NATALE 2016 – LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

NATALE 2016

Come di consueto ricevo la seguente lettera dal caro amico Paola Farinella, prete (come desidera essere chiamato e si firma) giornalista, scrittore, saggista, corsivista de “la Repubblica”, filosofo, teologo, parroco della splendida Chiesa di San Torpete in Genova (la Superba), umanista e tante altre cose.
Quale personale augurio di buon “fine settimana lungo” voglio condividerla tramite Messenger con i “contatti” per i quali ritengo che il termine “amicizia” in uso su questo social possa avere un senso. Se mi dovessi dimenticare di qualcuno si faccia vivo qualora lo desiderasse ritenendo di averne titolo.

P. S.
È sufficiente un “mi piace” per dimostrare gradimento evitando sciami di “auguri” e bla, bla, bla… (ma a chi la invio impossibile possa avvenire ciò. La precisazione riguarda eventuali “clandestini”)
Un saluto affettuoso a tutti.
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

alle Amiche e agli Amici

Genova 22-12-2016

Non c’è niente da fare, a Natale la frenesia è come l’influenza: prende tutti e non risparmia alcuno e ciascuno è rassegnato. Come a Nennillo, figlio di Luca/Eduardo de Filippo: «Il presepio non mi piace!» (Natale in casa Cupiello). Ad essere sincero non mi piace il Natale nel suo complesso con annessi e connessi e se dipendesse da me l’abolirei e chiuderei le chiese che sono complici stupefacenti (nel vero senso della parola e dell’incenso che si brucia a chili) dell’assuefazione a un rito che «si deve fare» perché a Natale si fanno i regali, a Natale bisogna essere buoni, a Natale bisogna mangiare, a Natale bisogna buttare via cibo per un terzo di quanto si è comprato, a Natale bisogna fare quello che non faremmo mai in tempi normali: magari andare a trovare parenti che strozzeresti con le tue stesse mani, ma a Natale si fa una tregua umanitaria e si rimanda il parenticidio a dopo le feste.

Natale è una finzione. I preti dicono le solite cose: Gesù di qua, Gesù bambino di là. I cattocattolici che vanno in chiesa, magari solo quella sera, si mettono a posto la coscienza, pagano dazio e pedaggio una volta l’anno, così anche «dio», se per caso ci fosse – non si sa mai – è messo a posto. Zampogne, zampone, cotechino, lenticchie, salmone, pastori e pastorelli, il bue e l’asinello, oche e ruscelli, fabbro e contadino, che bello! Eppure «A me u presepe nun me piace».

La notte di Natale, molti, moltissimi di quelli che vanno a vedere nascere il Bambino Gesù, non sanno, fanno finta di non sapere o lo sanno e fanno sul serio per apparire coloro che non sanno:

– Natale è un’invenzione del secolo IV per contrastare il culto del dio Mitra, importato a Roma dall’esercito romano e tra di esso molto diffuso, celebrato nel solstizio d’inverno.

– Natale riguarda un bambino che è appena nato ed è un delinquente perché è ricercato dalla polizia per essere ucciso. Per la Legge Bossi/Fini, ancora in vigore in Italia, Gesù sarebbe un clandestino.

– Natale è un bambino, appena nato, profugo, costretto a lasciare il suo Paese e a chiedere asilo in Egitto che lo concede perché non appartiene a una nazione cristiana, rovinata da 21 secoli di Cristianesimo e di politiche di governi popolati da cristiani e protestanti.

– Natale non è certamente nelle chiese scintillanti di luci e nenie strappalacrime che nemmeno Barbara D’Urso o Bruno Vespa riescono a superare, anche con modellino a pronta spiegazione.

Natale, se Dio esiste, e se vuole provare a fare sul serio, quest’anno è morto tra le vittime di Aleppo e delle altre città bombardate da ogni lato perché ormai i civili inermi sono il bersaglio preferito dei militari in guerra in oriente e altrove. Natale, se Dio continua a volere esistere e se ci riesce, è morto in mezzo al mare Mediterrano, tra gli esodati affondati, scomparsi, senza nome e senza più futuro.

Natale, se proprio Dio vuole fare uno sforzo, è in Turchia a vedere come il dittatore Ergogan sta spendendo i sei miliardi che l’Europa gli dà per fare morire di fame e freddo i Gesù bambini che scappano dalle case loro che nemmeno hanno perché oppressi da fame e sete e voglia di vivere.

Natale è tra i poveri, migranti, genovesi e italiani, che accompagniamo come Associazione «Ludovica Robotti-San Torpete» e che sono troppi, sempre più troppi e sempre più poveri e affamati.

Natale è tra i disperati del Monte dei Pacchi di Siena che hanno visto bruciare i loro risparmi di una intera vita, garanzia per il futuro dei propri figli, per colpa di amministratori e politici corrotti che da almeno 20 anni hanno ballato e danzato a spese dei poveri.

Natale è dove c’è un portatore di handicap bloccato perché una macchina di un bene educato e civile individuo si è messo di traverso o ha occupato il posto riservato o usa un contrassegno falso.

Natale è il bambino che porta un giocattolo nuovo per un altro bambino che nemmeno conosce. Natale è la persona, donna o uomo, che fa una dichiarazione d’amore con cuore limpido e senza condizioni, a perdere, solo per amore senza chiedere in cambio nulla.

Natale è ri-nascere, uscendo dal chiuso stantio del proprio egoismo perché «io-io-io» è la negazione di Natale e del suo protagonista che ha detto: Ama il prossimo tuo come se fossi tu stesso.

Natale è RIVOLUZIONE di comportamenti, rispetto dell’ambiente, della condivisione, del pluralismo e della convivenza dei popoli e le singole persone perché tutti hanno diritto di spezzare il pane ed essere riscaldati dal bue e dall’asinello, altrimenti Natale si trasforma in una condanna senza appello. E a Natale Dio, se c’è, o almeno se si sforza di esserci, non può nascere perché è da sempre.

Natale è solo l’occasione per noi di rinascere e diventare adulti, uomini e donne civili, veri e forse anche credenti, persone senza luoghi comuni, democratiche e rispettose della legalità e del diritto per sé e per gli altri, specialmente per i migranti che sono i più indifesi.

Insomma, Natale, se proprio lo voglio, lo devo fare sul serio. Al mio altare porto tutti voi insieme alle persone che amate e che abitano la vostra esistenza. Non chiedo nulla, solo che si compia “il miracolo” di Natale. Etimologicamente parlando, naturalmente!

Paolo Farinella, prete

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Frontale della Chiesa di San Torpete in Genova

LETTERA PERSONALE – RIPRODUZIONE RISERVATA

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