appunto all’Hotel de Bilderberg, a Oosterbeek (Paesi Bassi) nel 1954. Da sottolineare che si diede inizio a questa “tradizione” quando furono passati nove anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sei dalle elezioni del 18 aprile 1948 che segnò uno straordinario successo della Democrazia cristiana a scapito delle sinistre ma ad un solo anno dalle votazioni del 7 giugno 1953 (quelle passate alla storia per la degasperiana “legge truffa” elettorale, che scatenò in Parlamento un’autentica battaglia tra i due fronti politici) dove la DC perse due milioni di voti. Tutto dovette ricominciare da capo essendo vanificato il faticosissimo percorso fino a lì compiuto al fine di tenere le sinistre lontane dal Governo. Ecco che il “Gruppo Bilderberg” scese in campo.
Quando ti accorgi che i giornalisti, così come i direttori dei TG o i conduttori di talk show sono diventati servi del regime essendosi trasformati in parroci di campagna che alle lamentazioni dei cittadini rispondono con notizie monche, se non rassicuranti del buon operato del Governo che alla lunga… e ti danno da recitare due Ave Maria e quattro Pater Nostro per penitenza così da guadagnarti una vita migliore nell’aldilà.
E quando ti accorgi che sono finiti i tempi in cui i professionisti dell’informazione erano i guardiani del Governo anziché alleati dei parlamentari, quando sui quotidiani trovavano spazio giuristi e storici di valore come Arturo Carlo Jemolo che su “La Stampa” del 2 giugno 1974 aveva scritto: “L’aria pareva più pura, persino la natura più bella; quanta fiducia nelle persone, quanta speranza che fosse sorta l’era degli uomini di buona volontà, disinteressati, senza ambizioni, per cui gli alti uffici fossero soltanto un dovere e una missione […] Fu lo spazio d’un mattino”. Quando c’erano penne affilate come scimitarre arabe del calibro di Indro Montanelli, Mario Melloni detto Fortebraccio, Giorgio Bocca, Giuseppe D’Avanzo, e tanti altri che sull’Espresso prima maniera non ne lasciavano passare una al politico di turno o al cardinale andato fuori dalle sue competenze, come Franco Cordero, giurista e scrittore italiano. Famoso rimase il suo articolo del 1° febbraio 1970 “L’inferno siete voi” in risposta al cardinale Carlo Colombo che gli inviò una melliflua lettera contestandogli la scelta, in qualità di professore di filosofia del diritto all’Università Cattolica, del libro di testo “Gli osservanti”.
E quando dobbiamo constatare che gli appartenenti al “cerchio magico” sono persone di basso profilo morale, infimo livello di competenza e professionalità, oserei dire anche di scarsa intelligenza, allora significa che il peggio deve purtroppo ancora arrivare. Emblematico a questo proposito l’inopportuno attacco di Renzi contro la sinistra inglese: “Jeremy Corbyn? è una ricetta per la sconfitta elettorale, ai laburisti piace perdere”, spiegava lunedì scorso (21/9/15) in direzione Pd il premier, che non si accontenta più di strigliare la minoranza del suo partito, ma espande i suoi orizzonti da Londra ad Atene. “Anche sto Varoufakis se lo semo tolti. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce” è stata l’elegante dichiarazione della guida scout tanto per lanciare un subliminale “consiglio” alla sua minoranza. Abbiamo un Presidente del Consiglio, non eletto, di sinistra (?), cui dispiace quando perdono le destre. E considerando che per il famoso “aplomb” degli inglesi il laburista neppure l’ha degnato di considerazione, come merita, il più sanguigno Yanis Varoufakis (stessa faccia ma, in questo caso, non proprio stessa razza) replica mettendolo al tappeto: “Sotto un’estrema costrizione da parte dei leader europei, tra cui anche il signor Renzi che ha rifiutato di discutere ragionevolmente le stesse proposte della Grecia, il mio primo ministro, Alexis Tsipras, è stato sottoposto il 12 e 13 luglio a un bullismo insopportabile, a un ricatto nudo, a pressioni disumane”. L’ex Ministro greco dell’economia incalza “il premier italiano ha svolto un ruolo centrale nell’aiutare la rottura di Alexis, con la sua tattica del poliziotto buono, sulla base dell’assunto «se non cedi, essi ti distruggeranno»”. Avete inteso? Abbiamo anche un coraggioso alla guida della Penisola, un uomo di carattere, un cavaliere senza macchia e senza paura, un eroe insomma, di quelli che decantava l’Ariosto. E poi la stoccata finale: “Signor Renzi, ho un messaggio per te: puoi gioire tanto quanto ti pare per il fatto che io non sia più ministro delle finanze o deputato. Ma non ti sei sbarazzato di me, io sono vivo e vegeto politicamente, e come persona in Italia mi riconoscono quando cammino per le strade del vostro bel Paese. Ciò di cui vi siete sbarazzati partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras è la democrazia greca“. E forse anche della nostra, aggiungo io.
Quando viviamo in una società dove la gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di stare ad osservare quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra (World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki – n.d.a.) non c’è posto per gli intellettuali.
Allora lunghi funerali lentamente, senza tamburi sfilano, né musica dentro l’anima. Vinta, la Speranza piange, e l’atroce angoscia sui nostri crani pianta, dèspota, i suoi vessilli neri.”(*)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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(*) CHARLES BAUDELAIRE (libera interpretazione)

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