Archivi categoria: Sociale

LA GRANDE BELLEZZA DELL’INTERVISTA (giornalisti, pennivendoli e Mr. Signorsì)

LA GRANDE BELLEZZA DELL’INTERVISTA
(giornalisti, pennivendoli e Mr. Signorsì)

In una scena del film “La grande bellezza” lo scrittore giornalista Jep Gambardella (Toni Servillo) intervista Talia Concept (Anita Kravos) dopo che la body-artista ha eseguito la sua performance ossia aver terminato, nuda ma con la testa avvolta da bende, la sua lunga rincorsa dando una craniata pazzesca nel pilastro dell’antico acquedotto romano. Eccola:
– “Cosa legge lei?”
– “Non ho bisogno di leggere, vivo di vibrazioni, spesso di natura extrasensoriale.”
– “Abbandonando per un attimo l’extrasensoriale, cosa intende per vibrazioni?”
– “Come si fa a spiegare con la volgarità della parola la poesia della vibrazione?”
– “Non saprei. Ci provi.”
– “Io sono un’artista. Non ho bisogno di spiegare un cazzo.”
– “Bene allora scrivo che sostiene di vivere di vibrazioni ma non sa cosa siano.”
– “Un momento, cazzo, io non ho detto che non so cosa siano.”
– “Bene, allora cosa è la vibrazione?”
– “Comincia a non piacermi questa intervista. Percepisco da parte sua una conflittualità.”
– “La conflittualità come vibrazione?”
– “La conflittualità come rottura di coglioni. Perché non si calma e si sintonizza sulla mia frequenza poetica?”
– “Ha ragione.”
– “Bravo.”
– “Grazie.”
– “Parliamo dei maltrattamenti che ho subito dal fidanzato di mia madre.”
– “No. Prima voglio sapere cosa è una vibrazione.”
– “È il mio radar per intercettare il mondo.”
– “Vale a dire?”
– “Lei mi ha rotto i coglioni. È un provocatore.”
– “La provocatrice non sopporta il provocatore. Si chiama fascismo.”
– “Io fascista? Vaffanculo. Senta, siamo partiti male. Talia Concept ci tiene all’intervista con il suo giornale. Ha tanti lettori. Ma lei è prevenuto. Perché non la lascia parlare del suo fidanzato con il quale fa l’amore undici volte al giorno e che è un’artista concettuale mica da poco? Rielabora palloni da basket con i coriandoli, un’idea sensazionale.”
– “Senta Talia Concept dice cose di cui ignora il significato. Io di lei, finora, ho solo fuffa non pubblicabile. Se pensa che io mi lasci abbindolare da cose tipo: «Sono un’artista e non ho bisogno di spiegare» è fuori strada. Il nostro giornale ha uno zoccolo duro di pubblico colto che non vuole essere preso in giro. Io lavoro per lo zoccolo.”
– “Ma allora mi lasci parlare del mio accidentato, sofferto, ma indispensabile percorso d’artista.”
– “Indispensabile a chi? Santo cielo, signora, cosa è una vibrazione?”
E Talia scoppia in lacrime e urla:
– “Non lo so cazzo! Non lo so cosa è una vibrazione. Sei un ossessivo del cazzo, Gambardella. Parlerò con la tua direttrice e le dirò di mandarmi un altro cazzo di giornalista, di statura più elevata della tua.”
– “Una preghiera. Quando parlerà con la direttrice, abbia tatto con il concetto di statura. Sa, la direttrice è nana. Ha tanto sofferto per questa caratteristica.”
Per quanto mi risulta l’unico giornalista di questo Paese che durante un’intervista abbia posto una domanda al nostro Primo Ministro Renzi Matteo sugli stratosferici, ignobili e vergognosi stipendi dei politici, sia stato l’inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo.
Infatti intorno alle ore 23 e 30 circa del 13 marzo 2014, durante la trasmissione “Porta a Porta”, al suono del campanello, da sempre simbolo, oltre i plastici, del talk show di Bruno Vespa, entrò Aldo Cazzullo, che sparò al Matteo nazionale tre domande in merito alle quali chiese altrettante precise risposte. Con voce flebile, quasi inudibile, espressione timorosa come quella di un bambino che sta per affrontare il suo primo esame, il Cazzullo formulò i suoi quesiti.
Ecco come si sviluppò l’incontro con il nostro Presidente del Consiglio:
– “Io vorrei farle tre domande su altrettanti argomenti.”
– “Dica pure.”
– “Se potesse riferirci qualcosa sulle prossime nomine ai vertici delle cinque grandi aziende di Stato, quale è la sua opinione circa l’ipotesi di riduzione degli stipendi dei parlamentari e infine come intende proporsi con l’Europa e la Merkel alla luce dei nuovi obiettivi da lei appena elencati.”
– “Benissimo! Vengo subito a quest’ultima che è la più complicata.”
In un susseguirsi di acrobazie verbali, celie, convivialità, sorrisi, ammiccamenti, circa i futuri rapporti con la UE ebbi il piacere di scoprire che siamo i più importanti del vecchio continente. Proseguendo sulle nomine di Enel, Poste, RAI, ENI e Finmeccanica constatai come in concreto la nostra Guida scout non avesse esposto alcunché e così concludendo scese un silenzio tombale rotto dal cronista che a fil di voce, timidamente, gli ricordò di non essersi ancora pronunciato su un terzo argomento. A questo punto, con un colpo di reni eccezionale, effettuando una piroetta mentale davvero stupefacente il Capo del Governo così ebbe a pontificare:
– “Circa gli stipendi dei parlamentari non è importante quanto guadagnano ma quello che fanno.”
Seguì un brevissimo momento di confusione, partecipe attivo il conduttore, nel corso del quale al saltimbanco venne predisposta la via di fuga, da lui imboccata alla maniera di Arsenio Lupin inseguito dall’ispettore Zenigata. perciò si lanciò a spiegare cosa avrebbero dovuto fare questi fenomeni che gestiscono la “Cosa Pubblica”. Tutto qui. Non ricordo se il Cazzullo venne ancora inquadrato, forse per pochi secondi che misero in evidenza il suo viso sudato e lo sguardo soddisfatto di chi prende coscienza esser riuscito a superare un test.
Io lavoro molto di fantasia, forse perché cerco di rifiutare la triste realtà che stiamo vivendo da decenni con certa gente al potere, ma voglio provare ad immaginarmi se l’intervista avvenisse oggi e al posto del Cazzullo ci fosse un Jep Gambardella:
– “Come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani, che sono i più alti del Mondo e i secondi in graduatoria guadagnano la metà di voi?”
– “Circa gli stipendi dei parlamentari non è importante quanto guadagnano ma quello che fanno.”
– “Abbandonando per un attimo ciò che voi state facendo, come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani cosa, tra l’altro, che lei aveva messo sul tappeto durante la campagna elettorale per le primarie?”
– “Come si fa a spiegare in poche parole la soluzione di un problema che si trascina da molti lustri?”
– “Non saprei. Ci provi, con quello che guadagna non dovrebbe avere difficoltà ad esprimersi in tal senso. È stato così loquace tutta la sera.”
– “Io sono il Capo del Governo. Non ho bisogno di spiegare un cazzo.”
– “Bene, allora scriverò in prima pagina che lei, dipendente dello Stato e rappresentante dei cittadini, sostiene di non sentire il bisogno di spiegare alcunché a chicchessia.”
– “Un momento, cazzo, io non ho detto proprio questo.”
– “A me è parso di sì. Comunque bene, allora come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani?”
– “Comincia a non piacermi questa intervista. Percepisco da parte sua una certa conflittualità e non capisco perché il conduttore non intervenga a porre fine a questo strazio. Parliamo delle riforme che abbiamo in programma, dell’ottima squadra che ho messo in campo per risolvere le tante anomalie di questa nostra Italia.”
– “No. Prima voglio sapere come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani. Mi pare che questa sia la prima delle anomalie cui lei si riferisce.”
– “Lo stipendio è una gratificazione che dà gli stimoli necessari ad intercettare i problemi non solo italiani ma anche Europei e mondiali.”
– “Vale a dire?”
– “Lei mi ha rotto i coglioni. È un gufo.”
– “Il Capo del Governo non sopporta le domande scomode. Si chiama fascismo.”
– “Io fascista? Vaffanculo. Senta, siamo partiti male. Renzi Matteo ci tiene a mantenere buoni rapporti con il suo giornale, ha tanti lettori. Ma lei è prevenuto. Perché non lo lascia parlare della sua infanzia, l’esperienza nell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, la sua partecipazione al programma televisivo «La ruota della fortuna», vincendo ben 48 milioni di lire, la scuola, i primi approcci con il mondo della politica, i suoi trascorsi come segretario provinciale nel Partito Popolare Italiano, poi ne La Margherita, ancora Presidente della Provincia di Firenze infine Sindaco di Firenze. Una carriera sensazionale.”
– “Ascolti Renzi Matteo, dice cose che tutti conoscono. Io di lei, finora, ho solo fuffa non pubblicabile. Se pensa che io mi lasci abbindolare da frasi tipo: «Sono un politico geniale e non ho bisogno di spiegare» è fuori strada. Il nostro giornale ha uno zoccolo duro di pubblico colto che non vuole essere preso in giro. Io lavoro per lo zoccolo.”
– “Ma allora mi lasci parlare del fatto che sono il Capo di Governo più giovane della storia d’Italia, della mia indispensabile corsa al potere.”
– “Indispensabile a chi? Santo cielo, come intende porre mano al problema della riduzione degli stipendi dei politici italiani?”
E Matteo ha un moto di stizza, guarda Vespa ma questi ha le antenne basse, allora alza la voce:
– “Non lo so cazzo! Non so cosa risponderle, il problema è delicatissimo. Lei Gambardella è un ossessivo del cazzo. Parlerò con il suo direttore e gli dirò di mandarmi un altro cazzo di giornalista, di apertura mentale più ampia della sua.”
– “Un’informazione e una preghiera. Tenga presente che il nuovo direttore della mia testata è Luciano Fontana subentrato a Ferruccio De Bortoli. Quando gli parlerà abbia tatto con il concetto di apertura mentale. Come lei ben saprà questi capovolgimenti alla dirigenza di un quotidiano così importante hanno diversi risvolti non ultimo la carenza di apertura mentale di alcuni collaboratori, come nel vostro mondo, quindi la necessità di rinnovarsi. Sta già tanto soffrendo per risolvere questo primo problema, purtroppo il mercato dell’informazione è diventato quello che è.”
A questo punto mi è venuto in mente un bellissimo film del 1970, “L’impossibilità di essere normale” diretto e prodotto da Richard Rush e appartenente al filone delle opere sulla contestazione studentesca. È contemporaneo del più celebre “Fragole e sangue” di Stuart Hagmann, pellicole che non passano mai sui nostri teleschermi. Vi si narra del trentenne Harry Bailey (Elliott Gould) che dopo essersi dedicato con passione e per alcuni anni all’impegno politico, ormai piuttosto disilluso si allontana dal movimento studentesco e torna a studiare all’università per diventare insegnante, l’unico modo di entrare a far parte del sistema senza venir meno alle proprie convinzioni e trasmettere, se non la verità, almeno il desiderio di ricercarla.
La grande bellezza degli ideali è finita da un bel pezzo. Ritornerà?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

I PROFANATORI DEL “PALAZZO”

I PROFANATORI DEL “PALAZZO”

Se vivessimo in un Paese normale, quantomeno dal punto di vista dell’informazione, che non è proprio un optional al fine di condizionare il consenso o meno dei cittadini, in tutti i giornali le manchette o manichette, cioè quegli spazi che nei quotidiani stanno ai lati della testata e che normalmente riportano la pubblicità, avrebbero una dicitura del tipo:
In Italia abbiamo i politici più pagati del Pianeta e i secondi in graduatoria guadagnano la metà. Il Quirinale costa più di ogni altro Palazzo di un qualsiasi Capo di Stato, comprese le monarchie e le dittature.
Ecco! Questo semplice messaggio trasmesso quotidianamente ai lettori, di qualsiasi tendenza politica, li indurrebbe a riflettere su un aspetto che a mio avviso è il vero cancro da estirpare da cui discendono le metastasi di un sistema ormai decomposto. Forse porterebbe anche a un minimo di convergenza di pensiero in una nazione nata circa 150 anni fa da divisioni territoriali e campanilistiche culminate oggi in un guazzabuglio di partiti, correnti, movimenti, gruppi misti, aggregazioni, dissidenti, ecc. che il labirinto costruito dall’architetto Dedalo è un monolocale al confronto degli attuali schieramenti. “Dīvide et īmpera”, dal latino letteralmente “dividi e comanda”, è una espressione secondo la quale il migliore espediente di un’autorità qualsiasi per controllare e governare la comunità è scomporla, provocando contrasti e fomentando discordie.
La “cosa pubblica”, dalla locuzione latina “res publica”, designa l’insieme dei possedimenti, dei diritti e degli interessi del Popolo e dello Stato. Per comprenderne il concetto è utile riprendere la definizione data da Marco Tullio Cicerone nel suo trattato di filosofia politica “de re publica[I, 25, 39] che recita:
La res publica è cosa del popolo che non è un qualsiasi aggregato di gente, ma un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione del diritto e per la tutela del proprio interesse”. Sarebbe oggi evidente perfino a un bambino delle elementari che in Italia i deputati a tale compito, eletti o no, sono per la gran parte mercenari di lusso. Che cosa ci si potrebbe aspettare? Che lottino per un ideale? La solidarietà? La scuola? La difesa dei deboli? I migranti? I terremoti? Le esondazioni? Gli emarginati? E questi soggetti sono davvero tanti! Basti pensare che gli elementi costitutivi dello Stato, ossia il Parlamento, le 20 Regioni, le 110 Province, gli 8.047 Comuni e le 10 città metropolitane inglobano una quantità enorme di addetti, dal Presidente della Repubblica all’ultimo passacarte senza considerare l’indotto che ruota intorno a questi centri di potere.
Tornando all’ipotesi iniziale dei messaggi da diffondere esiste tra l’altro un precedente. Infatti lo Stato ha decretato venissero applicate scritte dissuasive sulle confezioni dei tabacchi per diminuirne il consumo anche se è lo stesso che produce e specula sul medesimo prodotto, ovvero guadagna su qualcosa che per sua stessa ammissione danneggia la salute dei cittadini. Non potrebbe imporre per legge sui mezzi di informazione, televisione compresa, la divulgazione sistematica di poche righe che informino la gente dei costi della politica nonché degli sperperi dovuti ad una dilagante corruzione? In fondo, anche se in modo diverso, direi più subdolo, la dissipazione del denaro pubblico e la concentrazione della ricchezza in un numero ristretto di persone non comporta danni fisici e mentali alla parte che ne viene deprivata? Ad esempio, tanto per iniziare, basterebbe scrivere: “Gli alti costi della politica e la corruzione uccidono”, oppure “I costi esagerati della politica e la corruzione danneggiano gravemente te e chi ti sta intorno”, ancora “Gli eccessivi costi della politica e la corruzione indirettamente depauperano te e i tuoi famigliari dell’assistenza medica e dei servizi”, ecc.
Potrebbe però sorgere un problema, ovvero decisioni di questo tipo comporterebbero un danno a chi le dovesse promulgare cioè scomparsa della pignatta piena d’oro che i custodi della cosa pubblica avevano trovato alla fine dell’arcobaleno e sottratta nottetempo.
È decisamente un bel dilemma! Difficile uscirne a meno che non intervengano forze esterne al “Palazzo”. I giornalisti sono da escludere e loro potrebbero fare molto, il Parlamento Europeo è soddisfatto solo quando si riescono a diminuire le pensioni e tagliare i costi in generale. Organi di rilievo costituzionale tipo la Corte dei Conti o che altro non ne avrebbero la giurisdizione, mi pare abbia solo funzioni in materia fiscale.
Allora chi? Forse la Chiesa, che in questo Paese ha sempre avuto grande influenza sulla politica, potrebbe dare un segnale di speranza oggi che in Papa Francesco, uomo di grande fede, si è individuata una personalità forte e determinata nel cercare di ricondurre i cattolici alla Parola di Cristo. Sarebbe forse disdicevole che nelle tante omelie venisse toccato questo tema? Non è stato Gesù che nel Tempio ha buttato all’aria i banchetti dei mercanti e gentili? Cito dai Vangeli sinottici: “Poi entrato nel tempio, cominciò a cacciare quelli che in esso vendevano, [46] dicendo loro: Egli è scritto: La mia casa sarà una casa d’adorazione, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladroni… [Luca 19, 45], “Ed insegnava, dicendo loro… La mia casa sarà chiamata casa d’adorazione per tutte le genti… [Marco 11, 17]. È pur vero che il gesto di ribellione avvenne dove era concentrato il potere spirituale ma le sue ripercussioni investirono anche i palazzi di Erode, re della Giudea, e del governatore romano Ponzio Pilato ma, cosa più importante, si insinuarono pure nelle menti e nei cuori del popolo.
Sono però certo che nel caso si aprisse una breccia in questa inespugnabile fortezza comincerebbe a circolare la voce che sarebbe impossibile intraprendere un’azione avverso gli stipendi e i particolari benefici e privilegi di chi ci governa, per il semplice fatto che si correrebbe il rischio di promuovere una nuova crisi con gli gnomi e gli elfi celtici, coloro che custodivano la pignatta d’oro, ormai da decenni tristemente rassegnati di questa perdita, e restituendogliela verrebbero a sapere chi erano i colpevoli, i ladri. Potrebbero incazzarsi di brutto e per contrastarli il nostro Governo sarebbe costretto ad ordinare altri F35 e alzare di molto le tasse, indire nuovi appalti per approntare le necessarie difese del nostro territorio e dei cittadini.
Non bisogna toccare gl’idoli: la doratura ci rimane sulle dita.(Gustave Flaubert)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Caravaggio, 1610, Gesù scaccia i mercanti dal Tempio – Il vero Gesù – Storia … ControstoriaStoria

RIPRODUZIONE RISERVATA

LA SFERA DI CRISTALLO

LA SFERA DI CRISTALLO

La civiltà e il “progresso”  hanno portato l’uomo ad essere l’unico animale individualista ed accentratore. L’aggregazione ingannatrice che si è dato è una falsa interazione sociale fra singoli soggetti poiché la propria sopravvivenza è subordinata a regole di vita tali da imporgli la sopraffazione su tutti gli esseri viventi, compresi i suoi simili.
Essendo antropofago, onnivoro, granivoro, insettivoro, produttore di rifiuti contaminanti, deturpatore dell’ambiente, estraneo al ciclo della natura, per nulla trasformatore (irrilevante il suo marginale contributo) tanto meno decompositóre, è pure in perfetto disequilibrio con l’ecosistema quindi propenso alla graduale distruzione dell’habitat.
È intelligente, secondo i suoi parametri, ma insensato in relazione alle leggi che regolano il Cosmo. Anche in questo aveva ragione Albert Einstein “Ci sono due cose infinite: l’Universo e la stupidità umana, ma riguardo all’Universo ho ancora dei dubbi...”,

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

La “SFERA DI CRISTALLO” è stata pubblicata il 23 gennaio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it nell’ambito della presentazione della “GIORNATA IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE CALAMITÀ NATURALI, DEI DISASTRI AMBIENTALI E INDUSTRIALI” del 30 gennaio 2016 – “L’Universo e la stupidità umana” IL CONVEGNO HA IL “PATROCINIO” DELLA PRESIDENZA DEL SENATO, DEL COMUNE DI CONEGLIANO E DELLA REGIONE PUGLIA

Immagine in evidenza ricavata dal web – Maurits Cornelis Escher, Mano con sfera riflettente, 1935, litografia

RIPRODUZIONE RISERVATA

PRESENTAZIONE DEL ROMANZO “OMBRE BIANCHE” di Frank Ovuonmen Edosa a cura di Mauro Giovanelli

PRESENTAZIONE DEL ROMANZO “OMBRE BIANCHE”
di Frank Ovuonmen Edosa
a cura di Mauro Giovanelli

Romanzo autobiografico che trasporta il lettore in una dimensione sconosciuta ai più senza che questi se ne accorga, forse neppure realizza trattarsi di un racconto tanto viene catturato dalla vicenda umana che fa sua.
È uno di quei libri che dalle prime pagine, direi il capoverso iniziale, invoglia a proseguire, quasi ti prende per mano “vieni con me ti faccio vedere una cosa”. Tu ti lasci trasportare aspettandoti che da un momento all’altro debba succedere chissà che, e solo quando arrivi alla fine ti rendi conto che il “cruento” non è in un episodio specifico ma nell’insieme di tutta la storia, nel “Sistema” con la S maiuscola. “In cauda venenum” cioè “Il veleno (è) nella coda”. Infatti l’amaro, il pathos e la malinconia ti assalgono improvvisi alla frase di chiusura: “Un sogno che ha radici profonde nelle mie convinzioni”, allora chiudi il libro e ti metti a riflettere su ciò che l’Autore ti ha fatto vivere in un mondo che ti era estraneo e ora conosci profondamente. Lo stile è asciutto, rapido, essenziale, privo della minima parvenza di manierismo, ogni accadimento viene narrato nella sua semplicità, non ci sono enfatizzazioni, neppure alcuna minimizzazione, è così come la mente e il cuore del protagonista l’hanno vissuto attimo dopo attimo, qualsivoglia descrizione altro non è che il riverbero della sua ansia. Ogni frase è un mattone che viene posto sopra il precedente e poi ancora un altro per costruire il nuovo percorso che l’Autore vuole intraprendere e dove si riflettono le ombre bianche di coloro che lo circondano, ad alta luminosità per l’impatto che hanno sulle sue paure ma prive di tinta che colorino la sua speranza, il sogno del rientro nella società. La storia è quella di un migrante nigeriano che decide di affrontare un viaggio periglióso verso la libertà, un giovane come tanti altri che vuole andare incontro ai sogni. Conoscerà gli inganni della società cui anela inserirsi, l’inconsapevolezza, potremmo dire l’innocenza, sono i suoi punti deboli, il miraggio del facile guadagno, poi il reato, il carcere, la burocrazia e tutto l’apparato umano che lo investe in ogni minimo episodio della sua avventura. L’apparato umano… il titolo dell’immaginario e unico libro scritto da Jep Gambardella ne “La grande bellezza”, chissà che, fantasticando, non parli proprio di come i singoli umani interagiscono fra di loro anche se, desidero sottolinearlo, non ho ravvisato particolari azioni sadiche o gratuita cattiveria nella polizia penitenziaria e nel personale del carcere, se mai ho riscontrato in loro gli stessi dubbi e le medesime paure di questa nostra lotta per la sopravvivenza e la difesa del “territorio”. Dice Derek Walcott: “…il tempo che di noi fa tanti oggetti, moltiplica la nostra naturale solitudine…” e voglio chiudere questa mia analisi proprio con quella che io considero una delle più belle poesie, anche se poesia non è, di questo scrittore che riesce a riassumere in poche parole il problema (che non dovrebbe esistere) del razzismo e dei migranti. Il titolo: IL NEGRO ROSSO CHE AMA IL MARE: “Io sono solamente un negro rosso che ama il mare, ho avuto una buona istruzione coloniale, ho in me dell’olandese del negro e dell’inglese, sono nessuno, o sono una nazione”.
Ecco, “Ombre bianche” è in assoluto un libro da leggere, potrebbe aiutarci ad annullare le differenze radicate nel nostro pensare così da poter vedere in ogni essere umano una nazione da scoprire.
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

La presentazione al libro “OMBRE BIANCHE” è stata pubblicata il 7 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it:

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA

RITRATTI D’AUTORE – 6 Matteo Salvini (primo attore), Antonio Razzi e Mario Borghezio (comprimari)

RITRATTI D’AUTORE
Matteo Salvini (primo attore), Antonio Razzi e Mario Borghezio (comprimari)

Matteo Salvini si è dichiarato disposto ad aprire per l’integrazione degli extracomunitari e migranti. Dovranno però fare un corso di cinque anni per arrivare a parlare perfettamente in italiano ma, condizione imprescindibile, con la erre moscia.
Docente Antonio Razzi, esaminatore Mario Borghezio.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

 

GOVERNARE L’ITALIA NON È DIFFICILE, È UTILE!

GOVERNARE L’ITALIA NON È DIFFICILE, È UTILE!

Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sul nostro Paese e il popolo, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”, Mussolini rispose: “Difficile?” Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!“ (“Colloqui con Mussolini” di Emilio Ludwig – Milano – A. Mondadori – 1932).
La frase fu attribuita allo statista Giovanni Giolitti forse in virtù del discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 4 febbraio 1901:
La ragione principale per cui si osteggiano le Camere del Lavoro è questa: che l’opera loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli industriali, ma che vantaggio ha lo Stato? Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un’ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un’ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell’offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura delle retribuzioni come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese. Il moto ascendente delle classi popolari si accelera ogni giorno di più ed è un moto invincibile perché comune a tutti i Paesi civili e perché poggiato sul principio dell’uguaglianza fra gli uomini”.
Che fa il paio con l’intervento parlamentare di L. Sciascia del 5 agosto 1979:
In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio l’Italia sia governabile, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell’efficienza; intendo soprattutto nel senso di un’idea del governare, di una vita morale del governare”.
Quindi gli italiani non bisognano di una forma di governo ma di una sorta di classe clientelare politica che distribuisca favori. Ed in effetti è la forma mentis perfetta per creare habitat ideali per fenomeni umani come Berlusconi e la sua congrega o per un’opposizione senza nerbo e senza ideali come quella attuale. Se rivisitiamo i personaggi che si sono succeduti, dal 1992 ad oggi, nei vari Governi, a parte Berlusconi che, come detto, rappresenta un fenomeno a sé, ci ritroviamo a fasi alterne De Mita, Ciampi, Amato, D’Alema, per arrivare a colui che è stato definito “un loden pieno di niente”, mi riferisco a Monti, è ovvio, che tramite la piagnona Fornero ha varato la più laida delle riforme sulle pensioni oggi dichiarata incostituzionale. E dopo? Il Letta, nipote naturalmente, che tutto quello che riuscì a fare fu quello di dichiarare continuamente di non essere Babbo Natale, neppure di possedere la bacchetta magica e, sorpresa sorpresa, di non aver scritto in fronte “Jo Condor”.
Così siamo approdati alla guida scout Renzi Matteo saltato piè pari dalla bicicletta all’auto blu blindata corredata di scorta, che non ha minimamente toccato gli stipendi dei parlamentari, i più alti e scandalosi del Mondo, che si è circondato di elementi del calibro di un Angelino Alfano e Maurizio Lupi e una pletora di donne che sembrano i cloni delle Gelmini e Santanchè. L’uomo che dagli atteggiamenti paternalistici prima maniera è ultimamente passato ad una condotta supponente e autoritaria nel procedere a varare riforme inutili, se non dannose, a colpi di fiducia che perfino la sua opposizione interna alla fine approva per paura di finire “dietro la lavagna”. Un leader che continua a parlare di ripresa quando dal suo Jobs Act sono emersi 138 mila disoccupati in più. E come reagiscono gli italiani? Continuano a fare i conti con i sempre più miseri stipendi e le vergognose pensioni che percepiscono tanto, alla sera, dopo i brevi talk show ormai trasformati in conviviali salotti, si consolano con programmi del tipo “Chi l’ha visto”, “Quarto grado”, ecc. seguendo morbosamente i casi Elena Ceste, padre Graziano, Bossetti. Ci avete fatto caso? In giro non si sente parlare d’altro.
Il problema vero, vorrei sbagliarmi, è che sembrerebbe interessare a pochissimi il fatto di essere governati da gente che non ha la minima idea del significato di Stato, politica, democrazia, solidarietà e neppure delle leggi di mercato che regolano i rapporti economici (a parte gli interessi personali e quelli dei loro parenti). Anche in questo caso, mi dispiace per i nostalgici, Mussolini si era sbagliato, per fortuna, altrimenti chissà, potrebbe essere che oggi ci potremmo ritrovare con Alessandra a Palazzo Chigi e noi a scrivere in una stamperia, chiaramente clandestina.
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “GOVERNARE L’ITALIA NON È DIFFICILE, È UTILE!” è stato pubblicato su “Il Segno” nr. 5 del 1-31 maggio 2015 pag. 2 – http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “GOVERNARE L’ITALIA NON È DIFFICILE, È INUTILE”.

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

MIRACOLO, MISTERO, AUTORITÀ

MIRACOLO, MISTERO, AUTORITÀ

A un’ora imprecisata di martedì 5 maggio 2015 è nata una splendida bimba cui è stato dato il nome di Francesca Marina. Pesa poco più di tre chili. Il lieto evento è avvenuto in mare, a bordo del pattugliatore “Bettica”. La mamma, nigeriana, era su un gommone in difficoltà ed è stata miracolosamente presa a bordo prima del parto. Appena salita sulla nave, ha iniziato ad avere le contrazioni e dopo un travaglio di otto ore ha partorito. Del padre non si hanno notizie. Lei e la piccola, che è stata messa in una culla di fortuna costruita dai marinai, stanno bene. La donna, che era stata soccorsa insieme ad altri 870 migranti, è sbarcata a Pozzallo, stremata, mentre la nave ha continuato la navigazione verso Salerno. Gli immigrati provenivano da diversi paesi: Senegal, Ciad, Sudan, Bangladesh, Togo, Ghana, Eritrea, Mali e Nigeria.
Secondo i dati forniti dalla CIA possiamo affermare con buona approssimazione che quel giorno il numero delle nascite nel Pianeta è stato di circa 200 mila bambini eppure l’attenzione generale si è concentrata su Francesca Marina emozionando il Mondo intero. La foto dell’incantevole visino della piccola, postata dalla Marina Militare, ha letteralmente spopolato nei vari Social Network e sui mass media.
Tra l’altro quello stesso giorno, guardando casualmente la TV, seppi che radio Londra stava comunicando da Kensington Palace, che in una clinica da 8.200 €uro al giorno è nata un’altra creatura, Charlotte Elizabeth Diana e, secondo i comunicati ufficiali, anche lei gode di ottima salute, così la madre, assistita dal dottor Marcus Setchell, già ginecologo della regina Elisabetta. L’Inglesina è figlia di Kate Middleton e William Arthur Philip Luis, secondo nella linea di successione al trono del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. La consegna della busta contenente il documento con orario di nascita, peso e sesso che un messaggero porterà alla regina sancirà questo evento. Esso verrà incorniciato, adagiato su un cavalletto, ed esposto ai cancelli di Buckingham Palace per i sudditi. Tutti i bambini inglesi nati lo stesso giorno della «Royal Baby» riceveranno un penny d’argento. Insomma è nata un’Autorità.
Circa due settimane fa , precisamente Il 20 aprile scorso, sono morti 50 bambini stipati nella stiva di un fatiscente barcone naufragato. Tutto qui.
Effettivamente c’è da riflettere, difficile mettere insieme le contraddizioni della specie cui apparteniamo. Per queste ultime piccole innocenti vittime mi viene solo in mente una poesia che Emily Dickinson dedicò al nipote morto in età prematura:
“Te ne sei andato al tuo appuntamento di luce senza dolore se non per noi che lenti guadiamo il mistero da te scavalcato in un balzo”
Il mistero, ciò che dovrebbe unificare le differenze, avvicinarci, come fanno gli animali di fronte al pericolo comune, quelli che io definisco persone non umane. Ma forse il vero problema è che ciascuno di noi pensa di essere “unto”, di toccare la verità, ed è perciò che in questa traversata cerchiamo di procurarci un posto in coperta evitando, per quanto possibile, di finire pigiati nella stiva e dimenticarci di loro, dei meno fortunati, senza pensare che, prima o poi, tutti ci troveremo davanti al Grande Inquisitore. Costui non va tanto per il sottile, chiedetelo a Dostoevskij, lui lo sa.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “MIRACOLO, MISTERO AUTORITÀ” è stato pubblicato il 07 maggio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it: – Su “IL SECOLO XIX” del 08 maggio 2015 pag. 26 con il titolo “Francesca Marina e royal baby – Le contraddizioni della specie”

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

BRAMA DI POTERE (l’impossibilità di essere un Paese normale)

BRAMA DI POTERE
(l’impossibilità di essere un Paese normale)

Non è facile, a distanza di tre giorni, scrivere un articolo sul funerale del sig. Vittorio Casamonica. Sul “caso” è già stato proferito di tutto e di più, in primis dalle più importanti testate con i soliti bla, bla bla inconcludenti, scontati, ripetitivi fino alla noia al fine, a mio avviso, di coprire il più “anomalo” Governo che ci ritroviamo da settant’anni a questa parte. Lo proteggono con la tecnica che adottavano le falangi romane, a “testudo”, formazione di fanteria caratteristica del loro esercito, di grande complessità e che richiedeva notevole coordinamento. Infatti, come sostiene Carlo Freccero, hanno tutti il numero del cellulare del nostro Primo Ministro & C. con cui, prima di muoversi, scambiano opinioni ed sms. Se Gustave Flaubert li avesse conosciuti e letti avrebbe potuto coronare il suo sogno cioè scrivere un romanzo sul “nulla”. Il grande Travaglio, con “Funeral Party” su “Il Fatto Quotidiano” del 22/08/2015, è stato l’unico ad aver riempito il vuoto che ci circonda e, senza volermi paragonare a lui, mi ha preceduto nel concetto che avrei voluto esprimere. Come sempre complimenti a Marco.
Cercherò quindi di riferire in poche righe ciò che penso, o meglio la sensazione avuta soprattutto nel seguire il dibattito del 21/08/2015 su La7 dove si è raggiunto l’apice o il fondo, a vostra scelta. Peccato non ci fosse don Mazzi a proporre diversi ricoveri nella sua accogliente e selettiva comunità esprimendo motivazioni pseudo psichiatriche, psicologiche, tirando fuori il subconscio e trovando punti di appoggio sulla teologia e la teosofia, il tutto condito con spizzichi di “sdoppiamento di personalità”.
Ho letto titoli a due, tre colonne che inneggiavano al “commissariamento” della parrocchia mentre da subito è stato individuato il vero colpevole nel povero elicotterista addetto al lancio di petali. Il trafiletto quotidiano di un noto professionista dell’informazione, affermando che “il nobile e l’ignobile sono categorie dell’anima non del censo”, di tale testimonianza portava esempi di mestieri, dal più umile agli alti livelli, dove si possono registrare entrambi i “pregi”, senza ovviamente citare la classe politica ed evitando di nominare i suoi colleghi, dove la nobiltà è oggi cosa rara mentre ipocrisia e travisamento aleggiano ovunque. A proposito degli “esperti della notizi” il grande Pier Paolo Pasolini aveva detto: “E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere.”
Personalmente sostengo che gli sfarzi, gli eccessi e la pomposità profusi nei matrimoni dei VIP, comprese le ultime anacronistiche monarchie, nonché le cerimonie per le esequie dei loro cari o le nascite dei “rampolli” che, in ogni occasione, riempiono da decenni e per settimane consecutive ampi spazi sui mass media (royal baby docet), siano equiparabili alla maestosità del funerale del sig. Vittorio Casamonica. “A ciascuno il suo”, come scrisse Leonardo Sciascia, e il “kitsch” si manifesta in vari modi.
Un’altra cosa che mi ha colpito e fatto riflettere è stata la passione e l’affetto con i quali la nipote difendeva e proteggeva lo zio appena deceduto reclamando la libertà di scelta di come onorarne la dipartita. Sarà per la sua appassionata difesa, la convinzione e il turbamento in confronto alla pacatezza professionale del conduttore e altri ospiti che replicavano tranquilli, “sdraiati” (titolo di un qualche libercolo di cui non ricordo l’Autore) sui loro, immagino, lauti emolumenti, che a volte mi pareva avesse perfino ragione in questo coacervo di interessi fra Stato, mafia e Chiesa. Allo stesso modo di come era sinceramente partecipativa l’enorme folla recatasi ad onorare la salma. Mi è parso di capire, perlomeno ne ho avuto l’impressione e con tutti i distinguo del caso, che la mafia si faccia amare dai suoi, mentre lo Stato, con gli strumenti “rigidi” e “inumani”, vedi Equitalia, Agenzia delle Entrate (senza via di Uscita), studi di settore e quant’altro, si faccia esecrare dai cittadini.
Ho la percezione che la nostra guida scout stia subendo un calo di consensi, peraltro mai verificati sul campo, e che la sua maggioranza scricchioli. Ma per l’imminente autunno e la ripresa dei lavori parlamentari interverranno, a sostegno del premier, i maggiori esponenti del gotha economico-finanziario che, attraverso le pagine del quotidiano di Via Solferino, metteranno in evidenza il suo “coraggio” e la velocità nel “fare”.
Un funerale c’è stato, non ci resta che confidare nei quattro prossimi matrimoni dove sicuramente sarà ospite fisso l’attore Hugh Grant a stimolare le migliori “penne” del nostro travagliato Paese.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “BRAMA DI POTERE (l’impossibilità di essere un Paese normale ) è stato pubblicato il 24 agosto 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it:

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

S’ODONO A DESTRA SQUILLI DI TROMBA, A SINISTRA RISPONDE UNO SQUILLO (da “Il conte di Carmagnola” di Alessandro Manzoni)

S’ODONO A DESTRA SQUILLI DI TROMBA, A SINISTRA RISPONDE UNO SQUILLO
(da “Il conte di Carmagnola” di Alessandro Manzoni)

Questo splendido Paese, generoso verso coloro che lo vivono per le prerogative che ne contraddistinguono l’unicità, un patrimonio artistico esclusivo, panorami mozzafiato, culto della cucina senza eguali, solo per enunciare le più importanti, è stato tradito da generazioni di mentecatti che si sono succeduti alla sua custodia. E siamo arrivati ad oggi. L’attuale situazione politica, decisamente “critica”, è ovviamente da attribuirsi al Capo dell’esecutivo, sia in quanto tale, sia per il programma che sta portando avanti con pervicacia e in palese contrasto con l’ideologia del partito che l’ha supportato. A ciò si aggiunge la “doppiezza” della sua personalità che da mite e conviviale ciclista o al massimo utilizzatore di Smart, senza guardie del corpo, perché “la sua scorta sarebbero stati gli italiani”, è passato in un lampo all’auto blu con tanto di autista ed è costantemente circondato da “gorilla” a protezione della sua sempre più supponente presenza in pubblico. Se non avesse tradito gli ideali che dovrebbe perseguire per ciò che rappresenta, pur non essendo stato eletto dal popolo, forse in elezioni regolari avrebbe anche potuto ottenere la maggioranza. Ma questo non lo sapremo mai. Neppure è da trascurare l’arroganza che ha assunto verso tutto e tutti, compresi i suoi colleghi, collaboratori e compagni, del tipo “si fa come decido io e niente critiche” che per un Partito dalle radici antiche che si definisce Democratico non è proprio il massimo. In ultimo la sua totale assenza di lungimiranza e la mancanza di nuove idee. Non pensate che egli sia stato “posseduto” dal Potere e che un buon esorcista potrebbe porvi rimedio, ci è nato così, a parer mio fa parte della sua natura. Nelle molte critiche di cui, causa sua, è costellata la “rete”, si leggono spesso i commenti dei “berlusconiani” che in sintesi così recitano: “Se quello che ha fatto Matteo l’avesse commesso il nostro Silvio sarebbe scoppiato un pandemonio”. A loro dico “basta con questa litania! Vi prego!” E mi spreco per voi, cercate almeno di salvare le apparenze, so che non vi riesce facile ma almeno provateci. Anche i bambini delle elementari sanno che il nostro leader (di tutti gli italiani intendo) ha agito esattamente in linea con ciò che ha concordato con Berlusconi e i “sinistroidi”, come vi piace definire chiunque non sia della vostra idea, che però si sono ribellati e stanno recapitando al Presidente del Consiglio una valanga di critiche
Infatti, e concludo, la differenza fra “sinistroidi” o “comunistoidi”, a seconda della vasta fantasia che vi contraddistingue, e i “berlusconiani” sta proprio qui. Questi ultimi hanno sempre difeso i loro capi “a prescindere” mentre i primi, capaci di critica, contestano aspramente l’operato del premier di turno in relazione alla linea politica e morale che persegue. Da sempre ciò fa la differenza tra le due scuole di pensiero e la dissomiglianza è abissale e cronica. Anche se fingono di ignorarlo i “destrimani” lo sanno, è un loro complesso di cui non riescono a liberarsi.
S’odono a destra squilli di servilismo, sudditanza, scarsa informazione e cultura ai minimi termini, a sinistra rispondono suoni di libertà di pensiero, capacità di critica, conoscenza ed erudizione. Vi sembra poco?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

SELEZIONE NATURALE, CARATTERIALE E UMANA (SEGUIRÀ QUELLA ITALIANA)

SELEZIONE NATURALE, CARATTERIALE E UMANA (SEGUIRÀ QUELLA ITALIANA)

Piazzarsi fra i primi 24 a seguito di una operazione di scelta a livello mondiale per accedere al corso di “Film producing” della prestigiosa Columbia University di New York, è un risultato di cui andar fieri. Complimenti vivissimi a Federica Belletti, 24 anni, da Monte Urano, in provincia di Fermo.
Questo “caso”, con molti se e ma che non riguardano la protagonista, sui quali non voglio soffermarmi, assomiglia ad una sorta di selezione naturale.
A fine aprile u.s. la vincitrice del concorso riceve dall’autorevole ateneo un preventivo salatissimo: tra retta, tasse e spese vive 87 mila 684 dollari solo per il primo anno, da versarsi entro il prossimo fine agosto poco prima di partire, poiché “per entrare negli Usa occorre dimostrare di poter pagare, ovvero farlo in anticipo”. Così Federica decide di racimolarli online creando la raccolta “Fede’s mission for Columbia”. E ce l’ha fatta, ancora congratulazioni.
Però dover pagare più di 80 mila dollari solo per il primo anno, facile immaginare quanto nei successivi, è una discriminazione dettata dal monoteismo “Denaro”, la religione più diffusa con il maggior numero di “fedeli”. Chissà quanti, che disdegnano le “collette”, non hanno partecipato coscienti di non poterselo permettere.
E qui siamo alla selezione caratteriale.
La notizia viene diffusa dalla stampa, insieme a quella della dodicenne Rom che, udite udite, ha un quoziente di intelligenza 160. I nostri professionisti dell’informazione, oltre che dimostrarsi razzisti a loro insaputa nel dar risalto a questa seconda notizia, come dire “ma guardate un po’! È una zingara eppure fa la pipì come noi”, indubbiamente sono a corto di argomenti, o preferiscono “scansarli” dedicandosi ai “fenomeni”. Non a caso Carlo Freccero, l’unico entrato nel nuovo Cda della RAI per sbaglio (perché competente e grazie ai voti di SEL e M5S) insieme agli altri sei nominati da Matteo & Silvio che dal teleschermo non riuscirebbero a distinguere un funerale da una banda militare, ha dichiarato: “Avete il numero di telefono di Renzi e vi scambiate gli sms. I giornalisti devono essere i guardiani non i complici dei politici”. Restiamo però in argomento, non lasciamoci distrarre e concludiamo.
Sul caso Belletti quelli che hanno usato e abusato del termine “meritocrazia” quale baluardo della salvezza dell’umanità intera, osannando ai più bravi, “perché di essi deve essere il regno del benessere”, sono stati un’infinità sia per falso buonismo e ipocrisia dilaganti in questo Paese sia in quanto blindati dalla convinzione di far parte degli “eletti”, categoria alla quale si iscrivono d’ufficio, senza competere con alcuno, “motu proprio”. Se avessero un figlio o un parente stretto, o loro stessi, con problemi e/o deficienze cambierebbero idea in un balzo, si richiamerebbero ai diritti dei più deboli.
E questa è la selezione dettata dalla natura umana.
Non so se vi siete accorti che per qualche riga stavo per sconfinare nella selezione all’italiana. Di questa, vi assicuro, parleremo un’altra volta.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA