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SENTIERI DELLA POLITICA

SENTIERI DELLA POLITICA

Tu spalle larghe” dice con aria di sfida capo Scar (così chiamato per via di uno sfregio sul volto) a Ethan Edwards da anni all’inseguimento della tribù Comanche Noyeki. Il film è “Sentieri selvaggi” uno dei capolavori della cinematografia western.
Voi spalle larghe” pensava dei cittadini meno abbienti la più ipocrita dei parlamentari della nostra Repubblica, Elsa Fornero, mentre da ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali studiava la “sua” riforma del sistema previdenziale italiano.
Voi spalle larghe” ha sottinteso nel momento in cui comunicava pubblicamente, dopo averlo fatto approvare, il più laido “rinnovamento” delle pensioni che si possa partorire affidandosi naturalmente alla debolezza e conseguente spirito di sopportazione delle classi disagiate.
Voi spalle larghe”, cioè potete e dovete ancora reggere questa ennesima infamia, alludeva la donna travolta dalle più inquinanti e ingannevoli lacrime in diretta che la nazione ricordi, accompagnate da singhiozzi, svenevoli smorfie e ghigni che ne accentuavano le grinze, così da porre ancor più in evidenza la sua vigliaccata.
Scusatemi! Mi fermo qui, l’accostamento non regge, se non per il segno in fronte. Il fiero pellerossa lottava per la sopravvivenza della sua gente destinata alla capitolazione, il marchio distintivo sulla faccia una cicatrice procuratosi in battaglia nel cercare di contrastare il potere del più forte. Quella della Fornero una profonda ruga di espressione probabilmente prodotta dai compromessi, finanche con sé stessa, cui ha dovuto soggiacere e ai quali si è adeguata volentieri.

Mauro Giovanelli – Genova
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QUESTA È L’ITALIA, BELLEZZA!

QUESTA È L’ITALIA, BELLEZZA!

Forse colpa del tempo, ma qualche sera fa indifferenza e sgomento mi avevano inchiodato davanti alla tv deciso a gustarmi un film distensivo al termine del quale, mal me ne incolse, passai a La7. Chi ti vedo a “DiMartedì”, il talk show di Giovanni Floris? La Pina Picierno nel momento in cui, con estensione di labbra fino alle orecchie, decanta le specificità del PD per le quali, sulla base dei sondaggi evidenziati poco prima da Nando Pagnoncelli, lo vedrebbero premiato dai cittadini. Stavo per spostarmi su qualche altra visione meno scostante quando il conduttore dà la parola all’antropologa Amalia Signorelli partendo dalla seguente constatazione:
Professoressa, le chiacchiere stanno a zero, come ci ha appena riferito la Picierno, il PD non solo piace a chi l’ha votato ma inizia ad attrarre pure chi non l’ha votato.
Con delicatezza, eleganza e “sense of humor” l’intelligente signora esordisce con una freddura:
Il fatto che la maggioranza degli italiani si scelga dei governanti tragicamente sbagliati non è una cosa nuova…
Le risate della platea coprono la voce della docente che si interrompe qualche istante per riprendere con garbo il filo del discorso:
…però non voglio esimermi con una battuta, desidero fare una valutazione molto seria e cioè la tecnica per mietere consenso è una disciplina largamente approfondita e quando un uomo politico può contare su uno staff che sa convogliarlo, è già a cavallo come si suol dire. Inoltre c’è da considerare una cosa, cioè che “grazie” alla televisione e allo sfascio della scuola, gran parte degli italiani sono ormai analfabeti funzionali di ritorno, a questo punto ne abbiamo quasi il 60%. Quanto maggiore è la capacità di raccogliere fiducia…
Ero molto interessato a seguire tale riflessione, purtroppo la professoressa viene bloccata dal disidratato Antonio Polito che, tra un sorso e l’altro dalla mezza minerale stretta in una mano come fosse il suo mantra, sorriso che neppure può definirsi sotto i baffi, neanche sopra, né dietro, né davanti, insomma come quello della Picierno però con i glutei più contratti, irrompe con un concetto inedito:
Allora non facciamoli votare, così risolviamo il problema! Evitiamo che votino!
E si guarda intorno con aria furba per godere gli applausi rarefatti del pubblico accompagnati dai complici singhiozzi ridens della Pina.
Intanto la signora riprende pacatamente la sua analisi:
…quanto più alta è la capacità di creare consenso, non dico di manipolarlo, sottolineo crearlo, e quanto più basso è il corredo di strumenti critici da parte di coloro che dovrebbero darlo o negarlo, sempre al consenso mi riferisco, tanto più la “situazione” viaggia in una “certa” direzione…
Questa volta interviene la Picierno che non vedeva l’ora di esternare la sua qualità migliore, ovvero insofferenza totale a qualsiasi tipo di cogitazione. Ecco la “dotta” replica:
Sono abbastanza sbalordita, la professoressa ci sta spiegando che gli italiani non sono in grado di eleggere i propri rappresentanti in quanto tragicomici (?), dico che questa si chiama democrazia che, per fortuna, non può sceglierlo lei chi deve andare al governo.
Ascoltare una volta tanto l’opinione di chi ha insegnato antropologia culturale negli Atenei di Urbino, Napoli e Roma, più in alcune Università straniere, parrebbe non interessare i nostri governanti e giornalisti ex parlamentari. Da questo breve scorcio di trasmissione ho inoltre dedotto che alla Picierno e Polito non importa proprio prendere in considerazione l’evenienza che nel nostro Paese ci possano essere problemi di monopolio dell’informazione, che significherebbe facilità di andare al potere solo per chi possiede “mezzi adeguati”, insomma denaro da investire in “marketing” di immagine. Neppure sembrerebbe sfiorarli il dubbio che una concentrazione di strumenti di condizionamento del comune pensare potrebbe non identificarsi con la “democrazia”. È Infine disarmante la loro totale indifferenza al fatto che un calo del livello generale della cultura si possa configurare in una subliminale deprivazione della possibilità di “scegliere”. Dallo sconforto sono passato al senso di impotenza che, credo, sia lo stato d’animo più angosciante.
Eh, già! Meglio che il popolo non rifletta su certi meccanismi elettorali, eviti di decifrare i messaggi ogni santo giorno propinatici dalla televisione, non mediti eccessivamente sulla caduta della qualità dell’insegnamento nelle nostre sedi scolastiche, fattori questi che potrebbero aver portato al governo i grandi leader di questo ventennio e relativi codazzi presenti nel salotto di Floris.
Speriamo che la primavera arrivi presto. Intanto al caro e paziente lettore giunto fin qui devo dire che… no! Non è la grande bellezza. Questa è l’Italia, bellezza!
Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 15 del 1-31 ottobre 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “Monopolio dell’informazione? Ma questa è l’Italia, Bellezza!”

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POLITICA AI CONFINI DEL MONDO

POLITICA AI CONFINI DEL MONDO

Avete visto “In Onda” La7 del settembre u.s.? Il programma di approfondimento quotidiano condotto da Alessandra Sardoni e Salvo Sottile, ospiti Giovanni Toti e Matteo Richetti? E “Otto e mezzo” del 10 stessa rete e mese? Se vi fossero sfuggiti non fatevene una colpa, pure io, che mi ritengo un assiduo esploratore del nulla, ho intercettato le due trasmissioni per caso. Però è servito, ha contribuito a soddisfare una delle mie inclinazioni, l’analisi antropologica dei politici presenzialisti e sono arrivato a incasellare due soggetti anonimi, insignificanti, grigi, difficili da includere in un phylum; mai avrei pensato di riuscirci. Se non avessi visto quelle puntate sarebbero rimasti fuori dalla mia collezione e vi assicuro che catalogarli è stata una faticaccia, al confronto i cinque anni della spedizione cartografica attorno alle coste del Sud America fu per Darwin, con tutto il rispetto, una piacevole crociera.
Il primo è il consigliere politico di Forza Italia oggi, ahimè, governatore della Regione Liguria. Ogni volta che lo “vedo” blaterare la mia attenzione non riesce a staccarsi dai movimenti della bocca, ne resto ipnotizzato, mi ricordano qualcosa ma… cosa? Anche se sbuffa e soffia lo stantuffo no, questi ha moto rettilineo invece il suo labiale è piuttosto “rotondo”; pompa per motore diesel ancora meno, essa regola la quantità esatta di combustibile che va nei cilindri, costui emette aria a ruota libera, da scartare; ventilatore, elica, neanche parlarne, troppo circolari, veloci e rotatori, lui lancia sproloqui radiali. No, non può essere alcunché di meccanico anche se il profilo, la spigolosità dei lineamenti e quelle pieghe voraci che dalle pinne del naso precipitano inesorabilmente e con cattiveria ai lati delle labbra evocano, che so, un involucro in acciaio, tipo l’elmo nero di Skywalker, il protagonista della saga di “Guerre stellari”. Eccoci, Mazinga Z! Mi sono detto, il primo Super Robot della TV per ragazzi, quel grande mostro di ferro pilotato da un essere umano, tra l’altro nel suo caso facilmente identificabile… non mi convince, devo rovistare altrove, è sotto il suo naso la chiave di tutto, quella ventosa rapida, risucchiante, sputacchiante, che si apre e chiude a calice, insomma è d’uopo indagare in diverso settore. Dove? È diventata una questione di principio. Quando stasera l’ho rivisto annaffiato da Lilli Gruber mentre bramava quel lepidottero nero di Cacciari che volava alto nel teleschermo, e il combattivo Scanzi che lo contrastava da vicino, ho avuto l’illuminazione. Ma sì, nella botanica! Come ho fatto a non pensarci prima? Vi avrei risparmiato un sacco di sciocchezze. Le piante carnivore! Quei simpatici vegetali che catturano e consumano animali, specialmente insetti ed altri artropodi, somiglianti a molti dei suoi abituali interlocutori, con le loro trappole che, nel caso specifico, sono tutte concentrate in un’unica sottospecie: le fauci di Giovanni Toti. A “tagliola”, dove la lingua affilatissima ha una funzione determinante; a “nassa” ed “aspirazione” in cui la vittima viene risucchiata da una struttura in virtù del vuoto di contenuti che si genera al suo interno; pure a “colla” grazie alle papille “appiccicaticce” di cui è dotato il suo canale alimentare. Proprietà, tutte queste, dovute ad una sorta di adattamento ad ambienti malsani quali paludi, sezioni di partito, torbiere, congressi ad personam. Che peso mi sono tolto, non avrei immaginato di venirne a capo, in due tempi comunque e con un po’ di fortuna.
Il Deputato PD della Repubblica è il secondo personaggio ordinario, quindi sfuggente. Si è verificato il classico “due piccioni con una fava”, perché è stato il risultato conseguito con l’avversario di prima che la sua mitezza mi ha richiamato subito alla mente un altro organismo: Spugna, il nostromo e braccio destro di Hook. Infatti negli scontri con gli antagonisti politici, oppositori o finti tali, Matteo Richetti assume le caratteristiche tutte dei poriferi, organismi pluricellulari aventi corpi ricchi di spiragli e canali che permettono all’acqua di circolare al loro interno, infatti le corbellerie del rappresentante di Forza Italia lo attraversavano come un fiume in piena e lui lì, aggrinfiato alla roccia, pardon alla sedia, immobile, espressione candida, di certo impaurito pensando agli strali che il giorno dopo avrebbe potuto beccarsi da Capitan Uncino, l’entità che riassume in sé destra e manca, dove a destra troviamo la lunga mano di B., a sinistra quel gancio del suo capo.
Vi state chiedendo di che hanno parlato i due nel loro confronto diretto? Ah, si! Mi sembra giusto, quello l’ho afferrato subito e ci ho anche ragionato sopra. Uno sosteneva che Peter Pan esiste davvero, l’altro diceva di no perché l’isola che non c’è… c’è!

Mauro Giovanelli – Genova
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CARLO TAVECCHIO ovvero BANANE e TAM-TAM

CARLO TAVECCHIO ovvero BANANE e TAM-TAM

“Quelli che prima mangiavano le banane, qui fanno i titolari o giocano in serie A”.
Nel presentare la sua candidatura alla presidenza della F.I.G.C., un certo Carlo Tavecchio da Ponte Lambro, dove ebbe i natali nel luglio ’43, ha pensato bene di presentarsi con questa frase che lascia dubbi solo ai nostri politici, non tanto per il contenuto, cui ormai i Borghezio, Salvini, Calderoli & C. hanno abituato le orecchie degli italiani, quanto per il contesto e l’inutilità.
Il pretendente alla prestigiosa carica è un dirigente sportivo e politico italiano, ex esponente della Democrazia Cristiana, diplomato ragioniere. Adesso che qualcuno chiede il suo ritiro scoppia il putiferio, perfino la Concordia è passata in secondo piano, la Penisola non sa a che santo votarsi, il panico dilaga. Ma… in tutto il Paese non abbiamo un suo sostituto? Voglio dire: è indispensabile? Unico? Non se ne può fare a meno? Dovrebbe o no essere in pensione? Senza voler fare facile scandalismo e ammettendo pure che il tizio non sia stato capace di esprimersi compiutamente, come minimo è rimbambito. Di cosa stiamo parlando? Che vada a insegnare pesca facilitata in un vivaio, immagino che in provincia di Como non manchino tali strutture sportive, e poi c’è sempre il lago.
Renzi, non ti sembra giunta l’ora di mettere in moto i tuoi famosi carri attrezzi? O aspettiamo l’insediamento di D’Alema in Europa? Ci sei o ci fai? Se ci sei… batti un colpo con il tam-tam, se ci fai… Tavecchio!

P. S.
Tavecchio! Come volevasi dimostrare il 12 agosto 2014 è stato nominato presidente della F. I. G. C.

Mauro Giovanelli – Genova
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ASSOLUZIONE

ASSOLUZIONE

Quel pomeriggio faceva molto caldo, insolito pur essendo metà luglio. Ho incontrato un amico, era depresso, ci siamo seduti al fresco sotto la veranda di uno dei pochi bar aperti, bevuto il caffè insieme e chiacchierato. “Non è per il fatto che ieri ci sia stata un’assoluzione clamorosa” – è sbottato – “in appello per giunta, che ha ribaltato il giudizio di primo grado, sarà giusto così, il punto è un altro: mi stavo chiedendo come sarebbe andata a finire a me se fossi stato imputato di tutti i reati attribuiti a quell’uomo, credo che sarei in galera da molto tempo. Hanno ragione i suoi accoliti” – ha aggiunto amareggiato – “la Giustizia va riformata radicalmente, non nel ritoccare le leggi però, ma le coscienze. Il problema è morale, oserei dire di fede cristiana”. Più o meno è il pensiero di Leonardo Sciascia, mi sono detto, nella sua prefazione a “Storie di ordinaria ingiustizia” di Genah Raffaele e Vecellio Valter.
Ci siamo salutati e mentre mi allontanavo pensavo che ieri, il giorno del pronunciamento della sentenza, è stata la prima giornata davvero canicolare. Collegavo ciò a quanto ascoltato poco prima e, inspiegabilmente, ad un saggio consiglio di Henry Charles Bukowski emerso dagli abissi della memoria. Sì, deve essere proprio il grande Hank ad averlo coniato. Ho subito rigettato un accostamento così blasfemo, non voglio credere che il libero convincimento del Giudice possa essere stato influenzato da uno scrittore borderline, impossibile che un Magistrato abbia fatto proprio “mai prendere a calci gli stronzi nelle giornate torride”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 13 del 1-31 luglio 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “La giustizia influenzata da Bukowski mentre il Paese parla dell’assoluzione”.

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FAMILY DAY 2016 (lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

FAMILY DAY 2016
(lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

No! Non ci siamo care amiche e amici. Se continuerete su questa strada, sentenziare a vanvera, buttare giù commenti ingiuriosi della canea di persone che ieri, 30 gennaio 2016, hanno manifestato a Roma per difendere i vostri e i nostri diritti, non solo palesate ignoranza sul delicatissimo tema di cui trattasi ma rischierete di bruciare in eterno tra le fiamme dell’inferno. Quando si commentano fatti legati alla fede, la politica, l’etica, il rispetto dei figli altrui non è bello, oltre che inutile, alzare i toni, dovete imparare ad essere umili, tenere un basso profilo, mai eccedere, sia per l’importanza delle argomentazioni che vengono avanzate che nel rispetto di questi due milioni di cittadini (così dicono ma il Circo Massimo e strade limitrofe non ne possono contenere più di 300 mila) che si sono sacrificati anche per tutelare voi, invitarvi a vagliare, mettere in moto la vostra coscienza. Eh, sì! Non siate superficiali, pensate, ragionate, riflettete prima di giudicare, potrebbero anche esserci fatti e motivi imprescindibili dei quali solo “loro” sono a conoscenza. Ma li avete visti i volti trasognati delle suore, le spose del Signore? Spero non vi sia sfuggito con quale gioiosa partecipazione hanno presenziato all’evento. La medesima espressione che hanno la Elena Boschi e la Marianna Madia, sembravano tutte uscite dalle pale d’altare dipinte dal Beato Angelico. Perché quelle “sanno” cose che neanche potete immaginare, mica stanno attaccate ai fornelli con i bebè aggrinfiati alle gambe che fanno i capricci mentre preparano il pranzo per il marito che magari arriva a casa pure arrapato. Loro, le suore, pregano per noi, il papa, la pletora di vescovi e cardinali. Già che ci siamo avete notato questi “principi” della Chiesa come, nella maggioranza, sono ben pasciuti? Non devono certo rimuginare per le bollette di luce e gas, Tasi, IMU… ed è giusto così, altrimenti come ponderare sulla famiglia, studiare, meditare il modo migliore per renderci la vita meno “pesante”. Non si scherza con “l’ulteriore” che solo loro riescono ad intravedere essendone gli intermediari.
Come potete permettervi di criticare? Andiamo! Fate attenzione che tanto con affermazioni grossolane e non analizzate rischiate di essere maledetti per sempre. Dalla parte del torto già ci siete, trovarvi ancor più in difficoltà sarebbe disdicevole, inoltre potreste passare per irriverenti, bestemmiatori. La gente di fede, “di chiesa” come certuni definiscono i fedeli, locuzione che non ho mai capito bene, si farebbe un’idea sbagliata del vostro agire con il risultato di ottenere l’effetto contrario e non pregherebbero più per voi. Ma le avete viste le immagini di questo raduno? Tutte le reti TV proponevano passeggini, biberon, carrozzelle, padri (naturali) in jeans firmati, pullover tinta pastello e scarpe ginniche bianche che giocavano a palla con il piccoletto di tre anni, tranquilli, rilassati, pazienti, senza un moto di nervosismo, impazienza. Madri (naturali) con permanente o messa in piega fatta il giorno prima, sorridenti, compatte, eleganti, di “classe”. Non vi hanno dato un senso… come dire, di beatitudine? Verdi prati, non un pezzo di carta per terra, le mezze minerali vuote riposte negli appositi contenitori a reticella. Quella è gente che sa stare al mondo, cosa credete? Al confronto la pubblicità del “…a Natale si può dare di più…” è una suburra umana. Ogni tanto si intravedeva qualche politico, Lupi ad esempio, riconosciuto non tanto per le orecchie ma dagli ululati che lanciava attraverso i microfoni dei cronisti. Casini, il Pierferdinando… adesso non mettetevi subito a giudicare per il fatto che sia separato o divorziato due volte, con tanto di figli concepiti ad ogni tappa, il cattolicesimo è una religione confessionale (credo l’unica), tu pecchi tutta la settimana e alla domenica confidi le tue marachelle al parroco prima di ricevere la comunione. Tutto ritorna come prima. Semplice No? Fatevelo entrare in testa una volta per sempre. Quindi lui è “in regola”, come Salvini, Franceschini e tanti altri… “unione civile” con adozione non sia mai detto, ma… “famiglia allargata” sì, cristianamente si capisce.
La critica deve essere quindi moderata, incisiva e altrettanto chiara, senza eccessi, è noto quanto le parole urlate infastidiscano l’interlocutore, che è il popolo, il lettore, noi stessi, troppo chiassoso il raduno per i “diritti civili”, folcloristico, quasi allegro ma questi sono aspetti “spirituali” della vita, c’è poco da ridere. I cartelli! Gli striscioni! Avete visto come erano puliti, candidi, distesi ordinatamente, ben visibili, con slogan diretti, inequivocabili: “Il nostro no alle adozioni gay: non  c’è alternativa alla natura” ma… cazzo! Oh, scusate, vedete che ci si può involgarire, dobbiamo frenare gli istinti bestiali che sono in noi. Volevo dire ma… “Buon Dio se dalla notte dei tempi sei stato Tu a far venire alla luce anche esseri deformi, mutilati, microcefali, down, omosessuali perché te la devi prendere solo con questi ultimi?” Vedete? Mi rivolgo a voi che state leggendo. Avete preso atto quanto sia stato pacato? Il messaggio che si vuol lanciare non deve giungere distorto, amplificato, i timpani ne sarebbero infastiditi, quindi verrebbe respinto prima ancora di essere analizzato. Calma! Ci vuole calma, non mi stancherò mai di dirvelo. “Siamo qui per la famiglia e non contro qualcuno”, altro slogan, ecco come si fa, con placidità. L’avete visto questo cartello mentre intervistavano Sacconi? Sacconi… non vi crediate mi disturbi il solo vederlo ma mi doto di autocontrollo come all’improvvisa apparizione del muso di Giovanardi che blaterava qualcosa tipo “Sbagliato, sbagliato” e “Per la famiglia”, non come voi capaci solo di improperi, o qualche “Per Dio!”, che non è irriverente ma poco ci manca, lo dice il secondo comandamento che senz’altro conoscerete, non l’originale, ma quello modificato dal Concilio di Nicea in poi, che avrete imparato a catechismo o a scuola nell’ora di religione. “Renzi ci ricorderemo”. Ecco! Questa intimidazione che ho colto mentre l’inquadratura si è posata su Gasparri e la Meloni, è leggermente ricattatorio. Meglio! Che siano loro a perdere le staffe. Probabilmente è stato suggerito da Bagnasco gran condottiero della CEI, Conferenza Episcopale Italiana, quella che si occupa di tutto meno che della politica italiana. E Alfano? Difficile, lo capisco, mantenere i nervi saldi solo a pronunciarne il nome. E i Cristi e le Madonne sparsi ovunque? La Mussolini con il marito? Vengono a proposito! Imparate e valutate; lei è una vera cattolica, conosce il perdono, la misericordia… ma fosse stata al potere prima del fattaccio con la minorenne occorso al suo partner avrebbe provveduto a far eseguire la castrazione chimica a tutti i pedofili, ad esclusione dei preti. Ma i più belli sono stati due personaggi davvero singolari che ho posto nell’immagine in evidenza: La signora bionda, con un crocifisso altezza Brunetta in mano, aspetto accettabile, occhiali firmati, bel giubbotto in pelle, fattasi sadwich con un cartello sul lato “A” dove si poteva leggere “La natura si ribellerà alla legge sulle unioni civili” e sul lato “B” quello contro natura (ovvio): “L’uomo va contro natura con una legge, la natura per legge andrà contro l’uomo, Signore salvaci tu!!! (con relativa immagine pastorale)”. L’altro un soggetto fenomenale, anziano, barba da asceta, croce delle stesse dimensioni della complice, casacca di juta con una calcomania della Madonna seguita da “Servo di Gesù in Maria contro l’iniquità di Satana e dei suoi seguaci”. Sull’asta lunga del crocifisso in verticale dall’alto al basso “Senza far niente” e su quella corta in orizzontale “Di me non potete” che incrociandosi faceva “Senza di me non potete far niente”. Indubbiamente un fissato ma ritengo anche seguace di Piero Bartezzaghi famoso per i suoi cruciverba e collaboratore de “La settimana enig(mistica)”
Come al solito mi sono dilungato troppo, lasciamo quindi perdere Mons. Javier Echevarrìa dell’Opus Dei, Casa Pound Italia, l’eccessivo Adinolfi (Mario) che è pure onorevole oltre che cronista di “Radio Maria”, il cardinale Ruini, nonché tutti gli altri prodotti nostalgici della nostra Penisola. Concludo invitandovi dunque a non usare termini volgari, vocaboli scandalosi, ordinari, tali da offendere il senso morale. Si rende pertanto opportuno adottare parole acconce così da ingentilire anche la replica più ovvia.
Per questo devo assolutamente trovare il modo di descrivere la patologia di questo nugolo di gente dedita all’omofobia più becera, l’odio indiscriminato verso l’amore e il vivere civile, razzisti in tutte le sfaccettature che tale termine comporta, ignoranti, incapaci di pensare, bigotti, chiusi al progresso, conformisti nel senso deteriore del termine, falsi moralisti, ambigui, frustrati, asociali, paranoici, anacronistici, dissimulatori, integralisti alla stregua di quelli che quotidianamente vediamo alla televisione con la sola differenza che sono nati e cresciuti in un altro contesto sociale. Nella buona sostanza gente poco raccomandabile. Questo tipo di persone mi fanno paura, anzi ne sono terrorizzato, perché è gente capace di tutto meno che porgere l’altra guancia.
Eppure il papa all’angelus di stamattina 31 gennaio così si è pronunciato: “Nessuna condizione umana è esclusa dalla misericordia di Dio”. Che avrà voluto dire?

Mauro Giovanelli – Genova
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“FAMILY DAY 2016” è stato pubblicato il 3 FEBBRAIO 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it:

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DUE IMMAGINI A CONFRONTO

DUE IMMAGINI A CONFRONTO

La foto a sinistra mi lascia del tutto indifferente, non uso intrigarmi negli amori, passioni e desideri del mio prossimo per la loro e la mia libertà. Quella a destra mi turba non poco, provo angoscia e pure un po’ di vergogna. Colpa nostra, dei Governi, le Chiese, gli integralismi, le grandi lobby, i Poteri Forti, i fanatismi… stasera posso aggiungere pure il torto evidente degli organizzatori, propugnatori e partecipanti tutti al Family Day. Non fare alcunché per quei bambini ci rende complici, nessuno escluso.
Concludo affermando che fino a quando saranno mostrati tali paragoni, ovvero avvertire la necessità di dover mettere a confronto due immagini di questo genere nella speranza venga recepito il messaggio che si vuole dare, le cose resteranno esattamente come sono. Se non si potessero più fare certi paralleli le congiunture potrebbero essere non più di due, la seconda magari sotto diverse sfaccettature.
1) Il problema sarà risolto in quanto il 47% di analfabetismo funzionale presente nel nostro Paese si sarà abbassato ad un massimo del 5% tendente allo zero e questo effetto significherebbe che la causa a monte generatrice di tale oscurantismo sarebbe stata finalmente messa in grado di non nuocere più.
2) Sarebbe proibito solo parlare di “certi” temi, il termine “diritto” diverrebbe impronunciabile, si sospetterebbe perfino del vicino di casa perché potrebbe essere un “delatore” della nuova Nomenclatura.
Perfino i colori delle varie stagioni ci apparirebbero diversi…

Mauro Giovanelli – Genova
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IL CERCHIOBOTTISMO DELL’INFORMAZIONE IMPERA

IL CERCHIOBOTTISMO DELL’INFORMAZIONE IMPERA

Giusto! Ha ragione Michele Serra, eroi non ce ne sono, tantomeno fra i giornalisti. Esprimere una propria opinione e assumere una posizione netta è rischioso vero? Ci si potrebbe esporre al giudizio di quelli che “contano” con i quali molti, come affermato da Carlo Freccero, si scambiano sms e telefonate prima di buttare giù il “pezzo”.
Ammetto che per certuni digerire qualcosa imposto a scuola, come i “Promessi sposi”, possa risultare ostico ma ai “professionisti” dell’informazione desidero ricordare che il Manzoni non ha voluto identificare nel personaggio don Abbondio un uomo “di fegato”.
Hanno fatto bene a condannare l’ex senatore di Alleanza Nazionale (leggasi fascista), che risponde al nome di Luigi Bobbio, per aver definito “feccia” Carlo Giuliani il quale venne sì ucciso dal carabiniere suo coetaneo, impreparato a dominarsi in una situazione di quel genere, ma fu assassinato dallo Stato che inviò uomini non idonei essendo tutti matricole e alla loro prima esperienza. Aggiungo che quel G8 tenutosi nella mia città (rimando a quanto ho scritto in merito con “2001 odissea nel G8 di Genova”. Io c’ero), fu una prova dell’allora capo del Governo (sappiamo chi) allo scopo di verificare se esistessero alcuni presupposti idonei… ma l’estensore dell’articolo dovrebbe saperlo, vedi incursione nella scuola Diaz, ecc.
Per chi non avesse fatto il militare puntualizzo che un estintore (vuoto) raccolto da terra con l’intenzione di lanciarlo contro un gippone Defender blindato della polizia non mette in pericolo di vita gli occupanti, neppure di ferita, al massimo può far loro scappare da ridere. Perfino un bambino delle elementari è oggi nelle condizioni di capirlo. Bellissimo tutto il capoverso su chi non ricorda di aver avuto vent’anni, da vero parroco di campagna, utile se non altro a chiarire che il povero Carlo neppure fosse un valoroso, come diversi individui vorrebbero farlo passare, bensì un ragazzo come tanti altri.
Certo ci vuole abilità, lo riconosco, a buttar giù un pezzo che al 47% di analfabeti funzionali risiedenti nel nostro Paese, di destra e di sinistra, di ritorno e non, possa essere metabolizzato come un “pari e patta”, e pure per la grossa fetta del restante 53% formata da soggetti non molto avvezzi a pensare.
Riuscire a eguagliare fascismo e desiderio di manifestare indignazione è un’arte che raggiunge il suo apice nella frase “non si lanciano estintori contro i gipponi; non si spara ai manifestanti” seguito da, bontà dell’Autore, “il secondo più grave del primo”… il secondo più grave del primo… Complimenti! Una bella pensata, da virtuoso del malinteso ma non certo da prode. Tranquillo! Non ci metteremo a piangere neppure questa volta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza L’Amaca del 28 gennaio 2016

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LA PAROLA AI GIURATI

LA PAROLA AI GIURATI

I giornalisti di casa! Che personaggi strani sono. Tanto per portare un esempio ricordo ancora una puntata di “Otto e mezzo” de l’11 giugno 2014 che mi ha fatto vivere un’esperienza tragica. Da quel giorno, appena terminato il TG (anche Mentana non scherza) mi dedico a cose ben più importanti, tipo leggere, ascoltare musica o scrivere appunti come questo. Quella sera, dopo aver ascoltato le tesi dell’ospite di turno, un professore di filosofia, mi si sono allargate le domande. Com’è possibile che Lilli Gruber dia la parola a chiunque le capiti a tiro? In questo caso la risposta è semplice e scontata: siamo in democrazia. È vero! Ma lo sa che la sua trasmissione, data l’ora, potrebbe essere seguita anche da minori non accompagnati? Perché la conduttrice definisce “opinione” ogni corbelleria che mi è capitato di ascoltare da costui? È normale che un docente non riesca a comprendere l’intima essenza del “libero convincimento” e, a proposito della responsabilità civile dei Magistrati, l’importanza della serenità di giudizio della quale i medesimi devono godere? È così improbo rendersi conto che l’unica riforma della Giustizia su cui è necessario metter mano con urgenza sia quella di dotare di idonei strumenti gli addetti ai lavori? Nell’era informatica nessuno nota i carrelli strapieni di faldoni che circolano nei Tribunali? Non parliamo della pletora di mediocri avvocati che su questo equivoco, “la colpa è del Giudice”, ci marciano così speditamente che al confronto il keniota Wilson Kipsang Kiprotich, campione mondiale della maratona, è una lumaca.
Per fortuna a contenere lo tsunami c’era Marco Travaglio, viso strabiliato già aguzzo di suo che gli si affilava sempre più nel cercare di mettere la prua a tali anomale ondate. Allo scopo di valutare se potessi esser io ad aver le traveggole, l’indomani sottoposi il mio punto di vista a intellettuali di rango e la risposta fu di non far caso ai dettagli. Quindi secondo i nostri soloni dell’informazione sarebbe una quisquilia lasciar sparare cazzate attraverso l’ex tubo catodico.
A mio giudizio in questo Paese abbiamo perso il senso della misura… costui, l’insegnante, è uno deputato a formare i giovani, tiene lezioni all’Università, mica fa l’eremita.

Mauro Giovanelli – Genova
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Ospite: Massimo Adinolfi (n.d.a.)

Immagine in evidenza ricavata dal web. Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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