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RIFLESSI DA UNO SPECCHIO RIGOPIANO

RIFLESSI DA UNO SPECCHIO RIGOPIANO

La tragedia che si è consumata in Abruzzo (29 vittime), l’inevitabile confronto con i terremotati dell’Aquila, Amatrice e altre precedenti regolari catastrofi da movimenti tellurici imprevedibili ma incombenti e certi (forse è ignoto il fatto che l’Italia sia totalmente interessata da due catene montuose che si chiamano Alpi e Appennini e la “zolla” africana preme inesorabilmente verso nord. Per ciò Napoli si trova più a sud di Bari); le sistematiche, annunciate alluvioni metodicamente dimenticate; i crolli dei nostri monumenti abbandonati al degrado; l’elicottero del 118 precipitato a Campo Felice (sei vittime fra cui lo sciatore soccorso); le scontate “passerelle” dei politici che in tali circostanze assumono tutti la medesima espressione affranta; le relative promesse di “ricostruzione” disattese con inusitato impegno; i notiziari, le puntate di “approfondimento”, i collegamenti TV in diretta, gli inviti a “non è il momento di innescare diatribe”, l’informazione arrivata a livelli di servilismo verso “politici” e “politicanti” mai riscontrati neppure nelle dittature, la “cautela” dei giornalisti che riempiono spazi cartacei in “punta” di feltro per non disturbare neanche il collega della scrivania a fianco e quando si esprimono dal video pare stiano confessandosi guardinghi; le inutili quanto intempestive e inappropriate interviste ai “sopravissuti”, le domande ebeti dei cronisti con divieto assoluto di riferire opinioni proprie, le facce sempre sorridenti (avete notato?) degli affittuari i Palazzi del Potere con contratto a tempo indeterminato sono, a mio modesto avviso, una gigantesca, immonda slavina di melma che ormai ha travolto questo Paese.
Quanto accaduto in provincia di Pescara, Comune di Farindola è il fascio di raggi luminosi, paralleli, senza angolazione alcuna, capovolti nella loro direzione, che rimbalzano da uno specchio piano inviandoci le autentiche sembianze della travagliata Penisola. Forse non tutti sanno che l’immagine percepita non è invertita destra/sinistra come ordinariamente creduto. Rimangono infatti inalterate esattamente come nell’assetto generale insediatosi nel nostro Parlamento la cui cortina fumogena di bla, bla, bla fa sembrare una leggera nebbia il “fungo” di lapilli, lussi piroclastici, valanghe di gas surriscaldati, ceneri e detriti che il 10 aprile del 1815 vennero espulsi dal vulcano indonesiano Tambora con una violenza venti volte superiore a quella che distrusse Pompei.
Stabilito quindi il ribaltamento alto/basso e fronte/retro dell’Hotel che oggi ci viene riproposto dalla superficie riflettente, esso appare ancora in piedi ed ulteriormente ampliato rispetto ai precedenti sviluppi più o meno regolari che, dal capanno quale era in origine, l’hanno portato ad essere una struttura ricettiva e ricreativa di alto livello. Come per magia nel “Resort” di lusso vi stazionano Palazzo Montecitorio con i suoi 630 deputati, palazzo Madama con 320 senatori (di cui 5 a vita), Palazzo del Viminale sede della Presidenza del Consiglio, Palazzo della Farnesina sede del Ministero degli Affari Esteri (da notare che quest’ultimo, prevedendo più di 1300 stanze su 9 piani con una facciata lunga 169 metri ed alta 51, da solo copre una superficie di 120 mila metri quadrati e un volume costruito di 720 mila metri cubi per cui, insieme alla Reggia di Caserta, è uno degli edifici più voluminosi presenti in Italia). Dell’intero complesso fanno pure parte il Palazzo delle Finanze, sede attuale del Ministero dell’Economia e Palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana, uno dei più importanti edifici della capitale alla cui costruzione e decorazione lavorarono insigni maestri dell’arte italiana (anche se tutti gli altri non sono da meno).
Oltre ai “professionisti della politica” i cui stipendi medi annui si aggirano intorto ad €uro/anno 144 mila circa, i più alti in Europa essendo gli austriaci secondi in graduatoria con 106 mila, a seguire gli 86 mila degli olandesi, 84 mila i tedeschi, 82 mila gli inglesi, ecc. in queste strutture trovano ragione di vita, indirizzata al relax ed alla vacanza di lusso più sfrenata, pure uscieri da 11 mila €uro/mese, commessi da 9 mila €uro/mese, barbieri da 10 mila €uro/mese, un numero imprecisato di persone ingaggiate a coadiuvare coloro che sono impegnati a salvare le sorti della Nazione. Moltissimi addetti alla sicurezza, addirittura esorbitanti gli amministrativi, tecnici, dirigenti, segretari, sottosegretari, portavoce, portaborse, assistenti, fattorini, commessi, uscieri, medici, infermieri, addetti alle buvette, baristi, postini, camerieri, autisti, cuochi, elettricisti, giardinieri, idraulici, tappezzieri e via di questo passo fino agli incaricati alla ricarica degli orologi a pendolo. Tutti con contratti e stipendi vertiginosamente “atipici” (verso l’alto) rispetto ai loro omologhi lavoratori italiani.
Senza tenere in alcun conto gli oltre 8.500 Comuni, le 107 Province, 20 Regioni, i rappresentanti al Parlamento Europeo, i sindacati (i cui “reggenti” guadagnano cifre spropositate) ormai ridotti a notai del Potere, le Città Metropolitane, il numero madornale di Enti inutili mai aboliti, e chissà che altro ancora, ciascuno provvisto di Sindaci, vice sindaco, direttori, dirigenti, vari “governatori”, segretari, impiegati, esperti, meno esperti che non compaiono nell’immagine virtuale riflessa dallo specchio della verità.
Qui giunto non mi sembra difficile comprendere quanto questo enorme peso “meccanico” ed “economico” possa incidere sui detriti di varia natura, compresi i depositi accumulatisi nel tempo per valanghe avvenute in epoca recente, ovvero le fondamenta costituite dai modesti laboriosi cittadini “normali”, oggi rappresentanti non solo delle fasce così dette “deboli” ma pure delle “classi” media e medio alta sulle quali si regge la mastodontica, multiforme struttura di cui sopra. Oppressi e “torchiati” senza soluzione di continuità dal sovrastante enorme peso di cui le opere murarie sono un’inezia. Invero il fardello è rappresentato dall’esercito di “persone” dedicate a “fare politica”. Non solo coloro che vi abitano ma pure quelli “occulti”, che “non si vedono”, famigliari, parenti, affini, amici e amici degli amici fra i quali, bontà loro, il tasso di disoccupazione è 0 (zero). E non è che qualcuno di questi abbia trovato lavoro nel corpo dei vigili del fuoco che per 1.200 €uro al mese si infilano in tunnel claustrofobici per salvare una sola vita umana, perfino tre cuccioli di pastore. No! I congiunti della Casta ricoprono tutti incarichi di responsabilità, hanno la carriera spianata per sostituire genitori, zii, nonni e bisnonni. Veri e propri scienziati di cui non potremmo mai fare a meno.
“Nell’ambito del sistema pensionistico rimangono forti iniquità, differenze di trattamento MACROSCOPICHE anche in seno alla stessa generazione sulle quali fin qui non si è intervenuti”. Così ha recentemente dichiarato Tito Boeri, presidente Inps, al convegno “Tutto pensioni” organizzato da “Il Sole 24 ore” a proposito della manovra contenuta nell’ultima legge di bilancio.
Questo galantuomo, che ha sostituito Mastrapasqua (colui che ricopriva 25 “poltrone” contemporaneamente, l’uomo dalle 50 chiappe arrestato l’anno scorso in un parco pubblico per colonizzazione di panchine), già nei primi giorni del suo insediamento denunciò gravi problemi legati ai “vitalizi” che, dopo quattro anni, sei mesi e un giorno di legislatura, percepiscono i nostri parlamentari. Ma non è finita qui poiché per “loro”, gli “onorevoli”, la reversibilità è totale. Tanto per fare un esempio se nella nostra immagine virtuale dell’Hotel di Rigopiano piovesse un ipotetico meteorite (da scongiurare assolutamente per carità), mogli, mariti e congiunti proseguirebbero a succhiare lo Stato per “grazia ricevuta”.
– “Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più furbo del reame?”
“Il futuro, prima o poi, torna” risponde a Renzi Matteo l’immagine riflessa senza rendersi conto che, avendo rivolto la domanda alla parte convessa del suo vecchio cucchiaio da campo sempre lucidato a dovere da scrupoloso boy scout quale lui è, essa viene distorta come il suo pensare.
Fu così che ridiscese in campo con lo spirito guerriero di “Doc” Emmett L. Brown interpretato da Christopher Lloyd nel famoso “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis.
Che genio!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata: René Magritte

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LA VILTÀ È SEMPRE ALL’OMBRA?

LA VILTÀ È SEMPRE ALL’OMBRA?

Gentiloni telefona a Poletti senior:
“Solidarietà per vili minacce al figlio”
Il sottoscritto si associa alle parole del Primo Ministro che ha sostituito Renzi Matteo, sarebbe davvero il colmo giustificare azioni di tale portata, il metodo usato e la spregevolezza di agire nell’ombra.
Il fatto: Solita lettera anonima contenente gli usuali tre proiettili accompagnati da un supporto, immagino cartaceo, sul quale campeggia la consueta minaccia: “ti ammazziamo, guardati alle spalle”. Destinatario il rampollo del Ministro Poletti.
Ahimè! Questo povero Mondo è sempre più infestato da ignobili persone di tutti i tipi, razza, stirpe, provenienza e collocazione sociale. Occorre rimediare in qualche modo.
Ma come? Beh! Così, tanto per azzardare un’ipotesi tesa a migliorare la situazione, comincerei con il chiedere al signor Manuel (soggetto nonché vittima della scelleratezza perpetrata e direttore del settimanale “Setteserequi-Notizie dalla Romagna”) come si sia espresso nei giorni scorsi in merito ai giovani italiani costretti ad emigrare all’estero e l’abietta sortita del di lui padre. Eccola:
Conosco gente che è andata via e che è bene stia dove è, perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi.
In poche parole mi piacerebbe che il signor Manuel circoscrivesse il legittimo disappunto soffermandosi anche alla “causa” che ha prodotto il disgustoso “effetto” a suo danno. Leggere invece dichiarazioni (e giustificazioni) rilasciate a “La Zanzara” su “Radio 24” sottolineando:
“Noi rispettiamo la legge. Il fondo pubblico è uno strumento per garantire la democrazia con più testate sul territorio. Esiste in molti Paesi europei. E danno più soldi che da noi. E’ previsto dalla Costituzione”
…potrebbe solo farmi incazzare (ripeto: potrebbe solo farmi incazzare) visto che il sindaco PD (omissis) del Comune di (omissis) ha esortato i commercianti a non sponsorizzare più la testata (omissis), tiratura oltre 10.000 copie, sulla quale il sottoscritto esternava ogni tanto le proprie idee.
Venire poi a sapere dallo stesso Poletti Miguel che l’organo di informazione (tiratura 5.000 copie) dal medesimo diretto avrebbe usufruito di 500 mila €uro di contributi pubblici ebbene mi reincazzo (ripeto: mi reincazzo) pensando che il sopra citato prezioso mensile (omissis) da lustri stava fornendo un eccellente contributo “…per garantire la democrazia con più testate sul territorio…” e, ATTENZIONE! Senza finanziamenti dello Stato.
Concludendo:
Ministro Gentiloni Paolo! Per quale motivo non ha preteso che il suo collaboratore Poletti Giuliano togliesse immediatamente il disturbo? Secondo lei è giustificale un’azione verbale di tale portata? Il metodo usato? Sprezzante! E la consapevolezza di agire al sole della sua posizione privilegiata? Non le sembra viltà?
Signor Poletti Miguel! Da giornalista cosa ne pensa di papà suo?
Essendo il tragico fenomeno dell’analfabetismo funzionale e di ritorno arrivato a sfiorare in Italia il 70% della popolazione teniamo conto che tale percentuale (matematica e statistica pura) viene spalmata andando ad investire ogni categoria di persone, politici compresi, ed è mia opinione che molti governanti “dovrebbero andare via, sarebbe un bene liberassero le poltrone che occupano, perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi.” Dei nostri figli aggiungo!
Mi ero ripromesso di non occuparmi di politica fino alle agognate elezioni. Comunque credo non sia stato inutile questo mio ripensamento, perdere un tre quarti d’ora e dedicarli all’increscioso episodio. Evidente che analfabetismo uguale ignoranza e sottosviluppo, vivai di sconsiderate teste calde quando va bene. Ciò detto abbiamo se non altro stabilito che il “vile” agisce sia nell’ombra dell’anonimato che alla luce solare del Potere. In quest’ultimo caso, opinione strettamente personale, ancora più “VILE”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Poletti Miguel

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NATALE 2016 – LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

NATALE 2016

Come di consueto ricevo la seguente lettera dal caro amico Paola Farinella, prete (come desidera essere chiamato e si firma) giornalista, scrittore, saggista, corsivista de “la Repubblica”, filosofo, teologo, parroco della splendida Chiesa di San Torpete in Genova (la Superba), umanista e tante altre cose.
Quale personale augurio di buon “fine settimana lungo” voglio condividerla tramite Messenger con i “contatti” per i quali ritengo che il termine “amicizia” in uso su questo social possa avere un senso. Se mi dovessi dimenticare di qualcuno si faccia vivo qualora lo desiderasse ritenendo di averne titolo.

P. S.
È sufficiente un “mi piace” per dimostrare gradimento evitando sciami di “auguri” e bla, bla, bla… (ma a chi la invio impossibile possa avvenire ciò. La precisazione riguarda eventuali “clandestini”)
Un saluto affettuoso a tutti.
Mauro Giovanelli – Genova
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LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

alle Amiche e agli Amici

Genova 22-12-2016

Non c’è niente da fare, a Natale la frenesia è come l’influenza: prende tutti e non risparmia alcuno e ciascuno è rassegnato. Come a Nennillo, figlio di Luca/Eduardo de Filippo: «Il presepio non mi piace!» (Natale in casa Cupiello). Ad essere sincero non mi piace il Natale nel suo complesso con annessi e connessi e se dipendesse da me l’abolirei e chiuderei le chiese che sono complici stupefacenti (nel vero senso della parola e dell’incenso che si brucia a chili) dell’assuefazione a un rito che «si deve fare» perché a Natale si fanno i regali, a Natale bisogna essere buoni, a Natale bisogna mangiare, a Natale bisogna buttare via cibo per un terzo di quanto si è comprato, a Natale bisogna fare quello che non faremmo mai in tempi normali: magari andare a trovare parenti che strozzeresti con le tue stesse mani, ma a Natale si fa una tregua umanitaria e si rimanda il parenticidio a dopo le feste.

Natale è una finzione. I preti dicono le solite cose: Gesù di qua, Gesù bambino di là. I cattocattolici che vanno in chiesa, magari solo quella sera, si mettono a posto la coscienza, pagano dazio e pedaggio una volta l’anno, così anche «dio», se per caso ci fosse – non si sa mai – è messo a posto. Zampogne, zampone, cotechino, lenticchie, salmone, pastori e pastorelli, il bue e l’asinello, oche e ruscelli, fabbro e contadino, che bello! Eppure «A me u presepe nun me piace».

La notte di Natale, molti, moltissimi di quelli che vanno a vedere nascere il Bambino Gesù, non sanno, fanno finta di non sapere o lo sanno e fanno sul serio per apparire coloro che non sanno:

– Natale è un’invenzione del secolo IV per contrastare il culto del dio Mitra, importato a Roma dall’esercito romano e tra di esso molto diffuso, celebrato nel solstizio d’inverno.

– Natale riguarda un bambino che è appena nato ed è un delinquente perché è ricercato dalla polizia per essere ucciso. Per la Legge Bossi/Fini, ancora in vigore in Italia, Gesù sarebbe un clandestino.

– Natale è un bambino, appena nato, profugo, costretto a lasciare il suo Paese e a chiedere asilo in Egitto che lo concede perché non appartiene a una nazione cristiana, rovinata da 21 secoli di Cristianesimo e di politiche di governi popolati da cristiani e protestanti.

– Natale non è certamente nelle chiese scintillanti di luci e nenie strappalacrime che nemmeno Barbara D’Urso o Bruno Vespa riescono a superare, anche con modellino a pronta spiegazione.

Natale, se Dio esiste, e se vuole provare a fare sul serio, quest’anno è morto tra le vittime di Aleppo e delle altre città bombardate da ogni lato perché ormai i civili inermi sono il bersaglio preferito dei militari in guerra in oriente e altrove. Natale, se Dio continua a volere esistere e se ci riesce, è morto in mezzo al mare Mediterrano, tra gli esodati affondati, scomparsi, senza nome e senza più futuro.

Natale, se proprio Dio vuole fare uno sforzo, è in Turchia a vedere come il dittatore Ergogan sta spendendo i sei miliardi che l’Europa gli dà per fare morire di fame e freddo i Gesù bambini che scappano dalle case loro che nemmeno hanno perché oppressi da fame e sete e voglia di vivere.

Natale è tra i poveri, migranti, genovesi e italiani, che accompagniamo come Associazione «Ludovica Robotti-San Torpete» e che sono troppi, sempre più troppi e sempre più poveri e affamati.

Natale è tra i disperati del Monte dei Pacchi di Siena che hanno visto bruciare i loro risparmi di una intera vita, garanzia per il futuro dei propri figli, per colpa di amministratori e politici corrotti che da almeno 20 anni hanno ballato e danzato a spese dei poveri.

Natale è dove c’è un portatore di handicap bloccato perché una macchina di un bene educato e civile individuo si è messo di traverso o ha occupato il posto riservato o usa un contrassegno falso.

Natale è il bambino che porta un giocattolo nuovo per un altro bambino che nemmeno conosce. Natale è la persona, donna o uomo, che fa una dichiarazione d’amore con cuore limpido e senza condizioni, a perdere, solo per amore senza chiedere in cambio nulla.

Natale è ri-nascere, uscendo dal chiuso stantio del proprio egoismo perché «io-io-io» è la negazione di Natale e del suo protagonista che ha detto: Ama il prossimo tuo come se fossi tu stesso.

Natale è RIVOLUZIONE di comportamenti, rispetto dell’ambiente, della condivisione, del pluralismo e della convivenza dei popoli e le singole persone perché tutti hanno diritto di spezzare il pane ed essere riscaldati dal bue e dall’asinello, altrimenti Natale si trasforma in una condanna senza appello. E a Natale Dio, se c’è, o almeno se si sforza di esserci, non può nascere perché è da sempre.

Natale è solo l’occasione per noi di rinascere e diventare adulti, uomini e donne civili, veri e forse anche credenti, persone senza luoghi comuni, democratiche e rispettose della legalità e del diritto per sé e per gli altri, specialmente per i migranti che sono i più indifesi.

Insomma, Natale, se proprio lo voglio, lo devo fare sul serio. Al mio altare porto tutti voi insieme alle persone che amate e che abitano la vostra esistenza. Non chiedo nulla, solo che si compia “il miracolo” di Natale. Etimologicamente parlando, naturalmente!

Paolo Farinella, prete

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Frontale della Chiesa di San Torpete in Genova

LETTERA PERSONALE – RIPRODUZIONE RISERVATA

POLETTI Uno sciocco con la faccia da sciocco

POLETTI

Uno sciocco con la faccia da sciocco e il taglio di barba che di solito usano portare gli sciocchi per coprire una minima parte della fisionomia tipica dello sciocco. Anche la pettinatura è quella di uno sciocco. Pure il nodo della cravatta, osservatelo bene. È o non è da… sciocco?
Bravo Gentiloni! A questo individuo, la Boschi e tanti altri hai pensato bene di fare in modo che possano continuare a romperci i coglioni. Forse ignori che il peggior nemico del popolo è uno sciocco arrivato a ricoprire incarichi di responsabilità tali da fargli erroneamente pensare di non essere più sciocco.
Comunque grazie anche agli sciocchi che lo hanno tenuto in considerazione. Del resto come sarebbe possibile che un “grumo” di sciocchi possano o meno individuare altri sciocchi?
Fossero almeno consentiti due sonori ceffoni agli sciocchi che governano, come si usa fare nel “primo intervento” di soccorso in mare, pensate che lui, Renzi, la Boschi, Lorenzin, Madia, ecc. potrebbero… riprendersi?

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza ricavata dal web: Primo piano di uno dei tanti sciocchi del “nuovo” governo Gentiloni

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LA PRIMA VOLTA CHE VIDI MILANO

LA PRIMA VOLTA CHE VIDI MILANO

Da tempo non andavo a Milano, ci sono stato infinite volte ma sempre distratto. Visitarla oggi con un amico, nato e cresciuto nella città… è stata un’esperienza imprevista, resa interessante da come gli occhi della mia mente l’hanno percepita, l’aiuto dell’improvvisata guida, vivace, lucido, fatalista, sottile. L’ho trovata diversa. Stamattina appena uscito da sottoterra, la metro che da Stazione Centrale porta direttamente a piazza Duomo, ho scattato una foto con il cellulare. Mi hanno colpito i colori, quelli giusti.
L’autentica “metropoli”, la sua anima, mi ha investito per la prima volta verso sera, quando in via Monte Napoleone ho avuto la prova che c’è qualcosa di tremendo nella natura umana, un errore all’origine, il cortocircuito della sopravvivenza. Le Ferrari, Bentley sono alla fine, non accontentano più, il giocattolo sta annoiando chi ci si divertiva. I volti più tristi proprio quelli dei pochi che uscivano dalle boutique con sacchetti griffati, denotavano stanchezza di “consumo”, vuoto interiore, deprivazione della propria natura, la soddisfazione esaurita alla cassa, subito dopo aver pagato cifre paradossali, neppure arriva all’utilizzo dell’articolo acquistato, è sufficiente il possesso. Dipendenza e assuefazione alla droga e di più “pesanti” non ce ne sono. Il nero prevale, quello delle “divise” di avvenenti e sofisticate commesse, dei “vigilantes” alle porte di sfavillanti vetrine, delle Mercedes pick up e stile militare, alte, inutili, imponenti, tubi di scarico laterali che sputano ai marciapiede. Nero degli arredi, così le pareti di ogni “negozio”. Una grande “firma” l’ha adottato per gli oltre duemila metri quadrati suddivisi e destinati all’abbigliamento, bar, libreria, delicatessen. Sono stato alla toilette. Sepolcrale!
Viviamo la parodia di un gigantesco funerale fra stelle filanti, coriandoli, cotillons: il nostro! Dell’umanità. Intanto due interminabili cortei si stanno preparando per incontrarsi alla processione, l’estremo ancoraggio metafisico al reale. Da una parte, trainando stancamente suppellettili di incerta origine, tutti i nati nei giorni, ore, minuti, frazioni e frazioni dell’intervallo dalla notte del primo spazio. Dall’altra, in un’oscurità solenne, i non nati strascicano le proprie ombre bianche esibendo ogni strumento fallace di misura del tempo, orologi ad acqua, solari, meccanici, al quarzo, atomici, pendoli, clessidre, meridiane pesantissime e quadranti. Sanno che l’ultimo tuono è imminente.
Gli unici ed ultimi sorrisi, veri, autentici, spontanei… dei miseri che mettono una rosa in mano alle signore per rimediare due €uro. Anche se interessato… solo il gesto, appartenente ad epoche sommerse, ne varrebbe molti di più.
L’estinzione è alle porte. Vincerà l’amore? Lo sapremo presto.

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: Foto scattata dall’Autore il 17 dicembre A. D. 2016 alle ore 11 e 35

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I SEI GIORNI DEL CONDOR – MA PERA… DOVE ERA?

I SEI GIORNI DEL CONDOR
MA PERA… DOVE ERA?

Tra i nomi alternativi che circolavano c’erano quelli del Ministro per le Infrastrutture Delrio Graziano, del Tesoro Padoan Pier Carlo nonché si ventilava la possibilità di un reincarico a Renzi Matteo il quale ha ribadito non essere disponibile (altissimo, vertiginoso “senso di responsabilità” n.d.a.). In ogni caso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha seduta stante convocato al Palazzo del Quirinale l’onorevole Gentiloni Paolo ex Ministro degli Esteri del fu (ma non proprio n.d.a.) premier. Chiuse le consultazioni alla velocità della luce gli affidò l’incarico di formare il “nuovo” Governo e la sera stessa, sempre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avvertì l’esigenza di ottemperare alla pura formalità di informare gli italiani (chi sono questi impiccioni o “piccioni” a loro scelta? n.d.a.):
“Ho registrato con attenzione e rispetto le opinioni dei vari partiti… (i movimenti?, Gruppi misti? Associazioni? CL? DEM? Transfughi? Esponenti vari?) nelle prossime ore valuterò quanto emerso dai colloqui e prenderò le iniziative necessarie per la soluzione della crisi… Il nostro Paese (Nostro? Di chi?) ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni… impegni e scadenze da rispettare… adempimenti di carattere interno, europeo e internazionale… è “emersa” come prioritaria un’esigenza generale di armonizzazione delle due leggi per l’elezione di Camera e Senato (Ma va!) condizione indispensabile (Perché? Prima no?) per andare a elezioni (Quando? Di grazia…). Vorrei ribadire che tra i punti in primo piano c’è anche il sostegno ai cittadini colpiti dal sisma e la ricostruzione dei loro paesi (Prima non c’era?) Mi auguro che il clima politico possa articolarsi e svolgersi in un rapporto dialettico (Per la miseria! Belle parole) ma sereno e costruttivo (Il massimo!)”.

Reazioni:

Il PD “Ci rimettiamo al Presidente” (Che fegato! Grandi…).
NCD e ALFANO ANGELINO avrebbero voluto rilanciare il Renzi bis (Esauditi in toto!) proferendo egli la più geniale delle frasi ad effetto “Il governo non è uno yogurt, non nasce con una scadenza” – aggiungendo – “al pronunciamento della Consulta, il 24 gennaio cominceremo a lavorare (sarebbe l’ora!) sulla modifica della legge elettorale (Acutissimo! Fuuurbooo! Ci vorranno tre lustri buoni…).
BERLUSCONI: “FI non sosterrà un governo di larghe intese (Tradotto: Solo accordi con lui).
Le così dette OPPOSIZIONI (Che non sono un “fronte”) impalate su “Il grande rifiuto” (Esauditi pure loro!).
M5S: “Al voto subito dopo la Consulta!” ha enunciato la delegazione M5S al termine dell’incontro al Colle. “Oggi in Italia abbiamo due leggi elettorali diverse che danno vita a paralisi istituzionale dolosa generata (E non creata…) dalla irresponsabilità della classe politica guidata da Renzi e dal PD. Per questo abbiamo chiesto di garantire il percorso istituzionale più rapido per andare al voto con la legge elettorale che sarà certificata dalla Corte costituzionale. In attesa della Consulta il governo dimissionario deve limitarsi ad esser mero strumento regolamentare del Parlamento. Qualsiasi altra soluzione sarà un tradimento della volontà popolare, va rispettata la volontà dei cittadini e non violata” Direi ipotesi sensata ma chi ascolta, in Italia, il “Movimento” che a mio avviso potrebbe avere oggi la maggioranza relativa con il 40% dei voti?
SI e SEL: “Assolutamente no. Siamo molto chiari e netti. Discontinuità vuol dire discontinuità (Cazzo! Non l’avrei mai pensato!), non è solo Renzi ma anche chi per lui può dare lo stesso di tipo di impronta e continuità… Siamo stati molto chiari, serve un governo per poter permettere che il Parlamento possa liberamente e con il più ampio consenso fare una legge elettorale e subito dopo andare al voto… Abbiamo rappresentato a Mattarella la nostra principale preoccupazione. Dalla fotografia del voto emerge infatti una questione sociale che consegna alla politica l’obbligo morale di ridurre la frattura aperta nella società”. (Come? Che dite? Parlate più forte! Non si sente alcunché…)
DEM (minoranza PD): “Qualora il Pd facesse finta di non vedere la lezione arrivata dal voto si sconnetterà definitivamente dal suo popolo. Oltre ad una legge elettorale capace di superare le storture dell’Italicum, serve una svolta su alcune questioni sociali fondamentali, inclusa una più generale discontinuità nella quotidiana gestione del potere a cui siamo apparsi in questi mesi troppo legati” (Eroismo puro! Dobbiamo ammetterlo, che cervelli! E che Fegato… Legati a che?)
VERDINI DENIS: “Siamo disponibili a ogni formula che Mattarella intende(a) adottare, da un governo Renzi-bis a un esecutivo di altro tipo, l’importante è che il Paese esca dall’impasse (Ma guarda! Altruismo all’ennesima potenza!). “Abbiamo dato a Mattarella la disponibilità, non possiamo né chiedere né avanzare e, nel caso, ne parleremo con il premier incaricato”

MATTARELLA: “Serve Governo con pieni poteri!” (Chiaro? O no? “Così è se vi pare” L.P.)
Il segretario generale del Quirinale: “Gentiloni Paolo ha sciolto la riserva e ha accettato l’incarico di formare il nuovo governo”. Il presidente del Consiglio incaricato è quindi salito al Quirinale per presentare la lista dei ministri del nuovo governo che nascerà sotto la sua guida. Ieri sera alle 20 (lunedì 12 dicembre il “nuovo” Esecutivo ha prestato giuramento e subito dopo la Cerimonia della Campanella. Considerando la conclusione dello scrutinio, spoglio delle schede, avere il dato certo, ufficiale, della bastonata (morale) presa da Renzi, i tempi delle sue dimissioni, l’autenticazione… sono cinque, massimo sei giorni netti. Da Guinness dei primati (Non nel senso dell’ordine di Mammiferi Euteri, per la maggior parte adattati alla vita arboricola, quasi tutti ad attività diurna, viventi per lo più nelle zone calde del globo, plantigradi, pentadattili e unguicolati…).
Ecco la soluzione:

▪ Primo Ministro: GENTILONI PAOLO

MINISTRI SENZA PORTAFOGLIO:

▪ FINOCCHIARO ANNA – Rapporti col Parlamento (Renziana, Renzista)
▪ MADIA MARIANNA – confermata “Semplificazione e PA” (Ex Renzi, Renziana, Renzista, Renzinomane)
▪ COSTA ENRICO ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel Governo Renzi ed ora nel Governo Gentiloni (Ex Renzi, Renziano, Renzista, Renzinomane)
▪ DE VINCENTI CLAUDIO ex Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, sottosegretario uscente alla presidenza del Consiglio ora Ministro “Coesione territoriale e Mezzogiorno” (Ex Renzi, Renziano, Renzista, Renzinomane)
▪ LOTTI LUCA (A volte ritornano!) Fedelissimi di Renzi Matteo era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione, Comunicazione del Governo, all’Editoria, alla Pianificazione, preparazione e organizzazione degli interventi connessi alle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, Promozione e svolgimento di iniziative per le Celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione ora ricopre il Dicastero dello Sport con delega all’Editoria e al Cipe (Ex Renzi, Renziano, Renzista, Renzinomane)

MINISTRI CON PORTAFOGLIO:

▪ ALFANO ANGELINO Ministro degli Esteri (Ex Ministro Renzi, Berlusconiano, Montiano, Lettiano, Renziano).
PADOAN PIER CARLO confermato all’Economia (Ex Renzi, Renziano).
▪MINNITI DOMENICO sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio (Governo D’Alema I e II), sottosegretario al Ministero della Difesa (Governo Amato II), Vice Ministro dell’Interno (Governo Prodi II), Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega ai servizi segreti nel Governo Letta dal 17 maggio 2013 al 22 febbraio 2014 e nel Governo Renzi dal 28 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. Nominato da Gentiloni Ministro dell’interno (dove c’era Alfano).
▪ ORLANDO ANDREA dal 22 febbraio 2014 Ministro della giustizia nel Governo Renzi riconfermato in carica da Gentiloni (Ex Renzi, Renziano).
▪ PINOTTI ROBERTA Ministro della difesa dal 22 febbraio 2014 nel Governo Renzi riconfermata in carica da Gentiloni (Ex Renzi, Renziana, Renzista, Renzinomane).
▪ CALENDA CARLO dal 10 maggio c.a. Ministro dello Sviluppo economico nel Governo Renzi riconfermato da Gentiloni (Renziano).
▪ MARTINA MAURIZIO dal 22 febbraio 2014 Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con delega ad Expo, nel Governo Renzi riconfermato da Gentiloni.
▪ GALLETTI GIAN LUCA dal 22 febbraio 2014 Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nel Governo Renzi, riconfermato da Gentiloni.
▪ DELRIO GRAZIANO riconfermato alle Infrastrutture (Ex Renzi, Renziano, Renzista, Renziomane)
▪ POLETTI GIULIANO dal 22 febbraio 2014 Ministro del lavoro e delle politiche sociali nel Governo Renzi riconfermato da Gentiloni (Ex Renzi, Renziano)
▪ FEDELI VALERIA sindacalista e politica italiana nominata Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel Governo Gentiloni.
▪ FRANCESCHINI DARIO dal 22 febbraio 2014 Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo nel governo Renzi riconfermato da Gentiloni (Ex Renzi, Renziano, Renzista, Renzidipendente)
▪ LORENZIN BEATRICE dal 28 aprile 2013 Ministro della salute nel Governo Letta, successivamente riconfermata da Renzi ed ora da Gentiloni (Ex Renzi, Lettiana, Renziana, Renzista)

In nuce:

▪ BOSCHI MARIA ELENA promossa sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Ex Renzi, Renziana, Renzista, Renzinomane, Renzidipendente o viceversa).

Novità: FEDELI VALERIA (Mi auguro sia una donna molto in gamba!)

Nessuna intenzione di mancare di rispetto al Capo dello Stato nell’esprimere che il suo incedere, la postura, direi eleganza, pacatezza mi ricordano il volo dei condor. Io li ho visti in Perù, nel Canyon del Colca, un abisso profondo oltre tremila metri che sommati agli altri tremila di salita per raggiungere il “picco” fanno seimila, molto di più del Grand Canyon USA, e se non mastichi foglie di coca… Siamo nel cuore del Paese, fra vulcani, antiche tombe inca e, appunto, questa specie appartenente agli avvoltoi, che volano liberi in cieli che grandi così non li avete mai pensati, quando planano passano talmente vicini che hai l’impressione ti sfiorino la testa, avverti un brivido provocato dall’ombra che proiettano, come un’eclissi, posterò immagini di questa stupenda avventura.
Per il resto stamattina ho deciso di farmi tagliare i capelli e, come potete constatare dalle immagini in evidenza del “prima” (a sinistra), e il “dopo” (a destra) poco o nulla è cambiato a parte il sorriso disincantato e spontaneo del mio amico e “coiffeur” di fiducia. Un consiglio: Eccellente Paese il Perù per viverci.

Mauro Giovanelli – Genova
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FURBIZIA VIRTÙ SERVILE – Le regole del Potere

FURBIZIA VIRTÙ SERVILE
Le regole del Potere

La “furbizia”, virtù servile, tipica del politico di mestiere, oggi ha raggiunto il massimo livello percentuale nei Palazzi del Potere, anche di imbecillità, al punto che nel senso dell’aforisma di Leonardo Sciascia “…quando fra gli imbecilli ed i furbi si stabilisce un’alleanza fate attenzione, il fascismo è alle porte…” costoro potrebbero non essere pericolosi poiché una volta raggiunto il loro meschino obiettivo si sono dimenticati, hanno perso memoria della funzione che dovrebbero svolgere, quindi svuotati di ogni reazione.
Il vero incubo potrebbe materializzarsi nella marea di analoghi replicanti presenti fra noi, tapini confusi nella popolazione, soddisfatti dei miseri “risultati” conseguiti con la squallida esistenza che conducono. Una polveriera.

MAURO GIOVANELLI – GENOVA
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Immagine in evidenza ricavata dal web gruppo “Cielo Drive” – Scena da “Qualcuno volò sul nido del cuculo” – 1975 – Regia: Milos Forman (Stati Uniti d’America) – La ribellione al Potere

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NO!

NO!
NON SI TRATTA DI RENZI, GRILLO, BOSCHI, SALVINI, ALFANO PIUTTOSTO CHE BERLUSCONI, VERDINI, MELONI O CHI ALTRI, IL PROBLEMA È DI “COSCIENZA”, SI APRIREBBE UNA BRECCIA NELL’UNICA REALTÀ POSITIVA CHE ABBIAMO, L’ULTIMA RIMASTA, LA COSTITUZIONE CHE SALVAGUARDA TUTTI! DOMANI IN QUESTA FENDITURA CI SI POTRÀ INFILARE CHIUNQUE, PURE UN PAZZO, E FARNE L’USO CHE MEGLIO CREDE.
QUESTO MI SEMBRA FACILE COMPRENDERLO.
NO!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza ricavate dal web: I Padri Costituenti sottoscrivono il documento, Firme, Costituzione Italiana

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NESSUNA RESPONSABILITÀ

NESSUNA RESPONSABILITÀ

Avendo Renzi Matteo rassegnato le dimissioni mi pare che stasera (7 dicembre 2016 n.d.a.) abbia dichiarato:
…a questo punto il PD non ha nessuna (alcuna n.d.a.) responsabilità…” riferendosi alle “lungaggini” burocratiche per (non) andare al voto.
Ma… allora… o sono io… o “loro”!
Essendo il PD un partito politico (associazione tra persone accomunate da una medesima finalità) per sovrappeso sedicente “democratico” (sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione) non ha l’“incombenza” morale e civile di attivarsi senza sosta affinché il popolo possa esercitare il diritto/dovere di esprimersi? O no?
Nell’inseguire il potere si sono perfino dimenticati il motivo per cui si trovano in Parlamento.

Mauro Giovanelli – Genova
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ANCHE QUESTO È UN BUON MOTIVO PER VOTARE “NO” AL REFERENDUM DI DOMANI 04 DICEMBRE 2016

ANCHE QUESTO È UN BUON MOTIVO PER VOTARE “NO” AL REFERENDUM DI DOMANI 04 DICEMBRE 2016

LA BANCA PIÙ VECCHIA DEL MONDO È GENOVESE NON SENESE

Per smentire le corbellerie che quotidianamente vengono emesse a raffica dai “professionisti” dell’informazione sia per servilismo al Potere sia per ignoranza crassa dei medesimi desidero puntualizzare quanto segue a proposito del fottuto “Monte dei Paschi di Siena” di cui si fa menzione ogni santo giorno anche al fine di evitare l’argomento Banca “Etruria” scomodo a Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.

La casa delle compere e dei banchi di San Giorgio era un ente dotato di personalità giuridica che ebbe sede a Genova dal 1407 al 1805 e può essere assimilato in qualche modo a un ente di diritto pubblico. Organizzata come una società per azioni (consiglio di amministrazione elettivo, assemblea dei soci, trasferibilità delle quote sociali), gestì a proprio beneficio la maggior parte dei proventi del fisco, svolse un’attività bancaria di cui profittarono stato, banchieri e cittadini privati, amministrò come ente sovrano estese porzioni del territorio statale, esercitò un’influenza preponderante sull’economia e la società. Per comprendere meglio questo intreccio di caratteri, bisogna ripercorrere brevemente la sua storia.

L’origine dell’ente risale a un ennesimo riordinamento delle finanze pubbliche genovesi, che ai primi del Quattrocento erano gravate da un gran numero di debiti (“compere”) e non riuscivano più a sostenere l’ingente carico degli interessi passivi. Per impulso del maresciallo Boucicault, che governava il Comune in nome del re di Francia, nel 1407 si nominò una commissione dotata di ampi poteri per convertire un certo numero di compere all’8, 9 e 10% in un solo debito consolidato al 7%, rimborsando i creditori avversi all’operazione. Coloro che accettarono la riduzione dei tassi originari costituirono un consorzio posto sotto l’invocazione del patrono cittadino, che assunse il nome di Societas (o Officium) comperarum Sancti Georgii; il suo capitale nominale era costituito dal credito fruttifero verso lo Stato ed era suddiviso in quote ideali (loca) da 100 lire ciascuna, frazionabili a volontà e liberamente trasferibili ai corsi concordati tra le parti; le sue risorse erano rappresentate da un nucleo di imposte che gli furono date in amministrazione perché riscuotesse direttamente l’interesse del 7%. La riforma, se da un lato attenuò la pressione sulle finanze comunali, dall’altro diede vita a una potente associazione di creditori pubblici, dotata di piena autonomia di gestione e investita di giurisdizione civile e penale sulle materie di sua competenza, che assorbì man mano gli altri debiti esclusi dalla conversione fino a inglobare nel 1454 l’intero debito pubblico ascendente a circa 8 milioni di lire.

Oltre alla gestione delle compere e delle imposte ad esse assegnate, l’Ufficio di San Giorgio ottenne nel 1408, per contrastare la crisi monetaria in atto, l’autorizzazione a svolgere un’attività bancaria di deposito, giro e credito a beneficio non soltanto dello Stato, dei consorziati e degli appaltatori delle imposte, ma dell’intera piazza cittadina. Sorse così un banco pubblico che nel suo genere fu il primo in Italia e il secondo (o il primo ?) in Europa (alcuni valenti studiosi tra cui Kindleberger lo antepongono infatti alla Taula de canvi di Barcellona, che aveva aperto gli sportelli nel 1401, ma essenzialmente come organo di tesoreria municipale). Le operazioni furono interrotte nel 1445, ripresero ufficialmente nel 1531, precedendo di molti decenni l’istituzione di organismi con funzioni simili nell’Italia settentrionale e all’estero, e proseguirono sino al 1805 sotto forma di banchi pubblici di deposito e giro che praticavano anche il credito a breve termine a enti pubblici, istituti religiosi e opere pie.

L’ingente volume di denaro proprio o altrui gestito dalla Casa indusse lo Stato a ricorrere più volte ad essa per nuovi sussidi, garantiti da altre imposte o contro pegno di possessi territoriali. Fu in tale modo che l’Ufficio di San Giorgio subentrò alla Repubblica nelle sue colonie oltremarine e persino in alcuni distretti del dominio di terraferma di cui assunse l’amministrazione a proprio carico e beneficio acquisendo la configurazione di un vero e proprio stato nello stato; sotto la sovranità della Casa passarono così Famagosta (1447), Caffa e la Corsica (1453), Lerici (1479), Sarzana(1484), Pieve di Teco (1512), Ventimiglia (1514)e Levanto (1515). Poiché tuttavia le spese di gestione si rivelarono esorbitanti rispetto agli introiti, nel 1562 la Casa restituì allo Stato i possessi che ancora conservava, rinunciando per sempre a mutui fondati su garanzie territoriali e subordinando ulteriori crediti alla cessione di nuove imposte o alla copertura con titoli pubblici.

In conseguenza delle continue richieste di denaro da parte dello Stato, che comportavano l’emissione di altri luoghi e la loro vendita sul mercato, il capitale delle compere di San Giorgio crebbe progressivamente a poco meno di 38 milioni nel 1550 e poi oscillò tra i 44 ed i 52 milioni sino al 1797. La dilatazione della massa dei luoghi diede un grande impulso al mercato dei valori mobiliari, che a Genova esisteva dal sec. XIII, conferendogli il carattere di una vera e propria borsa valori e affinando la sensibilità degli operatori genovesi per le questioni finanziarie. Nello stesso senso agì il meccanismo di pagamento degli interessi a partire dalla metà del Quattrocento, quando i proventi annuali dei luoghi cominciarono ad essere pagati ratealmente in un arco di tempo superiore all’anno (dapprima nel corso di tre anni, poi scaglionati in otto anni o forse più, infine in cinque anni e quattro mesi); da allora, applicando una prassi consolidata che permetteva la cessione dei crediti, tra i luogatari si diffuse l’uso di trasformare il proprio credito da « lire di paghe » (cioè esigibili in ritardo) in « lire di numerato » (ossia immediatamente disponibili) cedendolo ad altri mediante un’adeguata riduzione del suo valore nominale; in tal modo la tecnica dello sconto divenne un connotato usuale del mercato genovese. Inoltre, seguendo una pratica antica, la Casa di San Giorgio consentì sempre il trasferimento contabile di somme tra l’uno e l’altro dei suoi creditori di « paghe » o di « numerato », rendendo possibile la liquidazione di un ingente volume di transazioni senza l’intervento di moneta metallica anche dopo la chiusura dei banchi quattrocenteschi.

La potenza finanziaria della Casa, sostenuta da una larga potestà giurisdizionale e giudiziaria per tutto ciò che riguardava le gabelle ed il debito pubblico di sua competenza, le fece superare indenne le vicissitudini politiche dello stato genovese, assicurandole una notevole stabilità e consentendole di sopravvivere per ben quattro secoli. La sua fine coincide con la caduta del regime aristocratico, quando l’assegnazione delle imposte e le connesse funzioni di cui godeva dalle origini furono revocate a favore della nuova Repubblica Ligure (1798). All’antica Casa rimasero l’esercizio dell’attività bancaria (da cui il nuovo nome di Banca o Banco di San Giorgio) e l’amministrazione provvisoria del debito pubblico, ma dopo l’unione all’Impero francese la Banca cadde fu definitivamente soppressa (luglio 1805), vittima del centralismo napoleonico. La sua liquidazione si protrasse fino al 1856 e comportò l’iscrizione, nei registri del debito pubblico francese e piemontese, di appena il 15% del capitale nominale dei loca.

La Casa di San Giorgio costituisce, per molti riguardi, un caso unico nella storia delle istituzioni finanziarie europee tra la fine del medioevo e le soglie dell’età contemporanea, sia per la massa di potere politico ed economico di cui fu portatrice, sia per lo scrupoloso rigore con cui amministrò i crediti e conservò il denaro della società genovese, sia per la capacità di elaborare tecniche e strumenti finanziari nuovi. Imperniata sulla difesa accanita degli interessi dei luogatari, la sua azione fu spesso in contrasto con gli interessi generali del paese, riducendo il margine di manovra dello Stato in materia di politica economica e soffocando le iniziative commerciali e industriali che avrebbero potuto intaccare gli introiti fiscali assegnati a nutrimento dei luoghi; ciò nondimeno, essa consentì un processo plurisecolare di accumulazione, che fu la base delle fortune internazionali del capitalismo genovese. L’attività bancaria, che si svolse in due tempi per un arco complessivo di 310 anni, non interessò soltanto le attività commerciali ed industriali di una città popolosa, profondamente inserita nell’economia mediterranea; ma coprì, quanto meno per alcuni segmenti, anche le operazioni internazionali di una folla di banchieri che per due secoli furono tra i più importanti d’Europa. Le tecniche ereditate dalle compere precedenti o introdotte ex novo dalla Casa di San Giorgio in materia di ordinamento del debito pubblico, compra-vendita di valori mobiliari, contabilità aziendale e sconto rappresentarono qualcosa di inconsueto nel mondo finanziario del tempo, nel senso che solo in epoche posteriori le ritroviamo normalmente applicate in altri paesi; basti pensare al fondo d’ammortamento del debito pubblico, vantato come un’invenzione inglese del Settecento, ma praticato a Genova sin dal Trecento. Infine la sua posizione dominante rappresenta qualcosa di eccezionale anche dal punto di vista della ricerca storica, perché – grazie alla vastità degli interessi che facevano capo ad essa – la Casa diventa un osservatorio privilegiato per cogliere le vicende non solo dello Stato, in quanto organizzazione politico-giuridica, ma dell’intera società genovese.”(*)

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

(*) Da “La Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio

Immagine in evidenza: Facciata a mare di Palazzo San Giorgio – Genova (La Superba)

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