Correvo o Mi sono fermato un istante

Correvo
o
Mi sono fermato un istante

Correvo, e volando su tutto, godevo.
Mi sono fermato un istante a pensare, ho visto lontani bagliori, incontri, lavoro, emozioni, passione concessa e voluta, esatta e negata, sesso, il seme versato, le cose di sempre.
Riemerge costante un rimprovero ingiusto, il torto subito, le figlie cresciute, due ceffoni mal dati, occasioni perdute di sogni mancati, il tempo è compiuto.
Mi sono fermato a pensare che ero immortale invece finisco, non avevo confini e son quasi arrivato, la grande giocata su un piatto importante, prevista, geniale, efficace, la smorfia del viso ha tradito il mazziere e un batter di ciglio mi ha detto le carte.
Allievo, ufficiale, scrittore bandito, insegnante, dirigente d’azienda, mi chiedo perché, eppure ho imparato, caserma in rovina, il registro smarrito, altoforno crollato, la pagina bianca.
Adolescenza vissuta selvaggia, audace, eterna, la stanza e il cielo, rock duro, amici, ragazze, Beatles e Mireille, i baci segreti, la moto nascosta e seta che copre la pelle di lei, il piacere mi basta, che sballo la Crota, il pensiero rivolto a due cose, la seconda è amore che dopo ha regnato, allora era più per la vita.
Mi sono fermato un istante a pensare Pike Bishop e il suo mucchio, la porta di Ethan che apre al passato, la ruota che gira, la serie vicina ma quando decide è sul sei la pallina.
Non amo la rima, è così, ve lo giuro, eppure s’insinua impensata, un colpo vigliacco, inatteso, regali ne ho avuti e sfasciando gli involti mi sono piaciuti.
Ecco! Vedete? Ci son ricascato, ne esco, mi fermo.
Adesso ci siamo, un fulgore m’avvolge, la mamma al mio fianco ha chiuso le entrate dei posti sbagliati, moglie indifesa, papà è volato, l’astuccio fedele di plastica lucida, all’interno pastelli e il colore annotato, il banco, lavagna, segni ammiccanti, ed io non capivo l’inganno nascosto.
Ho ripreso baldanza, indago il futuro, la serranda abbassata è perfino uno strappo, mi fermo di nuovo, rifletto, ma ancor più piegato.
Il traguardo vicino, lo studio accurato di un gesto maldestro riemerso improvviso, gigante. Ancora? Era cosa da poco gettata nel sacco del niente.
Ma io sono tosto, e che cazzo! Per quale motivo tornate a giocare? Mia sorella davanti a fermare i cattivi mentre io custodisco le biglie vincenti.
Il sole non lo riconosco, adesso è una stella, nient’altro, e lo sciocco che andò sulla luna non è più tornato.
Mi sono voltato a guardare Lucrezia, i suoi occhi raggianti, il viso stupendo, l’astuccio contrario, gli atti indistinti, è la piccola Angelica a sfiorarmi la guancia, una dolce carezza, ritorno al presente.
La cucciola dice: “Tranquillo, noi andiamo spavalde, il mondo è bello e lo avremo, ci piace, rallenta.”.
Lulú acconsente, allora le stringo sentendole mie, ritorna la forza, distribuisco le carte, faccio ancora una mano.

© Copyright 2016 Mauro Giovanelli “Tracce nel deserto”

La poesia “Correvo” o “Mi sono fermato un istante a pensare” è stata pubblicata da “Memoria Condivisa” il 02 marzo 2016

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