LA CHIAVE DEL TEMPO

LA CHIAVE DEL TEMPO

Procedevo lungo il marciapiede
non il solito a sinistra,
quello a destra dove le palme
arrivano a sfiorare la sabbia dorata, cocente.
Niente ombra, solo la mia che ostinata
mi segue ovunque mutando forma
ed estensione secondo il volere dell’astro,
anch’egli compagno caparbio, sembrerebbe
instancabile come il silenzio che mi avvolge,
turbolento, propedeutico a qualcosa che so
sebbene tardi a giungere.
Ha infinita pazienza, io no, vorrei correre
ma il cammello procede superbo
al mio fianco e suggerisce di smetterla,
aggiunge essere inutile sfidare il tempo,
già la sera prima aveva accennato ciò
mentre, accovacciato elegantemente,
più di un re, poco distante
dal fuoco preparato da Moktar per il thè
udiva le nostre bocche serrate.
Gli andai accanto a bere quel nettare.
Se vuoi vederla ancora una volta,
dirle ciò che sempre manca al tutto
non indugiare oltre, in questo istante
si trova sulla sommità della piramide
a gradoni, quella di Zoser, ti aspetta!
Va, a lui bado io, già si sta assopendo.
Fu così che mi allontanai immerso
in una spaventevole profondità.

Per sapere!” Risposi secco alla sua domanda
circa tutti quei libri che vide negli scaffali,
ammonticchiati ovunque, così Cammello,
dopo il rapido movimento rotatorio delle labbra,
testa alta, sguardo fiero tra le lunghe,
azzurre ciglia, gli occhi il suo pensiero:
Giusto, ma inutili, un vero peccato!
Mai nessuno potrà arrivare a tanto, dico davvero!
Nel momento che ci attende tutto sarà nulla.”

Intanto del fuoco rimase pochissima brace
a rompere il buio, consistente, palpabile,
l’universo sopra noi, angoscia, quiete,
incantesimo, eternità, follia.
Ma non siamo fatti della stessa sostanza
di cui sono composti i sogni? Lo proferì
un certo William Shakespeare,
mica l’ultimo arrivato.
Né il primo né l’ultimo, per ora.
No, amico caro e compagno di viaggio,
non siamo sostanza, neppure sogni.
Cosa siamo?
Non siamo
Lei mi ha detto che saremo sempre uniti
Lo so! La vostra forza supera gli orizzonti
dell’inconsistenza, tutti saremo vicini
nel non essere più. È ovvio!
Dunque non ci sarà alcuna differenza
fra noi e… il resto?
Solo un segnale di ciò che è stato
vi darà modo di percepirvi,
rara eccezione, quasi unica.
Allora siamo speciali!
Vi siete parlati quando l’hai raggiunta
sulla sommità della piramide?
Mi ha osservato a lungo,
aveva gli occhi umidi,
lassù pareva fosse giorno, si è avvicinata,
ha accarezzato una sola volta la mia guancia
con il dorso della mano,
dal basso verso l’alto, poi lentamente,
fissandomi indietreggiava,
la sua figura svanì nella notte invincibile ma
un attimo prima ha detto…
Che ha detto?
…Ricorda il nostro patto, il lucchetto,
una chiave è nel tuo cuore,
l’altra nel mio, irriproducibili…
Appunto! Adesso sveglia Moktar,
dobbiamo proseguire,
lui crede che io sia cammello,
non deluderlo, è una brava persona e…
secondo i vostri parametri
la strada è ancora lunga quaggiù.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: A sinistra Egitto, Kefrén, piramide di re Zoser, foto scattata dall’autore – A destra ricavata dal web

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