Archivi categoria: Sociale

ISTANTI

ISTANTI

“Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human la rena stampi.” Francesco Petrarca – Sonetti

Lo sguardo rivolto a terra indica melancolia, in alto la risurrezione dell’anima. Dall’infelicità perenne è possibile uscire, doveroso per noi stessi arrivare a godere dell’esistenza seppure a fasi alterne. La melancolia è infatti compagna fedele ma… a volte si distrae. Tutto dipende dal saper cogliere gli istanti che ci vengono regalati.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – 11695078 – vista sul tettuccio delle redwoods in whakarewarewa forest – Nuova Zelanda

RIPRODUZIONE RISERVATA 

PECUNIA NON OLET

PECUNIA NON OLET

   Finalmente! La verità comincia ad uscire e i nostri “fucilieri” ricevono una lezione di vita oltre che il perdono dei familiari delle vittime. “Pecunia non olet”. Già che siamo in argomento e come sempre pensato ribadisco che, a mio parere, possa pure esserci stata la “volontà” di uccidere perché dall’altezza di un cargo centrare e fulminare con due colpi due persone su una barca che “beccheggia” ci vogliono mira, abilità, fermezza, concentrazione, sicurezza e… “voglia”. Parola di ex ufficiale di artiglieria e addestratore al poligono.
Personalmente al massimo li avrei feriti ma, conoscendomi, sono certo che mi sarebbe uscito un sonoro “Sciò! Via!”.
Concludo manifestando una sensazione sgradevole: per quanto ci è consentito di vedere e ascoltare nei nostri ignobili telegiornali condotti da “giornalisti” ubbidienti… mai ho potuto intravedere un minimo di pentimento da parte loro anzi, al riparo delle scintillanti divise, appaiono supponenti e alteri anche se ciò potrebbe dipendere dal fatto che le immagini mandate in onda sono le medesime da quattro anni a questa parte. Di cuore mi auguro per loro che sia così.
E adesso basta Marò, abbiamo problemi ben più seri di cui occuparci.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA

LA QUARTA DIMENSIONE

LA QUARTA DIMENSIONE

   La nostra Penisola è stata prescelta dalla natura per la bellezza degli scenari che offre, la varietà dei panorami da sempre concessi alla vista degli autoctoni; litorali incantevoli, policromi, multiformi, dalla rena di farina fossile alle imponenti scogliere calcaree, sedimentarie, metamorfizzate, basalti, graniti, arenarie. Un mare che il mondo ci invidia, composito nei colori che riverbera, blu profondo, azzurro, verde smeraldo, cobalto… dalla trasparenza della coscienza di un neonato a coprire ogni gradazione e sfumatura dell’intero spettro solare.
Ricchezza di storia, cultura, sapere e conoscenza affidatici dai nostri avi, siti archeologici ineguagliabili, non esiste paesino che non abbia un gioiello di antichità, romanico, gotico, barocco che imperversa ovunque, reperti che giungono a noi dalla protostoria a salire. L’ottanta per cento del patrimonio artistico mondiale!
E la cucina! Non ha eguali in nessun luogo della Terra, concepita dalla fantasia, il genio degli abitanti, creatività del popolo erede degli Etruschi e Liguri o Reti. Non esiste condimento che possa solo competere con il pesto genovese, basilico di Prà naturalmente, la pizza napoletana è simbolo dell’inventiva partenopea, etnia unica, sì perché sotto il Vesuvio si è sviluppata una filosofia di vita che se fosse estesa all’umanità intera non ci sarebbero problemi di sorta. I bolliti piemontesi, cotolette lombarde, orecchiette alle cime di rapa della Puglia, e i cibi della Sardegna, Abruzzo, Sicilia, fino a coprire l’intero territorio scusandomi di non poter nominare i piatti squisiti di ogni Regione, paese, frazione, anfratto del paradiso in cui ci troviamo. Infine le donne, fantastiche ma… questa è un’altra storia.
Eravamo i padroni del mondo conosciuto e, senza saperlo, pure di quello allora sconosciuto occupato dall’attuale potenza imperialista dopo il più meditato, feroce e perpetrato genocidio della storia a danno dei nativi americani, grandi civiltà sia i nomadi che gli stanziali. Precedente storico che può fare il paio solo con l’olocausto degli ebrei, zingari, sinti, rom, comunisti.
Cosa ci è capitato? Per quale motivo, ragione, ci troviamo nelle attuali condizioni? La causa, l’origine dello sfacelo morale e materiale cui siamo giunti dove potrebbe ricercarsi? Inutile indagare, la frittata è fatta.
Tutte le prerogative che in virtù di una particolare congiunzione cosmica sono state donate alla nostra Nazione per essere la più ricca e florida in assoluto sono andate sprecate da una maligna sequenza di Governi presieduti, particolarmente dal dopoguerra in poi, da politici tanto incapaci quanto ignoranti, privi di inventiva, fino ad arrivare all’attuale Esecutivo presieduto da Renzi Matteo… per tacer del resto. Mistero! In particolare per la Chiesa Cattolica il quinto doloroso del Calvario “Padre, perdona loro perché non sanno quello che… [ hanno fatto e continuano a fare. ]”
Purtroppo restano pochissime vie d’uscita. La prima determinare un processo di acculturazione totale ma considerando il livello infimo cui siamo giunti è da scartare, richiederebbe troppo tempo, una o due generazioni almeno e questi “signori” si mangerebbero ciò che resta. La seconda… insurrezione. Un sogno poiché imbrigliati come siamo in Europa, i “poteri” orizzontali, verticali, trasversali, asintotici e obliqui… Impossibile! Ce ne sarebbe una terza solo che, pur abitando ad un piano alto, il terrazzo sottostante attutirebbe il colpo e rischiare di ritrovarmi infortunato grave con le nuove norme circa l’assistenza sanitaria partorite da quel cervello della Beatrice Lorenzin sarebbe un disastro per i miei cari.
La quarta… è la famosa dimensione, tutti la ipotizzano ma nessuno riesce a tradurla in formula matematica… quella abitata dai parlamentari di casa nostra, e non solo.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavate dal web: A sinistra Sardegna, “le piscine di Soraya” tra le isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria – A destra Liguria cementificazione sempre più invasiva delle sue coste. Al centro Consiglio Europeo. Fotomontaggio dell’Autore.

RIPRODUZIONE RISERVATA SE NON PER CONDIVISIONE INTEGRALE SU FACEBOOK

PUTTANE (racconto breve) – Il presente scritto è rivolto ad un pubblico di soli adulti

PUTTANE
(racconto breve)

Il presente scritto è rivolto ad un pubblico di soli adulti

Milano, giornata di sole, aria tersa, pulita. Seduto al “Biffi” osservavo la fauna umana che scorrazzava frenetica, senza tregua, come formiche a fine estate, ciascun membro aveva il proprio bottino, ventiquattrore i professionisti, borsette Luis Vuitton le professioniste, alcuni portavano con scioltezza eleganti sacchetti dello shopping appena consumato, reclamizzati Hermes, Bulgari, Armani. Riecheggiavano i tacchetti delle signore e lo scalpiccio dei mocassini maschili, accompagnati da dissonanti fischi che ogni tanto scaturivano dallo strascicare delle orribili scarpe con suola di gomma sul pavimento.
Accanto al mio tavolo due coppie degustavano l’aperitivo, a occhio gli uomini parevano persone importanti, mi davano la schiena, le donne classiche femmine che si accompagnano alle persone che si credono importanti, una di esse ero certo averla conosciuta, me lo riferì l’aumento del ritmo cardiaco, ci scambiammo una veloce ed eloquente occhiata.
D’improvviso, rivolgendosi all’altro, uno dei due chiede:
– “Ma che tipo di uomo è questo Mauro Giovanelli? Con chi abbiamo a che fare?”.
In una frazione di secondo l’amico risponde secco:
– “Il migliore!”
Pausa brevissima, bastante a sistemare l’oliva che stava succhiando, poi aggiunge:
– “Nessuno è mai riuscito a batterlo su quel terreno.”
Le due compagne si fissano pochi istanti e, mentre la bionda prende il bicchiere, estende pure al sottoscritto i suoi occhi azzurri. Ora ricordo! Ma dai! Non è possibile! Sempre bella, qualche anno in più non l’hanno scalfita, è la moglie del tizio piccoletto, brutto, prepotente, il pezzo “grosso”, si fa per dire, della politica. Dalla voce riconosco pure il suo interlocutore, il celebre giornalista con cui ho avuto qualche scambio epistolare. Adesso è tutto chiaro e vengo colto da profonda emozione! Sposto di poco la sedia, quel tanto da non poter essere visto dai maschioni nel caso si dovessero muovere ma abbastanza da sbirciare lei. L’amica non la scorgo bene, capelli neri, che sia… l’altra?
– “E sei stato un perfetto idiota, dovevi pubblicarglielo quell’articolo, magari tagliandolo un po’ con la scusa degli spazi, se ti confronti con quello riuscirebbe perfino a dimostrarti che ha ragione qualora avesse torto, figurati il contrario…”
La conobbi al “Mangini” di Genova quando si tennero le amministrative, stava in fondo al salone, sola, elegantissima, stupenda, appena ci guardammo scattò quella… famosa, indefinibile “forza” reciproca, irrefrenabile attrazione che al confronto le onde gravitazionali appena scoperte sono quelle delle pozzanghere. Il richiamo dei sensi. Scrisse qualcosa su un biglietto, si alzò dirigendosi alla toilette, gambe da brivido, fondoschiena… il sogno, mai si voltò nel breve raffinato tragitto ma i cenni del capo, come volesse girarsi, parlavano. Aspettai che entrasse e, rivolgendomi alla brigata: “Scusate! Devo occuparmi di una faccenda.” e mi avviai ai servizi. Neppure chiusi completamente la porta alle spalle che sentii un paio di braccia al collo, era agitata, le sue mani tremanti, nervose, viaggiavano lungo il viso, la nuca, i capelli, io fermo come un palo, interdetto, poi la strinsi forte a me, così forte da farle male, le alzai la gonna, il suo profumo mi inebriava, stavo per inginocchiarmi, dovevo… “No! Non ora per favore” disse turbata. “Conosco il proprietario, è mio amico” pronunciai a bassa voce per calmarla mentre stavo frugando sotto le sue mutandine, finissime, eccitanti… l’Eden! “Possiamo chiuderci dentro, sei bella, bellissima…” aggiunsi. “Non ora!” replicò con tono di femmina abituata al comando. Mi staccai, si ricompose la pettinatura guardandosi allo specchio, diede un’aggiustata all’abito, si voltò, bacio tenero sulla guancia, infilò un biglietto nella mia tasca, uscì. Rimasi stranito! Quando rientrai in sala la prima cosa che udii fu “Ma… pisci dal cervello? L’ho sempre detto che sei una testa di cazzo! Guardati!” Era svanita. Intontito mi voltai e l’alzata dietro il bancone rifletteva l’immagine di un mohicano, mi diedi una rassettata “…hai pure la patta bagnata, sei ambivalente?” E giù risate. “Affanculo ragazzi, pensateci voi, ho preso un negroni, ho premura, devo andare…” e mi incamminai come uno zombie seguito da “Il negrone l’hai preso nel bagno… lo dice anche il Maestro!”.
Che storia senza tempo! I nostri punti di incontro erano a metà strada, Tortona dove c’era pure un ristorante pregevole, o Binasco, motel di gran lusso, mai Genova o Milano. D’estate in spiaggia, a lei piaceva molto farlo in cabina, anche la sera in riva al mare, una o due volte di giorno nascosti dietro la boa, sempre riviera di Levante, trattorie dell’entroterra, locali caratteristi della Liguria, tutti con camere.
Dovevamo stare molto accorti, prudenti. Ciò che mi mise in tasca era il biglietto da visita del marito, quello brutto e potente che avevo accanto, orecchie piccole e attaccate alla testa, faccia da roditore, incisivi sporgenti, simpatici animali proprio perché il loro muso ha l’espressione sciocca. Dietro c’era il suo numero e l’ora in cui avrei dovuto chiamarla, cosa che feci il giorno dopo. La prima volta non riuscimmo ad arrivare in camera, nell’ascensore facemmo l’amore in modo feroce, da bestie, sudati, desiderio incontrollabile, complicità assoluta, totale, e poi ancora, e ancora, bastava passasse una mezz’ora. Ordinavamo da bere, si fumava, godevamo di ogni secondo, mi piaceva quando alla fine di ogni rapporto domandava, con sovrumana sensibilità in contrasto alla sua persona: “Sei soddisfatto?” passandomi le mani sul torace, lenta, assaporava la vita. Era imprevedibile, ogni volta mi stupiva ma… la sera che improvvisamente si alzò… era una meraviglia vederla camminare nuda, sarebbe sciocco dire che pareva ci fosse nata, come tutti noi, ma lei venne alla luce in modo speciale, spogliata di ogni limite, aveva l’apparenza di un angelo… si mise a frugare tra i miei abiti sparsi sul parquet insieme ai suoi, sparpagliati ovunque, tornò con la mia cintura e comandò: “Frustami!”. Non scherzava mai quando si trattava di sesso, avvertii un misto di stupore ed eccitazione, lanciò la cinghia sul letto e si mise a pancia sotto, piegata sul tavolo, le mani aggrinfiate al bordo opposto, gambe larghe. “Sono una puttana, come mio marito, puniscimi… ad ogni colpo io ti potrò dire solo tre cose: Basta, ancora o più forte… tu ubbidisci… quando ti dirò basta mi sodomizzi, con forza, violenza!”. Qualora avessi pensato di aver fatto tutto nella vita da quella sera capii quanto mi ero sbagliato.
Nei momenti in cui stavamo abbracciati osservando le stelle, il soffitto, il tetto della macchina, i vitigni del pergolato, parlavamo di ogni cosa, nulla ci era precluso. Aveva… ha così fame di… esistere quasi quanto me. Mi disse tutto del mondo del consorte. “Non esistono puttane perché ogni donna ha l’accortezza di innamorarsene prima di sposare un miliardario.” Esordì una sera. “Questa l’ho già sentita.” Ribattei. “Taci tesoro, ascolta… ti sposi quello che può darti tutto, gioielli, vestiti, sicurezza, futuro per te e i tuoi figli, nulla ti manca, neppure il suo amore i primi anni, solo… lo guardi e ti fa schifo ma cerchi di trovarci i lati buoni, ti convinci che…” Si interruppe, stava piangendo, per la prima volta la sentii mia, completamente, pure delle sue debolezze mi ero appropriato, ne possedevo il corpo, la mente e… qualcos’altro che mi sfuggiva, dovevo capire di che potesse trattarsi, la stavo amando al di là di ogni confine perciò la spiegazione stava di certo fissata alle pareti dell’Universo come un dipinto. Pensavo a questo mentre la accarezzavo. “…neppure sarebbe in grado di dare amore…” proseguì con voce roca riportandomi sulla terra “…non esiste nella sua dimensione, lui è la vera puttana, i suoi colleghi e colleghe, segretari, sottosegretari, corrotti, corruttori, ladri, parassiti, arroganti, frustrati, insensibili all’esistenza non solo degli altri ma arriverei a dire perfino dei familiari, i bambini… mirano unicamente al potere, ci si trovano invischiati come mosche in una ragnatela, pure a loro agio, cercano la sottomissione di tutto e tutti, giornalisti, opinionisti, conduttori della televisione, baciano i piedi dei superiori pensando a come e quando li pugnaleranno e sono spietati con i subalterni… vili! Ecco che sono, allora…” La interruppi: “Ascolta me adesso, calmati, non sei obbligata a palarmene…” Neppure mi sentì “…allora ti rendi conto di aver perso tutto, almeno la parte più preziosa di te, ho assistito a cose… sono a conoscenza di fatti che non potresti immaginare neppure tu, con la tua fantasia, il desiderio di conoscenza che ti possiede… le troie, le puttane da marciapiede sono le persone più buone e oneste che ci siano, quelle che vogliono farlo per loro scelta, al loro confronto poi sono regine…” Alzò la testa per guardarmi in viso, mi fissò qualche istante… “Mi ami?” In quel momento toccammo la punta massima dell’umana congiunzione, abbracciandola venni pervaso da effluvi femminili, brama di sacralità, in lei avvertii inconfessabile mitezza, desiderio di soddisfare appetiti fondamentali e sincera commozione. Non mi permise di risponderle che la veneravo, mise una mano sulla mia bocca. “Ti amo ma presto non potremo più vederci, mio mar… quello sta sospettando qualcosa, è furbo, poco intelligente ma furbo, non gli interessa tanto per me, ha nugoli di ronzanti sgualdrinelle attorno, ma la sua posizione… sta arrivando molto in alto… ed io devo farlo per te, potresti trovarti in guai seri, è gente maleducata…”
L’ultima volta che la vidi si presentò con l’amica, quella che avevo quasi a fianco, era il suo alibi più sicuro, trascorremmo una serata a tre in un delirio di onnipotenza tutto nostro.
Non mi accorsi che il cameriere stava chiedendomi se desideravo assaggiare i dolci della casa appena sfornati.
– “Vuoi che ci facciamo fare le scarpe da quattro fottuti decisi a rovesciare il mondo? Affiancati da intellettualoidi da strapazzo? Che cazzo gli hai risposto a fare?”
– “Pensavo…”
– “Tu a quello non devi rispondere, in particolare se scrivi sciocchezze, ti massacra, lascia perdere. Ok?”
– “D’accordo, ma…”
– “Niente ma! Voi non dovete più pensare, se mai l’avete fatto, scrivete ciò che diciamo noi, nei modi e termini che già sapete, cercate di non fare dell’ingenuità una valore. Cameriere!”
All’istante si materializzò il gestore, con cautela depose aperta sul tavolo una cartellina in cuoio, questi firmò il conto e ritirò la credit card consegnata in precedenza. Si alzò di scatto come avesse una molla sotto il sedere e schiaffò il tovagliolo in malo modo tanto che finì sulla sedia ammucchiato, sudicio da far ribrezzo. L’altro fece lo stesso con garbo, le signore con eleganza e indolenza tanto da innervosire il “potere”. Il responsabile salutò accennando un inchino mentre la compagnia si diresse verso l’auto blu in attesa, doppie frecce accese, lampeggiante sul tetto, vetri oscurati, guardie del corpo, quelle che ho descritto in un mio articolo “I replicanti”, nugolo di curiosi distanziati dalle transenne.
Li osservai allontanarsi, lei rimase un po’ indietro e procedendo faceva cenni con il capo, come volesse girarsi. Quando si voltò ci scambiammo uno sguardo da far aprire il cielo, i suoi occhi erano umidi, la sbavatura del rimmel e una lacrima che scese lungo la mia guancia tradirono la verità, la vita, l’amore.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Nota: Questo racconto è frutto della fantasia dell’Autore. Ogni riferimento a persone e cose reali o esistite è da considerarsi puramente casuale.

Immagine in evidenza – A sinistra: Egon Schiele, fanciulla in ginocchio, 1917 – A destra: Claudio Bindella , olio su tela

RIPRODUZIONE RISERVATA 

NON È UN PAESE PER ELETTORI (Genova, cormorani, petrolio, gufi e Renzi)

NON È UN PAESE PER ELETTORI
(Genova, cormorani, petrolio, gufi e Renzi)

Dunque… da dove cominciare? Mica facile! Considerando che la nostra Penisola è diventata un cinema all’aperto che ne direste de “Il Padrino”? In particolare la scena in cui il vecchio e stanco don Vito Corleone (Marlon Brando), durante il colloquio con il suo erede (Al Pacino) che era andato a trovarlo per chiedergli un consiglio, così lo mise in guardia: “Ricordati Mike, chi avanzerà la proposta di Barrese… quello è il traditore.” No! Credo non sia una buona idea, Mike avrebbe dovuto ricordare un solo nome, qui sarebbero troppi fra spergiuri, confidenti, impostori, affaristi, voltagabbana, bugiardi… ci vorrebbe la memoria di un branco d’elefanti. Al massimo si potrebbe e si deve tener conto di una massima citata in quella stessa pellicola: “Mai odiare il nemico, ti fa perdere lucidità di mente”.
Eh, sì! Perché ho l’impressione che i cittadini e il Governo italiani non abbiano più la sensazione di appartenenza alla stessa “famiglia” che, proprio in relazione al tema trattato nella trilogia firmata dal regista Francis Ford Coppola, sono ora sempre più numerose ed ingorde oltre che propense a formulare al popolo “offerte che non si possono rifiutare”. Ci vuole calma, attenzione, stiamo muovendoci su un terreno minato e… poco ricettivo. Statistiche alla mano, da una parte sembrerebbe che il nostro Paese detenga il triste primato di avere la più alta percentuale (sfiora il 70%) di analfabeti funzionali e di ritorno, dall’altra sia fra le prime dieci Nazioni del Pianeta più corrotte e ignoranti… Una bella miscela esplosiva!
Dal referendum del 17 aprile 2016 inerente le così dette “Trivelle” emerse un dato (Ministero dell’Interno) definitivo, significativo e prevedibile che attesta l’affluenza dei votanti al 31,19% (dei quali il fronte del Sì supera l’86%) quindi astensionismo al 68,81%. Da ciò si evince in modo inequivocabile che tali valori coincidono con il triste primato di cui sopra ovvero il futuro della Nazione è nelle mani di illetterati, ignoranti e menefreghisti fra i quali potrebbero esserci molti politici. Infatti la responsabilità dell’ignavia in cui sono precipitati i cittadini è tutta degli Esecutivi che si sono succeduti in questi ultimi trent’anni (ad essere generosi) fino all’attuale il cui Presidente del Consiglio, che è stato legittimamente nominato dal Presidente della Repubblica, quindi senza esser passato da una consultazione popolare, ha invitato a non andare a votare e lui stesso, per coerenza al suo vile abito mentale, non si è recato al seggio. Non menziono la “Buona scuola”, “Sanità”, “Fisco”, ecc.
Proprio durante tale celebrazione di “sovranità popolare”, anzi mi pare il giorno stesso, concessa obtorto collo dal Parlamento, un tubo ed una diga della IPLOM di Busalla (entroterra ligure) si permettono il primo di spaccarsi e la seconda cedere, con l’inevitabile conseguenza che 50 tonnellate di petrolio vengono dispersi nel bellissimo, azzurro e aperto mare di Genova la Superba. Ovviamente i notiziari nazionali cominciarono a diffondere la notizia non ad urne chiuse ma a scrutinio effettuato, anzi per sicurezza (in questi casi sì che la cautela è tenuta nella massima considerazione) qualche giorno dopo fino ad accennare all’accadimento quando possono bisbigliare che “proseguono senza sosta le operazioni di messa in sicurezza e bonifica dopo la rottura della tubatura IPLOM. Parte del petrolio ha superato la diga, e il timore è che il peggioramento delle condizioni meteo aggravi la situazione”. Colpa del brutto tempo! A parte il fatto che i telegiornali regionali descrivono (i soliti gufi ma questa volta si tratta di cormorani come vedremo) una situazione più allarmante tipo donne, mogli e madri, in strada con la mascherina per difendersi dalle esalazioni, bambini chiusi in casa, gestori degli stabilimenti balneari preoccupati per l’imminente stagione estiva, così ristoratori, albergatori (che hanno ricevuto disdette), commercianti, bagnini, ecc. nonché cassa integrazione per 240 operai della stessa raffineria che chiude, quindi perdita di posti di lavoro, quegli stessi che il giovane ma aitante Renzi invocava di difendere nella sua incisiva propaganda di andare a passeggiare anziché a votare. Fortuna sua che siamo in aprile altrimenti avrebbe ripetuto l’esortazione di un certo Craxi (cui gettarono le monetine all’uscita dall’Hotel Raphael) che invitò benevolmente di “recarsi al mare” cosa che qui è al momento poco salutare; ho detto “qui” perché il sottoscritto è genovese e, per citare il mio grande amico nonché bravissimo artista Enrico Bafico nel corso della mia intervista: “la genovesità è un sacrificio di cui bisogna essere degni”.
Senza tener conto dei danni al torrente Polcevera in merito ai quali il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha dichiarato “serviranno fondi straordinari perché questo corso d’acqua ha subito un danno molto serio”, le ultime notizie “locali” dicono che la scia di petrolio in mare sta procedendo verso la Costa Azzurra e vaga incontrollata come “una nave senza nocchiero in gran tempesta”. Spinte dalle correnti le chiazze di oro nero hanno preso il largo e nel pomeriggio di ieri i telerilevamenti le hanno localizzate già dopo Savona, davanti a Loano direzione ovest. Impossibilità pure di poterlo “recuperare” almeno parzialmente proprio per lo spandersi a “pelle di leopardo”.
Spero di essere stato chiaro e conciso (non coinciso come, bontà sua, aveva suggerito il Presidente della Camera per correggere un deputato che esordì dicendo “Sarò circonciso…”).
A questo punto dovrebbe sorgere spontanea una domanda: Come ve le spiegate tutte queste “contraddizioni” e “alterigia” da una parte e noncuranza dall’altra? Non potrebbe essere che la popolazione si sia “assuefatta” all’arroganza del Potere “cum gaudio magno” dei nostri Governanti? In merito alle ultime dichiarazioni del magistrato Piercamillo Davigo, Consigliere delle Sezioni unite penali presso la Corte di Cassazione, parleremo prossimamente.
Sempre restando nel mondo dello spettacolo, e concludo, nel film carcerario “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont ad un certo punto il detenuto Ellis Boyd (Morgan Freeman) confessa sconsolato all’amico e collega Andy Dufresne (Tim Robbins): “Io dico che queste mura sono strane (del penitenziario n.d.a.). Prima le odi, poi ci fai l’abitudine e, se passa abbastanza tempo, non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato. È la tua vita che vogliono, ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno.”
“Istituzionalizzato…” Bel termine. Non potrebbe essere questo il problema vero? L’abitudine all’oppressione? Il giogo del padrone? Tanto da sentirci a disagio solo pensare di uscirne? Ci hanno rubato una porzione importante della nostra esistenza quindi ormai vada come vada? Il cervello è sedato? Abbiamo rinunciato ad ogni aspettativa? O siamo intimoriti? Quindi la risposta che proferisce sicuro Andy Dufresne alla considerazione appena udita: “La paura ti rende prigioniero, la speranza può restituirti la libertà.” che risveglia la coscienza di Ellis Boyd non avrà alcun effetto su di te, anonimo lettore?
Pensaci!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “NON È UN PAESE PER ELETTORI” è stato pubblicato il 27 aprile 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA

P. S.
Per questo articolo qualcuno mi accusa di essere “prolisso” ma… quando si è circondati da persone che, non per loro colpa, stentano a capire un concetto spiegato in poche righe, ciò che fanno i “grandi” attuali giornalisti proprio a tale scopo, siete d’accordo sull’opportunità di spendere due o tre paragrafi in più per cercare di penetrare efficacemente nella mente dell’interlocutore al fine di aprirla? Risvegliarla dal torpore? Come l’untuoso petrolio si incunea, filtra capillarmente nel nostro territorio spegnendo al contrario la vita? A malattia grave terapia pesante. Sì o no?
Mauro Giovanelli – Genova

CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E… MARÒ (il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

Considerando che ho sentito “ventilare” l’ipotesi, partorita da qualche nostro “Onorevole”, ossia celebrare pure la “prigionia” dei due Marò in occasione del 25 aprile prossimo, ripropongo l’articolo che segue ricordando che non solo sono accusati di omicidio ai danni di Valentine (alias Jelastine) e Ajeesh Pink ma dal 15 febbraio 2012 vengono utilizzati, nelle loro divise scintillanti, per distrarre l’attenzione del 70% di analfabeti funzionali e di ritorno presenti in Italia (record mondiale) dai danni provocati da Governi innominabili che si sono succeduti nel nostro Paese (Davigo docet) e un’Europa allo sfascio.
Mauro Giovanelli – Genova

CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E… MARÒ
(il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

Nel film “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont c’è una scena di pochi fotogrammi, durata una manciata di secondi, che ritengo sia la più significativa e commovente di tutta la storia. Complimenti allo sceneggiatore, che è il regista stesso, qualora Stephen King non l’avesse prevista nel racconto da cui è tratta la pellicola. Il giorno dopo la prima notte di espiazione della ingiusta condanna a vita comminatagli, Andy Dufresne (Tim Robbins), seduto nel refettorio del carcere, sta esaminando la brodaglia che ha davanti per cercare di prendere atto della nuova situazione in cui, suo malgrado, si è venuto a trovare. Appartato dagli altri attuali colleghi veterani ascolta i loro compiaciuti commenti circa le percosse cui la sera prima è stato oggetto un altro iniziato, un numero di matricola, ad opera di un sadico agente di custodia. La risposta secca dell’addetto all’infermeria, “È morto!”, alla richiesta buttata lì da un detenuto di come stesse la vittima, fa cadere tutti in un silenzio tombale per lo sconcerto suscitato da tale futile domanda. È Andy Dufresne che interviene per soddisfare, sebbene difficile da elaborare, la più semplice e naturale delle curiosità: “Come si chiamava?”. Forse è questa la chiave di volta su cui regge l’impalcatura del messaggio che l’autore ha voluto dare nell’esporre quei fatti.
Senza dubbio ho perso qualche passaggio nella lettura frettolosa dei vari quotidiani, allora sul caso che vede coinvolti i nostri due fucilieri di marina in India mi sono sfuggiti alcuni particolari. So ad esempio che i connazionali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cui auguro di cuore possano dimostrare di essere totalmente estranei ai fatti cui sono chiamati a rispondere, hanno trascorso anche lo scorso Natale presso l’ambasciata italiana a Nuova Delhi con i loro cari, seguo con interesse l’evolversi della trattativa diplomatica tra la Farnesina e il Ministero degli Esteri indiano, ho rimarcato il punto in cui il nostro Presidente della Repubblica li ha citati nel suo discorso di fine anno.
Le due vittime di quel triste episodio so che erano indiani e ne conosco i nomi, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, anche se vengono sempre citati per il lavoro che svolgevano. Mi domando: che persone erano? Giovani o anziani? Vivevano solo del pescato? Avevano moglie e figli? Credevano in qualcosa? Coltivavano sogni, speranze?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

Pubblicato su “Il Secolo XIX” del 5 gennaio 2014 pag. 29 con il titolo “Anche quei due pescatori avevano un nome” e su “Il Segno” 1/15 febbraio 2014 pag. 2 con il titolo “I Marò, il cinema, la diplomazia… e tante domande senza risposta” – http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

RIPRODUZIONE RISERVATA

IL RITMO DELLA VIOLENZA (1)

IL RITMO DELLA VIOLENZA (1)

“Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa rimane ai perdenti? Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli.”

Sam Peckinpah (Fresno, 21 febbraio 1925 – Inglewood, 28 dicembre 1984),

Breve citazione ma la più efficace rappresentazione “cinematografica” tradotta in parole dell’attuale momento storico, in generale, e politico per quanto riguarda il nostro Paese.
Sam Peckinpah è stato un grande regista, a mio parere il migliore sotto certi aspetti, ed epigono della memoria intellettuale americana: Hemingway, Kerouac, Miller, Bukowski, Whitman, Twain, Melville, Caldwell… Della sua biografia si può dire ben poco. Figlio della frontiera americana, la Sierra Nevada al confine con il Messico, e famiglia di allevatori, il padre giudice della contea, conseguì il diploma in arte drammatica, lavorò per la televisione scrivendo e dirigendo molte serie western che gli aprirono le porte nel mondo del cinema come aiuto regista (Don Siegel) e infine divenne direttore artistico. In tale veste fu un autentico genio innovatore e non pochi critici lo acclamarono per l’incantevole lirismo dei suoi film, la profonda analisi e introspezione psicologica dei personaggi, lo stile rivoluzionario spesso intriso di violenza evidenziata in ogni particolare adottando la tecnica del “rallenty”, di cui fu il precursore dei molti che in seguito lo avrebbero imitato, riuscendo a far vivere la “sporca” morte allo spettatore in tutta la sua realtà. Al contrario fu vessato da una parte della “intellighenzia” sviluppatasi dalle braci del puritanesimo, humus della morale USA, del maccartismo e figlia della così detta epoca dei “telefoni bianchi” in cui la società doveva essere rappresentata nel realizzato “sogno americano” (American Dream)… mai neppure sfiorato.
Uomo controverso, complesso, fragile, ammirato, amato e odiato, carattere irritabile sempre in conflitto con gli Studios per portare a termine le riprese dei suoi film. Quando nel 1965 girò “Sierra Charriba” ambientato nel corso della Guerra Civile americana egli fu letteralmente massacrato dai produttori che eliminarono oltre mezz’ora di pellicola.
A causa di svariati motivi fu costretto a smettere di lavorare per poi riprendere con altri capolavori indimenticabili. Nel 1973 girò il suo ultimo western, il crepuscolare e magnifico “Pat Garrett & Billy the Kid” in ogni caso tagliato dalla produzione e riproposto nel 1988 nella sua versione “director’s cut”. Quindi diresse “Voglio la testa di Garcia”, delirante e cruento film che anticipò la moda del genere “pulp”. Sempre più schiavo dell’alcool e delle droghe produsse comunque altre opere eccellenti fino a che venne colto da ictus all’età di soli 59 anni.
La frase che ho citato fu proferita durante la lavorazione de “Il mucchio selvaggio”, uno dei western memorabili della storia del cinema, neppure può essere annoverato in tale categoria. In esso vi si narra delle vicende di fuorilegge, di amicizia, orgoglio, lealtà, valori morali, i “loro” ma rispettati fino all’estremo sacrificio. È storia di commozione, vita e morte, libertà, follia, inseguimenti proprio come nel grandioso poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, l’inestimabile “Orlando furioso”…
Ad un osservatore distratto le tematiche principali potrebbero apparire l’obiettivo che ad ogni costo questi uomini perseguono (il bottino), e l’aggressività come unico mezzo nella dura competizione umana affrontata come mai prima di allora nel cinema statunitense (la violenza), poiché in realtà ciascuno dei componenti “il mucchio” rincorre il sogno di dare un senso alla propria vita in un’avversione viscerale, al limite dell’anarchia, verso l’arroganza del potere che si può estirpare solo con la lotta.
Pochi oggi sono in grado di comprendere l’aforisma giacché durante la conquista del west le rapine alle banche avvenivano rischiando in proprio e mentre i complici all’interno svuotavano i forzieri, fuori qualcuno doveva tener pronti i cavalli per la fuga. Non come accade oggi stando seduti su comode e confortevoli poltrone barocche, senza alcun eroismo, da vili, mettendo a repentaglio null’altro che il fondo dei pantaloni o la plissettatura della gonna.
A mio avviso in tale metafora c’è l’essenza dei rapporti fra umani. Sam Peckinpah aveva formulato, alle soglie degli anni ’70, il più semplice e limpido chiarimento circa l’inasprirsi dei conflitti di questo inizio secolo. Rifletteteci, vi accorgerete che è filosofia pura.
La gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di fare il “palo” a quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra. (2)
È giunta l’ora di spezzare il ritmo della violenza che l’umanità subisce per uno sparuto “mucchio di selvaggi”. Non è difficile, abbiate fede, basta trovare ancora la capacità di indignarsi.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “IL RITMO DELLA VIOLENZA” è stato pubblicato il 18 aprile 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it di “Memoria Condivisa.

(1) Titolo rubato a “SAM PECKINPAH – Il ritmo della violenza” A cura di Franco La Polla – Edizione Le Mani – settembre 2006

(2) World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki.

Immagini in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

IL QUINTO STATO…

IL QUINTO STATO…

Che tristezza leggere commenti nei quali persone che fuggono da guerre, disperazione, miseria, ingiustizia e prevaricazione vengono definiti “quelli”. A una parte di costoro sono indirizzate le mie parole.
Chissà quanti di voi si dichiarano cattolici, meglio ancora “credenti”, termine pregno di fede autentica, sofferta, certamente “praticanti”… così la domenica mattina andrete ben acconci alla celebrazione eucaristica al fine di purificarvi, alcuni riceveranno la comunione, segno distintivo dei cristiani e dono dello Spirito Santo.
Il pomeriggio, in particolare all’ora del thé, comodamente seduti nelle vostre confortevoli poltrone, potrete pontificare su questa ignobile situazione, scandalizzarvi dei “barbari” invasori del vostro Paese senza pensare che il benessere di cui oggi godete è frutto di secoli di sfruttamento del così detto “terzo mondo” e non solo, che molti dei vostri privilegi sono una parte del bottino ricavato da saccheggi e devastazioni perpetrati, senza soluzione di continuità, ai danni di territori da dove gli Stati occidentali, con la compiacenza di laidi dittatori conniventi, hanno attinto risorse energetiche, ricchezze, sfruttamento di mano d’opera, sottrazione di materie prime al fine di dare ulteriore impulso al nostro sviluppo, permetterci di perseguire il progresso e consentire gli attuali ma sempre più incerti livelli di vita.
Adesso siamo arrivati alla resa dei conti, preparatevi signore e signori, la pacchia è finita e ciò che sta avvenendo è irreversibile nonostante il vostro sdegno salottiero.
Se non riuscite a comprendere che questa è una fase memorabile che sta segnando un’epoca, se rifiutate di individuare il vero nemico negli strapagati politici di casa nostra, corrotti, ignoranti, amorali, servi dei potenti e delle lobby internazionali, se ignorate che il vecchio continente, sotto l’egida degli alleati oltre atlantico, continua a tessere trame al solo scopo di mantenere la supremazia sul resto del Pianeta, se vi fiacca solo ipotizzare che un’Europa divisa fa comodo ai pochi che disegnano le strategie planetarie (preoccupante che neppure ci “arrivino” i diversi capi di Stato).
Se vi riesce difficilissimo intendere che al termine della “grande guerra” le più importanti ridefinizioni territoriali coinvolsero l’ex impero ottomano, dall’Iraq alla Palestina, ed a quasi un secolo di distanza stiamo ancora facendo i conti con decisioni prese a tavolino dalle potenze europee di smembrare antiche istituzioni imperiali, tracciando confini su carte geografiche con goniometro e righello (neppure il regolo calcolatore) come giocassero a Monopoli, se ignorate che gli ebrei scampati alle persecuzioni naziste nel corso del secondo conflitto mondiale dovessero in qualche modo essere collegati alla “terra promessa” (?) e ci si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giudaici e arabi, giungendo alla conclusione di quanto fosse inattuabile soddisfare le giuste richieste di entrambi (a mio parere un po’ più giuste quelle del popolo lì insediato dalla notte dei tempi, la Filistea), ma che era anche “indifendibile” accettare di appoggiare solo una delle due posizioni… chissà perché..? Quindi il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione numero 181 e il Mandato britannico sulla Palestina fu diviso in due stati, uno ebraico e l’altro arabo (votarono a favore 33 nazioni, fra le quali USA e URSS, contro 13 contrarie (ovviamente orientali a parte Cuba) che fecero ricorso (respinto senza dubbio alcuno) alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo (a mio avviso con ragione) la non competenza dell’assemblea delle Nazioni Unite nel decidere la ripartizione di un territorio contro la volontà della maggioranza dei suoi residenti (sarete almeno edotti sul principio che non esiste peggiore dittatura di quella della maggioranza).
Se è stancante riflettere sul fatto che incuneare a viva forza un popolo, passato piè pari da vittima a carnefice, in una porzione di territorio espropriato ai legittimi proprietari, di conseguenza vi riuscirà impossibile immaginare quanto quell’area rappresenti il punto focale delle strategie mediorientali e costituisca punta di diamante delle Grandi Potenze.
Se faticate a costruirvi una rappresentazione mentale dell’attuale concezione di convivenza fra i popoli in cui prevalgono capitale, finanza, profitto, concentrazione di ricchezza a pochi eletti e divisione di scarse briciole alla restante parte dell’umanità, pertanto si rende indispensabile un cambiamento radicale… allora abbiate almeno il pudore di tacere, non pronunciatevi, statevene zitti, pregate e peccate, confessatevi, peccate ancora e confessatevi nuovamente in modo da ottenere l’assoluzione dal vostro parroco, soprattutto seguitate, è vostro diritto, a pascervi nella nicchia che avete conquistato, preservatela fino all’ultimo respiro, secondo i canoni che ritenete moralmente giusti ed equi.
Quando tutti saremo giunti dove dobbiamo andare… di certo il paradiso spalancherà le sue porte per accogliervi.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901, “Il quarto stato”, Museo del Novecento di Milano

RIPRODUZIONE RISERVATA

E LE STELLE STANNO A GUARDARE (*)

E LE STELLE STANNO A GUARDARE (*)

Eh, sì! Ne sono convinto, oggi ancora più di qualche anno fa, mentre l’Italia stava sprofondando e Berlusconi giocava a nascondino con la Merkel, faceva le corna al collega di fronte che nelle fotografie ufficiali del G8 osava dargli le spalle, si presentava con la bandana nel ricevere il primo ministro inglese e consorte, raccontava (male) barzellette stupide tra un Bunga Bunga e l’altro stimolato da laidi individui di facili costumi del tipo Lele Mora, Emilio Fede, Tarantini, Lavitola, ecc. e un manipolo di signorine molte delle quali venivano retribuite con nomine nelle istituzioni pubbliche (quindi dai cittadini). Degno di nota l’episodio che a quel tempo si diffuse sul territorio: Silvio era stravaccato sul lettone di Putin, gli diedero la lista dei nominativi per i nuovi incarichi di Governo sennonché giunto a Bocchino (Italo) chiese: “Ma chi è costui?” e alla risposta “è il vice capogruppo vicario del PdL” egli replicò “Ah! Peccato! Credevo fosse uno dei punti del programma.” (figuriamoci se ci fosse stato anche Passera Corrado).
Ammetto la mia ingenuità, pensavo sussistesse una parte di politici sani, indignati sul serio, pronti a rimboccarsi le maniche per salvare il patrimonio inestimabile su cui abbiamo avuto la fortuna di venire al mondo ed è per ciò che nel commentare i fatti di questi “signori” ritenevo fosse inutile alzare i toni, sarebbe bastato aspettare, alla lunga la giustizia e il buon senso avrebbero premiato i virtuosi.
E così pareva quando negli scantinati polverosi del Quirinale venne ritrovato un papiro, non si comprese bene se scritto in aramaico, copto, arabo, demotico. Venne chiamato un esperto che risolse il problema e dalla lettura ad alta voce delle formule magiche in esso contenute il Capo di Stato di allora ritrovò nuovo vigore quindi drizzarsi improvvisamente dallo schienale della dorata poltrona Luigi XV, barocca, e alzarsi di scatto come avesse una molla sotto il sedere fu un tutt’uno. In cotanto modo venne creato, e non generato, il Governo Monti. Ho avuto ragione a tenere sempre un basso profilo nei miei commenti, mi dissi, senza mai eccedere, il rinnovamento stava per avere inizio, un nuovo illuminismo pareva rischiarasse l’orizzonte… “È arrivato il bocconiano!” esclamazione che, da un lato suonava come il titolo di un film western, ricordo “Il kentuckiano” del ‘55 con Burt Lancaster e l’esordiente Walter Matthau, dall’altro riportava al capolavoro di Fellini, “La strada”, in cui con magistrale interpretazione Giulietta Masina, nei panni di ragazza fragile e menomata, viene offerta dalla madre come aiutante di un rozzo saltimbanco. Costui per guadagnarsi da vivere girovagava con un motocarro telonato attraverso i paesi più poveri dell’Italia contadina anni ’50, esibendosi in dubbie prove di forza. “È arrivato Zampanò!”, questo l’annuncio che Gelsomina, bombetta in testa, abiti clowneschi, rullo di tamburo e trombetta, dava dalla piazza principale del centro abitato prescelto per annunciare che lo spettacolo stava avendo inizio. “Zampanò!” il nome di Anthony Quinn nella superba e irripetibile parte del funambolo.
“È arrivato il bocconiano!” ovvero “Mario Monti!” si gridava a gran voce per le strade di tutta la Penisola, “Salverà l’Italia!”, titolavano le grandi testate giornalistiche che in un sol balzo passarono dalla parte di colui che veniva fotografato alla stazione, loden di prammatica che non indossava proprio con lo stesso stile di Alain Delon ne “La prima notte di quiete”, trolley essenziale, moglie al seguito a ricordargli lo spazzolino da denti e i tronchesini per le unghie, raccomandandogli facendo megafono con le mani a convoglio in movimento, di indossare la maglia della salute, non prendere freddo e andare a letto presto. Il 16 novembre 2011, primo dei 529 giorni che rimase in carica, ovvero 1 anno e poco più di 5 mesi, fu l’inizio di un incubo.
Il 28 aprile 2013, quando questo soggetto di natura sconosciuta tolse l’incomodo, si pensava di aver toccato il fondo. Furono infatti perpetrate senza sforzo alcuno le più grandi porcate che mente di “statista” possa elucubrare pur di tutelare banche, finanza, classi abbienti e guardandosi bene dal toccare privilegi, ingiustizie, soperchierie. Una per tutte la legge Fornero (Elsa) nome della promulgatrice stessa, quella con il segno in fronte, profonda ruga di espressione probabilmente prodotta dai compromessi, finanche con sé stessa, cui ha dovuto soggiacere e ai quali si è adeguata di buona voglia. Ricordo che nel darne comunicazione a reti unificate travolse la Nazione con le più inquinanti e ingannevoli lacrime in diretta, accompagnate da singhiozzi, svenevoli smorfie e ghigni che ne accentuavano le grinze, così da porre ancor più in evidenza la sua vigliaccata. Degli altri componenti l’esecutivo meglio stendere impietosi residui di polistirolo espanso reperibili a fianco dei cassonetti.
Però, mi dicevo, è quanto mai necessario mantenere un comportamento professionalmente corretto, anche se sono scrittore borderline e mi ritengo “l’ultimo degli indipendenti” chissà, pensavo, potrebbero anche esserci fatti e ragioni imprescindibili dei quali solo “loro” sono a conoscenza. E poi con affermazioni grossolane e non ponderate sarebbe concreto il rischio di passare dalla parte del torto, trovarmi in difficoltà. Al momento queste riflessioni mi diedero ragione. Dopo il catastrofico Monti (voluto da chi? La scusa si conosce: “per salvare l’Italia”. Da che cosa? Non lo sapremo mai…) ci furono le elezioni del 2013 vinte dal PD di Bersani per un pelo di acaro avendo il M5S, rivelatasi seconda forza politica nazionale, scompigliato equilibri risalenti al Triassico Medio. Venne giustamente conferito al buon Bersani Pier Luigi l’incarico di formare il Governo. Non è un fulmine di guerra, ragionai tra me e me, omologato come tanti altri, la sua campagna elettorale affidata interamente alla tintoria sotto casa per “smacchiare” il giaguaro fu disastrosa, e pure leggermente patetica, come quella della “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria, però… peggio di dove siamo arrivati non potrebbe andare. Il filosofo uscito dalla Università di Bologna “Alma mater” non riuscì a far capire a Beppe Grillo la “critica della ragion pura” di Immanuel Kant quindi dovette ritirarsi con “summo gaudio” di tutti i suoi colleghi di Partito (?). E cosa fa il capo dello Stato? Si inventa Letta (nipote), mica l’ultimo arrivato, uno sveglio al punto che, stranamente, riesce a fare il miracolo (il primo e ci auguriamo l’ultimo della sua esistenza): formare il Governo. Nel corso del suo mandato (dieci mesi, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014)) tre sono state le inventive di Enrico: “Non sono Babbo natale”, “Non ho la bacchetta magica” e, micidiale, “Mica in fronte ci ho scritto Jo Condor!”. Tutto vero, non sto scherzando. Capirete bene quanto il suo “impulso” si fosse rivelato, come dire… poca cosa?
Nel frattempo si scoprì che il manoscritto di cui sopra conteneva, quasi alla stregua della stele di Rosetta, pure un capoverso in geroglifico che venne decifrato e declamato in tutti i Palazzi del Potere. Nell’udire un’altra miracolosa composizione verbale che completava la precedente il Presidente rifiorì ancor più nel fisico acquisendo inoltre maggior consapevolezza delle sue qualità taumaturgiche e così, anziché fare come nell’attuale Spagna post recenti elezioni dove è stato dato tempo ai partiti di trovare un accordo di governo entro breve altrimenti saranno convocate nuove elezioni, cosa ti escogita? Anzi a posteriori direi che si inventano a vicenda, come due trapezisti, a mio modesto parere la pergamena di cui sopra doveva contenere di certo una maledizione. Altro che balzo della quaglia hanno fatto i due giovanotti, questo è un triplo salto mortale, flic flac, verticale sulle spalle, squadra e retta, corpo teso. Et voilà!
Si materializza Renzi Matteo.
Costui in due mesi e mezzo viene eletto segretario del Partito Democratico alle primarie dell’8 dicembre 2013 (sembrerebbe finanziate da Banca Etruria) e successivamente, mentre dichiara tutta la sua disponibilità, fedeltà, dedizione e contributo al “collega” Enrico Letta giunge rapido il giorno della pugnalata alle spalle di costui, di quelle da gran signori, maestri nell’arte di arrampicarsi: votazione a larghissima maggioranza da parte della Direzione PD di un documento dello stesso Renzi con il quale propose la sostituzione del governo presieduto da Letta, consultazioni di Giorgio Napolitano il 16 febbraio 2014 così veloci da conferirgli per il giorno successivo l’incarico di formare un nuovo governo pertanto la guida scout in meno di una settimana (22 febbraio 2014) assurse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ottenendo la fiducia del Senato (Grasso) e della Camera dei Deputati (Boldrini) rispettivamente il 24 e il 25 febbraio. Appunto. Un piano congegnato alla perfezione.
Confesso che la puzza di bruciato, e non solo, era fortissima. A parte le origini (Margherita di Rutelli) l’uomo non mi piace, dal punto di vista epidermico intendiamoci, a pelle, il suo modo di fare, porsi, l’atteggiamento, l’eloquio, ha qualcosa di ripugnante e penso che le donne lo avvertano, uno che soffre l’assenza di essere desiderato… tuttavia sempre figura di sinistra era per cui decisi a denti stretti che le critiche avrebbero dovuto essere moderate, incisive e chiare, senza eccessi, è noto quanto le parole urlate infastidiscano l’interlocutore, che è il popolo, il lettore, noi stessi. Il messaggio che si vuol lanciare non deve giungere distorto, amplificato, i timpani ne sarebbero infastiditi, quindi verrebbe respinto prima ancora di essere analizzato, inoltre potremmo essere fraintesi, la gente si farebbe un’idea sbagliata del nostro agire con il risultato di ottenere l’effetto contrario. Infine mai usare termini volgari, vocaboli osceni, ordinari, tali da offendere il senso comune. E poi vediamo cosa combina, mi dicevo, non sia mai… sarebbe possibile che il tizio possa far peggio dei predecessori? Si rende pertanto opportuno adottare parole acconce così da addolcire anche la più cruda delle verità. Strinsi i denti e proseguii ad elaborare i miei commenti.
Sono trascorsi due anni. Volete sapere come la penso oggi alla luce dello scandalo “Petrolio”, l’ondata di liquame che fa traboccare l’immenso cratere prodotto da decenni di dittatura dell’ignominia? Che coincidenza! Il termine tardo latino dell’oro nero è il titolo dell’ultima opera di Pier Paolo Pasolini, rimasta incompiuta e pubblicata postuma circa vent’anni dopo l’omicidio del più grande intellettuale del ‘900, astro scintillante in un firmamento per soli poeti della vita. Vi si preconizza la crisi del nostro Paese, in particolare la degradazione della gioventù, in un caleidoscopio di immagini oniriche ed esperienze vissute dal protagonista “Carlo” che hanno del sublime nella denuncia alla implacabile trasformazione e involuzione dell’Italia contemporanea. Dieci anni prima un certo Don Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti aveva scritto “L’obbedienza non è più una virtù” che gli valse l’accusa di apologia di reato, seguì il processo ma il crimine fu estinto per decesso del reo avvenuto nel 1967. In Cielo comparve una nuova stella.
Per questo da oggi in poi non avrò più freni, smetterò di cercare il modo appropriato di descrivere le mosse di coloro che attualmente ci “governano” compresi quelli che si sono succeduti alla guida del Paese e che tutt’ora stanno ingrassando alle nostre spalle. Un esercito di parassiti, vera e propria Nazione straniera mantenuta dalla Repubblica, quella dei lavoratori. Tenete ben presente che non rappresentano, come vorrebbero farci credere, la punta dell’iceberg, questa siamo noi cari amici, loro costituiscono l’enorme massa sottostante non adeguata a tenerci a galla bensì portarci a fondo, nella melma dove ci superano in capacità di adattamento ed esperienza. Un tumore che si accresce, prolifera, mangia le cellule sane, fagocita tutto quanto possa accaparrarsi, e fra questi inserisco pure i sindacalisti, i capi della “triade” e assimilati che arrivano a guadagnare 300 mila €uro all’anno per proteggere i diritti dei dipendenti dei Palazzi del Potere i cui commessi, un esempio irrilevante delle cloache a cielo chiuso che ivi si moltiplicano, percepiscono 10 mila €uro al mese solo per mettere la poltrona sotto il culo degli stronzi del Parlamento.
Un altro “fenomeno” tipico italiano è lo Stato del Vaticano. Quanto ci costa? L’esercito di cardinali, vescovi, monsignori, guardie svizzere, con tutti gli annessi e connessi, che peso ha nel nostro bilancio? E a che scopo? Soprattutto cosa producono? Non dovrebbero predicare il loro “credo” nei rustici abbandonati di cui l’Italia abbonda? Ristrutturarli al fine di avere un giaciglio e lavorare la terra per procacciarsi il cibo? Al contempo annunciare la parola del Cristo? E poi, a parte la contraddizione in termini di cui, penso, l’unico a rendersi conto sia proprio l’attuale Pontefice, i casi sono due, questo è certo: O Dio esiste allora sarebbe il primo a fulminarli, almeno la gran parte, oppure non esiste e questa enorme “struttura” dedita alla “inconoscibilità” servirebbe a nulla… e poi non basta la morale in ciascuno di noi e il cielo di stelle sopra noi?
Ho finito, per ora. Immagino che pochi siano arrivati a leggere queste parole perché ormai si tende a non entrare nel merito, brevi spot o slogan di sdegno sui social network e via, elzeviri sui quotidiani, rapidi annunci alla TV, ma per la minoranza che ha avuto la pazienza di seguirmi ho previsto un corposo post scriptum delle mosse, in ordine cronologico, di quel pezzo di merda che è a capo del Governo in tandem con la palese faccia da schiaffi di Maria Elena Boschi. Strana questa sensazione, mai provata per una donna, si vede che è brutta dentro, ma tanto!
Il petrolio è inquinante, l’educazione non è più una virtù, meno ancora il rispetto verso gli “onorevoli”, per nulla la pazienza! “Game over”. E le stelle staranno a guardare ciò che accadrà, di molte intercetto i riverberi da sempre, almeno due ci seguono da decenni, il Poeta delle desolate periferie di Roma e il parroco di Barbiana, minuscola e sperduta frazione di montagna… che la vostra forza venga a noi.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(*) E le stelle stanno a guardare (The Stars Look Down) è un romanzo di Archibald Joseph Cronin pubblicato per la prima volta nel 1935.

Immagine in evidenza ricavata dal web – Montaggio eseguito dall’Autore – A sinistra Pier Paolo Pasolini, a destra don Milani

RIPRODUZIONE RISERVATA 

P. S.

– Renzi Matteo era co.co.co. nella Chil Post srl, azienda del su’ babbo Tiziano e come parasubordinato non costava alcunché alla società del genitore ma due giorni prima dell’annuncio dato dall’allora presidente nazionale e leader del medesimo partito che lo indicava quale candidato a Presidente della Provincia, la nostra guida scout si fece assumere a pieno titolo da papà in qualità di dirigente così, da quando eletto, nel giugno 2004, è stata la Provincia a versargli le consone “marchette”, cioè noi cittadini, tra l’altro adeguate allo stipendio da manager. Da quella data e fino a tutto il 2014, due lustri, il nostro attuale leader ci è costato non meno di 300 mila euro. Una pensata da lestofante.
– Il 6 dicembre 2010 l’allora Sindaco di Firenze Renzi Matteo si recò in visita ad Arcore, invitato a pranzo presso la villa privata di Silvio Berlusconi, per “discutere alcuni temi legati all’amministrazione della città d’arte”, così almeno dichiararono “loro”. Quando i giornalisti gli chiesero ragguagli circa il colloquio avuto sembrerebbe che lui avesse risposto “Mah!?!”
– Nel 2012 la Corte dei conti aprì un’indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia di Firenze durante il mandato dell’attuale premier, allora sempre sindaco della città gigliata, che ammontavano a circa 600 mila €uro e, secondo il Fatto Quotidiano, il ministero del Tesoro indagò su “Florence Multimedia”, società in house voluta da Renzi, alla quale la Provincia, durante la sua presidenza, avrebbe concesso un affidamento di prestazioni “per un importo superiore a quello previsto dai regolari contratti di servizio”
– la bufala della vendita delle auto blu tramite E-Bay. Dopo strombazzamenti, plausi e notiziari entusiastici di giornalisti e conduttori Tv all’indirizzo del nuovo genio italico, ne furono piazzate tre o forse quattro su quasi 54 mila. Ovviamente gli sperticati elogi all’uomo del “fare” continuarono qualche giorno ancora poi non se ne parlò più.
– È passato d’un balzo dalla bicicletta all’auto di rappresentanza con tanto di scorta, quella che non riteneva necessaria in quanto, parole sue, “i suoi guardaspalle sarebbero stati gli italiani” e, non accontentandosi pensò pure all’acquisto dell’aereo presidenziale.
– La panzana dei 1500 parlamentari condannati che non dovrebbero più percepire il vitalizio sarà somministrata a distanza di due anni. Infatti nei torridi giorni di luglio 2015 viene finalmente approvata la legge al riguardo e gli annunci fragorosi rimbalzano da una rete all’altra delle Tv come l’eco nelle Grotte Marabar, stato del Kerala (India). Ma c’è un piccolo, trascurabile particolare, ossia essa riguarda solo un pugno di sfigati, circa 18 fra i quali Berlusconi, che non hanno santi in paradiso o non più come l’ex cavaliere. A questo punto fanno quasi tenerezza per essere stati estromessi da un ingiusto privilegio di cui invece gli altri 1482 continuano a beneficiare.
– Il 16 gennaio del 2014 durante un’intervista televisiva a “Le invasioni barbariche” egli preannunciò che da lì a due giorni si sarebbe ulteriormente incontrato con Berlusconi, nella sede del Partito Democratico, al fine di discutere un piano comune sulle innovazioni delle quali questo Paese necessita. Così il 18 gennaio 2014 si arrivò al famoso “Patto del Nazareno” che sta proprio ad indicare l’accordo politico siglato fra il “rottamatore” e il leader di Forza Italia (rottamando), con gli obiettivi di procedere a una serie di rinnovamenti fra cui quella del titolo V della Costituzione, la trasformazione del Senato in “Camera delle autonomie” e l’approvazione di una nuova legge elettorale.
– A posteriori si viene a sapere che la presa di Palazzo Chigi è stata tutto un programma. Al confronto quella della Bastiglia un gioco da bambini che si sono divertiti a fare la rivoluzione. L’11 gennaio 2014 il leader del PD telefona, ed è la conversazione che ha destato più scalpore, a Michele Adinolfi (nulla a che vedere con l’inquietante Mario Adinolfi). Ritorniamo alla chiamata che Renzi fece al numero due della Guardia di finanza, dicendogli “Enrico (Letta n.d.a.) è un incapace, lo mando al Quirinale. Berlusconi è disponibile per un ragionamento diverso”. Il rapporto estremamente amicale fra i due non è tanto evidente nell’informazione che, chissà per quale recondito motivo, il nostro leader si sente in dovere di dare al generale, quanto dai termini e dal “tono” con cui viene condotto il colloquio, stile “compagni di merenda” al punto che l’Adinolfi (Michele) si spinge a dare dello “stronzo” al nostro Primo Ministro, così, come si usa fare fra buontemponi. Nel frattempo Adinolfi (sempre Michele), parla con Dario Nardella, l’attuale sindaco di Firenze, ed è la conversazione in cui, secondo Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità a livello nazionale, si evocano ombre di ricatti su attività e “conflitti d’interesse” di Giulio Napolitano, figlio dell’allora presidente della Repubblica.
– L’inchiesta sulla casa abitata da Renzi di proprietà dell’imprenditore toscano Marco Carrai che “solo per un caso” ricevette in cambio incarichi nelle partecipate e contratti diretti alle sue società private. Alla Camera sono state chieste spiegazioni al Presidente del Consiglio. In sua vece rispose il ministro Maria Elena Boschi (ma guarda!) con queste parole: “Grave che le intercettazioni siano finite sui giornali”.
– Il 21 luglio 2015 andò in scena l’ennesima porcata all’interno delle mura della Camera dei Deputati. Si era votato per il rinnovo degli uffici di presidenza delle 14 commissioni parlamentari, cioè gli organi che gestiscono i lavori. Il principio costituzionale di rappresentanza vuole che se il 25% degli italiani avesse votato un partito, facendo un esempio a caso il M5S, dovrebbe vedere i suoi delegati all’interno di questi luoghi decisionali. Così non è accaduto: il PD si è accordato con le altre forze politiche spartendosi tutte le poltrone, escludendo completamente la forza politica che da sola ha il maggior numero di preferenze. Un fatto che non ha precedenti nella storia democratica del Paese.
– Mesi fa la guida scout Renzi dichiarava trionfante “DASPO per i politici corrotti” e in quegli stessi giorni contribuì a fare in modo che il PD salvasse dall’arresto un senatore di NCD che risponde al nome di “onorevole” Antonio Azzollini. La comunicazione del premier: “Il Parlamento non è passacarte della Procura” e aggiunge trionfante “Abbiamo i numeri al senato quindi andiamo avanti più decisi di prima”. Intanto il Tg Rai2 del 31 luglio 2015 comunica che la disoccupazione era salita al 12,7% e quella giovanile superava il 44% con 2 punti percentuali in più.
– Sotto la guida del buon Matteo ovviamente non ci sono nepotismi, favoritismi, familismo e clientelismo. Infatti dal primo luglio 2015 Eleonora Padoan è stata assunta in extremis, cioè con uno degli ultimi atti della vecchia amministrazione di Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini, rispettivamente presidente e amministratore delegato uscenti proprio della Cassa depositi e prestiti. Ma va? Alla Cassa depositi e prestiti, l’ente controllato con una quota dell’80% dal ministero dell’Economia di cui il papà è, guarda caso, titolare del dicastero da pochissimo affidato al duo Claudio Costamagna e Fabio Gallia ai quali, a cose fatte, non si potrà addebitare alcunché al riguardo. Con una precedente esperienza di senior economist in Sace, la società pubblica di assicurazione dei crediti all’estero controllata proprio dalla Cassa depositi e prestiti, la Padoan andrà ora ad occuparsi del settore della cooperazione e dello sviluppo internazionale.
– E arriviamo alla RAI per la quale la guida scout non perdeva occasione di perorare la giusta causa del “fuori i politici dalla TV di Stato”. Infatti è di questi giorni la nomina dei sette “Commissari di vigilanza”, così ora si chiamano i Consiglieri di Amministrazione tanto per far vedere che si cambia per non mutare alcunché, sei dei quali, partoriti dal complotto PD, NCD, UDC & C. (C. sta per “Compagni” di destra). Questi non distinguerebbero un funerale da una parata militare qualora li vedessero attraverso una telecamera. Carlo Freccero, dato che è persona competente, è stato un incidente di percorso essendo entrato nel gruppo con i voti di SEL e M5S. Da quanto apprendo tramite i pochissimi giornalisti che informano (razza in via di estinzione a meno che non venga inserita nelle specie protette) sembrerebbe che la scelta dei “magnifici sei” sia stata meditata da un “pizzino” che il Capo del Governo avrebbe inviato dal Giappone. E poi dubitate che il nostro leader non sia un saltimbanco dell’organizzazione del nostro Paese? Questo è un tuffo sincronizzato con Berlusconi al massimo livello di coordinazione, in avanti, tripla piroetta preceduta da rotazione indietro, ritornato e doppio avvitamento. Al suo confronto il campione mondiale di tuffi da 27 metri Gary Hunt che, per far provare al pubblico l’emozione di una sua “performance” lanciandosi, non a caso, con una telecamera in mano, non è neppure in grado di scendere le scale di casa.
– Imu e TASI abolita per tutti. Renzi dichiara: “Via tassa su prima casa anche per i ricchi perché impossibile riformare il catasto (?) che non è aggiornato dal 1939, la aboliamo per sempre.” Tale iniquità è stata sommessamente contestata anche all’interno del PD così il Presidente del Consiglio rincara: “A casa nostra le tasse sono troppo alte: dobbiamo avere il coraggio di dirlo anche alla sinistra (Non è lui la sinistra?).
– Partecipazione alla finale degli Us Open, incontro Vinci-Pennetta, rinviando impegni istituzionali. Dichiarazione di Peter Gomez direttore de “Il Fatto Quotidiano”: “Renzi? Ha fatto bene ad andare alla finale, ma doveva presenziare a spese sue, non vedo perché debbano pagare i cittadini”
– Come per magia e incanto la moglie di Renzi Matteo prende la cattedra per insegnare nello stesso paesino in cui abita… quando centinaia di altri insegnanti sono stati sbattuti a Canicattì… cioè decine e decine di km di distanza. Questa è la “Buona Scuola”. Ma non è finita.
La Signora avv. Tiziana Miceli, moglie di Alfano Angelino, titolare di uno studio legale non famoso, ha ricevuto 5 consulenze milionarie dalla CONSAP (Concessonaria dei Servizi Assicurativi dell’Economia), che fornisce le proprie prestazioni al Ministero dell’Interno, vincendo l’appalto tra 140 mila candidati.
Forse non sarebbe male riflettere sul fatto che fra i professionisti della politica, dall’ultimo assessore del comune più nascosto fino al Presidente della Repubblica, il tasso di disoccupazione di figli, parenti, affini, collaterali, amici, e amici degli amici, ecc. è 0 (zero) mentre quello dei giovani italiani supera il 44% per non parlare della mancanza di lavoro cronica, esodati, sbandati, cassintegrati.
– È a questo punto irriverente come il capo guida scout cattolici italiani Renzi Matteo chiuda la festa nazionale dell’Unità 2015 citando la frase dell’attivista pro Palestina Vittorio Arrigoni, morto nel 2011 e assurto, soprattutto a sinistra, quale simbolo di resistenza a Gaza: “La Germania apre le frontiere e noi cosa facciamo? C’è un elemento di umanità sotto il quale non si può scendere. Non c’è PD contro le destre, ma umani contro le bestie. Dobbiamo tornare a essere umani, non si può strumentalizzare anche la vita”. In conseguenza di tale sofferta e sincera affermazione Salvini, credo a causa della parola “bestia”, si è sentito chiamato in causa dando vita ad una replica e successiva contro replica. Su tale scambio verbale meglio stendere un pietoso velo per innata repulsione alle gazzarre stile saloon del vecchio far west.
– Al termine di due ispezioni avviate nel 2012 e nel 2013, Banca d’Italia ha multato la popolare dell’Etruria e del Lazio per 2,54 milioni di euro. La maxi sanzione è a carico di 18 tra ex componenti del collegio sindacale e del CDA, tra cui Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, attuale ministro delle Riforme, nonché direttore generale della fondazione Open, la cassaforte che finanzia l’attività politica di Matteo Renzi che aveva coperto, tra l’altro, l’esborso di circa 300 mila euro per la recente Leopolda.
– Bellissima la replica dell’ex ministro delle finanze ellenico, alla sciocca dichiarazione del nostro premier che alla direzione del Pd aveva declamato: “Anche sto Varoufakis se lo semo tolti. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce”. Gianīs Varoufakīs, che mi sembra un uomo, di quelli veri, risponde: “Al contrario, partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras, vi siete liberati della democrazia greca” poi rincara e ribadisce: “Signor Renzi, ho un messaggio per te: puoi gioire quanto ti pare per il fatto che io non sia più ministro delle finanze o deputato. Ma non ti sei sbarazzato di me. Io sono vivo e vegeto politicamente, e come persona in Italia mi riconoscono quando cammino per le strade del vostro bel Paese. Ciò di cui vi siete liberati partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras, ripeto, è la democrazia greca” Varoufakīs conclude sottolineando che il premier italiano, con la sua tattica del “poliziotto buono” ha svolto un ruolo centrale nell’agevolare la rottura di Alexis sulla base dell’assunto “Se non cedi, essi ti distruggeranno” (Che eroe! N.d.a.). “Sotto un’estrema costrizione da parte dei leader europei, tra cui anche il signor Renzi che ha rifiutato di discutere ragionevolmente le stesse proposte della Grecia, il mio primo ministro, Alexis Tsipras, è stato sottoposto il 12 e 13 luglio a un bullismo insopportabile, a un ricatto nudo, a pressioni disumane”.
– Intanto ad oggi la Corte dei Conti sta setacciando i bilanci della Provincia di Firenze dell’era renziana. Alla voce “Rappresentanza istituzionale” in cinque anni è stato inserito di tutto, a partire da cene da 2 mila €uro cadauna. Quindi quando non rottamava, la guida capo scout si è speso migliaia di €uro in viaggi all’estero e aragoste. In tal senso e sulla scia del “caso” Ignazio Marino, che si sta ritorcendo come un boomerang verso i suoi “amici”, saranno quasi sicuramente avviate indagini. Però il buon Matteo, furbo e viscido come un’anguilla spalmata di grasso, è preparatissimo avendo avuto uno dei migliori maestri in questo tipo di esercizi. Comincerà a dire di essere un perseguitato politico e tutti ce l’hanno con lui perché invidiosi del fatto di essere riuscito a diventare ricco.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(*) E le stelle stanno a guardare (The Stars Look Down) è un romanzo di Archibald Joseph Cronin pubblicato per la prima volta nel 1935.

Immagine in evidenza ricavata dal web – Montaggio eseguito dall’Autore – A sinistra Pier Paolo Pasolini, a destra don Milani

RIPRODUZIONE RISERVATA 

TERRORISMO… DIPENDE DAI PUNTI DI VISTA

TERRORISMO… DIPENDE DAI PUNTI DI VISTA

Dipende dai punti di vista. Ad esempio il terrorismo è affatto inutile per chi lo osserva dall’angolo laggiù in fondo, fetido e scuro, dove viscide pantegane con sembianze del genere “homo” entrano ed escono freneticamente dai luoghi di riunione, nauseabonde caditoie rugginose e marcescènti…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA