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ULTIMO TANGO A PALAZZO CHIGI

ULTIMO TANGO A PALAZZO CHIGI
(senza burro…)
Referendum Costituzionale 4 dicembre 2016

…ma non lo sa ballare, troppo nobile questa danza per certi individui, il tango si deve amare, sentire, provare passioni, credere in qualcosa, conoscere i passi, le figure, avere ritmo e controllo allo stesso tempo, essere affiatato con la gente semplice come quella delle borgate, le periferie dalle quali ha avuto origine. No! Decisamente mi riferisco solo al grandioso film di Bernardo Bertolucci (*) processato e la pellicola condannata al “rogo” come fecero il 17 febbraio 1600 con Giordano Bruno. Mi risulta difficile individuare in questo “remake” chi possa aver fatto la parte della stupefacente Maria Schneider… Boschi Maria Elena esclusa, neppure minimamente potrebbe rappresentare la bellissima protagonista dell’originale risalente al 1972. Non riesco proprio ad immaginarla… ma non ha importanza anche se per certe scene un’idea ce l’avrei. È il giorno dopo, “The Day After”, vediamo cosa dicono le grandi “Testate” (oggi non potrei trovare termine più appropriato):

«Visibilmente emozionato durante la conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi intorno a mezzanotte, il premier ha dichiarato quanto all’inizio della campagna elettorale aveva annunciato di fare in caso di vittoria del NO”:
“Domani pomeriggio convocherò il CDM, ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella” – ha detto esprimendo gratitudine ai suoi collaboratori affinché le riforme andassero avanti.»
Riforme… Bah! I “professionisti” dell’informazione continuano ad essere cauti (non si sa mai…). Intanto più che “emozionato” penso fosse “incazzato” per due precisi motivi:
Primo non riuscire a condurre tutta la banda a fine legislatura così da acquisire, ciascuno, il diritto al cospicuo “vitalizio” qualora avessero toccato il traguardo dei 4 (quattro) anni e 6 (sei) mesi di “onorato” servizio. Anche se nelle scorse settimane un uccellino mi ha cinguettato all’orecchio che sarebbe cautelativamente passato (alla faccia del “bicameralismo”) un disegno di legge mirato allo stanziamento di una cifra considerevole (miliardi) da distribuire ai parlamentari che fossero costretti ad andare a “lavorare” sul serio.
Secondo, sempre a mio avviso, inattesa gli è giunta contezza di non essere poi così tanto furbo (virtù servile… che l’ingegno non fosse cosa per lui si era capito da subito), non solo ma è finanche riuscito a percepire che la gran parte degli italiani non fossero così imbecilli come immaginava. Durissimi colpi questi… accorgersi d’improvviso di essere, come dire… Nudo?
Infine “…salirò al Quirinale…”. E dove altro dovrebbe se non al Colle? Del resto c’è chi scende e c’è chi sale. Nel suo caso “…chi troppo velocemente in alto sale sovente cade precipitevolissimevolmente (proverbio della nonna- n.d.a.)”
Alcuni sostengono essere “uomo” che almeno sa perdere. Oddio! Ci risiamo… e che altro dovrebbe fare? Ho ascoltato il suo discorso! Forse vivo nell’isola che non c’è ma mi è sembrato infarcito di bugie, frottole, falsità, distorsione della realtà, arroganza, supponenza, ecc. ecc. alla stregua di un Hamburger McDonald’s ultima generazione.‎ Menzognero, alterato, presuntuoso di natura come tutti i meno che mediocri in quanto circondati da “meno meno” che mediocri. Pericolosi coloro che gli hanno dato il “SÌ”. Sempre a mio parere non sono in “buona fede” ma hanno individuato in Renzi il “muro” dei loro meschini “cortiletti”. La restante parte ignoranti (nel senso di non conoscere) e incapaci di pensare (non viviamo in un Paese che è arrivato a sfiorare il 70% di analfabetismo funzionale e di ritorno? A chi giova? Qui prodest? – n.d.a.). Non confondiamo seta e strofinacci come è stato fatto con i morti della Resistenza accomunando Partigiani e Repubblichini. Quelli… i “SÌ” interessati saranno sempre pronti a schiaffeggiare la Costituzione per “cautelarsi”.
Nulla di “non negativo” trovo in questo individuo… neppure l’orgoglio, quindi lasciamo perdere “il saper perdere”.
Quel che più mi stupisce sono i “soccombenti” che si stanno sgolando per annunciare l’Apocalisse ed arrivano ad identificare i sostenitori del “NO” con la destra più becera. Mi scappa di rimarcare che siamo in democrazia ed in questo frangente si sono espressi molti elettori, non solo quelli legati a Partiti o Movimenti ma in campo sono scesi pure coloro che da decenni non votano, hanno ieri avvertito il dovere di impedire che mani indegne potessero toccare la “nostra” Costituzione. Possibile sia così ostico da comprendere? Addirittura tirano fuori non ben definite colpe per “aver fatto cadere un Governo”. Ma il solo responsabile, l’accentratore di tutto non è il Renzi Matteo? È lui che sta salendo al Colle a presentare le dimissioni! O no?
In concreto direi che un anno per arrivare alle agognate elezioni è troppo. Vero che “loro” hanno il piano “b” e “c” ma non vanno oltre all’abc appunto, sono privi di “cultura”, riflessi veloci e lungimiranza… come i “diplodochi”, genere “Diplodocus”, goffi e pesanti, lenti… al contrario dei “velociraptor”, genere “coelurosauride dromaeosauride”, rapidi, agili, snelli.
“Loro” sono nell’angolo. Pressiamoli. Bramato voto il più presto possibile. Il successore? Sarà il popolo a decidere. No “governi tecnici”, da scartare nomi tipo Franceschini, Letta, Padoan dei quali mi è giunta voce. Per quanto riguarda i leader dei partiti schierati dalla parte del “NO” (puntualizzo non si trattava di “coalizione”) molti stanno celiando di ectoplasmi per diffondere panico. Se ci si riferisce a Grillo egli ha più volte dichiarato che mai entrerebbe in politica. Salvini ancora meno (deficitario di molte caratteristiche non ultimo le “physique du rôle”). Il Berlusca, Strasburgo a parte, non è in gioco. Alla Meloni manca il prosciutto crudo…
Stanotte sono stati sepolti coloro che in politica hanno solo “emesso” slogan, contro slogan, satira villana, contro satira incivile, disinformazione, fandonie, compromessi finanche con se stessi. Adesso che il pericolo è passato e certuni hanno perso l’occasione di aggredire la “Costituzione” abbiamo tempo per riflettere ma… non molto.
Amo l’Italia e credo di averla servita, pure in questa circostanza. Oggi si festeggia, l’abbiamo scampata bella, ma domani è un altro giorno… di lotta.
Grazie a tutti, proprio tutti.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza ricavate dal web: A sinistra una scena di “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. A destra Renzi Matteo e Boschi Maria Elena.

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LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

Fulvio… questo splendido lavoro richiama alla mente troppe cose, non puoi giocare con l’arte, liberare senza alcun freno la tua stizza, innanzi tutto è improduttivo, già capiscono poco quando ti mantieni sul normalmente anormale figurati nel momento in cui sconfini, e ti capita spesso perché nella tua natura, poi è rischioso, gli specchi sono porte che conducono ad altre dimensioni, sipari dell’inconoscibilità, discontinuità del tempo e dello spazio, ciò che riflettono non è il mondo di qua ma l’altro, tutti lo evochiamo e temiamo ma neppure possiamo immaginarlo… tu non sei solo un artista ma esploratore dell’inconscio, il tuo soprattutto, che ti spinge alla continua ricerca della verità che alcuni dicono essere sotto i nostri occhi, altri sostengono l’impossibilità di poterci arrivare ma di tanti discorsi alla fin fine te ne strafotti, continui imperterrito per la tua strada e non vendi un cazzo anche se un tuo quadro è esposto in una importante pinacoteca, ma chi vuoi che si metta in casa un pezzo del genere? Inseriscono tanti “mi piace”, commenti scontati, bello, bellino, pacche sulle spalle, bravo, forte e via di questo passo ma in concreto non ci hanno capito una benedetta sega e potrai a mala pena accettare questo mio commento per il semplice fatto che pure io non scherzo nella masturbazione neuronale attraverso le tese sinapsi. In quest’opera quello che ad un osservatore disattento potrebbe sembrare avvallamento, la curvatura della base per chissà quale attrazione gravitazionale altro non è che la testa, il cervello imploso della donna che tenta di osservare se medesima, il resto appena accennato indica la sua propria inconsistenza e l’altra realtà che lei percepisce. Al di qua siamo tutti noi, donne e uomini, potremmo pure essere la Regina Ravenna: “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e lui di rimando «“Mia regina, in questo giorno ha raggiunto la maggiore età una fanciulla più bella persino di te. È lei la ragione per la quale svaniscono i tuoi poteri” – “Chi è?” – “Biancaneve!” – “Biancaneve? È lei la mia rovina? Avrei dovuto ucciderla quando era fanciulla” – “Ti avverto, la sua innocenza e purezza possono distruggerti. Ma lei è anche la tua salvezza, o regina. Prendi il suo cuore con la tua mano e non dovrai mai più consumare giovani vite. Mai più sarai debole o vecchia”». Regina Ravenna… “Immortalità… immortalità in eterno…” (1) Capito Fulvio? Sappiamo tutti come termina la fiaba perché l’immortalità è difficile da raggiungere, non impossibile ma arduo, e il percorso giusto è quello che hai intrapreso, sei nato per questo, mettere in bella mostra la caducità del corpo, il contenitore che trasporta chissà quale sostanza che ci permette di confrontarci, pensare, sognare, patire. Cerchi la dimensione dove potresti finalmente essere compreso dai tuoi simili. “Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa; ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?” (2) Qui sì che troveresti i veri estimatori delle tue opere meravigliose (ed i miei se permetti caro amico) “Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta” ribatté il Gatto alle parole di Alice. “E da cosa giudichi che io sia matta?” ­ “Devi esserlo, perché altrimenti non saresti qui”. Mi sto spiegando? Tali interrogativi non sono ovviamente rivolti a te caro amico ma a coloro che ammirano… ehm! “Osservano” inebetiti il tuo dipinto e quanti avranno la bontà di leggermi. Del resto la spiegazione di tutto non è nella delicatezza, quasi trasparenza con cui tratteggi la femmina, le sue parti essenziali, seni e il triangolo misterioso di cui noi maschi non teniamo memoria ed è perciò che ci ritorniamo continuamente sopra, per rammentare, ma la risposta sta nei segni impressi alla base, la minuta ringhiera in ferro della mensolina, che non sono demotico, aramaico, greco antico, copto, tardo latino o chissà quale altro idioma bensì la lingua con cui cerchi di esprimere i tuoi lavori, che io recepisco e traduco ma… gli altri? Noi (concedimi questo plurale) viviamo nel Paese delle Meraviglie, luogo in cui ognuno lo percepisce a modo suo, dove il Cappellaio Matto possiede un orologio che segna solamente i giorni del mese e quando Alice gli domanda stupita perché non segni le ore, come tutti gli orologi “normali”, quello risponde indispettito “E perché dovrebbe segnarle? Il tuo orologio, per caso, segna gli anni?” – “Naturalmente no!” rispose pronta Alice così come farebbero tutti quelli intorno a noi a scrutare le tue eccelse opere. Che poi, in buona sostanza, nella sua apparente assurdità, la domanda è indubbia: “Chi avrebbe deciso che un orologio debba per forza segnare le ore?” Qui, su questa Terra tutti pensano solo al tempo che “perdono”. Capito Fulvio? Il resto non interessa. Infatti noterai quanto ogni mattina sono indaffarati gli agenti di borsa appiccicati ai video dei loro computer, in quegli stanzoni pieni di luci intermittenti come tanti alberi di Natale, a volte disperati per le dichiarazioni di Trump piuttosto che i passatempi di Lapo (non Gianni), altre esultanti perché i veri “stanziati”, coloro che gestiscono tutto, i Titani, sono i “mercati” da cui ogni cosa discende. “Se tu conoscessi il Tempo come me, non parleresti di perderlo! Scommetto che non hai mai parlato con lui” – “Non mi pare…” rispose Alice prudentemente – “…ma so che quando studio musica debbo batterlo” – “Adesso capisco!” replica il Cappellaio – “Ma lo sai, almeno, che lui non sopporta le bastonate? Se tu riuscissi a restare in buon accordo con lui, ti farebbe tutto quello che desideri tu!”.
Fulvio, colui che sta dall’altra parte dello specchio ed ha un metro in mano più lungo o corto per la deformazione rifrattiva e l’osservatore ha il medesimo metro, lungo proprio un metro per questa porzione di mondo, potrà eccepire all’immagine che quello che tiene in mano è più corto o lungo del suo ma ella (l’immagine) sosterrà il contrario poiché la sua intera dimensione è uniformata alla misura di riferimento in cui vive. Einstein ci era arrivato…
Fulvio, complimenti, grazie di esistere, non fermarti e continua la tua ricerca… vedrai che arriveremo alla meta.
Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) DAL FILM “Biancaneve e il cacciatore film del 2012 diretto da Rupert Sanders e interpretato da Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Sam Claflin e Bob Hoskins nella sua ultima apparizione.

(2) Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland) è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll.

(2) Sir John Tenniel (Londra, 28 febbraio 1820 – Londra, 25 febbraio 1914) è stato un pittore e illustratore inglese. Per quasi tutta la carriera disegnò vignette satiriche e caricature per la rivista Punch, ma viene ricordato soprattutto per le sue illustrazioni per i due romanzi di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie e Dietro lo specchio. L’influenza dell’opera di Tenniel nella storia dell’illustrazione si può osservare per esempio nei disegni di artisti gotici come Edward Gorey, Mark Ryden e Dame Darcy.

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “Specchio 2016” – Tecnica mista su tela – Dimensioni cm 28 x 43

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PERCHÉ IL TITOLO: “BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…”

PERCHÉ IL TITOLO:
“BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…”

L’affondamento del transatlantico britannico Titanic per collisione con un iceberg, precisamente il “RMS Titanic” della classe Olympic, avvenne la notte tra il 14 ed il 15 aprile del 1912 e il conseguente drammatico naufragio nelle prime ore del 15 aprile.
Era il periodo di transizione fra la navigazione a vela, nella quale l’ordine “barra a sinistra” significa timone a destra al fine di virare appunto a destra, similmente “barra a dritta” per deviare a sinistra, e quella meccanica il cui comando “timone a dritta” significa virare a destra viceversa “timone a sinistra”. Sembrerebbe che all’avvistamento dell’iceberg il primo ufficiale William Murdoch avesse impartito “timone tutto a dritta” e “macchine indietro tutta” con l’intento di spostare la poppa a sinistra permettendo l’accostamento della nave a destra così da allontanare dal pericolo la fiancata destra dello scafo e lasciar sfilare la montagna di ghiaccio a dritta del natante. Sembrerebbe che il timoniere Robert Hitchens eseguì in un primo momento la manovra secondo la scuola della vela ossia mise il timone (“barra”) a destra provocando un’evoluzione contraria dopodiché modificò la rotta. Ovviamente la verità “vera” non si saprà mai, forse…
È tutto chiaro? Ne siete certi? Beh! Ho la sgradevole sensazione che la nostra Penisola sia alla deriva, in un mare stracolmo di strani oggetti fluttuanti di qua e di là ma non ghiaccio, hanno colore mutevole che passa dal marrone scuro al nero e paiono informi monoliti ancora più minacciosi, incombenti, oppressivi. Gli indigeni o abitanti sono piuttosto disturbati e confusi, dal “timoniere” all’ultimo cittadino.
Per questo a conclusione della trilogia iniziata con “DESTRA E… MANCA” seguito da “A DESTRA DI NESSUNA SINISTRA” ho deciso di intitolare “BARRA A SINISTRA! TIMONE A DRITTA! INSOMMA TUTTO A DESTRA…” il libro che sto per dare alla stampa. In quest’ultimo ho imbarcato poesie, brani, citazioni, articoli, appunti di viaggio, in definitiva i miei bagagli proprio in previsione di un eventuale e drastico dirottamento.
Avete notato come alla fin fine venga sempre tirato in ballo il “timoniere”? Anche nel “caso Costa Concordia” lo Schettino cercò di scaricare sul marinaio ogni colpa (a parte quella di essersela data a gambe levate).
Mi domando e concludo. È mai possibile che in questo Paese non ci siano persone della statura del Comandante Gregorio De Falco che ingiungano ai nostri politici “Scendete da bordo, cazzo!”. Scusate! Ho dimenticato che costoro vengono resi “inoffensivi” trasferendoli da Livorno a Napoli per collocarli dietro una scrivania… il giorno stesso in cui vengono presentate le motivazioni circa la condanna in appello degli Schettino che, al contrario salgono in cattedra.
E se dicessimo “NO”?

Mauro Giovanelli – Genova
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TI(N)TO HA RITINTO I TETTI (versione aggiornata)

TI(N)TO HA RITINTO I TETTI
(versione aggiornata)

Il regista Tinto Brass che, contrariamente al pensare comune e bigotto, ha girato anche dei film degni di nota sostiene:

Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna e non è una maschera ipocrita.”

Dal punto di vista dell’antropologia umana è incontestabile, a mio avviso naturalmente, e ritengo che Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, sarebbe d’accordo con Tinto. Invece non saprei cosa ne potrebbe pensare Renzi Matteo. “Ti(n)to, tu t’ha ritinto il tetto, ma tu ‘un t’intendi tanto di tetti ritinti!!”(1). Più o meno sempre questo il senso dei suoi interventi, dalla Confcommercio al salotto di Bruno Vespa, comparsate TV, rarissimi confronti, viaggi diplomatici (memorabile quello in Argentina spacciando la perifrasi per una poesia di Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo) fino al ricevimento di fine mandato di Obama con cui, nell’abbraccio, si sono vicendevolmente sussurrati “We can!!”… mettendoci entrambi la faccia.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Scioglilingua toscano

Immagini in evidenza: Al centro disegno del grande artista toscano FULVIO LEONCINI – Ai lati ricavate dal web

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È MORTO Fidel Alejandro Castro Ruz “HASTA LA VICTORIA SIEMPRE”

È MORTO Fidel Alejandro Castro Ruz
“HASTA LA VICTORIA SIEMPRE”
(VENTO IDIOTA “Idiot wind” – SENZA PERDERE LA TENEREZZA)

Non ho mai condiviso la locuzione “I morti sono tutti uguali”, anzi mi ha sempre particolarmente disturbato, infastidito poiché pregna di tutte le ipocrisie dei rimasti vivi i quali si arrogano il diritto di spogliare il defunto della sua personalità, appiattirlo, ovvero superare finanche la natura che già gli fa assumere temporanea posizione orizzontale prima che se lo porti il vento. Per sovrapprezzo annullare quindi ciò che egli è stato e voluto essere. Una canaglia che trapassa vuole rimanere canaglia, così il benpensante, l’illuminato, il moralista… invece gli tocca subire il torto di diventare, nel ricordo, qualcos’altro che lo accomuna, unifica ai nuovi compagni di chi sa quale misterioso viaggio. La nostra unicità perdura anche dopo esser saliti sull’autobus infernale che ci condurrà al mistero ultimo e il ricordo lasciato dipenderà dall’impronta impressa in coloro che si succedono alla fermata aspettando il prossimo mezzo, l’inevitabile sensazione di “mancanza” che assale ciascuno di noi durante l’attesa. Sto scrivendo queste poche righe in quanto ho appena saputo che è morto il sig. Fidel Alejandro Castro Ruz, “Lider Maximo” che andò al potere vincendo una rivoluzione e successivamente da primo ministro sfidò, sconfiggendoli, gli Stati Uniti D’America rapidi a riconoscere il nuovo Governo ma molto celeri nel cercare di ostacolarlo con ogni mezzo quando Alejandro cominciò (a mio avviso giustamente) ad espropriare le proprietà delle principali compagnie statunitensi. Quelli che stanno esultando non sanno molte cose, non solo la storia del grande personaggio ma molto altro ancora, proprio non afferrano l’intimo significato dell’esistenza in ogni sua espressione, persone vuote, involucri organici pieni del nulla di cui inspiegabilmente gioiscono. Ignorano della vita leggendaria di questo “Uomo”, la resistenza contro una carogna di nome Fulgencio Batista, chi e quanti si imbarcarono sullo storico battello che li portò alla vittoria, il “Granma”, vecchio yacht di 19 metri teoricamente progettato per venti persone (fra passeggeri ed equipaggio) ma vi si stiparono 82 intrepidi rivoluzionari tra i quali Fidel stesso e l’amico di sempre Ernesto “Che” Guevara, cosa successe alla “Baia dei porci”, perché in seguito Guevara decise di andare ad aiutare i ribelli in Bolivia… dove trovò la morte… e tanti altri interrogativi ignoti ai “poveri di spirito”. Adotto questa locuzione in quanto lo stesso Papa Francesco, non credo per diplomazia o “dovere”, oggi dice: “Una triste notizia”. Considerato ciò concludo limitandomi a riportare il seguente articolo del 2015 “VENTO IDIOTA (Idiot Wind) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA” che gli dedico con l’intento di assimilare il “Lider Maximo” fra alcuni “grandi”. Per chi volesse leggerlo.
R.I.P.
Mauro
VENTO IDIOTA (IDIOT WIND)
SENZA PERDERE LA TENEREZZA

Il Pontefice ha lasciato Cuba esortando il popolo, i governanti, e la Nazione tutta alla “rivoluzione della tenerezza”. Bella persona papa Francesco, da agnostico quale sono è la prima volta che provo emozione di fronte al capo della Chiesa Cattolica, e massimo rispetto: la borsa che si porta appresso un po’ logora, modesta, gonfia, la gestualità dell’uomo semplice, le scarpe nere “comode”, pianta larga e suola robusta, la papalina sempre in equilibrio precario che non sopporta. È una persona che “cade”, non teme di mostrare la sua vulnerabilità. Quando ha incespicato mentre saliva la scaletta dell’aereo mi ha strappato dalla mente la considerazione che in quell’istante non c’era alcun Simone di Cirene a raccogliere la croce, neppure una Veronica a detergergli con un panno di lino il volto sporco di sudore e sangue, che ha dentro di sé, nella sua solitudine. Lo vedo un uomo isolato nella battaglia che conduce per cercare di cambiare l’umanità. Si è alzato da solo, senza aiuto alcuno, con orgoglio, naturalezza e volontà incredibili. Soprattutto mi colpisce il suo sguardo sincero, aperto, con un’ombra di malinconia, sconforto, che ti dilania, penetra i tuoi dubbi, vorresti abbracciarlo, sento che ha necessità di aiuto, avverto che vive la sua fede con profonda convinzione, ma ho l’impressione che allo stesso tempo si renda conto quanto potrebbero essere vani l’impegno e la dedizione che profonde nella missione che gli è stata assegnata.
Il Vicario di Cristo si è poi recato negli USA presentandosi dinanzi al Congresso e successivamente al Palazzo dell’ONU, immagino portando alla Nazione più potente della Terra e a tutti i “governanti” lo stesso messaggio, il richiamo alla rivolta dell’amore.
Tenerezza! Deve essere una parola magica. Ha subito indirizzato il mio pensiero a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, appassionato lettore che passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirasse di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. Fu anche un provetto motociclista tanto che con la sua Norton, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di ampio respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”. Nell’itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni. Quanti sono i legami che ci uniscono tutti! E lavoriamo solo per scioglierli. Basta una semplice parola, un gesto onorevole, per fare collegamenti impensabili, intessere una tela di bei gesti tutti mirati al bene comune, la fratellanza e la solidarietà… e l’amore. Almeno così capita a me. San Francesco! Che nel 1203/4, dopo la sua conversione maturata nel 1154 a seguito dell’esperienza della guerra fra Perugia guelfa e Assisi ghibellina, quest’ultima soccombente dopo la sconfitta nel 1202, e la conseguente prigionia, rimase sconvolto a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Da lì iniziò un cammino di mutamento che col tempo lo portò “a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore”. Ciononostante pensò di partecipare alla Crociata, quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a questa missione era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d’Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. La malattia potrebbe essere stato un “segno” per far sì che non fossimo privati di questo santo? Il fatto è che Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare ed in lui germogliò un crescente senso di compassione, che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati che si sarebbe trasformato poi in una vera e propria “febbre d’amore” verso il prossimo. In questo senso, e non solo, uno degli uomini più “illuminati” della nostra epoca, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, un genio della erudizione mondiale, che mai viene citato dai mass media o dalla TV ed è tenuto pure ai margini della cultura ufficiale, come non fosse esistito, diceva: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sta di fatto che Francesco, amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso il lebbrosario di Gubbio, intitolato a “san Lazzaro di Betania”, restando con i lebbrosi e servendoli con estrema cura. Dunque il “Che” nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, san Francesco 750 anni prima a prestare la stessa opera in Toscana, Pasolini a percorrere negli anni ‘60 le polverose periferie di Roma nell’estenuante ricerca di un perché alle ingiustizie di questo Mondo. Ciascuno spinto dalla necessità di tenerezza.
A volte penso che sia tutto inutile e vengo assalito da una profonda afflizione. Mi domando se quanto viene detto negli incontri fra Capi di stato, dai “politicanti”, sui quotidiani o nei dibattiti televisivi, nelle omelie pronunciate nei funerali dei morti ammazzati per i motivi più abietti, seguiti da applausi al passaggio dei feretri, insomma questa marea di bla, bla, bla in fondo non siano altro che parole al vento, un vento idiota, “Idiot wind” come cantava Bob Dylan negli anni ’70, che lasciano il tempo che trovano. L’ultima strofa di questa poesia/canzone dice “…vento idiota che soffia tra i bottoni dei nostri cappotti, che soffia tra le lettere che abbiamo scritto, vento idiota che soffia tra la polvere sui nostri scaffali, siamo degli idioti, bambino, è un miracolo persino che riusciamo a nutrirci da soli”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre conosca la vita e le opere del grande talento italiano che trovò la morte nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975, ucciso in maniera brutale, percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma, “crocifisso” da un balordo, uno dei tanti “ragazzi di vita” che voleva salvare. Credo che apprezzi anche il menestrello del Minnesota, il poeta del country e del rock, mica il Vicario di Cristo è uno che porta calzature di vernice rossa griffate Prada. Neppure ho dubbi che il papa non abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive: “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “VENTO IDIOTA (IDIOT WIND – SENZA PERDERE LA TENEREZZA” è stato pubblicato il 5 luglio 2015 da “Memoria Condivisa” sito www.memoriacondivisa.it e inviato a Papa Francesco il 1° ottobre 2015 da cui ho avuto il piacere di ricevere Suo riscontro

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UN MALEDETTO IMBROGLIO

UN MALEDETTO IMBROGLIO (1)

TELEGIORNALE (RAI2) DEL 25 novembre 2016:

REFERENDUM: Invito de “L’ECONOMIST” a votare NO. Immediata la replica di PADOAN PIER CARLO: “Serve Governo politico, non tecnico”

RENZI MATTEO: “Siamo un Paese bloccato, ecco perché voglio cambiare”

Ehm! Calma… sangue freddo, non agitiamoci… adesso vorrei, provare, tentare, cercare di chiarire una cosa:
Con “Governo tecnico”, espressione in uso solo nel sistema parlamentare della nostra Nazione (questa la dice lunga…) si definisce un Esecutivo dalla non dichiarata identità politica (Monti Mario docet) istituito in situazioni d’emergenza (quelle create dai politici) quando il sistema dei partiti non riesce ad esprimere una maggioranza (dei soliti noti) pienamente funzionante al fine di affrontare l’emergenza (causata dai danni provocati dai medesimi e predecessori) senza incontrare i veti del Parlamento. Chiaro? Nel riassumere ho ovviamente “azzardato” altrimenti sarebbe improbo uscire da questo inestricabile ginepraio. Aggiungo solo che tale “soluzione” prevede l’insediamento nella “stanza dei bottoni” di persone scientificamente competenti, razionali e rigorose (con i più deboli) del tipo Fornero Elsa (una o più lacrime sul viso), Cancellieri Anna Maria (una telefonata salva la vita, due la rendono piacevole, tre…), Passera Corrado (sopra la Banca la borsa gonfia, sotto la Banca la borsa si affloscia) e Monti Mario (il loden pieno di niente) tanto per citare i più “attivi”.
Ora sintetizziamo al massimo il significato di “Governo politico”: In Italia modo di dire in disuso poiché subordinato alle elezioni (termine sparito addirittura dalla Treccani nonché cancellato dall’Accademia della Crusca) sulla base dell’articolo 1 (uno) della nostra Costituzione (quella che Renzi & Boschi vogliono cambiare) che così recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Salvo errori od omissioni mi pare semplice se non fosse che la Penisola sta affondando non solo per terremoti, alluvioni, catastrofi più o meno annunciate ma… si aggiungono una miriade di partiti, coalizioni (per Monti, per Passera, per Bocchino, per…) gruppi (lisci, misti o shakerati) leghe (a vario titolo), indipendenti (si fa per dire), unioni (con sé stessi) e via di questo passo. Ideo… ergo (tradotti dal latino significano perciò, dunque) ritengo non arduo ipotizzare che tra un porcellum e un italicum sia molto alta la probabilità di ritornare nella situazione per cui un “pezzo di… grosso” qualunque possa poi dichiarare: “Serve Governo tecnico, non politico”. O no?

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” romanzo di Carlo Emilio Gadda dal quale nel del 1959 è stato elaborato il film “Un maledetto imbroglio” diretto e interpretato dal regista italiano Pietro Germi.

Immagine in evidenza: A sinistra scena da “Un maledetto imbroglio” diretto e interpretato dal regista italiano Pietro Germi – A destra Parlamento italiano

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EPPURE È VERO! – Marianna Madia

EPPURE È VERO!
Marianna Madia

Pubblica amministrazione: Consulta boccia il cuore della riforma Madia

La Corte costituzionale giudica illegittimo il meccanismo per cui l’attuazione passa dal semplice parere della Conferenza Stato-Regioni. Nel mirino le norme sulla dirigenza, le partecipate, i servizi pubblici locali e il pubblico impiego. Incontro Madia-sindacati sul contratto il 30 novembre

VALENTINA CONTE “ECONOMIA & FINANZA”, 25 novembre 2016

Più che dalla Madia pare uscita (la riforma n.d.a.) dal baule della bisnonna se non dal dipinto di una pala d’altare del Beato Angelico…
Poveri noi!!!

Mauro Giovanelli – Genova
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RENZI E IL DINDAROLO (SALVADANAIO in romanesco)

RENZI E IL DINDAROLO (SALVADANAIO in romanesco)

FINITO IL TEMPO IN CUI L’ITALIA ERA IL SALVADANAIO DELL’EUROPA!”… QUESTA L’ULTIMA ESTERNAZIONE DI RENZI MATTEO (telegiornali nazionali dell’8 novembre 2016)
MA…
QUANDO AVRÀ INIZIO L’EPOCA IN CUI I PALAZZI DEL POTERE POLITICO D’ITALIA NON SARANNO PIÙ CENTRI DI RENDITE DI POSIZIONE, PRIVILEGI INSCALFIBILI, GUADAGNI SMISURATI, BENEFICI IMPENSABILI, PREROGATIVE DI CUI SE NE È PERSA MEMORIA, ESENZIONI DA OBBLIGHI E DOVERI PREVISTI FINANCHE DALLA COSTITUZIONE? PER TACER DEL RESTO…

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IL CASO TOMMASA GIOVANNONI OTTAVIANI – La signora Brunetta

IL CASO TOMMASA GIOVANNONI OTTAVIANI
La signora Brunetta

Non so molto di più su quanto appreso stasera da scarni (ti pareva…) notiziari dei telegiornali sebbene in parole povere mi pare aver capito che dietro l’account “Beatrice di Maio” si celava Tommasa Giovannoni Ottaviani, detta “Titti”, moglie dell’onorevole Brunetta Renato. A rivelarlo sarebbe stata lei stessa in un’intervista:
“Lui (Brunetta n.d.a.) non c’entra con questa storia. Non ha mai saputo nulla di quello che facevo. Ho deciso da sola di entrare su Twitter, di usare ovviamente un nickname”.
Il nickname scelto dalla signora Titti è nientepopodimeno che omonimo del cognome portato dal vicepresidente della Camera nonché leader Movimento Cinque Stelle ed è stato cagione di un’interrogazione parlamentare che, se da una parte ha causato ulteriore erezione agli incisivi di Renzi Matteo, dall’altra è riuscito a far sì che i “professionisti” dell’informazione cartacea e Tv, sia sdraiati sulle loro amache che seduti in confortevoli postazioni, potessero scaraventare fango su Beppe Grillo e l’intero apparato.
Infatti da quell’account la moglie del politico scagliava commenti pungenti e sarcastici all’indirizzo di Renzi Matteo, Boschi Maria Elena, Banca Etruria, RAI nonché, colmo dei colmi, sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Mercoledì scorso la Ottaviani ha sospeso l’attività affermando di “non essere una militante del Movimento anche se ho fatto amicizia virtuale con molte persone che avevano idee simili”
La signora così conclude:
“L’avevo scelto casualmente (il nickname n.d.a.) e quando nell’aprile 2015 ho aperto il mio account non c’erano tanti Di Maio in giro. Ho usato quel cognome perché mi ricorda una persona cara”.
Quanto prima mi riservo di fornire ulteriori ragguagli ma non posso fare a meno di complimentarmi con Tommasa Giovannoni Ottaviani in Brunetta. Allo stesso tempo mi pare di capire che nella circostanza suo marito non sia stato all’altezza della situazione.

Mauro Giovanelli – Genova
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